Primo resoconto della riunione interfederale di Milano
La riunione si é tenuta a Milano, nei giorni di sabato e domenica, 9-10 giugno 1962, ed è riuscita molto affollata per il numeroso intervento sia di militanti milanesi, sia dei delegati dei gruppi di tutta Italia, sia di una rappresentanza di compagni esteri più numerosa dell'ordinario. I lavori sono proceduti nello stesso tempo con grande serietà ed entusiasmo, l'organizzazione cui avevano provveduto i compagni dell'attivo gruppo di Milano, sebbene in un periodo in cui il loro lavoro di propaganda e di vivace agitazione proletaria nel campo sindacale era particolarmente intenso, è stata perfetta e senza il minimo inconveniente, essendosi ottimamente provveduto alla recezione logistica di tutti i compagni convenuti per l'adunanza e così divisi per provincia, oltre ai compagni milanesi: Trieste 1, Udine 1, Vicenza 1, Bolzano 2, Ferrara 1, Bologna 1, Forlì 1, Ravenna 1, Parma 1, Modena 1, Como 1, Genova 4, Oneglia 1, Lucca 4, Torino 5, Asti 1, Alessandria 2, Firenze 4, Roma 2, Napoli 2, Messina 1, Cosenza 2, Brindisi 1, Parigi 4, Marsiglia 2, Germania 5, Svizzera 3. Dato il periodo di intenso lavoro di partito che si attraversa, si sono susseguite una serie di minori riunioni che hanno preceduta quella generale o che si sono svolte dopo la stessa. Si è quindi lavorato anzitutto alla preparazione delle due giornate di convegno e dei complessi temi che si sono trattati, e successivamente, specie insieme coi compagni dell'estero, si è formulato un chiaro programma della riunione generale futura, per la pubblicazione del resoconto di quella odierna e per tutto il piano delle nostre pubblicazioni anche in riguardo alla loro attività generale nelle varie lingue. Lietissima impressione ha prodotto fra i compagni il primo numero del bollettino della sinistra comunista in lingua tedesca, in una nitida edizione con la quale si è iniziato la diffusione dei nostri testi fondamentali. Durante la riunione si è anche largamente distribuita la serie delle pubblicazioni del partito, sebbene molte di esse siano esaurite e si sia preso nota di dover provvedere a nuove riproduzioni, e si è fatta anche una distribuzione molto ampia di sei grandi e completi prospetti statistici che completano e qualche volte rimpiazzano quelli precedentemente diffusi, come sarà a suo tempo detto in sede di resoconto. Frattanto, i compagni milanesi, pure assorbiti dal lavoro per la riunione interfederale, non lasciavano di attendere alla preparazione di manifesti relativi alle agitazioni sindacali in corso in tutta Italia, tra i quali principalmente quello per l'imminente sciopero metallurgico nazionale ed anche altri manifesti di carattere locale per alcune sezioni, in maniera che tale materiale ha potuto essere distribuito e recapitato in tutti i centri proletari. Grande quindi è stata la soddisfazione di tutti i compagni per un complesso di lavoro e di attività veramente importante.
Prima seduta
I lavori sono stati iniziati alle ore 16 con un primo avvertimento di carattere organizzativo generale sullo svolgimento delle riunioni. E' seguita un'introduzione generale che, dopo l'ordinario breve richiamo alle finalità della nostra serie di riunioni di partito, ha sviluppato ed annunziato l'ordine degli argomenti che successivamente si dovevano trattare. Il primo di tali argomenti è stato quello della statistica economica con la presentazione dei nuovi grafici di cui già si è fatto cenno, che è stata svolta a cura di un compagno lombardo. Questi grafici ed i relativi prospetti numerici raggruppano tutti gli stessi sette grandi paesi predominanti nell'economia capitalistica: URSS, Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Giappone. Non si è fatto posto ai dati della Cina come ci si riprometteva di fare, perché la diffusione delle statistiche di tale paese è da qualche tempo cessata completamente. Il primo prospetto e grafico fornisce gli indici della produzione industriale dal 1913 al 1961. Il secondo parte dal 1932 con gli stessi elementi. Un terzo ha particolare riguardo al periodo postbellico ultimo, e riporta gli indici al 1946, ponendo in evidenza anche i tassi annui di incremento paese per paese. Un prospetto finale, con relativo grafico a colori, contiene il confronto già ben noto ai lettori tra i due settenni postbellici 1946-53 e 1954-60 e la totalità di tale periodo, giungendo ad una graduatoria di cui è mostrato che la Russia ha perduto da tempo il primo posto. Utili delucidazioni sono state date sugli ultimi dati americani sviluppando i prospetti soliti per i primi mesi del 1962, mentre un compagno di Firenze ha esposto la statistica dei corsi in borsa, illustrando il recente grave crollo della fine di maggio e principio di giugno nelle sue caratteristiche e nel suo significato. Lo stesso compagno si è quindi soffermato rapidamente sulle notizie della economia russa, senza tuttavia aggiungere dati statistici nuovi ma illustrando le risultanze più recenti con particolare riguardo da un lato alle difficoltà sempre maggiori della produzione agraria, dall'altro ai caratteri sempre più mercantili ed aziendali che assume la stessa produzione industriale. Il rapporto successivo, svolto da un compagno di Parigi, ha trattato della Cina, collegandosi alla brillante esposizione politica e storica che ne era stata fatta alla riunione dì Firenze. Il relatore ha preso come suo principale oggetto la questione agraria cinese nella sua storia sociale e nei suoi importanti rapporti col recente periodo e col fallimento totale di quella rivoluzione gagliardamente iniziata decenni addietro da operai e contadini. La Cina è il paese classico delle ribellioni contadine, che si sono iniziate perfino prima dell'era volgare. In quel paese si riunivano tutte le condizioni per una vera rivoluzione agraria. Il relatore ha illustrato i rapporti dei lavoratori della terra cinesi con lo stato unitario centrale, che quindi non hanno assunto le forme autonomistiche e periferiche dell'organizzazione feudale che dominava nel medioevo europeo. L'opera dello stato originata dalla regolamentazione dei grandi fiumi è stata da millenni la premessa della vita delle popolazioni agrarie, che tuttavia dinanzi all'esoso sfruttamento dei funzionari del potere centrale, dei mandarini e dei loro corteggi, più volte ricorrevano alle armi per reagire all'esasperazione della loro miseria. Nella storia recente, il nascente proletariato cinese aveva tutte le condizioni per condurre dietro di se in lotte rivoluzionarie la massa contadina. Purtroppo la politica del partito comunista cinese e la cattiva direzione data ad esso sotto Stalin dalla Internazionale di Mosca non solo hanno fatto fallire la doppia rivoluzione che pure aveva un compito più facile di quella russa, perché 1' agricoltura non doveva rompere anzitutto le pesanti resistenze feudali; ma, oltre che la doppia rivoluzione, è anche fallita una rivoluzione soltanto agraria che liberasse il contadiname cinese dalla sua inaudita miseria e dallo sfruttamento da parte di una proprietà rurale che aveva già assunto forme pari a quelle che in Europa ha raggiunto il tempo capitalistico. L'importante relazione, di cui qui è per ora possibile solo dare un cenno del tutto limitato, ha svolto l'analisi di questo difficile processo fino ai tempi più vicini a noi, suscitando il massimo interesse nell'attento uditorio. Alla relazione sulla Cina ne ha fatto seguito una breve sull'Albania a cura di un compagno di Bologna, che ha sommariamente tratteggiato la storia e la struttura sociale di quel piccolo paese e ha illustrato alcuni primi materiali relativi di emanazione ufficiale del governo di Tirana in lingua italiana, alle violenti divergenze che corrono tra "comunisti" russi e "comunisti" albanesi, nelle quali alle infuocate frasi antistaliniste non è certamente possibile concedere una etichetta di difesa della vera linea marxista. Lo studio di questo materiale sarà ulteriormente continuato e meglio sviluppato. L'argomento successivo a questi è stato quello della storia della Sinistra la quale, attraverso le precedenti riunioni, era stata condotta fino agli ultimi congressi di anteguerra 1914 del Partito Socialista Italiano. Poiché in non poche riunioni erano già stati esposti i dati relativi al periodo bellico 1914-18 e alla genesi durante questo delle forze della sinistra comunista, ed anche dati notevoli riferimenti alla storia proletaria del dopo guerra che condusse alla scissione di Livorno e alla fondazione del partito, il relatore ha voluto in questa riunione collegare l'esposto storico con la trattazione della questione sindacale. Ha anzi colto l'occasione per una esposizione più agevole da una recente pubblicazione sulle lotte del dopoguerra nella città di Napoli, dove un'opinione convenzionale vede la nascita della frazione di sinistra. Con ampie citazioni di nostri testi, che il compilatore di questa un po' pesante pubblicazione ha largamente estratti dal giornale "Il Soviet", il relatore illustrò come la sinistra comunista ha sempre svolto prima e dopo la costituzione del partito di Livorno un'intensissima attività di lavoro nel campo delle agitazioni sindacali, particolarmente intense nel dopoguerra immediato e che culminavano frequentemente in scioperi generali e in vere battaglie di guerra civile. Ponendo in relazione la storia dei fatti di quel periodo di vivacissima lotta operaia con i richiami ai nostri testi teorici del tempo, è stato facile mostrare come dottrina ed azione si sviluppassero di pari passo e ribadire concetti storici e teorici fondamentali sul fatto che la sinistra, mentre propugnava in quell'accesa vigilia di lotte l'astensionismo dalle elezioni nel quale si annidò fatalmente la corruzione opportunista, tenne invece nel campo sindacale, a differenza da altre correnti di sinistra europea, tedesca, olandese, ecc., una linea totalmente corrispondente a quella di Lenin e della III Internazionale non provocando scissioni sindacali e organizzando attraverso la incessante presenza in tutte le lotte rivendicative la penetrazione nei sindacati dominati dai riformisti. La relazione ricca di citazioni e di fatti mostrò il perfetto accordo dialettico tra la direzione delle lotte economiche dagli obiettivi più modesti e il trascinamento di potenti masse operaie a schierarsi e a battersi per i temi rivoluzionari, comprendendo perfettamente il senso della conquista del potere centrale e politico, del compito del partito di classe, della creazione di questo secondo le direttive rivoluzionarie, e dell'allenamento ad un movimento generale per la dittatura proletaria.
Seconda seduta
In diretto collegamento con quanto era stato esposto dal relatore precedente alla fine della seduta di sabato, un compagno di Milano svolse un'ampia relazione sul problema della nostra attività sindacale presente, inquadrandolo completamente nella piattaforma dei principi generali marxisti che hanno seguito una linea sempre costante fin dal Manifesto dei Comunisti e dalla fondazione della I Internazionale e giungendo alle posizioni e alle tesi dalla Internazionale di Mosca nei suoi anni gloriosi. Il relatore ribadì gli argomenti storici e critici che dimostrano il dovere assoluto dei comunisti in qualunque situazione di considerare come un aspetto importantissimo del loro lavoro quello della presenza nelle organizzazioni economiche, rilevò tutte le differenze che corrono tra un periodo fervido come quello del dopoguerra 1919-20 ed il periodo attuale in cui scontiamo le gravissime conseguenze di decenni di predominio di un opportunismo i cui nefasti hanno superato di gran lunga quelle dei riformisti tradizionali del primo Novecento.
Illustrò quindi la situazione attuale italiana e la nostra ripresa di attività con la presenza di molti nostri gruppi nelle organizzazioni proletarie e negli scioperi, e ricordò la pubblicazione di nostri bollettini, prima il locale "Tranviere Rosso", di Firenze, e poi quello nazionale "Spartaco". Molto chiaramente, il relatore stabilì i limiti pratici di questa nostra azione, criticando gli aspetti di due errori che potrebbero presentarsi, uno quello ormai superato per sempre di una passività di principio in materia sindacale e di lotte economiche per chiuderci nel guscio di una pura attività di propaganda critica, e dal lato opposto quello di un'esagerato attivismo che, mosso dalla buona intenzione di pervenire più rapidamente a liberare larghi strati del proletariato dal dominio dei corruttori e dei traditori, si lasci eccitare dall'illusione di un avventurismo un poco miracolista, che non potrebbe condurre che a gravi delusioni. Tutti i convenuti manifestarono il loro unanime consenso alle direttrici così stabilite per il nostro movimento, e il generale compiacimento per la seria e intensa azione, a stretto contatto col proletario in lotta, che abbiamo dimostrato di avere saputo incominciare ad esplicare e che certamente avrà sempre migliori sviluppi. Seguì una relazione svolta da una compagna di Marsiglia sulle gravi questioni dell'Algeria. La compagna si riportò a nostre precedenti relazioni sulle basi storiche, sociali ed economiche della struttura di quel paese, e disse che non avrebbe quindi fatto largo uso di dati statistici e neppure ripetuta la descrizione della società algerina e la cronistoria delle vicende anche recenti. Svolse una critica ampia dei recenti accordi di Evian fra l'alta borghesia francese e il FLN, e mostrò come, se si era dovuti giungere dopo così aspro e lungo travaglio alla concessione dell'indipendenza alla colonia da parte dei poteri centrali borghesi di Parigi, oggi impersonati da De Gaulle, in tutto questo decorso non si poteva rinvenire nessun merito della cosiddetta sinistra, ossia della piccola borghesia francese, che come sempre ostenta i suoi vani principi democratici di libertà e di eguaglianza, ma che una volta di più ha dimostrato la totale sua impotenza. Svolse una critica a fondo della politica tanto del partito socialista, quanto dell'ultra-opportunista partito comunista francese, i quali non solo hanno da tempo abbandonato ogni linea marxista per adottarne una borghese democratica, ma non hanno nemmeno osato nel loro recente passato di appoggiare veramente lo sforzo di liberazione del popolo algerino ed hanno ripetutamente, partecipando ai governi o appoggiandoli, aderito alle misure di repressione più sanguinose a cui l'imperialismo francese ha negli ultimi anni fatto disperato ricorso. Nessun merito può quindi loro attribuirsi se De Gaulle ha in certo modo, alla fine, capitolato. La compagna tuttavia svolse anche la severa critica del governo provvisorio algerino, che è giunto al compromesso di Evian accettando condizioni insidiose che corrispondono agli interessi dell'alto capitalismo e che costituiscono una piattaforma dalla quale non solo non uscirà mai un'emancipazione rivoluzionaria degli operai e dei contadini dell'Algeria dalle presenti tristi condizioni economiche, ma non sarà nemmeno raggiunto quello che potrebbe essere un ideale della borghesia mussulmana, ossia la vera creazione di uno stato sovrano e indipendente, svincolato dall'antica dipendenza dalla metropoli francese. I compagni francesi chiesero poi che si rinviasse ad ulteriore riunione una relazione, di cui i materiali si sono preparati da tempo, sulla storia economica della Francia borghese anche in rapporto alla storia della formazione in Francia del partito operaio.
La relazione seguente ebbe lo scopo di portare a conoscenza dei compagni i risultati di un lavoro di ricerca a cui avevano collaborato un gruppo di relatori, i quali, però, dovettero annunziare che, pur avendo compiuto sul tema della presentazione dell'economia teoretica marxista alcuni passi utili, non avrebbero potuto esaurire nella presente riunione l'importantissimo tema.
Con una prima relazione generale fu richiamato quanto detto nelle riunioni precedenti e relativi resoconti in merito alla questione dello sciupio e fu riferito che per la delucidazione migliore di tale questione, che sostanzialmente si concentra in quella del programma sociale del comunismo, si era scelta la trattazione di un argomento vitale del marxismo, ossia quello delle crisi periodiche a cui l'economia capitalista è classicamente soggetta. Questo tema che si collega strettissimamente alla condanna della anarchia della produzione capitalistica alle teorie sulla concentrazione ed accumulazione del capitale non può purtroppo essere tratta in blocco da un unico testo delle opere classiche del marxismo, sicché la si deve ricostruire con la utilizzazione di materiali che si rinvengono tanto nelle opere centrali a partire dal Capitale, quanto in opere minori di Marx e di Engels e perfino nel carteggio tra marxisti, del quale oggi si dispone su di un piano sempre più ampio, e fino alla pubblicazione che comincia ad essere pianificata dei manoscritti originali dei lavori di Marx nelle loro diverse fasi di dura elaborazione.
Tale questione si riporta a quella di una più chiara lettura del secondo volume del Capitale, nella edizione del quale più volte l'accuratissimo Federico Engels si vide costretto ad inserire note in cui denunziò la difficoltà di ben tradurre dai tormentati scartafacci la linea particolareggiata del pensiero di Carlo Marx.
Uno dei compagni relatori fece a questo punto l'esposizione di una serie di citazioni di detti testi che saranno a suo tempo riprodotte e spiegate, seguendo in un primo tempo la seriazione cronologica delle crisi lungo il XIX secolo e successivamente deducendo da fondamentali passi del Capitale la definizione delle caratteristiche delle crisi inevitabili nella economia capitalistica quali furono presentate da Marx.
Infine venne fatto ricorso ad un prospetto che dà una nuova forma al noto schema marxista della riproduzione semplice nel quale facendo un passo oltre anche al noto schema grafico dato da una lettera di Marx ad Engels si è procurato di rappresentare il grave problema della circolazione del capitale e della sostituzione del capitale fisso, nel quale indubbiamente si trova la chiave della misura quantitativa della incessante devastazione di forze produttive senza la quale la forma capitalista non potrebbe vivere e soddisfare l'infernale brama a cui è condannata di generare il plus-valore. Tutti questi risultati verranno nel modo migliore esposti nei resoconti dettagliati a suo tempo.
La parte finale della relazione riprese un argomento che da alcune riunioni non si era potuto trattare per la troppa vastità dei programmi di lavoro e che siamo soliti indicare col titolo approssimativo di questioni di critica filosofica.
Il relatore si ricollegò alle notizie e commenti diffusi in tutto il mondo a proposito dei recenti voli spaziali o cosmici, come retoricamente si dice, di russi e americani. Si riferì non tanto alle correnti esagerazioni imbonitorie dei giornali ma a recenti studi di scrittori borghesi sul problema della vita nei corpi celesti fuori della terra, il quale consiste nel doppio grado del problema della esistenza di una vita organica o addirittura di popolazioni di esseri pensanti. Mostrò come secondo le migliori opinioni queste probabilità malgrado il numero stragrande dei corpi celesti si considerano molto basse per la immensa difficoltà che si raccolgano condizioni anche lontanamente analoghe a quelle che sul nostro pianeta hanno condotto alla apparizione delle forme biologiche fino all'uomo pensante. Dopo avere affermato che non l'esplorazione con astronavi ma forse altri mezzi di osservazione e comunicazione a distanza potranno dare elementi sperimentali su questa incognita, il relatore si soffermò sui dati delle ultime dottrine della fisica intra atomica e accennò alle conclusioni filosofiche che gli stessi fisici teorici stanno tentando di trarre dalle nuove dottrine in una direzione contraria ad ogni filosofia determinista, causalista e materialista. Illustrò alcuni di questi pretesi ritorni alle prime filosofie spiritualiste e idealiste e concluse questa rapida corsa attraversa tali astrusi problemi dicendo che noi comunisti rivoluzionari riconosciamo il fallimento della antica certezza borghese di dominare con scienze esatte la filosofia naturale e contrapponiamo loro una costruzione apertamente e dialetticamente capovolta, secondo la quale la conoscenza umana — problema impostato non più sull'individuo ma sull'uomo sociale, che non può uscire da società di classe ma solo dal trionfo della rivoluzione proletaria — sarà raggiunta considerando come prima conquista non la decifrazione dell'oggi inafferrabile struttura intima della materia fisica, ma proprio le verità di carattere sociale e nel senso nobile e rivoluzionario della parola di carattere politico. La riunione si sciolse quindi in un'atmosfera di grande e generale soddisfazione.
Da "Il Programma comunista" n. 12, 16 giugno 1962