Newsletter numero 193, 9 dicembre 2012
Scontro di classe in Egitto
Dopo la "primavera araba" in cui milioni di persone in piazza avevano rovesciato il governo, è seguita la pausa elettorale con l'insediamento del nuovo esecutivo. Ma essa ha solo rimandato di poco la resa dei conti. Sotto l'apparenza di uno scontro fra laici e islamici, esplode di nuovo la stessa rabbia, dovuta alle condizioni di vita sempre più precarie. Ci sono morti e feriti dovuti a scaramucce di strada. Non è guerra civile, ma se dovesse scatenarsi, qui non sarebbe come in Libia o in Siria: la composizione sociale obbligherebbe a un salto di qualità dovuto al fortissimo proletariato. Il Daily News Egypt ha confermato che a Mahalla, distretto tessile, è stata proclamata "l'indipendenza" e ha riportato le parole del consiglio municipale: "Noi non apparteniamo più allo Stato dei Fratelli Musulmani" (8 dicembre).
1977: Egitto.
Le lotte delle masse operaie e contadine alla luce dello sviluppo
capitalistico
2011: Marasma
sociale e guerra - Egitto, Libia, Siria
Giornata internazionale della donna... sempre
25 marzo 1911: a New York, nella fabbrica tessile Triangle, scoppia un incendio. Le porte sono sbarrate, muoiono 146 persone, per la maggioranza donne. Il movimento socialista ricorderà l'episodio proclamando l'8 marzo giornata internazionale della donna. 25 novembre 2012: a Dacca, Bangladesh, nella fabbrica tessile Tazreen Fashion (che lavora per noti marchi internazionali), scoppia un altro incendio. Anche in questo caso le uscite sono sbarrate. Muoiono 120 operaie. Fatalità? No: una ONG, la Clean Clothes Campaign, ha monitorato gli incidenti rivelando che in incendi entro le fabbriche di quei paesi erano già morte almeno altre 500 persone dal 2006 al 2011, cui vanno aggiunte le 120 di novembre e altre 289 di settembre, a Karachi. Nonostante le "certificazioni sociali" che scaricano la coscienza dei grandi gruppi acquirenti e dei consumatori, il profitto differenziale continua a puzzare di carne bruciata.
2001: Rottura
dei limiti d'azienda
1999: La
divisione del lavoro, definizione del comunismo in divenire
Caporalato urbano
Chi pensava al caporalato come antico fenomeno di campagna, sopravvissuto nel profondo Sud agrario, fra agrumeti e campi di pomodori, si deve ricredere. E' un fenomeno che prende piede, anche e sempre di più, nelle città, dove in luoghi fissi e ben conosciuti anche dalla polizia, si effettua il reclutamento giornaliero per le varie attività, specialmente edilizie. In una sua inchiesta, L'Espresso ha individuato una quarantina di "uffici di collocamento" di strada solo a Roma e dintorni. Sono illegali, e allora? abbassano il costo del lavoro e tengono alla larga i rompiscatole che pretendono la liberazione degli schiavi. Nel terzo millennio!
2003: La legge Biagi o il riformismo illogico del Capitale zombie
L'indice Big Mac e la crisi
La rivista The Economist aveva inventato anni fa un indice di comparazione fra poteri d'acquisto, informale ma assai snello e utile: il Big Mac Index, riferito al paninone della McDonald's. Invece del solito "paniere" si usa un bene singolo, ma questo è così ben industrializzato, così ben studiato a livello di marketing locale e così ben negoziato a livello di materie prime che sostituisce le complicate ricerche di panieri compatibili. O, meglio, sostituiva. Il valore p.p.p. (purchasing power parity) è insidiato dalla concorrenza di fast food locali che hanno profitti bassi e utilizzano materie prime del territorio, entrambi non globalizzabili. Il cedimento è avvenuto per adesso sul prezzo degli otto prodotti a 1 dollaro l'uno, offerti o a razioni diminuite o a prezzi maggiorati, ma toccherà prima o poi il pezzo forte del menu. Intanto si è abbassato il consumo di fast food americano e per la prima volta da dieci anni è sceso anche il fatturato. Per colpa di cibo da un dollaro, 0,70 euro.
1988: La legge del valore e la sua vendetta
Produttività = saggio di sfruttamento
La produttività in Italia è ferma da vent'anni. Nel periodo 1992-2011 è aumentata appena ad un tasso annuo dello 0,5%. Ma tale incremento, spiega l'Istat, risulta da una crescita media dello 0,9% della produttività del lavoro e da una flessione dello 0,7% di quella del capitale. I borghesi hanno diversi modi per calcolare la produttività, ma quello che preferiscono è il "valore aggiunto in rapporto al capitale-salari anticipato". Tradotto in termini "nostri", vuol dire plusvalore/salario, ovvero saggio di sfruttamento. Solo che in termini nostri è la crisi che riduce il saggio di sfruttamento, non il contrario. Perciò voler innalzare la produttività per uscire dalla crisi è come voler far piovere aprendo l'ombrello al sole.
2008: Irrazionalità e immediatismo dell'economia politica
Massimo di tossicità sociale
Secondo lo studio "Turn Down the Heat" della Banca Mondiale, l'incremento medio della temperatura terrestre sarà di oltre 4°C entro il 2060. Le misure di riduzione delle emissioni, che hanno portato a rendere merce persino i gas tossici immessi nell'atmosfera, hanno addirittura avuto l'effetto (prevedibile) di aumentare la produzione di quei veleni che hanno massimo valore di scambio. Gran parte dei certificati di riduzione delle emissioni acquistati dai paesi emergenti riguardano riduzioni manipolate. I certificati "guadagnati" ad esempio con la distruzione del HFC-23 (gas usato nella produzione di condizionatori e frigoriferi, 11.000 volte più "climalterante" della CO2) spesso sono ottenuti producendo questo gas in eccesso con il solo scopo di distruggerlo e acquisire certificati da rivendere. Il risultato finale è che le regole hanno peggiorato la situazione. Questi meccanismi non c'entrano niente con il tipo di governo, c'entrano con la forma sociale (provare a chiedere a un abitante di Pechino come si respira nello smog "comunista").
2002: Che fine ha fatto il progresso?
Trucchi da baraccone
L'Agenzia Internazionale per l'Energia comunica che di qui al 2035 la produzione di combustibili fossili continuerà a salire. C'è il trucco, naturalmente. Tutti sanno che il dato fondamentale non è la produzione lorda, ma quella netta, cioè la quantità totale di combustibile/energia ricavata meno la quantità di energia spesa per ricavarla, secondo l'indice universalmente riconosciuto EROEI (Energy Returned on Energy Invested). Il petrolio facile è finito per sempre e rimane quello poco accessibile, in mare, in profondità, sotto ai ghiacci, denso, con zolfo, imprigionato in sabbie e rocce da trattare con solventi e acqua calda, ecc. ecc. Ma a che serve falsificare i dati? Serve a far profitto, sia sul petrolio pompato comunque, sia sulle tecnologie per ottenerlo a quelle condizioni.
2012: n+1, numero speciale sull'energia
Vince il bit, arriva la community
L'Enciclopedia Britannica, la Treccani e altre raccolte passano definitivamente dalla carta a Internet. L'orgoglio inglese in versione materiale di 32 prestigiosi volumi è in liquidazione a 1.000 euro, fino a esaurimento. La versione digitale è consultabile gratuitamente in formato ridotto, e per 50 euro all'anno in formato integrale. Il primo anno di prova ha portato 450 milioni di utenti. Anche in questo caso è ormai normale l'uso gratuito del cervello sociale: ogni voce riporta i link agli autori, personaggi pubblici, libri e, sull'esperienza di Wikipedia, soprattutto alla community che controlla ed elabora senza corrispettivo di valore. "Diversificazione del prodotto", dice la direzione. Forse anche altro, diciamo noi.