Immaginate una fabbrica…
Immaginate una fabbrica che aveva duecentomila dipendenti, centomila dei quali in una sola città, sessantamila in un solo stabilimento. Immaginate una specie di piramide, al cui vertice c'era il capo assoluto e alla base un esercito di operai con quasi altrettanti caporali. Immaginate infine un flusso produttivo parimenti verticale, che andava dalla materia prima, autoprodotta, agli immensi stock di merci finite, attraverso gremiti reparti di produzione dei semilavorati.
Immaginate che questa fabbrica abbia compiuto cent'anni, che ne abbia impiegati 99 per spezzare la piramide, e che ora, al 101° anno, chiami i giornalisti per mostrare compiaciuta il risultato, aprendo il discorso con il motto: "Migliorare la lotta per la concorrenza, accelerare il meccanismo del guadagno". Più che un motto è in realtà un imperativo categorico: i concorrenti sono una dozzina, producono da uno a nove milioni di pezzi cadauno e hanno tutti una sovracapacità produttiva, si sa già che cinque milioni di pezzi dovranno essere distribuiti su chi ha maggiore capacità concorrenziale per ottimizzare la capacità produttiva mondiale, devono sparire due fabbriche della fascia intermedia, 400.000 posti di lavoro.
I giornalisti siedono davanti a uno schermo di computer grande come una parete. Esso mostra graficamente un flusso produttivo non più piramidale ma a rete. Le acciaierie, i magazzini di stoccaggio in entrata e uscita, i vecchi reparti, le vecchie catene di montaggio non ci sono più. Al loro posto vi sono piccole Unità Tecnologiche Elementari, cellule produttive integrate nel sistema complessivo che sembra non avere confini: le aziende controllate, collegate o licenziatarie sono a loro volta in relazione con altre aziende in una rete inestricabile che copre tutta la Terra e che non ha limiti neppure nella tipologia delle merci, prodotte in una quindicina di settori, dalla siderurgia ai sistemi immateriali. "La diversificazione produttiva ha certamente contribuito al successo della strategia di globalizzazione e all’espansione mondiale", recita il documento ufficiale di presentazione. Infatti nella rete mostrata dallo schermo i dipendenti risultano ancora duecentomila, non più concentrati come prima ma distribuiti in 185 stabilimenti operanti in 61 paesi attraverso 803 società del gruppo che fatturano il 60% del totale all'estero.
Sullo schermo appaiono le variazioni che l'intero sistema di progettazione, produzione e vendita, con il complesso sistema di appalti e forniture esistente in tutto il mondo, subisce istante per istante. Il tutto è programmato per essere interattivo, nel senso che con un clic del mouse è possibile approfondire la conoscenza di ogni particolare, e di conseguenza, sulla base della nuova informazione acquisita, anche modificare effettivamente il materiale processo produttivo. Il sistema è dunque sensibile agli input ed output (informazioni in entrata e uscita) centrali come a quelli periferici, in una rete di relazioni simile a quella di un organismo biologico.
Immaginate ora che questo sistema non si chiami Fiat Spa e di rovesciarlo dialetticamente, mettendolo al servizio di una comunità organica invece che del Capitale. Immaginate una rete non di aziende che producono merci per consumisti, ma di fabbriche collegate con il pulsare vitale della specie umana, la quale produce per sé e per il proprio godimento (output), inviando nel contempo segnali (input) rispetto ai suoi bisogni finalmente umani. Immaginate o, meglio, cercate di rendervi conto di ciò che potrebbe essere se…