Boschi Alfredo
Massa Marittima (Li), 19 aprile 1889 - Issoire-Le-Broc, 1952
A undici anni lavora già in miniera. Diventato falegname, nel 1907 aderisce alla Federazione Giovanile Socialista diventandone vicesegretario. Scrive sul quindicinale Gioventù socialista e su L'Avanguardia, l'organo nazionale della FGS. Nel 1913 è operaio alle fonderie di ferro a Follonica e collabora al Risveglio, giornale socialista di Grosseto. Nel 1915 partecipa al convegno locale socialista contro la guerra, che si chiuderà con un documento a favore dello sciopero generale insurrezionale in caso di intervento.
Chiamato alle armi nel 1916, dopo l'armistizio torna a Follonica. Nell'ottobre del 1919, viene eletto membro del direttivo della locale Lega proletaria dei combattenti, dei mutilati e dei reduci di guerra, nella quale è attivo propagandista socialista guadagnandosi notorietà di militante intransigente, tanto che i suoi comizi elettorali sono seguiti da folle entusiaste (il PSI otterrà alle elezioni un notevole succcesso nazionale e locale).
Nel 1920 aderisce alla Frazione Comunista che si riunisce a Imola. All'inizio di gennaio del 1921 interviene al Congrasso grossetano della Camera confederale del lavoro ribadendo la funzione rivoluzionaria della lotta immediata e alla conclusione dei lavori presenta un Odg in cui si afferma:
Il Congresso della CdL, riaffermando il suo indirizzo rivoluzionario, dà mandato al rappresentante che si recherà al Congresso Confederale, perché voti contro la tattica della Confederazione del lavoro fino ad oggi seguita e si augura che l'indirizzo che prenderà il Partito socialista dopo il Congresso nazionale di Livorno permetterà alla Confederazione di poter camminare compatta verso l'avvento della rivoluzione proletaria. Dà mandato al rappresentante perché voti contro la permanenza nell'Internazionale di Amsterdam, per l'adesione alla Terza Internazionale di Mosca”
Delegato al Congresso socialista di Livorno, partecipa alla fondazione del PCd'I al Teatro San Marco. In seguito, è eletto segretario della sezione comunista di Follonica e membro del direttivo provinciale del partito. Nel luglio partecipa alla costituzione di gruppi armati di autodifesa. Questi, coinvolti in sparatorie con i fascisti, sono duramente attaccati sia dalla polizia che dalle camicie nere le quali fanno saltare alcune case di comunisti con la dinamite. Boschi è costretto a trasferirsi a Torino, dove trova lavoro alla Fiat.
A Torino è eletto alla Commissione Interna della fabbrica per la FIOM e conosce Ottorino Perrone (Vercesi). Nel 1924 viene arrestato nel corso di una riunione clandestina e schedato come sovversivo anche per il riemergere dei fatti armati in Toscana. Nonostante la stretta sorveglianza, nel febbraio del 1925 è delegato dei metallurgici ad un convegno sindacale nazionale che si tiene a Milano, organizzato dal PCd'I. A giugno è convocato a Roma dal partito per una relazione sull'organizzazione comunista in Piemonte.
Il ventidue novembre 1926, poco dopo l'approvazione delle leggi eccezionali, viene arrestato e condannato a 5 anni di confino. Prima di essere catturato riesce a fuggire in Francia con la famiglia, stabilendosi a Parigi. Nel 1927 fa parte di una delegazione operaia invitata dal governo sovietico a visitare alcune fabbriche russe. La polizia trasmette la sua fotografia a tutte le zone di frontiera per l'arresto in caso di ritorno in Italia.
Rientrato a Parigi, rivede Perrone e altri "bordighisti" della Frazione. Come lavoro fa il fattorino per un'industria di pasta. Per le consegne ai dettaglianti dispone di un'automobile. che sfrutta per mantenere i contatti con i membri della Frazione. Nel 1928 si trasferisce a Bagnolet (Seine) dove rileva da un compagno un negozio di frutta e verdura. Nel 1934 è di nuovo operaio in una fabbrica di Clermont-Ferrand. Lì conosce dei metallurgici italiani fuggiti a causa di pesanti condanne, con i quali nel 1935 organizza uno sciopero. Viene licenziato per rappresaglia con i suoi compagni emigrati e trova lavoro come manovale edile a Liginiac. Nel 1936 è in Spagna con documenti che gli procura Carlo Rosselli, poi a Marsiglia, dove svolge opera di reclutamento per la guerra civile spagnola. A questo punto è tenuto d'occhio non solo dalla polizia italiana ma anche da quella francese (le rispettive polizie non riescono a mettersi d'accordo sugli effettivi movimenti del sorvegliato).
Nel 1938, alle officine dove lavora, vengono trovati nelle tasche di alcuni operai dei volantini firmati da una Union anarchiste italienne e indirizzati: "Aux ouvriers, aux paysans de l'émigration italienne". Li avrebbe diffusi Boschi, nel frattempo passato - secondo la polizia fascista - nelle file libertarie. Si tratta di una provocazione, dato che Boschi è sempre stato comunista.
Durante la guerra è attivo nel "Maquis" tra i "Francs-tireurs-partisans" insieme alla figlia Siria e al genero Maxime Concordet. Finita la guerra, nel 1946 ritorna in Italia per un breve periodo, ma riparte subito per la Francia dove morirà a soli 63 anni.