Enne più uno
"Ma cos'è, una rivista di matematica!", esclamò qualcuno la prima volta che circolò tra di noi la proposta. La preoccupazione era che la scelta fosse negativa per la diffusione. È normale pensare che il titolo di uno stampato debba essere il riassunto del suo contenuto e che vada trasmesso al lettore in maniera immediata.
I meccanismi della comunicazione, che non è qui il caso di approfondire da un punto di vista teorico, non sono così semplici. Basti osservare che fra due persone comunicanti, la quantità di informazione che è necessario trasmettere dipende quasi del tutto dalle rispettive conoscenze: ne occorrerà molta quando esse sono lontane e incompatibili, mentre sarà praticamente nulla quando sono condivise. Se questa rivista dovesse trasmettere già dal titolo quello per cui è nata, esso occuperebbe tutte le pagine disponibili.
Il problema non è nuovo. Nel 1952 la Sinistra Comunista, di fronte alla ricerca di un titolo per il suo organo di stampa, dovette scartare una gran quantità di informazione ormai "bruciata" dalle vicende storiche, come dimostra questa estrapolazione da una lettera di allora:
"Il titolo geniale non lo ha imbroccato nessuno. Ogni titolo affacciato ha trovata una buona critica ed è cascato. L'Internazionale comunista era l'organo plurilingue della medesima: non ci azzecca. Quindi si resta al frigido punto: variare il meno possibile legalmente, ostruzionisticamente e, se non basta di meno, sia Lotta comunista. La lotta greco-romana che ciò ricorda è cosa più seria delle pugne elettorali. Se vogliamo essere più retorici mettiamo: Pugna comunista. Ricorderà le Termopili. La presente viene dopo un lungo carteggio in cui abbiamo fatto i minimalisti. Si propone Il comunista. È vero che tale era il titolo del primo organo nostro dopo Livorno, e che non si sa se vi sia oggi periodico omonimo; ma questo titolo cade dinanzi alla obiezione iniziale che la parola, come tante altre, oggimai ci accomuna a troppa gente. Come in altra lettera si disse, un titolo che ci caratterizzi distinguendoci da tutti, compresi gli ultimi disertori, richiede concetti che non stanno in meno di quattro se non cinque parole. Per Prometeo restiamo su Prométheios nella forma greca. A Napoli si insiste sulla Sinistra Comunista o marxista... anche questa oramai rubata".
Quando non bastano neppure biblioteche intere e anni di studio, come potrebbero mai bastare poche parole. Lo sapevano benissimo anche i militanti che si scambiavano quelle lettere. Con i termini "ormai rubati" si rischia di precipitare ancor più il lettore nella confusione di cui la sua "enciclopedia" interna è inevitabilmente serbatoio, dopo le devastazioni operate da ogni sorta di politicantismo "comunista". L'unica soluzione sta nel duro lavoro e nella sua continuità lungo periodi che a volte si misurano necessariamente in decenni. Per questo abbiamo deciso per un titolo che, nello stesso tempo, rompa completamente con i luoghi comuni e ribadisca la continuità con il significato rivoluzionario del lavoro cui la rivista si collega.
L'espressione "n + 1" fu utilizzata dalla Sinistra Comunista nel 1958 in un articolo sulla successione dei modi di produzione. Essa richiama il principio matematico di induzione, il quinto assioma di Peano e il principio di ricorrenza completo di Poincaré. Fu utilizzata per descrivere l'unione dialettica di due opposti:
1) la continuità materiale nel passaggio da una forma di produzione alla successiva: non vi è "creazione" di nuove categorie dal nulla;
2) la rottura totale: "n + 1" (comunismo) supera tutte le categorie precedenti trasformandole o negandole. La futura società è impossibile senza tali categorie ma, nello stesso tempo, dà luogo a categorie di natura opposta rispetto a quelle che appartengono a "n", "n-1" ecc., cioè al capitalismo e a tutte le società precedenti.
Il contenuto dell'espressione non è una novità: si tratta infatti della formalizzazione rigorosa del metodo che Marx pone alla base della teoria rivoluzionaria del succedersi delle forme produttive e sociali e che espone nell'Introduzione del '57 a Per la critica dell'economia politica.
"n + 1" sostituisce altri termini triturati dalla storia e dai vari opportunismi ed esclude nell'interlocutore la messa in moto di riferimenti ad archetipi politici e ad "ismi" di vario genere; non inviando messaggi precostituiti vuole stimolare piuttosto l'interattività in chi decida di affrontare il contenuto dei nostri testi e ne saggia la predisposizione a diventare "lector in fabula", cioè a partecipare al messaggio.
Con la scelta di questo titolo vogliamo sottolineare il distacco dalla liturgia e dal lessico marxista-leninista, il quale non è divenuto altro che un sintomo di conformismo, paragonabile a tanti altri esistenti in questa società.
Marx chiama comunismo l'intero processo del divenire. Il comunismo, dunque, è una realtà che produce effetti già nel presente e non un modello fantastico da realizzare, chissà quando. Non è un'utopia, o una filosofia, tra le altre: è il movimento materiale verso una superiore organizzazione sociale.
I comunisti non sono coloro che "vogliono" il comunismo, ma coloro che lo vedono già all'opera nel processo incessante che rende obsoleta la forma economico-sociale in cui stiamo vivendo, e agiscono di conseguenza.
I comunisti aderiscono a qualcosa che esiste, non a una dottrina filosofica, a una delle tante "interpretazioni" del mondo.
Il lavoro presentato in questa rivista ha avuto inizio nel 1981. Esso si fonda sulla continuità con l'opera scientifica di Marx. La sua struttura deriva dal progetto comune cui aderiscono persone di località diverse e non da principii organizzativi prefissati o da regole statutarie.
Non abbiamo nulla a che fare con le immani falsificazioni storiche basate ancor oggi sul nome di Marx, il quale dovette già affermare, poco prima di morire, di non essere "marxista". Egli non si riferiva tanto alla distorsione della teoria quanto al fatto che non è possibile attribuire quest'ultima al nome di un individuo.
Il nostro lavoro si collega alla Sinistra Comunista che, lungo un arco di sessant'anni, fu avversaria tenace sia delle mistificazioni che delle personalizzazioni.
Non siamo un partito, ma riteniamo impossibile un cambiamento sociale senza che in futuro si sviluppi il partito rivoluzionario: non uno fra tanti, ma quello previsto nel Manifesto del partito comunista. Tale organismo non si può "fondare" o "costruire", ma dovrà scaturire dallo scontro di grandi forze messe in moto dalle contraddizioni dello stesso capitalismo. Profondi sconvolgimenti economici e sociali, o anche guerre generalizzate, faranno emergere queste immense potenzialità.
Con il termine "partito" non intendiamo una mera organizzazione politica, bensì l'antitesi organica di ogni forma organizzativa finora espressa dalle società classiste. Riteniamo, con Marx, che la concezione organizzativa rivoluzionaria debba essere coerente col futuro dell'umanità e non debba avere a modello le organizzazioni realizzate in passato, neppure quelle che furono un tempo rivoluzionarie.
La teoria rivoluzionaria moderna, nata dallo sviluppo della forza produttiva sociale nella sua forma capitalistica, è l'espressione del movimento anti-forma per eccellenza. Alcune componenti ri-formiste furono tollerate all'inizio ma solo in quanto il carattere permanente del processo rivoluzionario le avrebbe spazzate via "come vecchi orpelli".
La fase ri-formista, socialdemocratica, bloccò il processo rivoluzionario e portò alle estreme conseguenze l'ideologia della ri-forma del capitalismo, preparando la guerra e il successo del fascismo. Fu quest'ultimo il vero realizzatore dialettico delle istanze ri-formiste.
I partiti sedicenti proletari, abbracciando l'antifascismo democratoide, che fu il peggior prodotto del fascismo, si allearono con l'ala democratica della borghesia e precipitarono nel peggiore con-formismo, vale a dire nella difesa ad oltranza della forma esistente. Essi scesero quindi in guerra al fianco dell'imperialismo americano, chiamando i proletari a combattere per la borghesia più forte e, alla fine della guerra, non smantellarono, se non superficialmente, lo stato corporativo fascista.
La Sinistra Comunista (cosiddetta italiana) combatté contro ogni degenerazione in tutte e tre le fasi ricordate. Fu spietatamente contro il ri-formismo e il con-formismo dei partiti ex proletari e fu l'unica corrente marxista al mondo a non tradire la continuità con Marx, Engels e Lenin, portandone avanti fisicamente il lavoro di elaborazione sul capitalismo maturo e i suoi fenomeni eclatanti. Perciò l'elaborazione teorica e l'esperienza di battaglia di questa corrente è parte integrante della nostra attività di oggi, il nostro patrimonio irrinunciabile.
Non abbiamo nulla a che fare con le correnti che hanno in qualche modo contaminato la teoria con la democrazia, l'antifascismo, il riformismo, il sindacalismo, il terzomondismo, il pacifismo, l'ecologismo ecc. Esse sono state e sono "costruttive" all'interno di questa società, perciò ormai irrimediabilmente con-formiste.
Il partito rivoluzionario di domani rappresenterà il superamento di ogni ipotesi ri-formista e con-formista. Esso, guidando la distruzione della forma sociale esistente, non potrà attingere da essa nessun modello di struttura. Come furono anti-formiste le rivoluzioni del passato e anti-formisti i partiti che le guidarono, così saranno anti-formisti la prossima rivoluzione e il partito che la guiderà.
Naturalmente, con Marx, siamo anche estranei a tutte le tendenze utopiste e volontariste di tipo anarcoide e libertario, soprattutto quelle recenti, nate come reazione al triviale con-formismo marxista-leninista e ai totalitarismi moderni. Per i comunisti la libertà non è un concetto morale ma il pratico superamento del bisogno che lega l'uomo alla natura, da non confondere con un volgare esistenzialismo individuale o, peggio, con un retrogrado localismo comunitario autonomista. Esistono anti-conformismi che sono peggio del fenomeno che vorrebbero combattere, vero esistenzialismo politico.
Riteniamo, con la Sinistra Comunista, che il vero partito rivoluzionario avrà una struttura organica e non democratico-gerarchica. Oggi è possibile anticipare il lavoro organico attraverso il rifiuto totale di ogni categoria che appartenga alla società capitalistica. Su questo rifiuto basiamo il nostro lavoro.
Ci proponiamo di raggiungere coloro che ne hanno abbastanza dei vari con-formismi "marxisti", che hanno nausea dei luoghi comuni e della liturgia "comunista", che sentono l'effettiva spinta del comunismo come fatto reale.
La struttura del nostro lavoro è basata su riunioni frequenti e sulla generalizzazione dei risultati raggiunti con i diversi lavori parziali. Il metodo è quello della concatenazione degli argomenti specifici, che vengono così messi in relazione col tutto (Marx: "Io non ho scoperto nulla, ho soltanto collegato con nuovo metodo ciò che altri hanno scoperto").
Tale lavoro esclude il confronto di opinioni dei singoli sul patrimonio teorico. La massima socializzazione odierna della produzione è frutto di un'intelligenza sociale, e la globalizzazione delle relazioni fra gli uomini contribuisce di per sé all'esistenza di un cervello globale. Sarebbe pazzesco, anche al livello di un limitato numero di uomini, ritornare a concezioni organizzative tipiche dell'antico modo di produzione parcellare o addirittura tribale.
Il lavoro della Sinistra (e quindi il nostro) è sempre stato caratterizzato da uno stretto legame fra i contributi individuali e un piano generale, come del resto avviene - senza tante teorizzazioni - nella produzione altamente socializzata della fabbrica. Con la differenza che nel nostro lavoro ogni contributo individuale non è di tipo alienato ma è collegato con la struttura globale della teoria, alla quale vengono sottoposti i dati empirici raccolti sul campo d'indagine attraverso la dinamica della comunicazione (discussione). In questo modo è escluso il dibattito su tesi contrapposte, il cui risultato è sempre un conflitto che potrebbe essere affrontato soltanto attraverso meccanismi democratici.
Non neghiamo affatto l'esistenza di differenze tra individui. L'uguaglianza è un concetto vago, riferito ancora alla religione o al diritto. In questa società è un'utile finzione, ma non solo: l'uguaglianza degli individui mercificati è un'ideologia che ha la sua base materiale nell'uguaglianza dei valori di scambio delle merci. Per questo tutti ne sono coinvolti, tramite la democrazia, nonostante le immense differenze sociali.
Noi contrapponiamo al concetto di uguaglianza quello di organicità. Le cellule di un organismo vivente sono differenziate e partecipano al tutto in quanto tali. Un tutto organico esalta sempre le funzioni delle sue parti differenziate, perché solo in questo modo ogni cellula individuale può dare all'organismo collettivo il meglio delle proprie potenzialità (come del resto osserva Marx in appunti del 1843).
L'organicità nel lavoro esclude il ricorso a formalismi organizzativi quando non ve ne sia l'assoluta necessità. Oggi tutte le attività produttive della specie umana sono svolte in modo centralizzato, pianificato, collegato, insomma coerente con il livello tecnico raggiunto dal capitalismo ultramaturo. La tecnica e il lavoro socializzati sono entrati nella natura della specie umana, e sono riscontrabili nella storia fin dall'epoca di antiche comunità organizzate. La disciplina e il centralismo, quindi, non sono un dettato statutario o morale, ma il risultato pratico del rapporto organico tra gli individui, l'insieme di essi e il fine che si danno.
La Sinistra Comunista affermò che fra militanti rivoluzionari "si può tendere a dar vita ad un ambiente ferocemente antiborghese che anticipi largamente i caratteri della società comunista", e definì il partito come "proiezione nell'oggi dell'Uomo-Società di domani". Il Partito Comunista d'Italia, sezione dell'Internazionale Comunista dal 1921, non aveva segreterie né sedi centrali; il lavoro di coordinamento era svolto da cinque persone perché la rete degli aderenti era organica al programma ed aveva perciò capacità di auto-organizzazione come un corpo vivente.
Il nostro progetto si basa dunque su di un'esperienza storica reale e non sulle idee di qualcuno. Il lavoro di elaborazione che ne scaturisce è il risultato di una dinamica di forze in lotta, non assimilabile a un mero lavoro di conservazione. Crediamo che solo da un lavoro come quello delineato potrà scaturire una struttura largamente anticipatrice del partito e della società di domani.
Molte delle nostre riunioni e dei nostri elaborati sono comparsi sulle Lettere ai compagni, la cui diffusione iniziò nel 1981 e che, fino al 1999 vennero inviate gratuitamente a chiunque ne facesse richiesta. Oggi gli strumenti principali di diffusione sono la rivista "n + 1" e il sito Internet, che è la trasposizione sul Web della nostra vecchia BBS, strutturata a partire dal 1993 e definitivamente abbandonata nel 1996. Altri lavori sono pubblicati nella serie dei Quaderni Internazionalisti, volumi od opuscoli con articoli e trattazioni più estese.
Partecipiamo, naturalmente nei limiti dei rapporti attuali di forze, ad ogni manifestazione della vita di classe con interventi, volantini, riunioni pubbliche, ecc. Riteniamo che il sindacato sia uno strumento entrato a far parte irreversibilmente del controllo sociale borghese, ma che per il proletariato sia ancor più dannosa l'opera di gruppi particolaristici che operano facendo proliferare un'infinità di sigle più o meno sindacali.
Il sindacato, così com'è, è stato sottratto per sempre ai proletari in quanto strumento di classe, e questo risultato è fondamentale per la conservazione del capitalismo. Ma poiché l'organizzazione dei proletari a livello economico è uno stadio indispensabile per lo sviluppo di ogni movimento politico rivoluzionario, quindi del partito, riteniamo altrettanto indispensabile il lavoro di tipo sindacale, ovunque se ne presenti l'occasione.
Non è possibile prevedere le future soluzioni: potrebbe presentarsi un momento favorevole alla violenta riconquista delle strutture esistenti, che verrebbero stravolte, come potrebbero formarsi, in presenza di dinamiche sociali oggi neppure ipotizzabili, nuove strutture o addirittura nuove forme di organizzazione immediata che vanno oltre la forma puramente sindacale.
Nessun movimento politico può sopravvivere senza la salvaguardia del suo patrimonio teorico e di lotta. Perciò diamo molta importanza alla raccolta, conservazione e riproduzione dei documenti. Lavoriamo quindi all'archivio generale di tutto ciò che la Sinistra ha prodotto, con le traduzioni in diverse lingue. Tutto il materiale via via rinvenuto sarà digitalizzato e messo a disposizione di chiunque lo richieda.
Testi consigliati
- "Dieci Anni", Lettera ai compagni n. 30, Quaderni Internazionalisti.
- "Demoni pericolosi", Lettera ai compagni n. 31, Quaderni Internazionalisti.
- "Militanti delle rivoluzioni", Lettera ai compagni n. 33, Quaderni Internazionalisti.