Verbale di riunione del Comitato Esecutivo sul "Frazionismo" del Comitato d'Intesa
28 giugno 1925
Presenti: Gramsci, Maffi, Scoccimarro, Piccini, Terracini, Gnudi.
OdG.: a) Questione frazionistica; b) I Comitati di Agitazione; c) Il Congresso del PCI; d) Lo statuto del partito.
a) La questione frazionistica
URBANI - Espone la situazione delle varie federazioni nei confronti del tentativo frazionistico del Cd'I.
Nel I segretariato le federazioni di Genova, Torino e Cuneo sono recisamente contrarie; Novara ed Alessandria, che sono dirette da elementi nettamente di sinistra, hanno votato degli OdG antifrazionistici ma un po' esitanti: ciò indica come sotto la pressione dei compagni di base che sono orientati verso le direttive della Centrale, i dirigenti di tali federazioni abbiano abbandonato in parte il loro bordighismo pure senza ancora riconoscere esplicitamente il suo contenuto erroneo. Biella non si è ancora pronunciata ma tutto indica che si schiererà contro il Cd'I.; essa pure è diretta da sinistri.
Nel II segretariato la sola federazione di Bergamo ha inizialmente dichiarato di solidarizzare col Cd'I ma, di fronte all'atteggiamento netto del CE, ha poi votata una mozione di condanna del tentativo frazionistico. A Milano anche gli elementi di sinistra del CF si sono posti contro il Cd'I. sebbene non si debba escludere che lo abbiano fatto d'accordo col Cd'I. stesso. Si sono pronunciate contro la frazione Brescia, Mantova, Corno, Bologna, Parma, Modena. Cremona ha preso un atteggiamento equivoco che riflette quello del suo segretario il quale ha solidarizzato col Cd'I.
Nel III segretariato tutte le federazioni si sono pronunciate contro il Cd'I (Verona, Padova, Vicenza, Udine, Treviso, Venezia, Trieste, Fiume, ecc.).
Nel IV segretariato si sono avute votazioni antifrazionistiche di Roma, Massa, Livorno, Siena, Firenze, Perugia. Mancano notizie di Lucca, Arezzo, Sassari e Cagliari che sono però certamente solidali colla Centrale.
Nel V segretariato tutte le federazioni si sono poste contro il Cd'I, sebbene esse siano in maggioranza di sinistra. Si è qui avuto il solo caso del segretario della federazione di Teramo che ha solidarizzato col Cd'I restando però isolato nel CF.
Nel VI segretariato su 6 federazioni 5 si sono messe contro la frazione (Benevento, Avellino, Bari, Lecce e Taranto) ed una a favore di essa (Foggia).
Nel VII segretariato 2 federazioni (Salerno e Caserta) hanno votato mozioni contro il Cd'I, e 2 non si sono ancora pronunciate (Napoli e Potenza).
Nell'VIII segretariato si hanno le federazioni di Reggio C., Messina, Catania, Siracusa, Girgenti, Caltanissetta, Palermo e Trapani contro il Cd'I, Cosenza a favore, Catanzaro non ancora pronunciata.
Come si vede dunque la grande maggioranza del partito ha risposto all'appello della Centrale senza esitazione ponendosi contro i disgregatori del partito ed in difesa della disciplina. Naturalmente molte di queste federazioni potranno mutare di avviso sul merito della discussione congressuale sebbene si possa invece prevedere che molti attuali sinistri verranno nel corso della discussione verso la linea della Centrale e dell'Internazionale. Mentre infatti in questa occasione, della lotta contro il Cd'I, noi abbiamo mobilitato gli organi dirigenti federali molti dei quali sono costituiti di vecchi elementi bordighiani, nella discussione generale ci rivolgeremo alla massa di base del partito che ha già replicate volte dimostrato di essere favorevole alla tattica della Centrale anche contro il giudizio dei dirigenti periferici.
GRAMSCI - Non bisogna essere troppo ottimisti nel valutare la situazione. La discussione svolta fino ad oggi sull'Unità si è troppo prolungata ed ha avuto il torto di vertere soltanto sul fatto frazionistico. Si deve ora giungere ad una conclusione su questo argomento, di modo che i documenti sul frazionismo divengano documenti della discussione generale. Osserva che in realtà il partito italiano è sempre stato esso stesso una frazione nei confronti dell'Internazionale e ciò spiega lo stato d'animo di Bordiga e di coloro che sono oggi con lui. Una tale situazione doveva forzatamente provocare nel nostro partito il sorgere del frazionismo, e precisamente di un frazionismo che dichiarava di essere d'accordo coll'Internazionale. Ciò non era d'altra parte in contrasto colla concezione con cui Bordiga dirigeva il partito, ammettendo essa l'esistenza di frazioni. Questo è appunto il terreno sul quale particolarmente si è verificato l'allontanamento da Bordiga di quegli elementi che avevano in precedenza solidarizzato con lui. Nota che quella che oggi si continua a chiamare la maggioranza bordighiana della Conferenza dell'Aprile (maggio, n.d.r.) dello scorso anno è stata in realtà una maggioranza di funzionari. Infatti la conferenza era formata esclusivamente dai segretari federali, tutti eletti d'autorità. Tale conferenza non può quindi dare un giusto mezzo di valutazione. Si dichiara convinto che fin da subito dopo il V Congresso Bordiga si è dato ad iniziare il lavoro frazionistico coll'invio di lettere continuato ai compagni che avrebbero potuto incominciare una rielaborazione del proprio pensiero, il che venne in tal modo alquanto ostacolato. Ma il lavoro concreto di frazione è incominciato all'epoca dell'ultimo Allargato: Bordiga fece pieno affidamento a questo scopo delle decisioni di detto Allargato là dove sostenevano che non si sarebbe dovuto cercare la soluzione della crisi del partito in misure di carattere amministrativo o disciplinare: egli credette di trovare in questo la garanzia contro ogni intervento della Centrale contro le sue violazioni ai principi del partito. Bisogna riconoscere che la massa del partito ha reagito contro il piano di Bordiga: ma la sua frazione non ha ceduto. Bordiga pone in alcuni suoi scritti un problema ideologico: se possano o meno esistere delle frazioni nel partito comunista. Si può anche accettare di rifare una simile discussione ma ciò non vuole dire accettare senz'altro la sua conclusione favorevole alle frazioni e quindi la concreta costituzione di una frazione. Non possiamo ammettere la confusione fra l'impostazione ideologica di un problema e la sua applicazione organizzativa. Pensa che si debba rinviare la questione all'Internazionale chiedendone la risoluzione prima del Congresso. Ribadisce che stima sia stato errore staccare la questione della frazione da quella della discussione generale; sarebbe meglio stato anche permettere ai frazionisti un intervento nella discussione. In generale la massa del partito si è modificata ideologicamente nel corso degli ultimi mesi. In una discussione noi potremo fare leva su di essa mentre Bordiga cercherà di valersi del suo ascendente sui vecchi elementi attualmente saliti ai ranghi di funzionari. Presenta ciò dei pericoli? Certamente potrebbe avvenire una rottura, ma la cosa sarà evitata da una buona impostazione dei problemi; infatti i compagni operai che sentono progredire l'influenza del partito fra le masse sono con la Centrale. Ripete che bisogna in definitiva guardarsi dalle illusioni; il partito sta uscendo da una situazione gangrenosa ed il momento è difficile. Bisogna far sapere al partito che l'Internazionale ha approvato le misure disciplinari della Centrale. Evitare le espulsioni prima del congresso; interpretare in senso estensivo le già decise misure.
MORELLI - Stima insufficienti le proposte di Gramsci. Bisogna fare qualche cosa di più contro i colpevoli di frazionismo. Il Cd'I invece di inchinarsi alle decisioni della Centrale ha protestato chiedendo l'annullamento dei provvedimenti, dichiarando di tenerli in non cale, ed appellandosi all'Internazionale come se la Centrale non avesse il pieno appoggio di questa. È vero che l'atto di solidarietà di Bordiga con la frazione rinvia per competenza la questione di questa all'Internazionale. Ma non dobbiamo dimenticare che questa si è ribellata al partito e continua il suo lavoro. Bisogna prendere i provvedimenti sufficienti per impedire ciò e per riaffermare l'autorità del partito. I soli fatti di Napoli sarebbero tali da richiedere un provvedimento disciplinare: in periodo normale i loro responsabili sarebbero passibili di espulsione. Nella situazione attuale però è un altro il provvedimento che si consiglia. Non ci si può evidentemente accontentare delle dichiarazioni di Bordiga di essere egli contro ogni scissione: i fatti cui egli dà luogo affermano il contrario. Ammesso anche che si potesse accettare la richiesta di permettere l'esistenza del Cd'I fino al Congresso, quale garanzia si avrebbe poi, dopo l'attuale esperienza, che esso non prolunghi la sua esistenza anche a dopo il Congresso? Ci vogliono per lo meno dei provvedimenti di carattere difensivo: che prima di ogni cosa bisogna allontanare i solidarizzatori colla frazione da tutti i posti di dirigenza. Ma è ciò sufficiente? No. Vi è oggi la necessità di mantenere intatta tutta l'autorità della Centrale e d'altra parte dei compagni chiedono il massimo rigore contro i colpevoli. Egli chiede quindi la sospensione dal partito dei componenti del Cd'I. La frazione col suo agire ha voluto in ogni modo provocare un provvedimento disciplinare. Non potendosi procedere all'espulsione si proceda almeno alla sospensione dal partito.
MAFFI - La proposta di Morelli è logica ma non opportuna. Pone in rilievo il fatto fondamentale del pieno contrasto che vi è fra tutti gli atteggiamenti della frazione e l'Internazionale. Bordiga ha la piena coscienza del contenuto e dello scopo della sua iniziativa. In quel qualsiasi provvedimento che si fosse per prendere bisogna dare la massima autorità alle decisioni della Centrale e non arrestarsi dinnanzi a Bordiga. Bisogna sottolineare che se contro di lui non si prendono provvedimenti è soltanto perché egli è giudicato dall'Internazionale. Sostiene che la sanzione che si sarà per prendere deve emanare dalla Centrale.
URBANI - Crede inadeguate le proposte di Gramsci e forse anche quelle di Morelli. Dal suo posto di lavoro ha il contatto più stretto col partito. In questi giorni [parola illeggibile] l'autorità della Centrale sia in giuoco. Il Cd'I tenta col suo agire di compromettere questa autorità dinnanzi ai compagni; ogni debolezza favorirebbe questo piano che porterebbe alla disgregazione completa del partito. I frazionisti tentano di provocare la Centrale a misure disciplinari per svalutare anzitempo i risultati del prossimo congresso. È questa una ragione sufficiente per rinunciare a difendere la disciplina nel partito? Crede necessario dire nel comunicato che la Centrale ritiene i frazionisti meritevoli di espulsione; che rinuncia a pronunciarla per non impedire lo svolgimento della discussione ma che la proporrà al congresso stesso. Ritiene inoltre urgentissimo un intervento diretto dell'Internazionale che valga a spezzare la manovra del Cd'I che mira a far credere che l'Internazionale sconfesserà l'azione della Centrale.
PICCINI - Non crede che i frazionisti vogliano esacerbare la crisi; essi certamente vogliono restare nelle file del partito. É necessario dare subito inizio ad una lotta ideologica di contenuto politico contro il Cd'I non potendosi continuare a porre la questione della frazione in termini puramente giuridici. Ossia che le frazioni non sono formalmente proibite nell'Internazionale la quale infatti le crea nei partiti le cui direzioni siano contro di essa.
GRAMSCI - L'ultima affermazione di Piccini è errata. Le frazioni sono rigorosamente proibite nel seno dell'Internazionale. Esse sono formate dall'Internazionale soltanto in quei partiti i quali ancora non sono definitivamente costituiti sul suo terreno di principi e tattico. Sostiene le sue prime proposte: nel comunicato si deve denunciare il rifiuto di ubbidienza del Cd'I; si deve dire che in periodo normale ciò porterebbe con sé l'espulsione dei colpevoli, che solo pietà di partito trattiene oggi la Centrale dal prendere una simile risoluzione, che saranno allontanati da ogni lavoro di partito tutti coloro che solidarizzano con la frazione; che si lascia all'Internazionale il compito di decidere la questione relativa della cosa. La sicura approvazione che essa darà alle direttive della Centrale varranno a convincere i compagni che ancora esitano...
APC, fascicolo 299/7-9
La Sinistra Comunista e il Comitato d'Intesa
Quaderni di n+1.
Un volume utile per meditare sui ricorrenti collassi politici di fronte alle situazioni sfavorevoli nella storia.