Acquaviva Mario

Acquapendente (Viterbo) 1900 - Asti, 11 luglio 1945.

Si stabilisce molto giovane ad Asti, dove trascorre gran parte della sua vita, a parte le lunghe parentesi carcerarie. Nel 1921 aderisce alla FGCI e, ben presto, occupa un ruolo di primo piano nella Federazione astigiana del Partito Comunista d'Italia, distinguendosi per capacità organizzative e determinazione, in un clima di scontro sociale, reso più aspro dalla reazione fascista.

Arrestato nel 1926, è condannato a otto anni di reclusione dal Tribunale Speciale. Ne passa sei in diverse galere, tra cui Avellino, Finalborgo e Saluzzo, dove entra in contatto con Onorato Damen. Fermo nell'opposizione al corso centrista del Partito, imposto da Mosca, nel 1931 matura la rottura, seguita dall'immancabile espulsione per "frazionismo trotzkista".

Scarcerato con "l'amnistia del decennale", il 10 novembre 1932, riallaccia i rapporti coi compagni astigiani, trovando un valido aiuto da parte di Secondo Comune, anch'egli in contrasto con il corso centrista del partito. Oltre all'ostracismo degli ex compagni, deve fare i conti con il sempre vivo odio dei fascisti che, alla vigilia della guerra, lo denunciano alla polizia come "pericoloso avanzo di galera".

Nel gennaio del 1943, preso contatto con altri compagni della Sinistra Comunista Italiana, che andavano riprendendo le fila dell'organizzazione, partecipa alla fondazione del Partito Comunista Internazionalista di cui, dal novembre 1943, è membro del Comitato Centrale e segretario della Federazione piemontese, svolgendo un'intensa attività che, presto, gli costa l'ennesimo arresto. Scarcerato nell'ottobre del 1944, vive alla macchia fino al 25 aprile del 1945.

In tutto questo periodo, il suo instancabile impegno rivoluzionario riscuote crescenti consensi negli ambienti operai di Asti, in particolare alla Way-Assauto, di Casale Monferrato, alla Società Prodotti Chimici Tazzetti, dove lavora, e, in generale, del Piemonte. Questo consenso pregiudica la politica di "concordia nazionale", sostenuta dal PCI, che non esita a passare alle vie di fatto: dopo varie minacce di morte, un assassino rimasto sconosciuto lo uccide con sei colpi di rivoltella.

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