Cina, polveriera del mondo capitalistico

Se calcoliamo la produzione industriale in dollari compatibili (unità di potere d'acquisto), abbiamo la Cina prima in classifica nel mondo con 2.250 miliardi di dollari, gli Stati Uniti in seconda posizione con 1.800 miliardi, il Giappone in terza con 1.000 e la Germania in quarta con 600. La Cina si avvia ad essere il centro manifatturiero del mondo e si sta preparando con grande anticipo a sostituire quelli attuali. Taiwan e Hong Kong hanno già quasi tutte le loro industrie manifatturiere piazzate sul continente e stanno arrivando giapponesi, americani, tedeschi, ecc.

Nel 2002 nel mondo, esclusa la Cina, si vendettero circa 70 milioni di cellulari in meno rispetto all'anno precedente; in Cina se ne vendettero 60 milioni in più e il paese diventò il primo per numero di possessori: 180 milioni. Tenendo conto della curva di saturazione del mercato, ci vorranno altri cinque anni per stabilizzare le vendite a livello occidentale e nel frattempo si saranno raggiunti i 350 milioni di apparecchi, numero pari a quello attuale di abbonati alla telefonia fissa. La quale cresce oggi di 17.000 abbonati al giorno, collegati da una rete praticamente nuova che conta già un milione e 250 mila chilometri di cavi a fibra ottica. La rete è collegata col resto del mondo sia tramite satellite (cinese) che tramite cinque cavi sottomarini intercontinentali. In Cina vi sono oggi 34 milioni di navigatori abituali su Internet. Nel mondo i navigatori sono per il 40% americani, 35% europei, 10% giapponesi, 8% cinesi e 7% del resto del mondo. Una proiezione al 2005 con i dati di crescita attuali dà come risultato il 30% di cinesi, il 25% di europei, il 20% di americani, il 9% di asiatici continentali, l'8% di giapponesi e l'8% di altri paesi.

Sono dati che non richiedono spiegazioni ulteriori e che vanno solo inseriti nel contesto mondiale della concorrenza pensando allo sviluppo capitalistico fra una decina d'anni. Delle produzioni di punta, che andranno poco per volta a sostituire quelle giapponesi, taiwanesi, di Hong Kong, Singapore ecc., abbiamo i dati del 2000: 8,5 milioni di personal computer, 37 milioni di televisori a colori, 46 milioni di centraline per telefonia fissa, 36 milioni per telefonia mobile, 52 milioni di cellulari, cinque miliardi di microchips, oltre naturalmente a biciclette, magliette, giocattoli, scarpe e tutto ciò che per ora è produzione tradizionale.

La Cina ha programmato ciò che vuole divenire e costruisce a ritmo serrato innumerevoli distretti industriali con le infrastrutture necessarie. Nel frattempo prepara il personale tecnico (465.000 laureati in ingegneria e materie scientifiche ogni anno). Oltre alle infrastrutture materiali, sta estendendo la rete prettamente capitalistica del cosiddetto B2B (business to business), cioè l'intermediazione via Internet fra i produttori e i fornitori e viceversa, cioè lo scambio fra capitalisti produttori di mezzi di produzione. Un paese con un miliardo e trecento milioni di abitanti si appresta a diventare il primo mercato del mondo nei settori manifatturieri di punta e il primo esportatore. La divisione mondiale del lavoro ne sarà sconvolta.

Rivista n. 10