La crisi come banco di prova
"Ho letto con interesse i lunghi articoli sulla guerra planetaria degli Stati Uniti. Essi aprono uno scenario 'suggestivo', ricco di implicazioni. Tuttavia ritengo che gli articoli siano il corollario di una tesi che, nell'ambito della trattazione, viene solo sporadicamente accennata, ossia la definizione dell'attuale crisi, giudicata 'suprema'. È un'affermazione forte, anzi fortissima! Per sostenerla vi basate (e sono d'accordo) sulla caduta tendenziale del saggio di profitto, un concetto che ultimamente è diventato come l'Araba fenice: tutti ne parlano ma nessuno l'ha vista. Per quanto mi risulta, gli ultimi studi seri risalgono a Grossmann, Mattick e Bordiga, poi il gossip, o peggio. Quindi, vi domando se avete svolto, o perlomeno abbozzato, una ricerca, anche empirica, che descriva l'andamento dell'attuale ciclo del processo di accumulazione, dagli anni '80 in poi, quando furono attuate significative ristrutturazioni (devalorizzazioni) industriali, dopo la crisi degli anni '70 (anche su questa crisi erano state fatte 'scommesse' rivoluzionarie!). Si tratta di una questione fondamentale, di un banco di prova che deve essere affrontato, altrimenti ogni affermazione scade nel pressapochismo di un libero dibattito democratico, in cui tutti dicono la loro sull'onda di eventi più o meno spettacolari. Questo studio in primo luogo impone l'adozione di una metodologia 'marxista', che potrebbe innalzare il livello teorico. In secondo luogo, fonda l'analisi e la definizione dei fenomeni politico-militari (contrasti inter-imperialistici) e sociali (lotta di classe). Non vedo alternativa e mi sembra che, da parte vostra, qualche passo in questa direzione lo state facendo. Vi ringrazio per l'attenzione e vi saluto cordialmente".
Nel 1985 avevamo pubblicato un volume intitolato La crisi storica del capitalismo senile, da tempo esaurito e inserito nei nostri progetti di ripubblicazione, con un'introduzione nuova ecc. Sulla crisi puoi cercare sul sito fra le Lettere ai compagni. Sul n. 6 della rivista sono affrontati i temi della crisi (come base materiale per i venti di guerra) negli articoli "La guerra planetaria degli USA", "La svolta" e "Super-imperialismo?". Sul n. 7 la crisi dell'Argentina è descritta sullo sfondo delle difficoltà mondiali per l'accumulazione. Sul prossimo numero della rivista [questo, n.d.r.] ci sarà un articolo che, prendendo spunto dai disastri incominciati col crack della Enron, affronterà il problema della valorizzazione, nel senso di fibrillazione dei capitali nel mondo del valore virtuale (sarà intitolato "In stato di avanzata decomposizione). Abbiamo in preparazione un lavoro sulla miseria crescente come "legge assoluta del Capitale" (Marx), basato su un modello di simulazione al computer che dimostra l'entropia del sistema capitalistico, cioè la sua perdita d'energia e l'incapacità crescente di reagire ai "farmaci" (per esempio gli 11 ribassi consecutivi dei tassi americani che non sono serviti a niente).
Come vedi, cerchiamo di mantenere la tradizione degli "argomenti concatenati" cari alla nostra corrente. L'intenzione è quella di evitare il pressapochismo, come dici, se poi riusciamo o meno non sta a noi stabilirlo. Naturalmente la mole di lavoro è e sarà grande, quindi occorre tempo. Per quanto riguarda la "fase suprema" e la "scommessa rivoluzionaria", siamo molto tranquilli. Come diciamo da mezzo secolo, "non abbiamo comprato il biglietto per lo spettacolo" e non pretendiamo di verificare scadenze. La certezza che questo sistema andrà a catafascio ci basta e lavoriamo di conseguenza ad orizzonte completo.