Newsletter numero 235, 31 agosto 2019

La telecamera e il carro armato

Le ultime manifestazioni a Hong Kong hanno risollevato il problema del controllo sociale tramite le applicazioni di Intelligenza Artificiale. E' noto che sono state sperimentate tecniche sofisticate di riconoscimento visivo abbinate alle problematiche di machine learning, cioè di auto-apprendimento dei computer. Tali tecniche sarebbero in grado di elaborare milioni di micro-dati dai quali selezionare, entro determinate situazioni in divenire, quelli che permetterebbero di evitare sommosse o anche solo situazioni in cui vi è incremento di tensione che potrebbero sboccare in situazioni pericolose per l'ordine pubblico. I manifestanti sono già corsi ai ripari truccando vistosamente i volti per evitare almeno il riconoscimento. Non poteva mancare il dibattito sulla legalità di tale pratica: essendo prodotti da algoritmi che elaborano dati qualitativi, i risultati sarebbero aleatori, andrebbero contro il principio fondamentale secondo cui la legge è uguale per tutti. Ognuno di noi, infatti, ha una diversa fisionomia, ci sono volti facili da riconoscere, altri no. Insomma, il sistema sarebbe discriminatorio e antidemocratico. Tra Hong Kong e Shenzhen ci sono venti milioni di persone, già scese in piazza a milioni per volta, preoccupate per il loro futuro. Il governo cinese ha offerto trattative ma ha schierato i carri armati. Per adesso sembra ritenere che il vecchio metodo del bastone e della carota non vada ancora messo in soffitta.

2018: Big Data a tutto spiano

Che capitalismo è mai questo?

Dodici anni fa i possessori di capitali non avevano prospettive: la recessione, aiutata da una gestione finanziaria assai creativa, si profilava all'orizzonte con i suoi dati nudi e crudi: l'accumulo di capitale fittizio aveva reso impossibile trovare luoghi dove sistemarlo in attesa di tempi migliori nonostante negli anni precedenti, per dare almeno l'idea che qualcosa si sarebbe potuto fare, si fossero escogitati strumenti esoterici di investimento. Ma, quel che era peggio, non si vedeva come uscirne e furono prese misure monetarie che non intaccarono i problemi di fondo. Ci si rese conto che risalire la china sarebbe stato ben difficile: ormai era stato provato di tutto. Non c'era altro da inventare. Dopo dodici anni i possessori di capitali continuano a non avere prospettive visto che l'economia dei maggiori paesi non ha ancora recuperato i livelli del 2007. Nel frattempo altri capitali si sono liberati e fluttuano sui mercati senza trovare casa. Ha fatto impressione la nuova stima della Banca Mondiale sull'ammontare dei derivati: 2,2 milioni di miliardi di dollari. Nessuno vuole rischiare quando ci sono in ballo cifre del genere. Invece di fruttare, i capitali costano, dato che in molti casi l'interesse è negativo.

2008: Un modello dinamico di crisi
2018: Il capitalismo non è eterno

Anti-imperialismo selettivo

Le grandi manifestazioni in Cina hanno riproposto il vecchio tema delle "rivolte colorate": i moti di piazza sarebbero fomentati dai grandi paesi imperialisti, con Stati Uniti in testa, naturalmente. L'insistenza con cui viene sostenuta questa tesi è sospetta: assomiglia infatti a una scelta di campo. Primo, perché "fomentare" una rivolta facendo scendere in piazza a più riprese milioni di persone non è semplice, dev'esserci perlomeno un disagio sociale da alimentare, assecondare, cavalcare. Secondo, perché chi sostiene questa tesi sorvola sul fatto che anche la Cina è un paese imperialista. L'anti-imperialismo a senso unico è un retaggio della Guerra Fredda. Quando c'era l'URSS il mondo bipolare uscito dalla Seconda Guerra Mondiale vedeva schierati i rispettivi apparati militari, spionistici e propagandistici e intorno ad essi i satelliti, direttamente impegnati (NATO, Patto di Varsavia) o ambiguamente non-allineati (Conferenza di Bandung). In guerra le partigianerie sono importantissime e ogni paese cerca di utilizzare eventuali divisioni interne degli altri paesi a proprio vantaggio. E' normale. Non è per niente normale, invece, vedere che si formano schieramenti partigiani contro determinate borghesie nazionali (quindi a favore di altre) sulla base dei residui della guerra fredda, magari nel nome del comunismo. Per essere coerentemente anti-imperialisti bisognerebbe almeno non aver fornicato con uno schieramento imperialista nella sua guerra contro un altro!

2011: Marasma sociale e guerra
2018: Imperialismo in salsa cinese

La guerra delle valute

Nella guerra dei dazi l'America ha un atteggiamento ambiguo. Le iniziative sulle tariffe contro le importazioni cinesi sembrano più controproducenti che altro. In effetti non hanno fatto che provocare contro-iniziative per importi conseguenti. Misure che però non bilanciano affatto la situazione fra i due paesi. La Cina nel rapporto con gli USA è un esportatore netto, mentre gli USA nei confronti della Cina sono un importatore netto. Ora, secondo i normali rapporti, l'America potrebbe teoricamente avere un vantaggio nella protezione delle proprie merci, ma solo se potesse agire unilateralmente, cioè senza provocare contromisure. La sua politica attuale è perciò piuttosto strana: la Cina vedrà indebolire la propria moneta a sostegno delle esportazioni, l'America vedrà indebolire la propria in conseguenza allo stretto legame import-export esistente fra i due paesi. Ma un paese importatore netto non può praticare una politica di sostegno alle proprie esportazioni con svalutazioni competitive: con la moneta debole pagherà troppo ciò che importa. Deve perciò diminuire le importazioni, costi quel che costi. Le manovre sui dazi, quindi, preludono a una guerra valutaria competitiva. Solo che lo yuan è perfettamente controllabile dal governo cinese, mentre il dollaro, che è valuta mondiale di riserva, oscilla liberamente sui mercati.

2000: Il prezzo della supremazia
2016: Donald Trump e l'isolazionismo americano

Fisiologia della sicurezza

Le assicurazioni basano la propria attività su serie storiche di rilevazioni che offrono la sicurezza statistica necessaria a ricavare profitto assicurando i clienti su un ventaglio enorme di situazioni. Il sistema è quasi perfetto, ma può funzionare solo se le serie storiche sono abbastanza vaste da permettere la statistica. Con la diffusione delle tecnologie cibernetiche in  molte attività umane si è ottenuta un'accelerazione della ricerca e dell'applicazione, per cui, non appena un risultato sembra raggiunto, la tecnologia e la scienza permettono di andare oltre. Questa dinamica non riguarda solo le assicurazioni, riguarda tutti i campi in cui è decisiva la raccolta e l'elaborazione dei dati, dalle rotte delle navi senza timoniere alla robotica domestica, dagli infortuni sul lavoro ai giocattoli per bambini. Il 29 luglio una grossa banca americana, la Capital One, ha comunicato che un hacker ha rubato informazioni su 106 milioni di carte di credito e altri documenti bancari. Non è la prima volta, e il problema non è solo quello di risarcire i clienti per le eventuali perdite: è che non si sa quale sia l'incidenza statistica di un evento del genere. Sembra che il problema sia fisiologico nelle attività bancarie, ma è come se in una fabbrica non si sapesse mediamente quanti pezzi di scarto ci sono alla fine del ciclo produttivo. Nessuna fabbrica potrebbe funzionare senza quel dato.

Ex foresta amazzonica

E' già stato detto tutto sulla distruzione sistematica della foresta amazzonica e non è stato fatto niente per fermarla. Negli ultimi anni il ritmo dell'annientamento era calato, ma sta di nuovo aumentando. Negli ultimi 50 anni se n'è andata una superficie pari a una Francia. Qualcuno contesta le cifre, tuttavia è chiaro che non è questione di chilometro quadrato in più o in meno. Sparite le foreste primarie europee, nordamericane e in parte asiatiche, non si poteva pensare che il capitalismo si fermasse di fronte a quelle sudamericane e africane. Il capitalismo è un sistema cieco e riesce a distruggere stupidamente le sue proprie risorse, ma ciò che dovrebbe far pensare è che distrugge anche e soprattutto le risorse delle generazioni che verranno. Tutti gli ecosistemi collassano se si supera una certa soglia di manipolazione e quindi si innesca un'autodistruzione che va ad aggiungersi a quella che già è in atto. Così per centinaia di anni le generazioni future dovranno penare per ricostituire un ambiente vivibile. Complimenti, Homo Insipiens.

2012: Numero speciale sull'energia
2017: Capitale e teoria dello sciupio

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