Questioni di economia marxista alla riunione regionale toscana

I lavori della riunione toscana del 30-7 comprendevano una relazione di un compagno di Viareggio sulle "condizioni delle classi lavoratrici nei principali paesi industriali", e la continuazione del rapporto tenuto nella riunione precedente su "la discesa tendenziale del saggio di profitto" (quest'ultimo argomento ha pure fatto oggetto della riunione piemontese dí Casale del 30-7).

Sul primo argomento il relatore ha presentato una vasta documentazione statistica ed illustrativa, che merita un più lungo lavoro di studio e di elaborazione dei molteplici dati sull'occupazione, la disoccupazione, i livelli salariali, le categorie, il sesso e l'età, ma da cui balza già agli occhi come proprio nei paesi industrialmente più sviluppati si verifichi il maggior sfruttamento della mano d'opera salariata, la cui produzione crescente di sovralavoro va ad aumentare la massa del capitale, cioè dei mezzi di produzione dei quali il meccanismo capitalistico si serve per schiacciare i proletari ed estorcerne maggiori energie produttive. Si è convenuto che nella prossima riunione regionale l'importante argomento sia ripreso per approfondirlo meglio, e svolgere, insieme ad una analisi più completa delle condizioni della classe operaia, un raffronto tra i salariati dei vari paesi, di cui il risultato anticipato è questo: nei paesi cosiddetti più civili, le condizioni di sfruttamento della classe operaia sono più tremende che altrove, e di riflesso l'opera disfattista e traditrice dei partiti opportunisti e deí sindacati controrivoluzionari più nefasta.

Nel secondo rapporto, sulla base della riunione precedente in cui si era esaminato il meccanismo della discesa tendenziale del saggio di profitto, è stata affrontata la questione che le condizioni reali in cui si realizza la discesa del tasso del profitto sono solo apparentemente diverse da quelle prospettate dal quadro delle progressioni nel testo fornito dal Partito all ultima riunione generale.

Infatti si é presa in esame una serie di esempi nei quali non fosse contemplata la completa trasformazione in capitale costante di tutto il profitto realizzato nel ciclo precedente, così da rendere il meccanismo degli esempi stessi più vicino all'andamento reale del processo produttivo, Stabilita, quindi, l'ipotesi che del profitto realizzato 4/5 andassero ad aumentare il capitale costante ed 1/5 il capitale variabile, e soltanto poi ad una proporzione rispettiva di 5/6 e 1/6, si notava che la caduta tendenziale del saggio del profitto si verificava ugualmente, ma storicamente con una velocità minore. Da ciò si deduceva che il regime capitalista non potrà mai realizzare le condizioni ottimali del suo funzionamento, che sarebbero proprio quelle del reinvestimento di tutto il profitto industriale in mezzi di produzione: ma che ciò non costituisce la tendenza del capitalismo, bensì un'anomalia insita nello stesso processo produttivo differenziato da paese a paese, e che i cosidetti correttivi proposti dalle diverse bande borghesi e opportuniste possono solo eventualmente sgombrare il campo di azione dell'economia capitalistica da certi ostacoli che ne frenano la piena velocità di caduta. Ciò imponeva una vecchia riflessione marxista, per cui il capitalismo è costretto a devolvere parte del profitto al mantenimento di mezze classi improduttive, più utili alla funzione sociale e politica di conservazione capitalistica che a quella economica e produttiva, e i vari piani e programmazioni, soprattutto se proposti dalle false "sinistre operaie", non si differenziano sostanzialmente da quelli dello stato capitalista se non in una demagogica promessa a queste mezze classi di donare loro una fetta maggiore di svraprodotto del lavoro salariato, con la becera prospettiva di far dirigere l'economia dallo Stato tramite i loro uffici.

La soluzione marxista è rilevabile dalla serie di esempi in cui, astrazion fatta dalle categorie economiche capitaliste, la ripartizione del sovraprodotto annuo servirà ad aumentare in armonica proporzione i mezzi di produzione e la partecipazione del lavoro vivo, sotto forma di estensione dell'obbligo di lavoro a tutti i cittadini abili, con relativa diminuzione del tempo di lavoro individuale e aumento del tempo di lavoro sociale. Solo così sarà possibile una vera riforma della economia. Ma, per ottenere un risultato di questo tipo, non solo non è possibile alcun riformismo economico e tanto peggio politico all'interno del regime capitalistico, ma non lo è nemmeno con l'avvento al governo dei cosidetti partiti operai. La soluzione storica è ancora, e sarà anche per l'avvenire, la conquista violenta del potere politico da parte del proletariato armato sotto la guida del Partito Comunista rivoluzionario, che eserciterà la dittatura ed il terrore rosso per spezzare le categorie capitalistiche, i privilegi delle classi dominanti, e imprimere finalmente all'economia un indirizzo umano ed armonioso che risponda al soddisfacimento dei bisogni sociali.

Da "il programma comunista" n. 16, 27 settembre - 3 ottobre 1967.

Indice de Il programma Comunista - 1967