Tranquilli Secondino (Romano Simone, Ignazio Silone)
Pescina, 1º maggio 1900 – Ginevra, 22 agosto 1978
Figlio di piccoli proprietari contadini. Alla morte del padre (1911) inizia gli studi ginnasiali nel locale seminario diocesano. Il 13 gennaio 1915 la Marsica è scossa da un grave Terremoto che provoca nel solo paese di Pescina oltre 3.500 vittime; muoiono sotto le macerie numerosi familiari di Silone, tra cui la madre.
Dopo aver appreso notizie su ruberie e malversazioni nel dopo-terremoto, invia una denuncia all'Avanti!, senza però ottenere effetti. Abbndona gli studi, si iscrive alla lega contadina e, alla fine del 1917, si trasferisce a Roma, dove si iscrive alla Unione Giovanile Socialista, aderendo alla linea anti-guerra di Zimmerwald (1915). Si avvicina quindi alla politica in un periodo di grande tensione all'interno del Partito Socialista Italiano, diviso tra riformisti e rivoluzionari, questi ultimi rafforzati dall'Ottobre russo (1917). Aderisce alla sinistra del partito, in quel momento rappresentata da Bordiga e Gramsci.
Nel 1919 è segretario dell'Unione Socialista romana e quindi schedato dalla questura come sovversivo. Il 15 gennaio 1921 è uno degli oratori, a nome dei giovani socialisti, al XVII Congresso del partito che si tiene al Teatro Goldoni di Livorno e che sancisce la spaccatura del partito, con la conseguente convocazione del congresso costitutivo del Partito Comunista d'Italia. Nello stesso anno è tra i delegati del partito al II Congresso dell'Internazionale. Lì conosce Lenin rimanendone impressionato in modo quasi mistico.
Entra nelle simpatie di Bordiga che gli affida sovente incarichi esterni, come il controllo dei congressi locali del partito, su cui stende puntuali relazioni. Per conto del partito si reca spesso in missione all'estero. Nel 1922 è a Trieste, impiegato nella redazione de Il Lavoratore. Alla fine dell'anno viene arrestato.
Uscito dal carcere nel 1923, parte per Berlino col nome di battaglia di "Romano Simone", probabilmente per incontrare gli esuli politici fuggiti numerosi durante le ondate di arresti. L'Internazionale Giovanile lo invia quindi in missione in Spagna, dove lavora come pubblicista per giornali comunisti francesi e spagnoli. Deve però fuggire anche dalla Spagna (la sua compagna è invece arrestata) e si reca a Parigi dove continua a fare il pubblicista. Viene arrestato ed estradato in Italia nel 1925. Tenuto sotto controllo poliziesco, si ritira a Pescina. In questo periodo si avvicina alle posizioni di Gramsci, ormai schierato decisamente con Mosca contro la Sinistra di Bordiga.
Nel 1924, dopo la morte di Lenin, si reca ancora a Mosca, dove matura la sua avversione morale per lo stalinismo, che non tollera divergenza di opinioni, "destinata a concludersi con l'annientamento fisico da parte dello Stato". Nel 1926 il governo fascista stringe la repressione e il PCd'I entra in clandestinità totale. Silone è incaricato con Camilla Ravera e altri a tenere contatti da una posizine periferica nascosta. Nel 1927 è delegato all'VIII Plenum dell'Internazionale a Mosca con Togliatti. L'espulsione di Grigorij Zinoviev e di Lev Trotsky sono colpi che rafforzano la critica morale allo stalinismo. Nonostante ciò, acetta ancora incarichi all'estero.
Angelo Tasca viene espulso e in seguito tocca a Pietro Tresso, Alfonso Leonetti e Paolo Ravazzoli (il "gruppo dei tre"), tutti "colpevli" di antistalinismo. Silone viene accusato di simpatie per "i tre" e viene espulso nel 1931.
[Sulla ipotesi di utilizzo di Silone come informatore da parte della polizia fascista rimandiamo alla voce di Wikipedia, che riporta un breve resoconto storico dei pro e dei contro].