La Camera Fortunato (Ardito, Natino)

Cosenza, 4 marzo 1898 - Cosenza, 6 settembre 1972.

Partecipa come ufficiale alla Prima Guerra Mondiale con spirito antimilitarista. Il 19 settembre 1918, il Tribunale militare del Secondo Corpo d’Armata lo condanna come disertore a due anni di carcere e alla destituzione dal grado. Nel 1919, la pena è estinta dall’amnistia del governo Nitti.

Aderisce alla Frazione Astensionista del Partito Socialista Italiano, costituita a Roma il 6 luglio 1919. Si impegna per la sua organizzazione in Calabria e, alla fondazione del Partito Comunista d'Italia (PCd’I), ne diviene segretario provinciale a Cosenza. In quel periodo è in stretto contatto con Bruno Fortichiari, responsabile dell’Ufficio I (l’apparato militare illegale), per organizzare in Calabria la lotta contro la repressione fascista. Il 6 febbraio 1923, è arrestato, in seguito alla denuncia del Questore di Roma contro i dirigenti del PCd’I. Dopo pochi mesi è rimesso in libertà per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva e assolto. Dopo un altro breve arresto, il 1º maggio 1925, assume a Cosenza la direzione del giornale L’Operaio che si fa portavoce del Comitato d'Intesa. Come giornalista è più volte diffidato dalla polizia.

Nel novembre del 1925 il nuovo gruppo dirigente del PCd’I lo esonera dalla carica di segretario provinciale, in quanto fervente sostenitore di Amadeo Bordiga. Un anno dopo, il 29 novembre 1926, è condannato a cinque anni di confino, che sconta prima a Lampedusa e, dal marzo 1927, a Ustica.

Nell’agosto del 1928, dopo un soggiorno nel carcere di Palermo con l’accusa di costituzione clandestina del Partito comunista, è trasferito a Ponza e, due mesi dopo, a Lipari. All’inizio del 1932, in seguito a diverse traversie giudiziarie, viene liberato e torna a Cosenza. Il 10 giugno, però, è nuovamente fermato e diffidato per la partecipazione all’attività clandestina del Partito Comunista (dal quale, comunque, l’8 ottobre 1932, è espulso con le stesse motivazioni di tutti gli altri dirigenti dela Sinistra).

Malgrado l’isolamento e il controllo poliziesco, persevera nella sua attività politica. Nel 1942 è internato nel campo di concentramento di Muro Lucano (Potenza). Tornato in libertà con l’armistizio (8 settembre 1943), riorganizza il Partito Comunista a Cosenza imprimendogli un chiaro indirizzo classista con l’appoggio di un’agguerrita minoranza. Mentre a Catanzaro avviene la scissione (vedi Maruca Francesco), a Cosenza la direzione nazionale del PCI preferisce evitare il trauma, favorendo la separazione "consensuale" con il gruppo vicino a La Camera. Fino all’ultimo giorno di appartenenza al partito, esso fa parte ad esempio della redazione dell’organo della federazione cosentina Ordine proletario.

In quel periodo stabilisce contatti con la Frazione di Sinistra dei Comunisti e dei Socialisti Italiani, sostenendone le iniziative. Il 29 luglio 1945, sottoscrive la fusione della Frazione con il Partito Comunista Internazionalista (PCInt.), insieme a Ludovico Tarsia, Ippolito Ceriello, Francesco Maruca e Otello Terzani. A dicembre partecipa in rappresentanza della Federazione di Cosenza al convegno costitutivo di Torino.

Alla separazione del 1952, segue la tendenza Bordiga-Maffi (Il programma comunista), partecipando in prima fila alle iniziative dell’organizzazione.

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