Fortichiari Bruno 

Luzzara (Re), 8 febbraio 1892 - Milano, 4 gennaio 1981

A 15 anni fonda il circolo giovanile socialista e dà avvio alla sua attività giornalistica, collaborando con L’Avanguardia, organo settimanale della Federazione Giovanile Socialista, con Giustizia, settimanale di Reggio Emilia, diretto da Camillo Prampolini, e con altri fogli socialisti locali.

Nel settembre del 1910, partecipa al Congresso nazionale della FGS a Firenze; nel 1911, segue a Milano un corso di studi cooperativi e sindacali, organizzato dalla Società Umanitaria, di cui diviene poi funzionario presso la sede di Piacenza. L’impegno nella FGS lo mette in contatto con Amadeo Bordiga. Il 1º dicembre 1912 è nominato responsabile della Sezione e della Federazione socialista milanese. Ricopre anche l'incarico di segretario della Camera del Lavoro milanese.

In prima linea nella lotta contro la guerra, il 24 novembre 1914, presenta l’ordine del giorno che decreta l’espulsione di Benito Mussolini dal partito. A Milano, per tutta la durata del conflitto, con Luigi Repossi e Abigaille Zanetta è instancabile organizzatore di iniziative di denuncia e, quando possibile, di manifestazioni proletarie. Nel settembre del 1915, diffonde il Manifesto di Zimmerwald, guadagnandosi la prima condanna al carcere e al confino, alla quale seguirà quella del 1918..

Nel dopoguerra, si prodiga per dare sbocco organizzativo ai grandi movimenti proletari, dalle lotte contro il caro-vita all’occupazione delle fabbriche, sostenendo posizioni politiche sempre più coerenti con gli obiettivi rivoluzionari indicati dalla Terza Internazionale, fondata a Mosca nel marzo 1919. Dalla seconda metà del 1920, è partecipe a tutte le iniziative che porteranno alla formazione del Partito Comunista d'Italia e diventa segretario della Frazione Comunista a Imola.

Grazie a questo impegno, alla fondazione del partito (Livorno, 21 gennaio 1921), è eletto nel Comitato Esecutivo, con Amadeo Bordiga, Ruggero Grieco, Luigi Repossi e Umberto Terracini, assumendo la delicata responsabilità dell’Ufficio I, ossia dell’apparato militare illegale (con il nome di battaglia Loris). Impegno che assolve con grande competenza, di fronte a una reazione statale e fascista sempre più violenta.

Nel contrasto che si manifesta tra il PCd’I e il Comintern, dopo il Terzo Congresso (22 giugno – 12 luglio 1921), è uno dei principali esponenti della Sinistra Comunista. Nel 1923 partecipa al III Esecitivo Allargato del Comintern, dove si oppone alla nomina di un nuovo Esecutivo del PCd'I affidato a Tasca. Alle elezioni del 6 aprile 1924, è eletto deputato. In seguito, pur partecipando all’attività di partito, si dimette da ogni incarico. Le sue successive iniziative a sostegno della sinistra, come il Comitato di Intesa, sono costantemente represse dal Comintern, rappresentato in Italia da Jules Humbert-Droz, con l'accusa di "bordighismo".

Prima che a Milano il fascismo impedisse con la forza ogni attività politica, il 22 marzo 1925 Fortichiari organizza in piazza Castello il comizio di Amadeo Bordiga, che si risolve in un’approvazione plebiscitaria per la Sinistra. Con l’arresto di tutti i deputati comunisti, l’8 novembre 1926, è condannato a cinque anni di confino, ma è rimesso in libertà dopo un anno, in quanto affetto da tubercolosi. 

Stabilitosi a Milano, incontra molte difficoltà a trovare un lavoro stabile e, quando lo trova, la pubblicazione sul Popolo d’Italia (12 giugno 1929) della sua espulsione dal PCI gli crea nuovi ostacoli. Pur sotto la costante vigilanza della polizia e del PCI, riesce a stabilire contatti con Luigi Repossi, Mario Lanfranchi e Giusto Della Lucia, con i quali scrive e diffonde documenti firmati inizialmente Gruppo Comunista e poi Sinistra Comunista.

Durante la guerra, nel 1942-1943, dopo contatti con il Partito Comunista Internazionalista, con Lelio Basso di Bandiera Rossa e con altri socialisti, collabora con il Lavoratore, di Legnano, pubblicato clandestinamente dal gruppo dei fratelli Carlo e Mauro Venegoni. Nonostante il PCI diffonda calunnie contro di lui, Fortichiari sceglie di rientrare nel partito, ottenendone l’ammissione a fine giugno 1945. Sempre circondato da diffidenza, non gli sono assegnati compiti politici di rilievo. Nel 1947 è nominato a una carica amministrativa nella Federazione Provinciale delle Cooperative di Milano.

Nell’agosto 1950, lascia la carica e si ritira a Luzzara, dove trova occupazione nella locale cooperativa. Ma il suo prestigio presso la base del partito gli procura un controllo sempre più asfissiante proprio mentre diventa un punto di riferimento per il malcontento, che si sta trasformando in opposizione al neo riformismo di Togliatti.

Il 21 giugno 1956 firma con Luciano Raimondi il primo numero del mensile Azione Comunista e il 4 luglio scopre, leggendo L'Unità, di non essere più membro del PCI. Prende allora avvio il tentativo di costituire il Movimento della Sinistra Comunista, verso cui inizialmente confluiscono, oltre ad alcuni fuorusciti dal PCI, tra cui Giulio Seniga, i Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (GAAP), con Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi, i comunisti internazionalisti di Battaglia Comunista, i trotskisti dei Gruppi Comunisti Rivoluzionari di Livio Maitan, nonché personaggi come Danilo Montaldi e Giorgio Galli.

Questa esperienza si conclude tra alterne vicende, nel 1965, quando anche Fortichiari, anziano e con problemi di salute, pensa di ritirarsi dall’attività politica. Nel 1970, infrange però questa decisione e inizia a pubblicare le Lettere aperte ai compagni della Sinistra Comunista, collaborando con un gruppo di giovani che, nel 1972, dà vita al bollettino Iniziativa Comunista. Negli ultimi anni partecipa a dibattiti e conferenze organizzati dal Circolo La Comune e da Lotta Comunista. Come molti vecchi compagni, ha perseguito fino all'ultimo l'illusorio obiettivo di riunire tutti i comunisti che si ricollegano a "Livorno 1921".

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