Newsletter numero 239, 19 aprile 2020
E' uscito il numero 47 della rivista ma, a causa del blocco, non riusciamo a stamparlo. Lo pubblichiamo quindi sul sito all'indirizzo https://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/47/47_rivista.htm. La stampa e la spedizione agli abbonati avverranno non appena possibile.
Un super stato per la rivoluzione
Alcune considerazioni suggerite dalla pandemia Covid-19
"Secondo la linea storica noi utilizziamo non solo la conoscenza del passato e del presente della umanità, della classe capitalistica ed anche della classe proletaria, ma altresì una conoscenza diretta e sicura del futuro della società e della umanità, come è tracciata nella certezza della nostra dottrina che culmina nella società senza classi e senza Stato, che forse in un certo senso sarà una società senza partito, a meno che non si intenda come partito un organo che non lotta contro altri partiti, ma che svolge la difesa della specie umana contro i pericoli della natura fisica e dei suoi processi evolutivi e probabilmente anche catastrofici" (Tesi di Napoli).
La pandemia in corso sta producendo opinioni che si sovrappongono ai fatti o addirittura li sostituiscono. Ad esempio, nella fase iniziale ha ottenuto un successo virale la credenza che si stesse esagerando con le misure di contenimento, perché in fondo quella prodotta dal coronavirus non era che un'influenza e, paragonando le cifre iniziali, produceva meno decessi di una stagionale qualsiasi. L'assunto era falso: come sempre, quando si fanno paragoni, si possono confrontare solo entità commensurabili, e quelle in questione non lo sono. La normale influenza di stagione ha un ciclo vitale breve, incontra il suo ambiente ottimale regolarmente; si attiva causando un numero di vittime statisticamente stabile, dopo di che si estingue per tornare l'anno successivo, a volte con il virus geneticamente mutato. Covid-19 è una pandemia influenzale dovuta a un virus insidioso: ha una lunga incubazione ed è largamente asintomatico, per cui un malato può contagiare altri individui in più occasioni senza destare allarme. Il risultato è un contagio generalizzato che ha una dinamica esponenziale con un allarmante numero di deceduti.
Tutti i modelli matematici che servono a simulare la realtà per trarne indicazioni utili a combattere il virus sono fondati su criteri oggettivi che comportano un altissimo grado di controllo sociale. Diventa vitale:
- l'isolamento degli individui e delle comunità colpiti dal contagio;
- la salvaguardia delle persone e degli organismi che operano sul campo, medici, infermieri, operatori sanitari, addetti alla logistica, ospedali, laboratori, ecc.
- mantenere efficiente la rete degli approvvigionamenti di cibo e beni utili ad affrontare l'emergenza.
E siccome tale emergenza non arriva da un altro mondo, ma è perfettamente conosciuta nei minimi particolari e la si attende come non solo probabile ma sicura, la predisposizione di misure atte ad affrontarla non presenta particolari problemi tecnici. Gli eserciti si danno organismi e procedure fin dal tempo di pace e accantonano armi e materiale bellico. Le industrie hanno una organizzazione modulare permanente per affrontare picchi o cadute della produzione; gli stati hanno strutture permanenti per affrontare catastrofi ed eventi straordinari.
La società attuale, memore di disastri di grande portata avvenuti in passato (pandemie, crisi economiche, carestie, movimenti di popolazioni, guerre) e consapevole dei disastri a venire, si è data, anch'essa, delle strutture che, nell'insieme, riproducono a livello mondiale quelle che esistono all'interno dei singoli stati. Hanno insomma realizzato un super-stato sovranazionale che dovrebbe affrontare gli stessi problemi affrontati dagli stati nazionali ma estesi all'intero pianeta. Serve a qualcosa o è solo un doppione inutile?
Naturalmente non esiste uno stato mondiale, esistono soltanto degli organismi più o meno coordinati che dovrebbero rappresentarlo. Ma non hanno alcun potere esecutivo, lo si è visto proprio con la pandemia.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite è una specie di parlamento sovranazionale; la Banca per i Regolamenti Internazionali è la banca internazionale delle banche nazionali; la Banca Mondiale dovrebbe finanziare lo sviluppo delle aree sottosviluppate; il Fondo Monetario Internazionale dovrebbe prevenire disastri economici mondiali come quello della Grande Crisi del 1929; l'Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe sovrintendere tutte le operazioni che riguardano la salute; la Food and Agricolture Organization dovrebbe combattere fame e carestie; la Corte Internazionale di Giustizia dovrebbe giudicare e sanzionare al di sopra degli stati. C'è anche un esercito mondiale, i cosiddetti Caschi Blu. Insomma, c'è un parlamento (potere legislativo), un governo (potere esecutivo) e un tribunale superiore (potere giudiziario). Questi organismi "dovrebbero" svolgere le loro funzioni secondo il ruolo e il nome che si sono dati. Ma c'è quel condizionale che ci avvisa di qualcosa che non funziona: la borghesia non è una classe internazionale. E' una classe divisa in sottoinsiemi nazionali che non potranno mai essere uniti ad un livello superiore.
Una catastrofe come quella della pandemia (ma potrebbe essere qualsiasi altro evento sistemico a livello mondiale) può essere affrontata solo in due modi:
1) come sono state affrontate tutte le pandemie (e tutte le catastrofi) precedenti;
2) come potrebbero essere affrontate da un organismo effettivamente sovranazionale e rappresentante non gli interessi di una classe e del suo stato ma di tutta la specie umana.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva pronti i suoi modelli matematici, aveva presentato piani precisi, aveva le potenzialità di un governo della salute mondiale, ma non aveva nessun potere né poteva averlo. Poteva soltanto obbedire alle esigenze del capitale e, in subordine, dei suoi stati nazionali e, in ultimo, delle borghesie nazionali. Il risultato è ciò che abbiamo visto: impotenza generale, produzione ridotta alla metà, confusione, malati e morti. In ultima analisi un disastro anche dal punto di vista degli stessi interessi borghesi. I morti passano, ma gli effetti della pandemia restano. Le conseguenze economiche saranno enormi; quelle sociali ancora peggio. Il capitale aspetta al varco: tutto l'apparato produttivo mondiale ha provato a sopravvivere con milioni e milioni di addetti in meno, con il telelavoro, con l'uso intensivo delle macchine, con la razionalizzazione dei processi produttivi, con quattro miliardi di persone sottoposte a una specie di coprifuoco, con l'erogazione a pioggia di denaro per evitare l'accendersi di rivolte. L'automazione del controllo sulle persone ha raggiunto vertici che erano impensabili fino a qualche anno fa e la pandemia è stata certamente un campo ottimale di sperimentazione. Tutto questo però è normale, fa parte del normale dominio della borghesia, non c'è bisogno di immaginare complotti.
Ciò che non è tanto usuale è l'insegnamento che possiamo trarre da tutto ciò.
La borghesia, nella sua continua difesa del proprio dominio, realizza, come abbiamo visto, un tentativo di governo mondiale. Ma questo tentativo non funziona e non può funzionare perché non esistono interessi mondiali della borghesia, mentre esistono interessi mondiali e nazionali del capitale. Questa è una contraddizione enorme: la borghesia, mentre deve constatare la perdita di potenza del proprio stato nazionale, sempre più in crisi e sempre più involuto, dovrebbe adeguarsi ad una globalizzazione governata da uno stato mondiale. Siamo nella condizione descritta da Marx al tempo del colpo di stato di Napoleone III: la rivoluzione lavora per isolare il suo bersaglio principale, l'esecutivo, il governo dello stato. "Ben scavato vecchia talpa!" fa dire Marx all'Europa di allora. Il prossimo bersaglio della rivoluzione sarà ovviamente la borghesia: non attraverso la miriade di stati nazionali decotti bensì attraverso il tentativo di stato mondiale.
Il socialismo in un solo paese è una bufala, ma in un solo pianeta... è la conclusione logica dell'internazionalismo.
La storia di questa pandemia ci insegna a riconoscere le dinamiche internazionali convergenti verso la società comunista. La gravissima situazione facilita l'agilità del cervello sociale obbligando gli uomini a vedere le cose da un punto di vista un po' diverso da quello che ci offre il tran tran quotidiano. Prima di tutto il diverso approccio alla centralizzazione: la borghesia delle diverse nazioni ha risposto in ordine sparso ai già fiacchi "consigli" della OMS. Fin dall'inizio i diagrammi ad andamento esponenziale escludevano che, se si volevano ottenere dei risultati, si potesse temporeggiare in attesa di sviluppi rispetto a una situazione in movimento. Niente doveva ancora maturare, tutto era conosciuto prima che scoppiasse la pandemia, c'era persino una letteratura divulgativa seria su fatti scientifici consolidati. Perché, proprio in Cina, dove si stava studiando la possibilità di un simile evento, si sono perse settimane preziose permettendo al virus di espandere la propria azione micidiale? Eppure s'è visto che in un secondo tempo sono state messe in atto misure spettacolari come la costruzione in una manciata di giorni del mega-ospedale di Wuhan e la messa in quarantena stretta di tutti gli undici milioni di abitanti della città e, con poco meno rigore, dei sessanta milioni dell'intera provincia, più le centinaia di milioni dei maggiori conglomerati urbani.
La poca fiducia della popolazione nei confronti di un governo capitalista "totalitario" (come viene definito), con aspetti di affarismo spinto, ha fatto sì che milioni di persone si fossero sentite estranee rispetto ai piani di contenimento, e fossero fuggite dalla quarantena nonostante il cordone sanitario innalzato dallo stato anche con l'uso dell'esercito. Ciò ha comportato un più stretto controllo, di modo che la differenza fra il comportamento dello stato cinese e quello degli stati occidentali si è ampliata facendo emergere un paradosso significativo: il paese con la più alta popolazione del mondo, con i più giganteschi agglomerati urbani, con le condizioni sociali e ambientali favorevoli alla mutazione di virus dell'influenza, è diventato all'improvviso il paese più virtuoso riuscendo in due mesi a fermare il meccanismo esponenziale del contagio e giungere a una situazione di quasi-zero mortalità da coronavirus.
L'industria, che dovrebbe essere il settore più razionale, coerente e organizzato, si è dimostrato il più retrogrado nel considerare la natura della pandemia: mentre chiedeva agli altri settori di controllare la diffusione del virus, rifiutava di prendere misure drastiche entro il proprio campo o comunque in quelli sotto il suo controllo. In pratica il capitalismo chiedeva che la produzione di plusvalore dovesse essere difesa con l'immolazione dei lavoratori - che già muoiono a migliaia per incidenti e malattie sul lavoro - sull'altare del profitto. Non siamo solo in regime di produzione sociale e appropriazione privata; oggi la classe dominante pretende di utilizzare la vita stessa degli operai "a consumo", come l'energia, le materie prime, i semilavorati che non rientrano più nel ciclo capitalistico in quanto capitale variabile ma in quanto capitale costante. I morti non sarebbero che scarti di lavorazione, sfridi, trucioli, lubrificanti esausti.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità è uno dei carrozzoni che, presi nell'insieme, rappresentano uno stato universale fasullo. Da una parte, essi non sono altro che strumenti del capitale per salvare sé stesso. Agiscono come se dovessero salvare l'umanità dalla mortale stretta della legge del valore e invece la scaraventano nelle sue braccia. Dall'altra, la rivoluzione, giunta al punto singolare della transizione di fase, costringe la borghesia a ripensare sé stessa: la cui ossessione attuale è il post-capitalismo e lo dimostra con innumerevoli pubblicazioni di semi-transfughi che denunciano la ferocia con la quale il sistema fa di tutto per sopravvivere. La borghesia sa che ci sarà la presentazione finale del conto e ne intravede ampie manifestazioni. Lo stato mondiale dunque, non esiste e non può esistere. La borghesia ha tentato di darsene uno, ma ha soltanto messo insieme un embrione che, nonostante l'aspetto pomposo è di una inefficienza totale. Dato che i modelli matematici non elaborano ideologia ma numeri e relazioni fra numeri, la rivoluzione non avrà problemi ad abbattere gli stati nazionali e ad appropriarsi dell'organismo mondiale, che solo allora diventerà stato superando la condizione embrionale. Stato da utilizzare e subito estinguere.
2012: Lo Stato nell'era della globalizzazione
2020: Prove di estinzione