39. Il comunismo non è un'idea ma una forza materiale che anticipa il futuro (2)

2. Le costanti del nostro lavoro nel tempo

Abbiamo detto che il comunismo è una forza materiale. Già in diverse delle nostre Lettere abbiamo cercato di sviluppare alcuni aspetti di questo argomento e dobbiamo precisare che ogni frammento di questo lavoro, i vari semilavorati, tendono ad un lavoro più organico, che parte da quanto ha detto Marx sull’argomento e ripercorre quella sorta di filo rosso che accompagna tutta la storia del movimento comunista fino alle trattazioni ormai classiche della nostra corrente.

Noi ci inseriamo semplicemente in questo lavoro già incominciato da altri cercando di portarlo a compimento. Tutti i risultati, come già detto, saranno pubblicati. Ovviamente non è per nulla facile scardinare certe concezioni immediatistiche, derivate dallo stalinismo, dal maoismo e da tutti gli opportunismi, relativamente a che cosa si debba intendere per società futura, per comunismo. Quando diciamo che "oggi il comunismo c’è già" riteniamo del tutto normale la reazione dubbiosa che suscitiamo nell'interlocutore, il quale, per ragioni storiche, ha enormi difficoltà a ricollegarsi, senza passare attraverso la Sinistra Comunista, a ciò che ha veramente detto Marx sul comunismo.

Il problema, secondo noi, consiste nel "riconoscere il comunismo", titolo di un testo di Bordiga pubblicato qualche tempo fa dai Quaderni. Riconoscere, nel senso di discernere, ma anche di dichiarare autentico il comunismo di Marx, di Engels, di Lenin contro tutto quello che è stato ed è il panorama dei rinnegatori, dei falsificatori, di quelli che sono stati e sono i fiancheggiatori dell’esistente; come ha fatto, né più né meno, la Sinistra Comunista,

Uno dei capisaldi della nostra corrente è sempre stato quello di avversare la concezione secondo cui il comunismo è qualcosa da costruire, da edificare. Marx sostenne esattamente il contrario di tale concezione: il comunismo non si costruisce, è una realtà, un movimento, già esistente all’interno della società capitalista. La volta scorsa ci richiamammo, a questo proposito, ad una celebre frase di Marx nei Grundrisse, nel capitolo sul denaro, là dove egli dice che se non trovassimo nella società così com'è le condizioni materiali della produzione e della distribuzione della società futura, tutti i tentativi per far saltare la società attuale sarebbero donchisciotteschi.

Nella società capitalistica ci sono, anche se non immediatamente visibili, elementi che anticipano materialmente la produzione e riproduzione della società futura. E' l’esistenza di questi elementi che permette la formazione e l'attività di soggetti rivoluzionari e comunisti, il cui impegno consiste, come dice Marx nel Manifesto, nell'anticipare l'andamento e i risultati generali del movimento proletario.

Del resto, in tutti i modi di produzione che si sono susseguiti sono sempre stati presenti elementi materiali caratteristici delle società che li avrebbero soppiantati, ben prima della vittoria politica e militare delle classi che li rappresentavano. Così, all’interno del modo di produzione feudale, vi erano già, pur se non ancora sviluppati, gli elementi che avrebbero caratterizzato il sistema capitalistico. Ci riferiamo non solo alla classica divisione fra città e campagna che rappresenta uno dei primi motori per lo sradicamento del contadino dalla terra a favore della manifattura urbana, ma anche alla formazione di quella rete di rapporti produttivi e mercantili che risultava soffocata dai vecchi rapporti di proprietà.

Un'altra cosa che ci preme sottolineare, e lo si vedrà nel corso della riunione, è la visione dinamica dei processi storici. Per utilizzare un'immagine cara a Bordiga, a noi interessa la cinematografia di un avvenimento, non la fotografia. E' sempre la dinamica che ci permette di stabilire una sequenza, quindi di prevedere il futuro della società sulla base del suo passato e del suo presente. Nel corso del nostro lavoro abbiamo fissato l’attenzione sul fatto che l’analisi marxista può operare criticamente sul materiale capitalistico proprio perché ha già dedotto da questo i caratteri della società comunista. E' ovviamente solo a partire dal capitalismo e dalle società che l'hanno preceduto che si può stabilire, per negazione, quali saranno le caratteristiche di una società che non c'è ancora. Ma è a partire dal superiore livello teorico raggiunto che si può fare la critica definitiva sia al capitalismo che a tutto il periodo della storia in cui l'umanità è stata divisa in classi.

Vedere già qui la nuova forma sociale

Marx non si pose l’obiettivo di descrivere le leggi governanti l’economia capitalistica per criticarla e giungere alla conclusione che era meglio un altro tipo di società. In tutti i suoi scritti egli si pose il problema di quale fosse la dinamica di tutta la storia, compreso il capitalismo, e di quale potesse essere lo sbocco di questa storia. Per questo poté vedere nel capitalismo gli elementi anticipatori della nuova società.

Da parte nostra, abbiamo cercato semplicemente di mettere in pratica tutti gli insegnamenti del marxismo. L’analisi scientifica del modo di produzione capitalistico è anche anticipazione dei caratteri della società futura. Possiamo dire che quando si studia la dinamica del capitale si ricava nello stesso tempo l'insieme degli elementi che costituiranno il nuovo modo di produzione. La teoria marxista del partito, della sua tattica, della sua struttura organica, sono ricavate di conseguenza: come disse la Sinistra già nel 1921, la natura del partito oggi è data dai compiti che avremo nella società futura (2).

Nella Prefazione alla Critica dell'economia politica, nei Grundrisse e nel VI Capitolo inedito del Capitale Marx precisa che ogni nuovo rapporto di produzione entra in scena nella storia quando sono completamente sviluppate le potenzialità della vecchia formazione economico-sociale. Così è anche e soprattutto per il capitalismo. Si può parlare di capitalismo completamente sviluppato, di un modo di produzione che ha raggiunto la sua piena maturità, solo quando la produzione di merci per il mercato è il fatto dominante, ed è un fatto dominante solo quando prevale l'estorsione di plusvalore relativo rispetto al plusvalore assoluto, quando cioè la produzione di merci, la separazione fra produttore e prodotto, fra produzione e mercato, è totale. A questo punto la divisione del lavoro, l'utilizzo delle macchine, la rete dei traffici, diventano sistema, e il mondo della produzione e riproduzione umana è completamente sociale.

Questa è la base della società futura, perché è solo a questo punto che le forze materiali determinano bisogni tali da rendere possibile il passaggio al comunismo inteso come formazione sociale. Solo a questo punto si rivela anche, attraverso la nascita della teoria, l’inadeguatezza del modo di produzione e la necessità storica del trapasso. Infatti, dice Marx nella prefazione citata, l'umanità non può porsi che quei problemi la cui soluzione è già nei fatti. Colleghiamo questa affermazione con quell'altro concetto di Marx sul comunismo come movimento materiale che demolisce lo stato di cose presente, ed ecco che abbiamo tratteggiato per intero la risposta ai dubbi sulla nostra affermazione "il comunismo esiste già".

Un altro punto importante. Parliamo sempre di due classi contrapposte sulla base di interessi specifici. Chi però si limita a riconoscere l’esistenza delle classi in lotta, vedendole in modo statico, non esce dal campo borghese. Nel marzo del 1852 Marx scrive a Weydemeyer:

"Per quanto mi riguarda, non a me compete il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società moderna e la loro lotta reciproca. Molto tempo prima di me, storiografi borghesi hanno descritto lo sviluppo storico di questa lotta delle classi ed economisti borghesi la loro anatomia economica. Ciò che io ho fatto di nuovo è stato: 1) dimostrare che l’esistenza delle classi è legata puramente a determinate fasi storiche di sviluppo della produzione; 2) che la lotta delle classi conduce necessariamente alla dittatura del proletariato; 3) che questa dittatura medesima non costituisce se non il passaggio all'abolizione di tutte le classi e a una società senza classi. Mascalzoni ignoranti come Heinzen, i quali non solo negano la lotta, ma persino l'esistenza delle classi, dimostrano soltanto, nonostante i loro latrati sanguinari e le loro pose umanistiche, di ritenere le condizioni sociali nelle quali la borghesia domina come il prodotto ultimo, come il non plus ultra della storia, di non essere che servi della borghesia, una servitù che è tanto più ripugnante, quanto meno questi straccioni riescono a capire anche solo la grandezza e la necessità storica del regime borghese stesso" (sottolineature nel testo) (3).

Pensiamo un attimo a ciò che si diceva prima a proposito di "riconoscere il comunismo" e rileggiamo la citazione di Marx. Si precisa allora il contrasto fra chi basa le proprie concezioni e la propria azione su ciò che chiama magari "fase" ma è ciò che vede giorno per giorno, e chi, diciamo così, inserisce nella propria ricerca il concetto di fase storica e, superando le "pose umanistiche", ritiene necessario tanto il capitalismo per la sua epoca storica, quanto il comunismo che lo nega anche se da esso è suscitato.

Il futuro non è un'idea e neppure un desiderio

Nel capitolo XVII di Proprietà e capitale, Bordiga insiste particolarmente sul concetto di corso unitario della lotta degli uomini contro le vecchie società per darsene di nuove. Dice esattamente che ogni lotta "per cambiare le cose", ogni manifestazione di "attesa" di un futuro diverso presuppone una esperienza, una conoscenza del passato e delle situazioni presenti. Ma chi indaga su di una dinamica sa già quale sia il suo esito, perché sa trarre dagli elementi di questa le caratteristiche del futuro sviluppo. Questo inscindibile legame tra le manifestazioni del futuro rilevabili nel passato e nel presente è il solo mezzo che hanno avuto gli uomini per giungere a previsioni scientificamente plausibili e agli sconvolgimenti nella prassi economica e sociale. Nel testo è sottolineato che è sempre stato così per tutti i movimenti che hanno cambiato il mondo, mentre le idee sono rimaste a far parte della storia del "pensiero".

Questi sono i presupposti politici che ci guidano. Anche in Lenin troviamo spunti per ribadire il significato di "riconoscere il comunismo". Tutti ricordano la sua affermazione sul rapporto partito-masse: egli dice che nel corso rivoluzionario non è mai il partito comunista a scendere al livello tradeunionistico delle masse ma sono le masse a salire al livello politico rivoluzionario del partito. Nella prosa sintetica e potente dello stile di Lenin in questo caso mancano le sfumature, ma si capisce bene che scendere e salire non è un problema di ascensore: il partito rivoluzionario, se è tale, è al livello del comunismo, e quando le masse non avranno altra via d'uscita che assecondare il movimento della forza produttiva sociale verso una società nuova, ecco che la saldatura tra il movimento sociale e il programma politico prenderà la forma di legame tra il partito e le masse in movimento; sarà quindi realizzato il rovesciamento della prassi, seguito dalla dittatura del proletariato, dall'estinzione delle classi e dello Stato, da tutto il resto che chiamiamo normalmente comunismo (4).

Nella sintesi senza tanti fronzoli di Lenin è condensato il concetto del partito in quanto espressione di un percorso necessario (determinato); esso rappresenta il futuro della storia sia nella sua accezione storica che in quella formale, ma può rappresentarlo solo in quanto esistono i presupposti per il superamento del tradeunionismo non per via del pensiero, ma per via delle condizioni materiali della produzione e riproduzione umana.

Per Bordiga, che riprende i concetti di Lenin, la prassi di partito non può consistere nell'ipotizzare un futuro, che sarebbe ben poca cosa dal punto di vista pratico, né nel volere un futuro ideale, che sarebbe troppo per la volontà umana, ma nell'essere in armonia col movimento della società e della classe verso il futuro, nel rappresentare questo movimento materiale. Il partito si colloca sul percorso storico punteggiato dagli scontri fra le classi, ma questo è un percorso continuo, di cui una parte è già alle sue spalle, mentre l'altra è ancora da affrontare. La realtà del passato, per quanto filtrata attraverso le ideologie delle classi dominanti nella storia, nessuno la mette in dubbio, mentre la realtà del futuro subisce ancora il peso della presente ideologia dominante, che si proietta nell'eternità. Certo, strada della rivoluzione umana è ancora da percorrere; ma c'è, ed è disegnata sulla mappa dell'intero divenire umano.

"Conservare la linea del futuro della propria classe" - questa è l'espressione di Bordiga per definire i compiti dei comunisti - significa dunque rifiutarsi di basare il proprio lavoro su quella che in modo del tutto popolare e per nulla aderente al marxismo viene detta "analisi della situazione concreta", vero esistenzialismo politico. Una variante degli anni passati fu la famigerata "analisi di fase" che, al solito, significava definire a tavolino che cosa i comunisti dovessero fare in un certo momento contingente.

Detto questo, siamo certi che, infine, non è necessario specificare a chi ci ascolta in questo momento che "il comunismo esiste" non è una proposizione da prendere alla lettera. Vi sono frange ultraimmediatiste le cui radici risalgono a fantasie egemoniche gradualistiche gramsciane, che teorizzano fantomatici contropoteri tipo "controllo della produzione", oppure "il comunismo ora e subito", ecc. Queste apparentemente innocue degenerazioni, sono indice di una persistente deformazione del marxismo, sempre letto con il filtro dell'ideologia dominante. Quella che in certi ambienti viene chiamata "soggettività rivoluzionaria", non è nient'altro che la soggettività individuale di qualche militante sbandato ed è a distanze astronomiche dal marxismo. L'unica soggettività che ha senso per la storia è il partito-programma che ogni classe rivoluzionaria ha dovuto darsi per poter essere vittoriosa.

Note

(2) Partito e azione di classe, 1921, ora in Partito e classe, Quad. Int.

(3) K. Marx, F. Engels, Opere Complete, Editori Riuniti, volume XXXIX pag. 537. Interessante anche il passo successivo contro Heinzen, rappresentante del comunismo volgare: "Quando le opinioni che noi oggi diffondiamo a proposito delle classi saranno diventate banali e faranno parte dell'inventario del 'buon senso', quel villano le proclamerà con grande fracasso, prodotto nuovissimo del suo 'proprio acume' e abbaierà contro il nostro sviluppo ulteriore". Quanti comunisti volgari hanno abbaiato contro la Sinistra riscoprendo col loro "proprio acume" le nuovissime posizioni delle tre Internazionali morte?

(4) Occorre ribadire, come vedremo, che con il termine comunismo Marx non intende il nome della società nuova ma il percorso dell'umanità per giungervi attraverso i risultati della società industriale moderna. Anche col termine rivoluzione non intendiamo il momento dell'assalto al potere ma il lungo periodo e le condizioni che lo rendono possibile.

Lettere ai compagni