Comunismo e fascismo
Nella nostra collana Quaderni Internazionalisti. Con una premessa, una presentazione storica del problema e trentasei articoli della Sinistra Comunista "italiana". Pagg. 345, Euro 12,50.
Il fascismo, secondo la collaudata formula della Sinistra Comunista, è il realizzatore dialettico delle vecchie istanze riformiste della socialdemocrazia. Fallita quest'ultima nel disastro dell'agosto 1914, sconfitto il proletariato dopo la guerra, il capitalismo ricercò forme di controllo dell'economia e della società. Non a caso tutto il mondo dell'interguerra marcia all'unisono verso questo controllo: con la forma mussoliniana in Italia, con quella rooseveltiana in America, con quella nazista in Germania, con quella stalinista in Russia e con la specifica forma giapponese incarnata nel nazionalismo sfrenato e nel movimento Tosei ("controllo", appunto).
Keynes pubblica la sua opera maggiore sull'intervento dello Stato in economia nel 1936, dopo che il mondo intero aveva già applicato nei fatti la sua ricetta. La Sinistra combatté il fascismo fin dal suo sorgere come una semplice sovrastruttura della società borghese, e non come forma nuova, se non negli aspetti fenomenici. Fu importante fissare questo criterio, perché si imponeva, da una parte, la lotta accanita su tutti i fronti, compreso quello militare già in corso anche per generazione spontanea all'interno del proletariato; dall'altra, il rifiuto delle alleanze frontiste con la frazione democratica borghese contro quella fascista.
Attraverso gli articoli dei primi tempi, gli interventi nell'ambito dell'Internazionale Comunista e via via fino alla precisazione ultima della Sinistra sul fenomeno, il volume permette di seguire fino in fondo il percorso che sbocca in quella che definimmo nel '45 sconfitta militare e vittoria politica del fascismo. Infatti i paesi vinti nella Seconda Guerra Mondiale vennero sottoposti ad una drastica revisione costituzionale che toccava gli aspetti esteriori dell'assetto politico, ora democratico; ma tutti, compresi i vincitori, erano ormai permeati dalla struttura fascista. Infatti il tentativo di autocontrollo e di autolimitazione del capitalismo, che da sé sarebbe arrivato a forme super-monopolistiche suicide, aveva vinto su tutta la linea. Ogni nazione di una certa importanza aveva spinto al massimo, specie durante la guerra, le caratteristiche "fasciste", cioè la disciplina centralizzata della produzione e dell'economia in generale, il freno economico e sociale ai fenomeni più vistosi fra tutti quelli che oltre un certo limite fanno esplodere le maggiori contraddizioni del capitalismo (concentrazione, cartellizzazione, finanziarizzazione, sfruttamento selvaggio della forza-lavoro ecc.). Contro il tentativo rivoluzionario del proletariato, la borghesia, per la prima volta nella storia, si dava una coscienza collettiva di classe attraverso un partito unico o un fittizio dualismo di partiti in pratica uguali, come in USA e Inghilterra. Il fascismo non era quindi un passo indietro nella storia, ma un balzo avanti, oltre la democrazia, che a questo punto era superata nei fatti.