8. La vita nello spazio

"Le forme e le attività dei viventi sono condizionate dalla forza di gravità alla superficie del nostro pianeta. La gravità non solo controlla le attività, ma anche la forma di tutti gli organismi". (104)

Dopo che la cagnetta Laika su Sputnik 2 visse sette giorni in una piccola cabina pressurizzata, Bordiga negò che le forme biologiche potessero vivere a lungo nello spazio extraterrestre. In seguito, quando Gagarin, Titov, Glenn, aprirono la strada a voli più lunghi, e gli astronauti ritornano vivi dagli "assaggi spaziali", annotò che le orbite erano ancora troppo basse per essere considerate al di fuori dell'effetto gravitazionale e che quindi non era smentita la sua affermazione. Questa precisazione cambiava radicalmente la motivazione del suo scetticismo: un conto è negare la possibilità di vita in stato di imponderabilità, un conto è negarla quando tale stato derivi dall'essere distanti dalla massa responsabile della gravitazione. In effetti è vero che un oggetto in orbita a duecento km di altezza dalla superficie della Terra è distante dal suo centro appena il tre per cento in più, quindi è immerso nel campo gravitazionale più o meno quanto lo era al suolo; ma lo stato d'imponderabilità, secondo le leggi conosciute, è uguale sia che l'oggetto si trovi a 200 km di altezza, sia che si trovi a un milione di km.

L'esperienza empirica ha dimostrato da una parte che l'uomo può vivere in stato di imponderabilità anche per periodi molto lunghi, ma dall'altra non ha risposto alla domanda precisa di Bordiga: può vivere un organismo biologico fuori dal campo gravitazionale per periodi altrettanto lunghi? Per quanto riguarda il campo gravitazionale, in teoria non si è mai fuori da esso, dato che la forza di gravità di un corpo celeste, pur essendo inversamente proporzionale al quadrato della distanza, non cessa mai di far valere il suo effetto, cioè tende ad essere zero solo all'infinito. Vi sarebbe quindi un assoluto stato d'imponderabilità soltanto a distanza infinita dal corpo attraente. Ma allora, in che stato si trova l'astronauta nella sua navicella?

Dipende. La questione deve essere precisata per essere capita fino in fondo. Ogni massa, grande o piccola che sia, comporta necessariamente un campo gravitazionale; ogni altra massa ne è attratta e, nello stesso tempo, fa sentire la sua influenza. Fra masse nello spazio vi è quindi interazione reciproca. Quando è notevole la differenza tra le due masse, l'influenza di quella piccola su quella grande può essere trascurabile, come nel caso di un satellite artificiale nei confronti della Terra. La Luna, secondo la geniale intuizione di Newton, percorre un'orbita cadendo sulla Terra, e abbiamo visto che è proprio il suo modo di cadere a tenerla "sospesa". Lo stesso vale per un satellite artificiale. Ora, un corpo che cade, come un ascensore cui si spezzi il cavo, si trova in stato d'imponderabilità, anche se è immerso nel campo gravitazionale da cui il suo precipitare è causato. Chiunque si trovasse nell'ascensore sarebbe nelle stesse condizioni di un astronauta in orbita, galleggerebbe nell'aria. Tale situazione sarebbe riprodotta da una eventuale navicella (o ascensore) che, invece di cadere curiosamente sulla Terra tracciando la sua orbita, percorresse uno spazio vuoto a velocità costante (105). L'abitante della nostra ipotetica navicella (o ascensore), si sentirebbe esattamente come quello che girava in orbita o che cadeva a precipizio.

I viaggi umani sulla Luna sono stati troppo brevi (circa otto giorni) per avere dati sperimentali sull'eventuale differenza che l'abbandono della prossimità di un pianeta comporta. Conoscendo i processi attraverso cui Bordiga scodellava sentenze e paradossi (quando voleva colpire non sparava mai a caso), dovremmo supporre un fondamento anche in questa sua presa di posizione. Ma al di fuori delle conoscenze consolidate ogni discussione ci porterebbe in un campo speculativo che, in quanto tale, non è nostro ma filosofico. Sarebbe infatti un passo indietro rispetto alla celebre frenata di Newton di fronte alla mancanza di spiegazioni per l'effetto a distanza nel vuoto: questi sono i dati, ve li presento in quanto tali, "non fingo ipotesi". Bordiga, che aborriva le speculazioni e amava i modelli scientifici, chiama ipotesi ciò che in realtà è un'affermazione perentoria: "E' lo stesso? Per noi no". Provatecelo.

Vedremo in seguito dove possa portare un'indagine intorno all'ipotesi cui Bordiga attribuisce tanta importanza, ma per ora affrontiamo la prima parte della questione, quella che riguarda l'imponderabilità, senza chiederci se la si ottiene girando intorno alla Terra o in un sistema inerziale (cioè non accelerato) collocato nello spazio vuoto. Per ora sappiamo che la lunga permanenza dei russi nello spazio orbitale vicino alla Terra dimostra la possibilità di vivere nello spazio. Gli effetti dell'imponderabilità dovuta al particolare modo di cadere di tutti i satelliti non sembrano così dannosi come in un primo tempo si era ipotizzato anche da parte borghese.

Prima di inviare uomini nello spazio si fecero prove con animali e, come abbiamo visto, già nel secondo satellite della storia si collocò un cane. Comunque sia, anche dopo che gli uomini si erano dimostrati adattabili alle condizioni di imponderabilità, gli animali fornirono dati ulteriori da paragonare a quelli ottenuti con gli umani. Questo anche perché cani, conigli, scimmie, topi, rane ecc. solo raramente venivano fatti tornare per le analisi, erano in genere considerati cavie a perdere, di infimo "costo". Furono analizzate le conseguenze dell'esposizione ai raggi cosmici e all'imponderabilità anche in orbite molto "alte", fino a 2.000 km, in condizioni simili a quelle richieste da Bordiga. Finissimi elettrodi furono impiantati negli organi e furono misurate, trasmesse a Terra ed elaborate le reazioni del cervello e dell'apparato auditivo. Quest'ultima localizzazione si dimostrò molto utile per studiare le reazioni dell'organismo in ambiente a gravità zero e quindi furono sviluppati sistemi di microchirurgia per immettere elettrodi direttamente nel vestibolo dell'orecchio interno. Qui si trovano gli otoliti (cristalli di carbonato di calcio) che trasmettono l'inerzia del movimento, e quindi anche la direzione della gravità, alle fibre nervose. Gli elettrodi, già negli anni '70, erano in grado di captare gli stimoli di un singolo neurone del nervo vestibolare, il quale esercita, tramite il cervello, un controllo su molte funzioni muscolari dell'organismo, sull'attività cardiaca e sulla circolazione del sangue, sui movimenti dell'apparato digerente e sulle condizioni di passaggio del cibo. L'apparato vestibolare dei mammiferi è perciò molto adatto allo studio degli effetti microgravitazionali.

I dati dimostrarono che le possibilità di ambientazione degli organismi adulti in assenza di peso sono accettabili; solo le cellule in crescita ponevano seri problemi, e gli esperimenti sia con animali a vita brevissima, specialmente insetti come le drosofile (106), sia con vari vegetali, i cui semi venivano sottoposti ad esperimento durante la germinazione, diedero risultati sconfortanti. Essi confermavano ciò che già si ipotizzava in via teorica. Anche se la situazione parve meno tragica di quanto si pensasse, i risultati della maggior parte degli esperimenti biologici, condotti da aziende private che ci tengono al riserbo commerciale, furono sempre tenuti segreti. Questo è un segno evidente del fatto che vi sono scoperte non pubblicizzabili, per ragioni commerciali o meno, sul comportamento degli organismi viventi nello spazio. I russi hanno condotto più di tutti lunghi esperimenti sugli uomini. Sulla stazione russa Mir, in orbita da 12 anni, si sono avvicendati per lunghissimi periodi molti astronauti e gruppi di scienziati anche di altri paesi e di aziende paganti: non è mai morto nessuno, pochi sono stati colpiti da patologie gravi mentre spesso si sono verificati casi di stati psicofisici alterati.

L'uomo, a differenza dei conigli e delle scimmie, reagisce consapevolmente alle inusuali condizioni ed è perciò in grado di prendere provvedimenti, sia assumendo farmaci appositamente studiati, sia intervenendo sul suo proprio comportamento tramite condizionamenti psicofisici. Gli studi americani sulle reazioni biologiche e comportamentali degli animali dimostrarono la grande differenza di adattamento rispetto all'uomo proprio perché, a differenza di essi, l'uomo può modificare rapidamente il suo comportamento in base agli stimoli dell'ambiente.

La NASA lanciò un programma scientifico nel 1966 per conoscere le conseguenze dell'esposizione prolungata degli organismi viventi all'assenza di peso e al bombardamento di radiazioni dallo spazio (107). Si sarebbero dovuti effettuare sei lanci di satelliti biologici: i primi due con piante e organismi unicellulari; altri due con scimmie ritenute particolarmente adatte, e gli ultimi due con roditori. I primi due esperimenti (Bios 1 e 2) furono insoddisfacenti dal punto di vista tecnico. Il terzo, nel 1969, con la scimmia Bonny, fu un disastro e provocò la sospensione del programma. La povera bestia fu monitorizzata con 24 sensori innestati nel corpo, 10 nel cervello, 2 negli occhi e gli altri nei vari organi. Era stata condizionata a guadagnarsi (secondo l'espressione di un testo specializzato) il cibo e l'acqua due volte al giorno tramite la manovra di pulsanti che comandavano esperimenti per quindici minuti alla volta, ma rifiutò di lavorare (sempre dallo stesso testo) e fu fatta rientrare dopo nove dei trenta giorni programmati, mandando in fumo 96 milioni di dollari dell'epoca. La sua morte, sopraggiunta poco dopo il rientro, provocò un'ondata di protesta da parte degli animalisti e non solo l'intero programma fu soppresso, ma gli oppositori ottennero la fine di tali esperimenti.

Ovviamente gli esperimenti cessarono in America ma continuarono altrove. Con l'acquisto di spazi a pagamento sui satelliti di altri paesi, specialmente i Bion russi, la serie continuò per diversi anni. Sui Bion si provò di tutto, dall'accoppiamento in orbita di vari mammiferi (sempre fallito) al monitoraggio di scimmie costrette a sopportare un numero sempre più alto di sensori impiantati nei vari organi. Anche il contenuto dei satelliti biologici russi, in quanto vivo, risultò il più difficile da controllare. Il Biocosmos 1887 (numero che vuol dire proprio 1887° della serie Cosmos), lanciato nel 1987, "ospitava" due scimmie Rhesus oltre a topi, rane toro, pesci, insetti e diverse varietà di piante. Essendo stato appositamente progettato per lunghe missioni biologiche con grandi carichi paganti, l'ambiente risultava sovraccarico di congegni. Dopo soli tre giorni il sistema principale di distribuzione del cibo si ruppe e le scimmie incominciarono a dimagrire; una di esse riuscì così a sgusciare dai sistemi che la bloccavano e si mosse per "esplorare i dintorni fra la costernazione dei controllori della missione" che seguivano gli esperimenti da terra. Questi non interruppero l'esperimento che 10 giorni dopo, sbagliando di 3.000 km il luogo di atterraggio in Siberia, cosa che comportò lunghi tempi di recupero e il congelamento dell'interno. I cadaveri recuperati, e in parte consegnati ai co-sperimentatori americani, dimostrarono che già dopo pochi giorni vi era stata nei mammiferi una riduzione delle risposte immunologiche, una degenerazione dei muscoli cardiaci, un cambiamento in alcune fibre muscolari e nella struttura minerale di tutte le ossa, il cui carico di rottura era diminuito del 40% (108).

Abbiamo citato questo particolare satellite perché esso, al contrario di altri, era stato progettato esplicitamente per evitare i punti più rischiosi delle fasce radioattive anziché entrarvi, quindi presumibilmente allo scopo di fare esperimenti non sull'effetto ionizzante delle radiazioni ma sull'effetto del semplice stato di imponderabilità. E comunque la lettura dei vari dati ci dimostra come gli organismi umani, a differenza di quelli animali, si possano tenere in condizioni accettabili tramite espedienti psicofisici e chimici.

L'ipotesi di Bordiga sull'impossibilità di vita nello spazio lontano dalla Terra è stata parzialmente verificata solo con i viaggi lunari delle missioni Apollo. Tutte le altre attività spaziali umane si sono svolte nell'ambito del campo gravitazionale terrestre. Anche le missioni lunari non rispondevano del tutto alla prova richiesta: degli otto giorni circa di durata di ognuna, gli astronauti ne trascorrevano meno di quattro lontano dalla massa terrestre e da quella lunare. All'epoca della cagnetta sacrificata (1957) il tema era comunque ancora quello della semplice mancanza di peso e l'approccio era formulato in modo piuttosto sbrigativo:

"È vero che un uomo appeso per i piedi muore solo dopo un certo tempo, sotto un'accelerazione negativa uguale alla positiva terrestre. Nella irrealizzata, finora, accelerazione zero al massimo vivrà il doppio del tempo, ma la questione non è aritmetica; e senza essere fisiologi opiniamo che crepi prima". (109)

Nonostante l'esempio sia abbastanza grezzo, notiamo che vi viene utilizzato correttamente il termine accelerazione sia come sinonimo di gravità, sia come sinonimo di sua assenza (zero) in un sistema inerziale puro. Anche l'argomento dell'impiccato a testa in giù non è campato in aria: sappiamo per esempio che in medicina spaziale è stato studiato il sistema valvolare delle giraffe che, con il loro lungo collo, subiscono variazioni notevoli di pressione sanguigna nel passaggio dalla posizione eretta a quella necessaria per brucare l'erba o bere. Sono stati studiati anche certi grossi pipistrelli che dormono appesi all'ingiù e stanno benissimo. Se nella giraffa e nel pipistrello è la gravità che provoca lo sviluppo dell'attrezzatura adeguata per evitare inconvenienti, l'inverso provoca lo scombussolamento "idraulico" dell'apparato circolatorio umano. L'astronauta infatti dev'essere fasciato con una tuta idropneumatica, sia in fase di accelerazione che di decelerazione, mentre in assenza di peso devono essere prese precauzioni meccaniche (ginnastica particolare) e chimiche (medicinali) per evitare che le alterazioni della pressione sanguigna danneggino cuore, cervello e altri organi. Soprattutto per evitare che si formino trombi, ristagni di sangue nella parte alta del corpo (congestione cefalica) dovuti alla confusione in cui entra il sistema naturale di compensazione delle pressioni, regolato quasi esclusivamente dalla gravità. Questa confusione è anche causa di errori biologici nella rigenerazione del sangue, per cui occorre tenere sotto controllo continuo la proporzione tra globuli rossi e bianchi.

Bordiga non sbagliava affatto sostenendo che Gagarin sarebbe morto se avesse fatto più orbite. L'equipaggiamento del giovane astronauta era ancora primitivo e il suo condizionamento era praticamente nullo in confronto a ciò che si è dovuto escogitare negli anni successivi per tenere in vita gli astronauti. Quando scese a terra dopo un'orbita scarsa, gli occorse una settimana di cure intensive per essere in grado di ripresentarsi in pubblico. Dodici anni dopo, lo scafandro che permise ad Armstrong di scendere sulla Luna e viverci per qualche ora era il frutto di tanta tecnologia quanta ne conteneva lo stesso modulo lunare, e negli anni successivi la medicina spaziale permise agli astronauti di fare a meno degli "scafandri" all'interno delle capsule. Li abbiamo visti galleggiare nelle Shuttle in tenuta sportiva e scarpette da palestra.

La ginnastica è un fattore essenziale ed ogni astronauta è tenuto a fare esercizi specifici fino a quattro ore al giorno, secondo i tipi di missione. La lunga permanenza nello spazio provoca una perdita di massa muscolare e soprattutto di massa ossea, specialmente nell'organismo femminile. Si atrofizzano le gambe e si gonfia la parte superiore del corpo, mentre le ossa perdono calcio diminuendo di peso al ritmo di circa l'1 per cento al mese senza che sia ancora stato scoperto il motivo né il modo per bloccare questo inconveniente. Oggi le tecnologie di sopravvivenza nello spazio si sono affinate per cui anche l'organismo femminile può oggi resistere per lunghi periodi nelle capsule orbitanti. Le prime donne astronauta ebbero gravi problemi tanto che si pensò al sesso come ad un impedimento insormontabile.

Dopo il volo di Valentina Tereshkova (che fu la prima donna astronauta, nel 1963) i ricercatori russi dichiararono addirittura che l'organismo femminile non avrebbe assolutamente potuto adattarsi alla lunga permanenza nello spazio. Tre giorni di imponderabilità furono sufficienti a mandare fuori controllo tutti i meccanismi biologici di regolazione dell'astronauta russa. Si era innescato un processo di decalcificazione delle ossa che sembrava irreversibile perché continuò per un mese senza che vi fosse reazione ai farmaci, mentre il fenomeno era accompagnato da forti emorragie. I problemi furono superati e molte astronaute russe fecero parte degli equipaggi, anche grazie all'esperienza della Tereshkova, che continuò ad essere oggetto di studio negli anni successivi. Non si rimise mai più completamente e dovette sottoporsi a cure periodiche per il pericolo di fratture, tanto che si sparse la voce di poco etici esperimenti sulla sua persona (110).

Lo stress della permanenza in spazi totalmente artificiali e ristrettissimi in stato di imponderabilità provoca la depressione grave delle difese immunitarie, per cui è necessario ricorrere a farmaci anche per ristabilire la capacità di resistenza dell'organismo. Tutto ciò, che si accompagna ad una perdita di calcio simile al meccanismo dell'osteoporosi, ha fatto pensare a patologie simili a quelle degli anziani e forse è per questo, oltre che per ragioni propagandistiche, che il vecchio astronauta Glenn è stato recentemente rispedito nello spazio.

La gravità è uno dei fattori che più hanno influito sull'evoluzione delle specie, sulla loro morfogenesi, sul loro bagaglio genetico e quindi sulle azioni istintive, vale a dire sulla "psicologia" degli organismi viventi. La relazione posta da Bordiga tra gravità ed essere biologico non è una questione secondaria e il perdurare degli esperimenti in questo campo lo dimostra, come lo dimostrano i risultati delle prove di ambientazione condotte con mezzi meccano-chimici. L'impiccato capovolto, di cui abbiamo letto prima, probabilmente poteva vivere più di quanto immaginasse l'autore dell'esempio, ma è un fatto che anche solo il passaggio dalla posizione coricata a quella eretta provoca l'immediata reazione del sistema venoso che si adatta al variare della pressione idrostatica del sangue. Le capsule di prima generazione, tenendo gli astronauti in posizione obbligata per molte ore, provocavano molti guai al loro organismo. I tentativi di stazioni orbitanti della seconda generazione (Skylab, Saliut, Spacelab, Mir) e la Shuttle permisero un po' di ginnastica e gli astronauti ne trassero giovamento. L'equipaggio dell'Apollo 15, che rimase nello spazio e sulla Luna per complessivi 12 giorni, ebbe dei problemi di nausea e vertigini fino a qualche giorno dopo il rientro e ciò fu imputato allo scarso uso degli attrezzi da ginnastica montati a bordo. Nelle vecchie capsule anche le operazioni fisiologiche, espletate in promiscuità, provocavano blocchi psicologici per cui si beveva e si mangiava poco per non dover ricorrere troppo spesso ai marchingegni escogitati dai tecnici onde evitare che spiacevoli materiali organici invadessero gli ambienti senza gravità. Così gli astronauti pativano l'accumulo di tossine, si disidratavano, avevano febbri da blocco renale e finivano per soffrire maggiormente le condizioni di nausea dovute alla condizione di imponderabilità. In molte occasioni ebbero semplicemente un rendimento basso, in altre ebbero vere e proprie crisi che sfociarono in comportamenti pericolosi per sé e per le missioni.

La nuova Stazione Spaziale Internazionale, in via di montaggio mentre scriviamo, è palesemente ancora una replica aggiornata della Mir e, anche se avrà molto più spazio per il moto fisico degli equipaggi, la sua configurazione è ancora ben primitiva rispetto ai tanti progetti di basi spaziali sfornati nel passato dagli esperti. La sua orbita bassa (335 km di perigeo e 460 di apogeo), ancora nell'atmosfera, è stata scelta ufficialmente per motivi di ottimizzazione dei rendimenti nel rapporto vettore/carico pagante e questo ci dimostra come sia con le Shuttle che con le Progress si sia ben lontani dall'aver superato i problemi inerenti al rendimento dei sistemi; per cui per ora vi saranno stazioni piccole e senza gravità simulata. Le stazioni orbitanti di terza generazione, quelle di solito raffigurate a forma di ciambella che ruota attorno ad un asse per simulare la gravità, sono ancora nei cassetti dei disegnatori (111).

Bordiga si cimenta ad un certo punto con la gravità ottenuta artificialmente e, riferendosi ad uno dei soliti progetti di navicella ruotante intorno al proprio asse, consiglia scherzosamente di costruirla molto grande in modo da evitare che l'astronauta abbia la testa senza gravità e i piedi a gravità normale. Ciò sarebbe pericoloso, dato che gli organi dell'equilibrio, orecchio-cervello, non sono nei piedi (112). A parte l'ironia, le prove effettuate in centrifuga dimostrano che una situazione di sensibile squilibrio gravitazionale della circolazione sanguigna provoca una congestione agli arti inferiori, con conseguente stasi del sangue, scompenso nel sistema naturale del drenaggio e pericolo di trombosi. La formazione innaturale di trombi, specie nel sistema venoso profondo, li renderebbe pericolosissimi dato che potrebbero entrare in circolo (emboli) e provocare la morte. Tutto ciò si potrebbe evitare distendendo l'astronauta in posizione orizzontale lungo la linea dove la velocità angolare produce un effetto gravitazionale simile a quello della Terra, ma anche in questo caso le prove dimostrano che la permanenza prolungata in simile posizione provoca la tumefazione del tronco e l'atrofizzazione degli arti (113).

Solo con stazioni ruotanti grandissime si potrebbe ottenere una gravità artificiale abbastanza simile a quella terrestre, ma in questo caso la fattibilità cozza contro le reali capacità di carico dei missili attuali e con i costi. Gli astronauti, dunque, continueranno a lavorare e a muoversi in ambiente ostile e in stato d'imponderabilità, quindi in stato di sopravvivenza "assistita", ovvero saranno tenuti in vita in modo del tutto artificiale. Questa è di per sé una condizione che limita fortemente il concetto di conquista dello spazio. Si potrebbe continuare nell'elenco di guai cui furono soggetti gli astronauti, alcuni molto seri, ma la casistica della fisiologia spaziale è piuttosto ripetitiva e non ci dà spiegazioni soddisfacenti rispetto a ciò che voleva dire Bordiga con la sua ipotesi. Il fatto che dopo le missioni lunari non si sia più pensato a inviare uomini così lontano non dimostra nulla in proposito e l'esistenza del segreto sulle questioni spaziali, a parte quello sugli esperimenti privati in microgravità, può nascondere semplicemente la banale constatazione che andare sulla Luna non serve a niente (114).

Note

(104) D'Arcy Wentworth Thompson, Crescita e forma, ed. Boringhieri, pag. 42.

(105) Va da sé che in un ipotetico spazio vuoto non si potrebbe parlare di velocità costante, di posizione o di direzione.

(106) Moscerino dell'aceto. La drosofila ha un ciclo vitale di una decina di giorni ed è stata molto usata in esperimenti di genetica spaziale sia per il suo metabolismo elementare sia per le particolari caratteristiche dei suoi cromosomi, che sono 200 volte più grandi del normale.

(107) L'assorbimento di radiazioni sulla stazione orbitale Mir è stato misurato con precisione durante le missioni di lunga durata e corrisponde a otto radiografie al torace al giorno. Esperimenti con embrioni di pollo, sempre sulla Mir, hanno mostrato un tasso di malformazioni da radiazioni del 13%. Durante la missione congiunta Soyuz-Apollo nel 1975 gli astronauti avevano improvvisi e fastidiosi disturbi agli occhi (simili ad accecanti flash) dovuti all'eccesso di radiazioni.

(108) Interavia Space directory 1990-91, Jane's Information Group, pag. 132.

(109) Secondo satellite e cannonata contro la Luna.

(110) La Komsomolskaja Pravda ha pubblicato recentemente un resoconto a firma dell'esperto di medicina spaziale, Vitalij Volovich, che seguì per molti anni i cosmonauti russi nelle fasi di riabilitazione dopo i voli orbitali. Egli rivela che fu chiesto alla Tereshkova di rimanere incinta dopo la sua permanenza nello spazio e che la donna rimase terrorizzata dall'idea perché gli esperimenti su animali avevano prodotto mostruosità genetiche. L'astronauta, che smentisce categoricamente di essere stata oggetto di esperimenti, ebbe poi una bambina normale. Tra l'altro il citato Volovich dichiara che per questioni biologiche non sarà mai possibile rendere lo spazio "ospitale per l'uomo". Non sono molte le donne nella storia della medicina spaziale, e su di esse si trova ancor meno documentazione che sugli uomini. Svetlana Savitskaja, vent'anni dopo la Tershkova, fu scelta per dimostrare che anche le donne possono resistere a lunghe missioni, ma con la cancellazione della navetta Buran, gli esperimenti furono sospesi. Nel 1983 fu inserita la prima donna americana, Sally Ride, in una missione spaziale. Nel 1986 Judith Resnik e Christa McAuliffe morirono con altri cinque membri dell'equipaggio nel disastro della Challenger. Dal 4 ottobre 1994 al 22 marzo 1995 la russa Elena Kondakova condusse a termine per la prima volta una missione femminile di lunga durata rimanendo 169 giorni nello spazio. Nel 1996 sulla stazione Mir la statunitense Shannon Lucid rimase in orbita per 188 giorni (e, come in ogni altra occasione simile, il record fu debitamente registrato nel Guinnes dei primati spaziali).

(111) Un progetto nostrano ricavato dal parziale successo del recente lancio congiunto NASA-Agenzia Spaziale Italiana di un satellite "tethered" (letteralmente: impastoiato) prevede due abitacoli legati tra di loro e ruotanti per ottenere gravità artificiale. L'idea di aggirare l'ostacolo della pesante e per ora impossibile "ciambella" è stata presa in esame nell'ambito degli studi americani per una missione su Marte (ed è nata una società commerciale apposita).

(112) In Gravità e vita nel Cosmo il calcolo di Bordiga per una simulazione di gravità normale ai piedi e del 75% alla testa dà un raggio di rotazione di 14 metri a 12 giri al minuto.

(113) Vedere anche nella seconda parte di questo volume la prima delle Due lettere sulla questione spaziale. Durante le forti accelerazioni dovute alla partenza dei vettori spaziali, gli astronauti sono sdraiati su sedili anatomici sistemati trasversalmente alla direzione del moto e sono avvolti da speciali tute a pressione.

(114) Il business ha un rapporto schizofrenico con il segreto: da una parte vi è la paura della concorrenza, dall'altra si sa che la pubblicità è l'anima del commercio. Perciò la NASA, nello stesso tempo in cui mantiene segreti alcuni aspetti, mette a disposizione del pubblico, su richiesta o tramite Internet, milioni di documenti (750.000 pagine stampate solo sulla missione Apollo) per sponsorizzare la sua attività e cercare di vendere qualcosa. A proposito di segreti e pubblicità, sul numero di luglio 1998 della rivista Le Scienze, c'è un articolo della citata astronauta americana Shannon Lucid che rimase a fare esperimenti per ben sei mesi sulla Mir: nonostante l'articolo sia ospitato da una rivista scientifica, non contiene assolutamente nulla che aiuti a capire il senso della missione. In compenso ci sono dei bei disegni colorati e tante fotografie di astronauti sorridenti.

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