La struttura economica e sociale della Russia e la tappa del trasformismo involutivo al XXI Congresso.
Rapporti alla riunione interfederale della Spezia, 25-26 Aprile 1959:
Il lavoro più recente
A parte la ricordata riunione di Pentecoste (giugno 1957) in cui fu non solo fatta una ricapitolazione di tutta la nostra programmatica impostazione, soprattutto ad uso dei compagni e gruppi dell'estero, ma sviluppata la nostra critica alle false sinistre "antistaliniste" che cadono negli errori teorici, e quindi anche pratici, dell'opportunismo di tutti i tempi con gli errori che definiamo "immediatisti" (nelle note forme di sindacalismo, operaismo, laburismo, aziendismo, localismo e comunalismo libertario), le posteriori nostre riunioni hanno assunto per spontaneo sviluppo del nostro metodo di lavoro e di propaganda, e per utile effetto di avere già messe in piedi molte sistemazioni organiche di lati essenziali della dottrina, un carattere un poco diverso, ossia si sono di poco allontanate dal tema e dal rapporto unico, toccando, anche per minore sforzo di espositori ed ascoltatori, argomenti diversi, sempre tuttavia stretti nella impostazione unitaria dottrinale e politica.
Tale carattere hanno avuto le riunioni di Torino (giugno 1958), Parma (settembre 1958) ed avrà deliberatamente questa della Spezia.
A Torino riprendemmo sotto molti aspetti del più grande interesse la critica dell'immediatismo, e ci dedicammo a varie questioni che erano state imposte ai russi loro malgrado dal divenire dei fatti. Stalin era stato nel 1952 costretto a discutere certe tesi economiche; i suoi successori e seguaci più o meno denigratori del maestro furono obbligati ad affrontare alcune tesi politiche, ed in special modo quelle sollevate dai "comunisti" jugoslavi al loro congresso di Lubiana dello scorso anno. I russi, appoggiati da cinesi e da altri alleati nella costellazione dei partiti e stati, rovesciarono sui lubianensi la terrificante accusa di revisionismo, mentre altre vicende che si erano svolte entro i loro confini li obbligavano a volgere a russi "antipartito" la opposta accusa di dogmatismo.
La nostra posizione non fu certo quella dì prendere la difesa delle tesi di Lubiana e delle affermazioni di Tito e dei suoi, di cui ponemmo bene in evidenza la enorme distanza dal marxismo rivoluzionario. Ma nello stesso tempo demolimmo la pretesa ortodossia dei russi che atteggiandosi a puri marxisti simulavano di avere di contro due errate tendenze, una a destra e una a sinistra di loro.
La riunione di Torino trattò anche in date sedute l'argomento coloniale come quello della economia americana, elevando la tesi che si trattava in America di una transitoria crisetta e non di una grande crisi del tipo di quella del 1929, e ciò con grande copia di dati di statistica storica riuniti in prospetti tabulari e diagrammi grafici.
L'ultima riunione di Parma del settembre ha anche avuto un poco tale carattere che con parola che faceva orrore ai bravi bolscevichi chiameremo per mero scherzo eclettico.
Fu fatta adeguata parte ancora una volta al tema coloniale, e a quello della congiuntura economica statunitense. Per il primo argomento compagni italiani e francesi trattarono dell'Algeria e delle crisi della quarta repubblica.
Una seduta fu dedicata alla scienza economica marxista con presentazione delle formole dell'abaco relative al primo Libro e ai primi capitoli del secondo del Capitale di Marx.
Ricollegandosi alla critica di tutti i revisionismi, di cui il più scandaloso è quello ufficialmente diffuso da Mosca, e di tutti gli immediatismi di falsa sinistra, furono discussi gli avvenimenti cinesi dello scorso anno, in riguardo all'affermato slancio nella produzione di acciaio e alla organizzazione delle "comuni del popolo" di cui si svolse la teoria come forme di prevalente precapitalismo contro, la leggenda che vi fosse un modello di comunismo nel senso strutturale, pur rispettando certi voli ideologici degli originali marxisti cinesi. Si dette anche un primo svolgimento alla critica delle ultime forme strutturali russe nella industria e nella campagna lanciate dalla direzione uscita dal celebre XX congresso.
La seduta finale fu volta a sostenere con particolare impegno il peso primario del partito politico come organo della lotta rivoluzionaria e degno soggetto nell'esercitare la dittatura del proletariato, che con la concezione demo-operaista resta privata di ogni potenza nel vero senso classista. Fu sviluppata al livello (come si direbbe oggi) della dottrina integrale la concezione della società comunista in contrapposto a tutte le forme proprietarie e ristabilita anche contro le deformazioni stalinistiche la portata ĉosofica del materialismo marxista come opposto a quello volgare e borghese. Il punto di distinzione fu affermato, sempre sulla scorta di citazioni di passi classici, consistere nella negazione e disonoramento di ogni individualismo e personalismo, ai vertici come alle basi della dinamica storica e della spiegazione dei drammi sociali.
La riunione di Torino dopo il resoconto su, queste colonne ebbe un seguito di alcuni "corollarii" sulla negazione marxista ed engelsiana di ogni proprietà, qualunque ne sia l'oggetto ed il soggetto. II marxismo come critica della storia sociale e come programma della forma comunista (è inseparabilmente le due cose insieme) nega e distrugge che sia oggetto della proprietà sia la terra che lo strumento di produzione che il prodotto, anche come cosa pronta per essere dall'uomo consumata. Nega e distrugge che sia soggetto della proprietà l'uomo privato, un gruppo di uomini associati, un gruppo di lavoratori o "produttori", una data classe so ciale, anche di produttori e "lavoratori", nega che lo sia lo Stato, e — fu citato quel passo di Marx che ha il valore di una pietra angolare — perfino la società umana tutta. Il rapporto di proprietà quale lo ha prodotto la storia della specie umana — millenario e molteplice e pur da noi ridotto a transitorio — qualunque ne siano i termini è legato alla divisione della società in classi, e la forma comunista non ne è una trasformazione con nuovi termini ma il definitivo superamento.
Se il termine società come soggetto viene anche condannato è perché, come Marx dice, se volessimo usare per un momento la terminologia tradizionale della scienza del diritto, considereremmo la società non come proprietaria della terra (e di ogni altro mezzo di produzione) ma solo come usufruttuaria, in quanto gestirà il tutto — quando uscita dalla miserabile preistoria proprietaria — non in vista del godimento e consumo della società dei vivi presenti, ma in vista dello sviluppo armonico delle future generazioni.
Non sono comunismo la proprietà di stato né la Proprietà sociale. Il proletariato deve avere uno stato di classe come organo politico di repressione. Ma raggiunto il suo fine socialista non avrà uno stato come soggetto economico titolare di possessi. Peggio ancora se, vivendo lo stato per necessità storica quanto la pluralità di classi sociali, sopravvivesse anche una classe di lavoratori produttori soggetto di proprietà, ossia di una economia contrapposta a quella del resto della società.
Questo vitale tema ben richiamato a Parma si lega alla condanna della struttura russa e si lega in modo altrettanto centrale a quella dell'individualismo e personalismo sul piano filosofico con cui a Parma si chiudeva, levando contro il privatismo singolo il partito, come sola forma che anticipa la storia di domani.
Da "Il programma comunista" n. 9, 17-31 maggio 1959