Ferragni Rosolino

Cremona, 4 novembre 1896 - Cremona, 26 luglio 1973

Si accostò alla politica fin dagli anni del liceo, stimolato da teorie rivoluzionarie acquisite in ambito familiare (il padre era politico socialista di ispirazione marxista mentre l’intera famiglia del nonno fu fervente cospiratrice durante le lotte risorgimentali).

Nel 1919, terminata la Grande guerra, si iscrisse al Partito Socialista (PSI).
Ispirato al modello marxista che Lenin aveva tratteggiato per il partito russo, condivise l'emergente dottrina comunista-astensionista promossa da Bordiga, divenendone esponente nel PSI cremonese.

Nel gennaio 1921 prese parte al XVII Congresso del Partito Socialista Italiano, svoltosi a Livorno. Ottenuta l'auspicata scissione interna fu tra gli storici fondatori del Partito Comunista d'Italia (PCd’I), sezione italiana della Terza Internazionale Comunista.

Rientrato a Cremona si adoperò all'istituzione della locale Federazione PCd’I e collaborò all'edizione del settimanale L'eco dei Comunisti, redatto in partecipazione con L'Ordine Nuovodi Gramsci.
A causa della sua ideologia cadde vittima di violente aggressioni di matrice squadrista. In seguito alle barbarie si delineò come fervente comiziante e propagandista antifascista, denunciando fermamente ogni angheria e sottraendosi alle adunate precettate dal regime. Perseguitato, nell'autunno 1922 venne ufficialmente bandito da Cremona.

Stanziatosi segretamente a Milano si relazionò con i più noti comunisti del territorio, evidenziandosi competente divulgatore di teorie marxiste-leniniste. Nel febbraio 1924 fu ingaggiato come giornalista presso L'Unità (neonato quotidiano italiano e organo di stampa ufficiale del PCd'I) e durante l'estate fu nominato Segretario del Comitato Provinciale di Milano del Soccorso Rosso Internazionale.

Già responsabile della diramazione di ordinanze e direttive emesse dal Comitato Centrale comunista, nel gennaio 1925 fu designato segretario della Federazione milanese del PCd’I.
Disposto in arresto dalla Polizia Fascista visse in clandestinità; al fine di eludere la cattura corrispose con i compagni avvalendosi dello pseudonimo Malvicini.

Conforme ai principi che portarono alla Rivoluzione d’ottobre, nell’estate 1925 si oppose alla direzione centrista guidata da Gramsci e Togliatti, allineati ai degeneranti dettami politici stalinisti.
Perseverante su posizioni proprie della Sinistra Comunista fu destituito dai suoi incarichi a conclusione del III Congresso del PCd'I, convegno che si tenne a Lione nel gennaio 1926.

Svincolato da responsabilità condivise il progetto d'istituire un Ufficio Giuridico comunista, divenendone responsabile nazionale e coordinando l’assistenza legale ai compagni iscritti al partito.

Nel settembre 1926 fu raggiunto nel suo alloggio di Milano dagli agenti della Polizia Fascista e arrestato insieme ai compagni Terracini e Bibolotti su richiesta della Questura di Bologna. Denunciato per cospirazione contro lo Stato ed eccitamento all'odio di classe fu imprigionato nel carcere milanese di San Vittore in attesa di processo.

Nel giugno 1928 fu citato in giudizio insieme ai massimi dirigenti del PCd’I (Gramsci, Roveda, Terracini, Scoccimarro) e condannato dal Tribunale Speciale Fascista a 16 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione, 11.200 lire di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Condotto nelle carceri di Lucca scontò tre anni di segregazione cellulare, con obbligo di continua permanenza in cella d'isolamento, esclusione dagli spazi aperti durante le ore diurne e perdita d'abitudine alla luce. Scontato l'aggravamento della pena fu ordinariamente detenuto nel penitenziario di massima sicurezza sull’isola di Pianosa.

Nell’estate 1934 fu scarcerato per tramutazione della pena detentiva in libertà vigilata (comunista libero vigilato). Nonostante la rigida sorveglianza si accostò a nuclei democratici subendo nuovi arresti nel 1936 per traffico illegale di corrispondenza politica a carattere sovversivo e nel 1940 per propaganda antifascista.
Giudicato pericoloso per la sicurezza pubblica e per l'ordine nazionale fu condannato a tre anni di confino, commutati in ammonizione nel 1941.

Durante il 1942 aderì al progetto di dar vita ad un nuovo schieramento politico, in netto contrasto con la degenerazione sovietica e fedele alla dottrina marxista. Insieme a vecchi compagni della sinistra rivoluzionaria (Damen, Acquaviva, Maffi) fu tra i fondatori del Partito Comunista Internazionalista (PCInt).

Destituito Mussolini collaborò all’organizzazione di un’alleanza democratica nel cremonese fino a che, contrapposto ai comunisti di Togliatti (PCI) e all’ideale di guerra di liberazione, fu accusato di trotskismo ed estromesso dal movimento.

In seguito all’Armistizio di Cassibile e alla nascita di un nuovo stato fascista fu costretto ad eclissarsi. Fedele ai principi internazionalisti non prese parte alla resistenza partigiana, rendendosi irreperibile e vivendo in clandestinità fino al termine della guerra.

Tornato in libertà fu operoso promulgatore internazionalista. Nell’autunno 1945 l’attività controcorrente suscitò la prevedibile reazione del PCI; in seguito a un burrascoso scontro ideologico fu ufficialmente radiato dal partito di Togliatti (nel quale risultava ancora militante) a causa di una tentata e fallita manovra frazionistica.

Nel giugno 1946, in occasione delle elezioni per l’Assemblea Costituente, fu l’internazionalista più votato nella Circoscrizione Mantova-Cremona davanti al leader Damen. Nonostante le crescenti difficoltà incontrate dal partito avviò la pubblicazione del quindicinale cremonese L'Eco dei Comunisti (che riprendeva la testata editata nei primi anni '20) e promosse incontri volti ad ispirare giovani simpatizzanti di teorie marxiste (come Montaldi).

Coinvolto nella questione russa, fonte di divergenze teoriche all'interno della diaspora internazionalista, sostenne la corrente radicale rappresentata da Damen, in netto contrasto con Bordiga.
Nel maggio 1952, giunti all'inevitabile scissione internazionalista, fu tra i promotori dell'organizzazione di estrema sinistra PCInt - Battaglia comunista. Nel partito, fortemente ridimensionato, entrò a far parte del Comitato Centrale e divenne direttore responsabile delle testate giornalistiche Battaglia Comunista e Prometeo, organi di stampa ufficiali.

Durante gli anni '60 promosse e condivise occasioni di confronto con altre formazioni politiche conformi alla sinistra rivoluzionaria. Questa attività ebbe sviluppi positivi soprattutto sul piano internazionale, contribuendo alla maggiore conoscenza delle reciproche esperienze e posizioni politico-teoriche.

Militò nel PCInt - Battaglia comunista esercitando incarichi dirigenziali fino alla morte.

Biografie