I sedici giorni più belli
Questo sciopero mi ha fatto pensare a tutta la merda retorica su casa e famiglia. Siamo fuori a fare due o tre lavori. Cinque o sei lavori in due, capisci? E in nero. E i ragazzi a casa vengono su da soli. A volte senti dire: ma guarda questi, hanno un lavoro, ormai tutti hanno un lavoro così. Sicuro, lavorare, arrivare a casa ed essere contenti, tutto qui. Invece siamo sempre incazzati. Alla UPS noi a part-time avevamo 11 dollari all'ora. Abbiamo due ragazzi grandi che vanno a scuola. Tutti i lavori così? Beh, allora vuol dire che tutti devono essere incazzati. Molti non sono contenti di quello che abbiamo ottenuto. Dicono che è niente in confronto a uno sciopero così. Può darsi. Ma abbiamo fatto vedere che si può. Un mucchio di gente era con noi. Perché sono come noi. Abbiamo avuto il loro supporto, i soldi, la solidarietà, il boicottaggio alle compagnie. Senti: nelle fabbriche i receptionist non firmavano le bolle ai crumiri. Dicevano che sarebbe stato come sfondare i picchetti, capisci? Hanno licenziato due donne per questo. Sai che paura. Erano come noi, magari stavano lì un mese e via… Cos'hai da perdere? Sì, anche alla UPS hanno licenziato, dopo lo sciopero. Ma pochi. E' stupido in un posto dove c'è il 400% di turn-over. Sì, forse abbiamo avuto poco, ma non ho mai visto uno sciopero così. Picchetti dappertutto. Sono stati i sedici giorni più belli della mia vita. Il mio nome? Oh cristo, metti: Black Working Mother. Di dove? Guardati intorno: South USA, va bene?
Lo sciopero dei più sfruttati d'America
Eravamo entrati in sciopero il 4 agosto del '97, un lunedì. Non era forse il mese migliore per i teamster [camionisti, n.d.r.]. La UPS è una compagnia di consegne espresso, perciò il suo rapporto con l'industria dipende molto dalle oscillazioni delle forniture. D'estate non ci sono picchi particolari, la primavera per lo sciopero è meglio. Ma s'era perso tempo con la discussione sulla strategia, che è un modo elegante per dire che non tutti erano d'accordo sul da farsi. O meglio, come ai vecchi tempi, qualcuno della Old Guard, [la vecchia guardia sindacale] metteva i bastoni fra le ruote. Quella che fino a pochi anni fa organizzava accordi lattemiele col padrone. Aveva tirato per le lunghe fino a che non fosse sicura di controllare ancora il movimento.
La situazione sembrava poco promettente. Le unions avevano deciso di troncare le discussioni. Nel '97 c'era l'economia che tirava, le fabbriche giravano al massimo e con la storia della produzione just-in-time dipendevano sempre di più dalle forniture giornaliere di ogni tipo, i lavoratori uscivano da due decenni di sconfitte. Perciò si trovasse in fretta una base rivendicativa, si facesse lo sciopero e via come prima. Ma proprio perché la situazione era quella, lo sciopero stava diventando l'obiettivo, non la piattaforma.
La UPS aveva una posizione preminente, raggiunta a colpi di concorrenza senza troppi scrupoli, specie nello sfruttamento dei lavoratori. Aveva 2.400 sedi sparse per il mondo con 339.000 dipendenti, 302.000 solo negli States. Il fatturato era 22 miliardi di dollari. I salari erano diversificati fin dall'82: uno per i dipendenti fissi e uno per quelli a part-time. I fissi prendevano 20 dollari e i precari 11. Tutti si lamentavano, ma da anni non succedeva niente: la maggior parte arrivavano, lavoravano un po' e quando non resistevano più se ne andavano e basta. Forse è per questo che in dieci anni quelli a tempo parziale erano passati dal 30 al 60% e che i salari di quelli fissi erano rimasti fermi. C'erano le assicurazioni sociali e la pensione, ma eravamo pagati a ore secondo quel che serviva giorno per giorno, o meglio, giorno e notte. Certe linee di smistamento ai terminali buttavano 1.200 pacchi all'ora e qualcuno, in un'ora, se ne caricava sul camion 200 da solo. E il limite di peso era stato portato da 70 a 150 libbre [da circa 30 a 68 Kg] ma c'erano pacchi anche da 180 libbre. Per le consegne dovevamo saltare dal camion, aprire il portello, consegnare, far firmare, prendere i soldi, dare il resto e non lasciare mai il motore acceso sennò ci si poteva trovare a piedi, il mezzo rubato con tutto quel che c'era dentro. Molti portavano la moglie o il figlio per non abbandonare il camion mentre lavoravano.
C'erano alcuni a part-time che si alzavano alle tre del mattino, iniziavano il giro alle quattro, finivano alle 9 e poi andavano a fare altri lavori, di preferenza nelle pizzerie: consegnare le pizze è normale per un teamster part-time; il guaio è che le pizze si consegnano la sera. In certi punti di smistamento facevano quattro ore e mezza in magazzino come manovali, e al sabato sostituivano quelli fissi e facevano otto ore come conducenti, il lavoro più ambito dai precari alla UPS. Per esempio, al Willow Springs Superhub [il grande centro di smistamento pacchi di Chicago], erano stati assunti moltissimi lavoratori a part-time per tre ore, poi li facevano lavorare anche nove o dieci. Perché? Perché così li pagavano con la tariffa part-time che era 11 dollari invece di 20 e risparmiavano anche sulle pensioni e sulle assicurazioni. Alla fine molti facevano quasi il numero di ore normale, ma non avevano né la paga di quelli fissi né lo stesso welfare. E non si poteva ritardare la consegna, c'erano le penali. Certe volte si vedevano anche i piloti degli aerei aiutare i camionisti.
Le assemblee erano state abbastanza tranquille all'inizio, poi si erano surriscaldate quando era diventato chiaro che la UPS avrebbe tenuto una linea dura. Noi chiedevamo che su 185.000 camionisti almeno 115.000 diventassero fissi, un passaggio dal 40 al 62%, e che il salario fosse equiparato. Invece l'UPS chiedeva addirittura l'estensione del part-time. Voleva concedere solo 1.000 assunzioni a tempo pieno e qualche dollaro in più, ma non al livello dei dipendenti fissi. Voleva prendersi la gestione diretta del fondo pensioni. Un bel mucchio di dollari. Questa faccenda delle pensioni era molto sentita. Noi volevamo che la gestione del fondo pensioni rimanesse al sindacato, che tra l'altro almeno su questo non voleva certo mollare.
L'UPS diceva che doveva tenere questo sistema di paghe basse e di orari flessibili per via della concorrenza, ma erano storie: la verità è che avevano studiato un piano scientifico proprio per far fuori la concorrenza in quel modo. E quando i teamster erano terreno fertile per le mafie c'erano quasi riusciti. Forse la cosa che li ha spaventati di più è stato proprio il fatto che la concorrenza si stava prendendo tutto il lavoro durante lo sciopero. Fortunatamente c'è stata molta solidarietà. Quando la Teamsters Union [la International Brotherhood Teamsters, il sindacato dei trasportatori, uno dei più potenti tra quelli federati nella AFL, con 1,4 milioni di iscritti] ha fatto le assemblee in tutti gli States, i lavoratori hanno votato per il 95% a favore dello sciopero. C'era molta tensione per via delle due anime sindacali. Questo è un nostro grosso problema.
Il sindacato dei camionisti non era più quello di Jimmy Hoffa, di Fitzsimmons e della mafia, quando il terrorismo politico e l'aggressione fisica per eliminare le dissidenze interne o esterne era cosa normale. Hoffa era sparito nel '75, forse ammazzato dal mob [il crimine organizzato] per aver pestato i piedi a qualcuno. Era un prodotto della confederazione AFL, la quale aveva fornito spesso squadre di strikebreaker [lett. spacca-sciopero, crumiri] contro gli scioperi "selvaggi" degli operai non qualificati. L'AFL vedeva come fumo negli occhi soprattutto le lotte organizzate dall'IWW, dato che i wobblies erano specializzati, per così dire, nell'organizzazione della rank and file [base operaia; la IWW è l'organizzazione storica degli Industrial Workers of the World, protagonista di epiche battaglie sindacali specie nella prima metà del secolo scorso, i wobblies sono i suoi aderenti].
Adesso nel sindacato dei trasportatori c'è la TDU [Teamsters Democratic Union] di Ron Carey, ma la Old Guard non è affatto sparita, anzi, ha rispolverato il figlio di Hoffa, Jimmy jr. e con lui vecchi legami. Questo tipo, come suo padre, il morto, non ha mai visto un camion. Almeno Carey aveva lavorato come teamster.
I sindacati a volte sono in concorrenza tra di loro e devono fare i duri per farsi accettare dai lavoratori, ma alla fine si vede quale sia il loro vero atteggiamento di fronte al padrone. Una delle cose che bisognerebbe eliminare è la trattativa segreta. Anche Carey in questo non è troppo diverso dagli altri. Come dicono i wobblies, è stato un po' troppo iconizzato per via del fatto che viene dalla base. Ma la TDU ha ricevuto più della metà dei voti perché ha fatto la sua campagna elettorale tra i lavoratori e qui ogni campagna si fa sulle persone, è politica, come dappertutto. Un gruppetto vagamente socialista e anarchico com'era all'inizio non sarebbe diventato un vero sindacato in una situazione normale. Dopo lo sciopero Carey era stato accusato di aver preso soldi illegali per la sua campagna elettorale. Era normale che finisse così. Fin dall'inizio l'ala destra, che rappresentava molti interessi coalizzati, si è buttata a capofitto per farlo fuori. Nell'inchiesta non è venuto fuori niente di criminale che lo coinvolgesse, ma certo la TDU non è più come i comitati che l'hanno fatta nascere, è un sindacato. Comunque c'era una pressione politica enorme su questo sciopero. Qualcuno dice persino che Clinton e i democratici hanno lasciato apposta che lo sciopero avesse questo grande successo. E' vero che il sindacato gli aveva appoggiato la scalata alla presidenza, ma la sua ala sinistra non gli aveva perdonato la politica sociale a favore dello sfruttamento. E' anche vero che la UPS stava diventando un monopolio e i democratici non vedevano di buon occhio la sua potenza. Tutto questo può essere, ma non è quello che conta: non c'è più sindacato al mondo che non sia sputtanato con la politica e con i soldi. Lo sciopero c'è stato – e forte come non lo era più da vent'anni – perché i teamster erano diventati i lavoratori più sfruttati d'America e si erano organizzati di conseguenza.
Lo scontro matura
Non era la prima volta che organizzavamo uno sciopero. Nel '70 i lavoratori si erano messi insieme per fondare la Teamsters United Rank and File, che era vissuta poco, però aveva già allora tentato di costituire una organizzazione nazionale di lavoratori non specializzati. Ma erano gli anni d'oro di Hoffa-padre e tutto era finito lì. Poi, nel '75, era stato fatto un altro tentativo con una coalizione chiamata Teamsters for a Decent Contract, durata qualche anno, già provvisoria fin dal nome. La TDC aveva un nucleo alla UPS, l'UPSurge, molto combattivo. Erano piccoli gruppi di giovani attivisti e vecchi sindacalisti senza importanza, ma intanto organizzavano qualche centinaio di lavoratori in alcune città degli States e rompevano le scatole nelle assemblee. Erano cresciuti, fino ad organizzare lo sciopero per il contratto del '76. Questo successo aveva permesso un buon collegamento, e nello stesso anno, alla convention di Cleveland, i gruppi più attivi avevano fondato la TDU. Avevano in programma di sottrarre il sindacato alla mafia e riportarlo al controllo dei suoi iscritti. Su questo avevano preso impegno pubblico. Avevano molta influenza sulla base perché organizzavano tutti i conducenti senza distinzione: camionisti, traghettatori, autisti, carrellisti, scaricatori di porto, magazzinieri, imballatori, tutti quelli che avevano a che fare col movimento delle merci.
Nell'88 il governo aveva deciso di farla finita una buona volta con la mafia nella leadership del sindacato dei trasportatori. Il ministero della giustizia voleva commissariare quest'ultimo utilizzando il Racketeer Influenced and Corrupt Organization Act. Era stato a quel punto che la TDU aveva proposto di fare semplicemente delle elezioni non truccate per il presidente e la direzione generale. Il governo aveva accettato il principio "un iscritto un voto" alla condizione di continuare il controllo fino a dopo le elezioni. La Old Guard era stata così sicura di vincere, con la sua enorme disponibilità di denaro, che non aveva partecipato alle liste unificate andando incontro alla disfatta. A differenza di molti sindacati, quello dei trasportatori è formalmente decentrato, così la Old Guard aveva mantenuto una rete di controllo tutta sua e versava solo il 13% delle sue entrate alla federazione. La TDU era già diventata abbastanza grande prima delle elezioni, con gruppi da costa a costa, a Portorico, in Messico, in Canada, ma alla UPS aveva i suoi gruppi più forti. Poi negli ultimi anni era cresciuta fino a rappresentare la metà dei lavoratori del trasporto merci e aveva finalmente vinto la battaglia interna. Comunque non è stata neppure la TDU a far riuscire questo sciopero: è quasi nato da solo e da solo è vissuto, specie quando ha coinvolto gli altri lavoratori. Non nel senso che sia stato "selvaggio" – c'era una storia dietro ed eravamo ben organizzati – ma nessuno l'aveva voluto così e invece alla fine così è stato.
La tensione cresceva perché tutti sapevano che ci sarebbe stato scontro senza più mediazioni. La trattativa era impossibile: su cosa si poteva trattare? Eravamo sparpagliati per tutti gli States, non ci vedevamo mai tra di noi, quasi tutti facevamo orari mobili, non potevamo neppure dire di essere una categoria vera e propria perché moltissimi facevano due o tre lavori. Eravamo del tutto intercambiabili, forza lavoro usa-e-getta. In questo eravamo e siamo assolutamente diversi dal tipico operaio sindacalizzato americano, professionale e legato al suo mestiere.
In più stava succedendo quel che succede quando lo sfruttamento diventa esagerato: la media degli infortuni sul lavoro era arrivata a 60.000 ogni anno, come tra i minatori e gli edili, che sono sempre stati in testa alle classifiche. Quelli di noi che muoiono sulle strade vengono classificati fra le vittime degli incidenti stradali, ma c'erano stati incidenti gravi soprattutto nei terminali di smistamento: due smistatori avevano perso le gambe, tranciate nei nastri trasportatori; altri avevano perso le mani e le dita, altri erano stati schiacciati dai pacchi, dai carrelli, dai piani elevatori. Le condizioni di lavoro erano in generale così insopportabili che fra i 185.000 teamster il turn-over aveva raggiunto il 400% all'anno.
La rabbia cresceva, ma la soluzione sembrava difficilissima per via della particolarità del tipo di lavoro, troppo precario, troppo sparpagliato, troppo disarticolato. Finché tutti ci siamo resi conto che un sacco di considerazioni erano soltanto bolle di sapone, create da una mentalità prodotta dalle sconfitte. La tanto strombazzata "particolarità" era invece la condizione normale di milioni e milioni di lavoratori americani. Divisi, sparpagliati, precari, bisognosi e quindi ricattabili, titolari di diversi lavori, per lo più giovani e senza nulla da perdere. Senza nulla da perdere. C'è voluto del tempo, ma poi ci siamo resi conto che eravamo tra i peggio trattati del mondo occidentale. Di più: eravamo lo specchio di quel che stava diventando la classe operaia intera, non solo in America.
La massima contraddizione di tutti i sindacati
Nelle assemblee i sindacalisti sulle prime avevano mantenuto un atteggiamento coscienzioso. Dicevano che la difficoltà di coordinamento rendeva difficile una buona strategia. Eravamo tra i meno organizzati anche perché, si capisce, non avevamo un passato onorevole per via delle mafie. E poi c'era il dato oggettivo della divisione, della polverizzazione dei posti di lavoro, della minaccia di licenziare tutti gli scioperanti e di rimpiazzarli. I sindacalisti sembravano intimiditi da quello che si stava mettendo in moto e non riuscivano a prendere decisioni. Questa faccenda del rimpiazzo era un ricatto potente, una minaccia seria allo sciopero. Era già successo nelle compagnie aeree: i lavoratori vengono licenziati in massa e vengono semplicemente sostituiti. Non tutti si rendevano conto che alla UPS erano balle. Il rimpiazzo sarebbe stato un suicidio per l'azienda. E poi non era assolutamente vero che non eravamo collegati: avevamo i più moderni sistemi di collegamento del mondo, la stessa UPS era un sistema integrato di collegamenti. C'erano dappertutto computer, cellulari, rilevatori satellitari di posizione, ottimizzatori di percorso. E noi li usavamo tutti i giorni.
A poco a poco gli attivisti sindacali avevano incominciato a piantarla con l'elenco interminabile delle sconfitte dovute a mancanza di coesione, di contatto fisico, di organizzazione. Greyhound, Phelps Dodge, Hormel, Caterpillar, Staley, Firestone, Detroit News, United Electrical, J.C. Rhodes, avevano incominciato a trasformarsi da spauracchio ad esempi di come non fare. Comitati di lotta erano nati qua e là, facendo esplodere la massima contraddizione del sindacalismo nell'epoca imperialistica.
Sentite il ragionamento che ha fatto David Bacon, un sociologo del lavoro di Oakland: di tutta la forza-lavoro americana ormai solo il 14% è sindacalizzato. E con i sindacati che ci ritroviamo la percentuale non tenderà di certo a salire ma a scendere. E' un fenomeno mondiale, che i sindacati hanno cercato di frenare legando a sé strati di lavoratori garantiti e cercando in qualche modo di guadagnare in altro modo i soldi che non arrivano più dalle iscrizioni. Insomma, istituzionalizzandosi, prendendo contributi dallo Stato, vendendo servizi ecc. Se fosse solo così, uno si chiederebbe: ma allora, che ci stanno a fare? Non servirebbero neanche a controllare gli scioperi, a mantenerli nei limiti della contrattazione compatibile. Perciò devono organizzare gli operai e guidare le lotte, altrimenti addio iscritti, addio controllo. Con il turn-over che c'è in America, solo per mantenere fisso quel 14% i sindacati dovrebbero avere 400.000 nuovi iscritti ogni anno. Se volessero aumentare di un misero punto percentuale dovrebbero avere 800.000 nuove iscrizioni.
Questi sindacati non ce la faranno mai. Ma questa società non può lasciar morire i sindacati, proprio la lotta dell'UPS ce lo insegna. E allora non c'è santi, devono organizzare gli scioperi. Così facendo entrano in contraddizione grave. E questa specie di schizofrenia, doppiezza, zubatovismo, come diceva Lenin [Zubatov era l'esponente della polizia zarista che aveva organizzato i sindacati in Russia per tenerli sotto controllo] è molto utile per noi e pericolosa per i capitalisti. Oggi è deleteria e deprimente perché ci sono lotte contrattuali e sporadiche. Ma aspetta che lo scontro si generalizzi ed ecco che mafie e presidenti, tiepidi sinistri e intransigenti capitalisti andrebbero a rotoli. Intanto non è mai esistito un sindacato che non fosse compromesso con la borghesia, quindi non siamo di fronte a novità; e poi non è mai esistito un sindacato che non fosse trattabile a calci in culo, sostituibile, conquistabile, trasformabile, distruttibile. Come è successo in Polonia, dove la fine che ha fatto, diventando un partito democratoide e integrato, non è detto che sia l'unica possibile.
Allora ecco che ad un certo punto, verso la fine della preparazione e quando lo scontro era ormai questione di giorni, abbiamo visto mettersi in movimento quella macchina meravigliosa che tante volte ha funzionato benissimo nonostante l'universo intero le sia contrario e che nessuno riesce a fermare. La macchina della spontaneità matura e organizzata, che non è più ribellione cieca, ma atteggiamento consapevole, dettato dallo stesso meccanismo razionale della produzione socializzata [per Lenin l'elemento "spontaneo" così inteso è essenziale affinché possa esserci la saldatura fra la forza della classe e la guida del partito].
Mentre si accavallavano le sofisticate politiche di equilibrio fra le componenti del sindacato, si susseguivano le assemblee e le votazioni. Mentre proseguivano le trattative fra le apposite commissioni di una parte e dell'altra, i lavoratori si organizzavano sui posti di lavoro. Mentre insomma la routine tendeva a impantanare i protagonisti della trattativa, l'anonima massa dei lavoratori iniziava ad applicare una pressione sempre più evidente al corso delle cose. Nascevano piccole community di lotta, spuntavano come funghi militanti che nessun sindacato era mai riuscito a coinvolgere, venivano pubblicati siti su Internet, inviate milioni di newsletter, prendeva corpo in anticipo la concezione della lotta così come l'avremmo poi vissuta nei fatti e che prima non era neppure immaginabile. Alla fine avevamo una rete di contatti, in certi casi indipendente dal sindacato e dall'azienda ma tramite le loro stesse strutture di comunicazione. Eravamo andati molto vicino a una vera e propria ricostruzione del movimento a partire dal basso, con la crescita di una forza e un potenziale adatti a raggiungere lo scopo. Un po' come aveva fatto la TDU ai tempi della sua ascesa.
In questo crescere si erano visti stagionati militanti, veterani dell'UPS o ex edili, meccanici, elettrici, trasmettere la loro esperienza a giovani leve ricordando gli scioperi di un quarto di secolo prima. Tanto era passato da quando lotte di simile importanza erano scoppiate negli States l'ultima volta. Nonostante tutti continuassero a gridare nelle assemblee le solite frasi vuote sulla giustizia salariale, sulla libertà di organizzazione e sulla democrazia, l'azione pratica li aveva fatti diventare veri troublemaker [sobillatori], come li avevano soprannominati. Il vecchio militante Mike Ruscigno aveva precisato, dopo mesi di attività organizzativa: "Adesso non siamo solo troublemaker, siamo troublemaker preparati".
La preparazione
Neri, ispanici, manovali e specialisti, in un sindacato tradizionalmente segregazionista e corporativo all'improvviso non trovavano più barriere. L'arma su cui puntava maggiormente la UPS per rompere lo sciopero, la divisione fra precari e fissi, era saltata. I lavoratori più scalcinati, malpagati, sfruttati, precari, disuniti del mondo occidentale stavano trovando un'identità di classe. Non a caso la parola community era una di quelle usate più spesso per definirci. In America community è qualsiasi cosa abbia un denominatore comune, ma noi eravamo qualcosa di più di un semplice insieme. Qualcuno ricordava che la nostra era la categoria in cui veramente non c'era da perdere che le proprie catene. Altro che imprenditori a ore di sé stessi. Altro che opportunità per tutti.
In primavera la Teamsters Union aveva incominciato a studiare con il comitato di contrattazione dei lavoratori UPS una strategia realistica in base al contesto esistente e a quello prevedibile una volta che fosse iniziato lo sciopero. A marzo, prima di iniziare i negoziati, i rappresentanti delle 206 filiali avevano fatto una manifestazione a Chicago. Tre giorni dopo dieci manifestazioni erano state ripetute nelle località maggiori. Alla fine del mese se ne erano contate altre trenta. A negoziati in corso, verso luglio, era stata tenuta la votazione per lo sciopero. Il risultato era scontato: 95% a favore, 5% contro.
Era chiaro che quasi tutti 185.000 eravamo ben determinati; ma era anche chiaro che, guadagnando così poco, eravamo quasi tutti col culo per terra e non potevamo sostenere uno sciopero lungo. Occorreva perciò puntare il massimo non sulla contrattazione che ormai era impantanata ma sullo sciopero a oltranza, durissimo, e perciò breve. Soprattutto i picchetti e l'assegno di solidarietà [equivalente alle "casse di resistenza" del primo sindacalismo europeo] diventavano fondamentali. Bisognava perciò mobilitare gli altri lavoratori. In pratica saltava completamente la strategia della lotta contrattuale difensiva e di categoria, contro cui le compagnie avevano sempre pianificato con mesi in anticipo la risposta. Questa volta la pianificazione sarebbe stata la nostra.
Mentre la UPS da una parte e Carey con la New Teamsters [altro nome della TDU] dall'altra affrontavano gli ultimi negoziati con un atteggiamento reciproco che diventava sempre più aggressivo, noi, che da mesi limitavamo persino le spese di casa, eravamo pronti. La consapevolezza dalle due parti che si era arrivati a un punto di non ritorno alzava maledettamente il livello dello scontro, come aveva persino fatto notare il New York Times, sbandierando di aver scoperto con un'inchiesta giornalistica che c'era stata una mobilitazione segreta durata un anno. Non era vero, ma la notizia aveva dato una mano a far precipitare le cose.
Avevamo a questo punto distribuito un opuscolo, Countdown to the Contract [Conto alla rovescia per il Contratto], con le istruzioni su come tenere sotto pressione l'azienda e, soprattutto, come costruire e mantenere una efficiente rete di comunicazione e di informazione. Tanto per cominciare, sapevamo perfettamente, senza inchieste giornalistiche, quale fosse esattamente lo stato d'animo dei lavoratori uno per uno. Per fare un esempio, nelle assemblee era emerso chiaramente che il 90% dei part-timer e dei precari voleva essere assunto a tempo pieno, preferiva un lavoro sicuro, segno che quella di lavorare a mezza giornata non era stata una scelta.
Da parte sua il sindacato aveva mandato a casa di tutti i 185.000 teamster una lettera in cui si spiegavano i motivi e le modalità dell’agitazione. Contro le minacce dell'UPS di ricorrere alla polizia e alla magistratura in caso di blocco, era stato preparato un manualetto di comportamento specie per quanto riguardava il picchettaggio. I picchetti sono legali, ma se uno rispettasse i limiti non avrebbero nessun senso. Eravamo comunque abbastanza esperti di sano e robusto picchettaggio americano, quello che aveva visto nella storia vere e proprie battaglie campali: ognuno di noi aveva cambiato molti posti di lavoro e aveva vissuto direttamente le esperienze più diverse. Il sindacato aveva poi organizzato una logistica efficiente. A differenza di altri scioperi susseguitisi negli ultimi 20 anni, previsti e annunciati con largo anticipo, questo stava diventando una cosa seria. Se non altro perché nessuno sapeva come sarebbe stato condotto.
Il Presidente degli Stati Uniti era già stato contattato dalle diverse lobby e si teneva neutrale, anche se aveva problemi non da poco. Personalmente Carey non era favorevole all'amministrazione Clinton: in tutto il Consiglio Esecutivo della AFL-CIO, la grossa confederazione sindacale, il suo e quello di un'altra federazione di categoria erano gli unici due voti contrari alla sua rielezione. Il disaccordo verteva sulla politica in sostegno all'industria conseguente agli accordi NAFTA col Messico e il Canada. Era il primo sciopero che facevamo dopo decenni di politica del lavoro selvaggia e i risvolti politici procuravano un po' di apprensione a tutti noi. Anche perché c'era un pericoloso precedente: Clinton, per bloccare gli scioperi all'American Airlines aveva rispolverato il Taft-Hartlhy Act, una legge che risale al 1926, nata allora per assicurare il servizio delle ferrovie. Era stata applicata da poco proprio per rimandare al lavoro i 9.300 piloti della compagnia aerea per "superiori interessi nazionali". Nessuno poteva ancora sapere che l'amministrazione Clinton aveva poca possibilità d'intervento. Questi episodi non sono che un aspetto della compenetrazione fra le politiche governativa e sindacale. Tutta la situazione era messa in modo che, qualunque cosa avesse fatto, la Casa Bianca avrebbe creato dei precedenti nella catena di interessi che lega, specie negli States, il mondo politico, quello sindacale, le lobby e la mafia. L'amministrazione alla fine aveva deciso che era meglio non fare assolutamente niente. Ma queste sono ricostruzioni a posteriori. Lo sciopero, così speravano coloro che lo temevano alla sua vigilia, si sarebbe spento da sé. Non c'erano precedenti significativi di vittoria in una situazione del genere. Era talmente palese che ci si aspettava una guerra tra poveri, che quasi ci credevano persino molti teamster. All'inizio la divisione era reale, i precari da una parte e gli effettivi dall'altra, con trattamenti diversi, con rivendicazioni diverse, con una rabbia e una predisposizione alla lotta diverse. A sciopero iniziato, invece, la nostra determinazione era tale che nessuno aveva più osato fomentare divisioni per non rischiare di scatenare una reazione violenta e generalizzata.
Intanto alla UPS erano stati fatti i conti dei soldi che c'erano in cassa per sostenere gli scioperanti: in media sarebbe spettato ad ognuno un magro assegno di 55 dollari per una settimana, ma molti rinunciavano a favore dei più deboli. Fino a quel punto i tentativi di ottenere soldi dalle confederazioni erano bloccati da un nulla di fatto, anche se la AFL-CIO assicurava che avrebbe contribuito al fondo di categoria. Se non fossero arrivati aiuti sarebbe stata dura, e c'era persino chi incominciava a fare previsioni su quanto sarebbe durato lo sciopero in quelle condizioni. Uno specialista di problemi del lavoro, Richard Hurt, aveva ricordato che nel '76 lo sciopero dei 400.000 camionisti era durato solo tre giorni. I bookmaker, come al solito, accettavano già scommesse. Dato che l'assegno sarebbe stato scarso, molti comitati locali avevano incominciato a preparare delle Food Banks [banche alimentari] e a distribuire fra la popolazione il numero di conto sul quale fare i versamenti per sostenere le famiglie più numerose e meno in grado di resistere.
Lo sciopero
Nei primi giorni era sembrato che tutto fosse fin troppo facile. Non succedeva niente. I picchetti si erano rivelati il nerbo dello sciopero. Nonostante le apprensioni della vigilia tutti avevamo mantenuto la parola e scioperato. Il governo non se l'era sentita di ventilare l'applicazione della legge d'emergenza. Sulle strade non passava un camion o un furgone della UPS. Non avevamo sentito che qualcuno fosse andato a lavorare in tutti gli States. Gli strikebreaker ci sono sempre, abbiamo saputo poi che erano stati un 5.000 in tutto, ma evidentemente preferivano girare al largo. La maggior parte erano comunque sostituti che venivano da fuori, assoldati sul momento. Erano poco pratici ed erano costati più di quanto non avessero reso. In più erano stati boicottati da tutti quelli che ci offrivano solidarietà. Per esempio, molti piloti delle linee aeree erano con noi e in certi casi avevano impedito che gli aerei venissero utilizzati al posto dei camion. Nella sede di Seattle su 5.000 dipendenti solo 10 avevano tentato di sfondare i picchetti. In Texas c'erano stati gli scontri più violenti con gli strikebreaker.
Insomma, 5.000 crumiracci su 185.000 lavoratori fa il 97 e passa per cento di scioperanti. Per tutti i sedici giorni. Non era andata male. Persino il sindacato della polizia stradale del Texas ad un certo punto aveva solidarizzato con noi deviando il traffico dai picchetti e multando per eccesso di velocità e per comportamento pericoloso un paio di strikebraker.
Dopo qualche giorno era arrivata una buona notizia: John Sweeney, il presidente dell'AFL-CIO, aveva annunciato: "Posso dirvi che, prima della fine di questa settimana, noi avremo abbastanza impegni di credito dai sindacati grandi e piccoli per finanziare, in questo scontro, la parte dei lavoratori, per uno sciopero lungo quanto sia necessario". Quello che gli IWW chiamavano normalmente "il gangster" annunciava con involontaria ironia che aveva trovato i soldi per finanziare questa volta "la parte dei lavoratori". Precisava che aveva trovato 10 milioni di dollari a settimana. Ce n'erano abbastanza per distribuire ad ognuno dei 185.000 scioperanti altri 55 dollari in media. Doveva essere successo qualcosa.
Mentre l'azienda si preparava a resistere arroccata, accumulando perdite enormi pur di vincere, noi avevamo già vinto la battaglia dell'informazione. Non nel senso banale che avevamo informato tutti con migliori tecniche, ma nel senso che avevamo trascinato con noi non solo i lavoratori delle altre categorie, ma tutte le militanze sopite d'America in tutti i luoghi di lavoro. Anche una gran parte della popolazione era con noi. All'inizio della seconda settimana i sondaggi avevano rivelato che il 57% della popolazione si dichiarava supporter dello sciopero dei teamster. Per gli States era una cosa davvero enorme. La nostra lotta era diventata la lotta di tutti.
Avevamo infine capito meglio la storia dei soldi quando ci era arrivato il primo assegno di solidarietà. Sopra c'era scritto: "Ricordati che questa battaglia non è solo per la nostra categoria ma per tutti i lavoratori d'America". Molto americano scriverlo su di un assegno, ma assolutamente inedito come fatto: la solidarietà è una categoria poco comune nel paese dell'egoismo elevato a sistema morale. Eppure era un fatto: il sistema stava reagendo contro i suoi eccessi. Però non facciamoci ingannare. Sweeney e i grandi bonzi sindacali non avevano nessuna simpatia per uno sciopero del genere. Ma non avevano potuto fare a meno di partecipare per non sputtanarsi. Forse questo succedeva anche nella sfera politica, a cominciare dal presidente. No, questo non significa che erano con noi, semplicemente, come del resto dicono persino alcuni economisti, non si può lasciare il capitalismo senza briglia, scoppierebbe la rivoluzione. Prima ancora l'aveva detto Marx mettendo in evidenza la legge della miseria crescente. E l'UPS aveva esagerato persino dal punto di vista capitalistico.
Adesso i suoi stessi metodi le si rivolgevano contro. La sua organizzazione, minuziosa fin nei minimi particolari, i suoi metodi strettamente coordinati, l'integrazione spinta con le esigenze dei clienti – in massima parte altre aziende –, tutto ciò contribuiva a far esplodere il troppo rigido sistema. Il ricorso al licenziamento degli scioperanti e all'assunzione di nuovi lavoratori si era dimostrato un bluff miserevole: era oggettivamente impossibile mettere in moto un processo di reclutamento, assunzione, formazione e inquadramento per procedere alla consegna di una quantità significativa di pacchi. Neanche volendo l'azienda avrebbe potuto inserire personale nuovo nel complesso meccanismo automatizzato del movimento merci, che va conosciuto, assecondato, integrato da lavoratori che siano sincronizzati come parte del meccanismo stesso.
Anche la routine di consegna su strada, assistita in molti casi dalle apparecchiature satellitari GPS montate su molti automezzi per ottimizzare i percorsi, non si poteva riprogrammare a piacimento, per cui il suo utilizzo avrebbe portato gli sprovveduti strikebreaker direttamente ai picchetti organizzati da noi, che il sistema lo conoscevamo bene. Qualche dirigente aveva provato ad effettuare alcune spedizioni urgenti o importanti, ma i risultati erano stati disastrosi. Un manager era stato ammazzato da un camion che un suo collega stava manovrando.
Comunque, il ricorso al rimpiazzo generalizzato avrebbe comportato la guerra totale e molte aziende, pur già bloccate dalla mancanza di rifornimenti, erano corse dai politici per sconsigliare questa mossa che si preannunciava troppo rischiosa. Tra l'altro lo sciopero stava costando alla UPS milioni di dollari la settimana, ma qualunque strategia di rimpiazzo sarebbe costata molto di più. D'altra parte non c'era nessuna garanzia che l'azienda potesse sopravvivere ad una mossa del genere: ci avevano già provato la Eastern Airlines, la Continental Airlines e la Greyhound, tutte scomparse o fallite dopo gli scontri provocati dai tentativi di rimpiazzo.
Durante lo sciopero avevamo formato gruppi d'informazione molto efficienti. Un bollettino era inviato giornalmente via fax; era stato attivato un call-center con chiamata gratuita; erano nati diversi siti d'informazione su Internet collegati ad un sito centrale aggiornato in tempo reale sugli avvenimenti; sul picchettaggio c'era un tam-tam telematico permanente. Radio e televisioni locali non potevano ignorare notizie che i loro utenti cercavano facendo scattare le statistiche d'ascolto. Uno degli aspetti più importanti era stato l'impatto di questo sciopero sulle attività di informazione rispetto alle lotte. Per la prima volta molti siti Internet, che un tempo nascevano e morivano per gli scopi specifici di una categoria, erano aperti a tutti come General Labor Websites e continuano a funzionare. Molti siti qualunque pubblicavano le notizie dello sciopero per far aumentare gli accessi.
I 4.000 piloti della flotta aerea UPS avevano appoggiato con slancio il nostro sciopero e quando l'azienda aveva fatto pressioni per tenerli fuori dalla lotta i teamster avevano minacciato di estendere il picchettaggio agli aeroporti, cosa che l'aveva subito consigliata a mosse meno avventate. Dei 2.000 piloti indipendenti presi a contratto, lo sciopero ne aveva lasciati a terra diverse centinaia in varie città e, quando la UPS per vendetta si era rifiutata di pagar loro albergo e ritorno, aveva anche rinsaldato la solidarietà di tutti i membri della Independent Pilots Association, la quale sborsò di tasca propria i 150.000 dollari dei costi di albergo e rientro degli associati.
Man mano che lo sciopero proseguiva le mosse sbagliate della direzione centrale aumentavano, segno che stava perdendo il controllo della situazione. In tutti gli Stati aveva per esempio sollecitato interventi della magistratura e della polizia per limitare il picchettaggio, licenziando qualche lavoratore per saggiare il terreno; aveva fatto opera di delazione sistematica; nell'area di Boston, dove i picchetti erano molto duri, la polizia aveva raccolto l'appello con particolare zelo e molti lavoratori erano stati arrestati; a New York 20 conduttori erano stati licenziati in tronco; a Memphis c'erano state alcune sospensioni intimidatorie, subito fatte rientrare dalla reazione degli scioperanti. In genere, però, il clima era talmente favorevole ai teamster e la violenza potenziale era così alta, che non si era mai sentita la necessità di menare le mani davvero. A Huston, nel Texas, a un picchetto era stata arrestata, con alcuni teamster, anche la figlia di uno di loro, una ragazzina di 15 anni: ne era nato un tale putiferio tragicomico che i giornaletti locali avevano avuto materiale di cronaca per una settimana.
Infine, a otto giorni dall'inizio dello sciopero, la UPS aveva chiesto ufficialmente l'applicazione della legge Taft-Hartley. Il segretario al lavoro aveva risposto evasivamente dicendo che la crisi economica causata dallo sciopero non era ancora del tipo previsto dalla legge, lasciando intendere che avrebbe potuto diventarlo. Per tutta risposta, si era estesa la solidarietà ad un settore vitale per la riuscita dello sciopero: l'American Postal Workers era scesa a fianco dei teamster dichiarando che non avrebbe permesso alle Poste, in alcun Stato dell'Unione, né la variazione dell'organico con lavoratori a part-time per far fronte all'emergenza UPS, né l'aumento dei carichi di lavoro nei terminali.
A questo punto avevamo già praticamente vinto.
I risultati
Molti radicals marxisti si sono infiammati per questo sciopero. E' giusto, ma bisogna dire chiaramente che lo sciopero non è stato il risultato dei loro programmi politici. E' stato possibile semplicemente perché eravamo stufi, la UPS non mollava e noi volevamo invece vincere. La Teamsters for a Democratic Union è un sindacato normale e ha fatto quel che deve fare un sindacato. Ovvio che ha giocato un ruolo di punta in tutta la faccenda perché gli altri sindacati sono troppo compromessi. Anche "l'icona Carey", come dicono gli IWW, occupava quell'incarico per dei giochi di potere e non certo solo perché era stato eletto da una base radicale. E non sarebbe stato possibile far funzionare l'enorme macchina dello sciopero senza il Bargaining Committee [il comitato di sciopero e contrattazione della UPS], che ha diretto lo scontro. Il Comitato era composto di cinquanta effettivi. La maggioranza era di militanti della TDU e molti di questi erano rank and filer [lavoratori di base]. Qualcosa di assolutamente inconcepibile prima di allora. Sia chiaro che un grande sciopero senza una grande organizzazione è impossibile, indipendentemente da chi la dirige.
Certo, il modo e lo scopo dipendono da un mucchio di cose. TDU, Carey e Comitato non avrebbero mai diretto lo sciopero se prima non fosse nato il movimento per i contratti. E comunque il loro comportamento sarebbe stato differente se la militanza di base dei teamster non gli avesse tenuto continuamente il fiato sul collo. E la Old Guard di Hoffa jr. & Co. non avrebbe di certo fatto buon viso a cattivo gioco. E non sarebbero spuntati gli entusiasmi del "gangster" Sweeney per la solidarietà di classe. Noi avevamo messo in piedi un movimento puramente sindacale ed è normale che fossimo impegnati a raggiungere risultati sindacali. Se volevamo il tempo pieno e tre dollari in più questo potevamo ottenere e basta. Ma tutto questo, più la rabbia, più la determinazione, e soprattutto l'organizzazione che abbiamo visto, fanno la differenza in barba ai bonzi sindacali di ogni tipo.
Vediamo. L'UPS con 12 milioni di consegne al giorno controlla l'80% di questo movimento di pacchi negli Stati Uniti. Avendo praticamente il monopolio, il blocco totale per due settimane era stato una bella batosta per l'intera economia americana. Il segretario al lavoro aveva detto che c'erano stati danni per 650 miliardi di dollari in tutto, cioè il 7% del PIL americano. L'azienda da sola aveva detto di aver perso 600 milioni di dollari.
La concorrenza in questo campo è brutale, ed è chiaro che indirettamente ci ha aiutato: con lo sciopero tutte le aziende di consegne espresso si sono buttate sul business, a cominciare dall'US Postal Service, bloccato dai suoi stessi dipendenti. Sentite cosa aveva scritto dopo lo sciopero la seconda azienda internazionale di spedizioni: "FedEx, l'unica società di trasporto espresso che ha ricevuto la certificazione mondiale del proprio sistema, ha superato le prove di ricertificazione durante i recenti 16 giorni di sciopero UPS quando i dipendenti FedEx hanno gestito oltre 9,5 milioni di spedizioni in più". Fa meno di 600.000 consegne al giorno, la ventesima parte di quante ne fa la UPS da sola. Hanno sfruttato lo sciopero per farsi la loro pubblicità, ma hanno soprattutto sfruttato i loro lavoratori con un superlavoro incredibile. Non esisteva organizzazione al mondo in grado di assorbire in poco tempo 12 milioni di pacchi al giorno. Perciò il blocco dell'economia era stato effettivo, pesante, da far paura. Le industrie chiudevano per mancanza di componenti. Le vendite per corrispondenza erano decimate. Dopo soli due giorni di sciopero la National Retail Foundation [l'organizzazione dei supermercati e dettaglianti] aveva già chiamato il presidente Clinton per dire che non avrebbe sopportato a lungo il blocco. La US Chamber of Commerce aveva fatto la stessa cosa dichiarando che lo sciopero avrebbe provocato "danni irreparabili" all'economia.
Avevamo effettivamente colpito duro.
Potevamo chiedere di più? Forse. Ma avevamo fatto le richieste prima dello sciopero, prima che si potesse sapere che cosa sarebbe effettivamente successo. Entro il 2002 avremo poco per volta un aumento della paga oraria, da 20 a 23 dollari per i lavoratori a tempo pieno e da 11 a 15 per quelli rimasti a part-time. Entro la stessa data ci saranno 10.000 posti di lavoro normali in più in sostituzione del part-time e altri 10.000 lavoratori saranno assunti a tempo pieno nella normale crescita. Però l'azienda ha subordinato questo passaggio all'andamento economico societario. Peggio ancora, minaccia addirittura il taglio di 15.000 posti se non riuscirà a recuperare i clienti persi in seguito allo sciopero (circa il 5% del totale). Sarà difficile controllare. Un'altra fregatura è che la durata del contratto è stata estesa fino a cinque anni, mentre prima il contratto durava tre anni.
C'è una limitazione degli appalti di trasporto su strada che dovrebbe favorire le assunzioni a tempo pieno previste. C'è anche un nuovo limite nel peso dei pacchi da maneggiare. Dovrebbero essere adottate dappertutto nuove misure di sicurezza, perciò dovrebbero migliorare le condizioni di lavoro. L'UPS alla fine ha rinunciato alla creazione di una previdenza aziendale lasciando al sindacato la gestione del fondo esistente. La pensione sale a 3.000 dollari al mese con trent'anni di lavoro, 50% in più di quanto era prima. I fondi pensione dei lavoratori investono molto sul mercato azionario e su quello dei titoli di stato. La mafia li ha adoperati in passato per finanziare, a seconda dei casi, sia il Partito Democratico che quello Repubblicano. I fondi pensione americani rappresentano in totale un'enorme massa di denaro, quasi il doppio dello stesso PIL degli States. Una massa in grado di sconvolgere i settori in cui viene investita, sia all'interno che all'estero.
Ma, detto tra noi, che importanza può avere lo scarto fra ciò che abbiamo ottenuto e ciò che avremmo potuto ottenere? I risultati sindacali immediati sono sempre transitori. Come hanno detto gli IWW non è il contratto che conta. Cosa importa se la classe media dominante ha applaudito la TDU e il suo leader, se si è finalmente schifata dei "gangster" della AFL-CIO, che comunque restano per adesso i veri capi del sindacato americano? Il risultato più grande è stata la mobilitazione eccezionale che abbiamo raggiunto, la rete di collegamenti con gli altri lavoratori. C'è la possibilità di conservare la memoria di tutto questo in una struttura permanente, in modo da ottenere la prossima volta quello che non abbiamo potuto ottenere adesso. C'è la possibilità di fare di più e meglio.
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I lavoratori UPS hanno rappresentato, come si suol dire, l'avanguardia di un movimento possibile. Quello che l'anarco-sindacalismo di ogni genere non ha mai afferrato è che la vita sindacale nell'epoca imperialistica non può essere quella che vorrebbe fosse. Il sindacato oggi non può essere diverso da quel miscuglio di militantismo, politicantismo e mafia che lo caratterizza ormai in tutto il mondo. Proprio la TDU lo dimostra. La dinamica è diversa da quella di quaranta, cinquant'anni fa. Il proletariato non può che utilizzare quello che ha, perché se andasse oltre – e dovrà andarci, auspichiamo che lo faccia presto e lavoriamo in tal senso – andrebbe oltre alla forma sindacale. La distruggerebbe, la trasformerebbe per avere qualcosa di completamente diverso, qualcosa come gli organismi tipici del dualismo di potere che furono i soviet; oppure, perché no, si collegherebbe direttamente al partito storico della rivoluzione. Non è mai una questione di forme che la lotta assume, di ricette o espedienti escogitati da persone. La coscienza di classe è una bella parola, ma non è prerogativa degli individui e neppure del sindacato, per quanto radicale e combattivo; è prerogativa della classe intera attraverso il suo organo politico, cioè il suo partito. La partecipazione alla lotta immediata, come può essere e non come la si immagina, dà risultati molto più radicali di quelli delle varie utopie anarco-sindacaliste, qualunque aspetto esse assumano in ogni continente.
Lo sciopero UPS ha fatto discutere, ha insegnato a tutti. Ha risollevato i lavoratori dalle batoste degli anni passati e ha mostrato che si può vincere quando si è ben determinati, organizzati e soprattutto solidali come un tutt'uno, insomma come classe. I lavoratori di una industria minore, senza influenza sull'economia nazionale difficilmente possono vincere da soli una battaglia decisiva per le loro sorti. Ma perché mai dovrebbero lottare da soli? Lo sciopero ha dimostrato, non solo ai lavoratori ma anche ai capitalisti, che non vi sono situazioni scontate per sempre, come ha scritto persino il Wall Street Journal, autorevole fonte capitalistica fra tutte: "La conclusione dello sciopero dell'UPS rappresenta la fine di una sorprendente catena di umiliazioni sindacali cominciate nel 1981, quando Ronald Reagan pose fine al blocco del traffico aereo licenziando in tronco migliaia di controllori. D'ora in poi dovrà essere rivista l'immagine caricaturale del lavoratore americano sottomesso alla società e timoroso di chiedere aumenti salariali malgrado la continua crescita dei profitti aziendali". La fine della sottomissione non è ancora all'ordine del giorno, ma è bene ogni tanto ricordare che la classe è forte e sa organizzarsi.
L'estensione e l’importanza dello sciopero UPS rappresentano una smentita reale rispetto a chi dice che la lotta di classe è finita. In realtà è solo la mancanza della generalizzazione a tutte le categorie e del legame di classe che consente di equivocare sulla sostanza del problema. Il capitale è alla ricerca di una valorizzazione a livello mondiale e quindi produce ovunque lo stesso tipo di proletariato. E' solo una questione di tempo, poi saremo tutti teamster, precari, liberi, senza nulla da perdere. Nella Silicon Valley stanno già nascendo militanti sindacali fra gruppi di lavoratori autonomi, per adesso assai improbabili come artefici di grandi lotte. Sono programmatori a contratto, sviluppatori di software, lavoratori high-tech temporanei, consulenti che si ammazzano di lavoro peggio dei salariati, soci di cooperative, dipendenti di agenzie del lavoro. Non sono proletari. Lo saranno presto.
Non ci sarà più, d'ora in poi, chi piangerà sulla presunta impossibilità di intraprendere lotte anche più grandi di quella dei lavoratori UPS. Il loro sciopero non è stato uno sciopero americano. Non erano né wobblies, né anarco-sindacalisti né comunisti, ma erano il prodotto di una società altamente organizzata, perciò sono diventati per forza fattori di una lotta altrettanto organizzata. E questo ha avuto degli effetti per niente secondari.
Ad esempio le università che preparano i borghesi facendogli studiare dal vivo i problemi del lavoro e del management si sono tutte buttate sullo sciopero trovandolo significativo, ognuna magari per ragioni diverse. Prendiamo il College of Business and Public Administration dell'Università di Louisville, che ha un corso per executive, il Careers in a Changing World [Carriere in un Mondo che Cambia]. Il corso, si dice nel programma, insegna agli studenti non solo come si gestisce la propria ascesa borghese, ma ad apprendere in continuazione dal mondo che cambia dal punto di vista tecnologico e sociale. Una delle tesi a soggetto è questa: "Con lo sciopero della UPS i sindacati, attraverso tutto il paese, sperano di veder risorgere il movimento sindacale negli Stati Uniti. Quali sono le implicazioni per l'azienda America? I sindacati sono ancora necessari nelle aziende attuali o è superata l'utilità che ebbero nel passato? Lei deve identificare un'azienda sindacalizzata e condurre un incontro con un manager e con un esponente sindacale curando in prospettiva gli aspetti comparabili e quelli contrastanti. Concluda con le implicazioni riguardo alla direzione in un posto di lavoro sindacalmente organizzato".
I borghesi vedono un unico movimento sindacale nell'unica "azienda America" e si chiedono se siano ancora necessari i sindacati, non per becero antioperaismo, ma per razionale indagine sulla loro essenza sociale, affinché i loro rampolli imparino a distinguere i vantaggi, le contraddizioni e i pericoli di una fabbrica sindacalizzata. Ma la domanda del professore è sbagliata: non c'è contraddizione tra la relativa utilità del sindacato per l'azienda o per l'operaio. L'oggettiva obsolescenza dell'organizzazione sindacale come strumento di classe non pregiudica il risultato dello scontro: quando esistono le condizioni, sindacato o no, il suo sbocco non è mai questione di forma, bensì di forza.
Letture consigliate
- La documentazione italiana sullo sciopero UPS era scarsa, giornalistica, sindacalese, gruppettara e piena di luoghi comuni. Abbiamo perciò utilizzato solo fonti dirette americane. Internet ci ha fornito saggi, cronache minuziose e soprattutto molte interviste ai lavoratori, registrate direttamente ai picchetti. Questo materiale spontaneo si è rivelato più utile di molte disquisizioni dall'esterno. Ecco perché ci siamo lasciati influenzare volentieri dall'impronta narrativa degli originali e l'abbiamo mantenuta, per quanto possibile. I dati erano spesso contrastanti, quindi sono stati riportati soltanto quelli di fonte ufficiale.
- Su Internet si trova ancora molto materiale documentario, anche se la frenetica dinamica della rete ha conservato solo quel che i responsabili dei siti ritenevano duraturo. E' sufficiente digitare in un qualsiasi motore di ricerca alcune parole chiave relative all'argomento per entrare in un mondo sconfinato di link e di documenti.
- Un esempio di documentazione fra i tanti è dato dal materiale raccolto in News & Letters, rivista storica del radicalismo americano (http://www.newsandletters.org/) compresa una serie di interviste e dichiarazioni di lavoratori raccolte nell'estate '97.
- Partito Comunista Internazionale, Partito rivoluzionario e azione economica, Ed. Quaderni Internazionalisti.
"Nelle difficili fasi che presenta il formarsi delle associazioni economiche, si considerano aperte all'opera del partito le associazioni che comprendono solo proletari e a cui gli stessi aderiscono spontaneamente ma senza l'obbligo di professare date opinioni politiche religiose e sociali. Tale carattere si perde nelle organizzazioni confessionali e coatte o divenute parte integrante dell'apparato di Stato. Compito del partito nei periodi sfavorevoli e di passività della classe proletaria è di prevedere le forme e incoraggiare la apparizione delle organizzazioni a fine economico per la lotta immediata, che nell'avvenire potranno assumere anche aspetti del tutto nuovi, dopo i tipi ben noti di lega di mestiere, sindacato d'industria, consiglio di azienda e così via. Il partito incoraggia sempre le forme di organizzazione che facilitano il contatto e la comune azione tra lavoratori di varie località e di varia specialità professionale, respingendo le forme chiuse" (Tesi caratteristiche del Partito Comunista Internazionale, 1951)