Siete degli spregevoli illuministi anti-partito

Questa e-mail ci è stata inviata da un lettore canadese che ci stava aiutando a controllare alcune traduzioni. Si tratta di una reazione alla lettura di Militi delle rivoluzioni, una delle Lettere ai compagni, che furono il veicolo del nostro lavoro prima che nascesse la rivista.

 

È mia convinzione che anche oggi sia oggettivamente necessario il partito, l’unico che possa incarnare il programma comunista. Non ci tengo a leggere estemporanee monografie culturali, ironiche verso il lavoro di altri che chiamate luogocomunisti, così come non desidero ― ad esempio ― occuparmi della Fondazione Amadeo Bordiga. Voi negate il partito nel nome della storia del partito. Dite che la vecchia guardia se n’è andata, mentre la giovane guardia deve ancora venire. Ma voi, che guardia siete?

Sono allibito (non confuso) di fronte alla facilità con cui saltate dai faraoni egiziani alle scoperte archeologiche di antichissime comunità che incarnano principii comunisti, mentre vi soffermate sul presente solo per decretare la morte del partito con una brillante scoperta: che cosa c’è di meglio del partito? Niente partito! È questa auto-razionalizzazione di una presunta saggezza che alimenta l'appetito degli attendisti. E immaginate la rabbia di quelli che osano lottare per il partito nel nome del partito! Sembra che fra l’intero universo di cose nelle quali voi trovate una presenza di comunismo, voi trovate spregevole e priva di significato solamente questa attività. Trovo invece che è questo aspetto della vostra prassi ad essere spregevole e privo di significato. Nel rivestire questo ruolo voi vi collocate al fianco di coloro che avevano già rifiutato di lavorare per il partito nel vecchio partito [N.d.r.: il Partito Comunista Internazionale, "Programma Comunista"], al fianco dell’intero pantano rispetto al quale voi siete certamente meglio informati di quanto potrei mai esserlo io.

Faccio Polemica? Le possenti scintille prodotte dalla dialettica autoritaria di Bordiga erano anonimo lavoro di partito. Ed erano spesso polemiche. Questo è il punto. Materialismo ed empiriocriticismo di Lenin è penetrante e stupendo nella vastità della sua prospettiva, e di nuovo è una effettiva polemica contro Bogdanov. Tutto lavoro di partito. Non mi lascia perplesso l'ampiezza della vostra prospettiva, ma piuttosto la sua natura non focalizzata sul partito. Dal vostro auto-elevato punto di vista, l'orizzonte è tutto roseo e vi appaiono colline che si stendono dolcemente come velluto verde e morbido. In realtà i tramonti diventano più vividi ogni anno a causa dell'aumento di particolato in sospensione e le colline sono piene di spazzatura, con cicche di sigaretta, bottiglie rotte e siringhe, e oh sì, il tutto posseduto privatamente. Questo è un mondo vecchio, triste e ammalato che geme sotto un modo di produzione, causa della sua debolezza. Solo una classe universale, per mezzo della rivoluzione e del terrore rosso può umanizzare questo sistema rovesciandolo e umanizzandosi nel processo. Gli illuministi non fanno parte di questa classe anche se sono benvenuti quando si saldano ad essa (sulla base dell'adesione individuale chiaramente), l'unico compito veramente rivoluzionario che è loro assegnato.

Il vero enigma, cari voi, è come possiate auto-motivarvi per continuare il lavoro di una rivista quasi-marxista, in assenza di una vera prospettiva di partito ironizzando su quella minoranza che tenta di continuare il lavoro come partito formale nel nome del partito storico. Voi e i vostri co-pensatori, d'altra parte, vi diffondete molto sul partito del passato, avete imparato in quel partito, avete acquisito ogni vera erudizione da quel partito, e adesso negate il suo ruolo nella presente congiuntura. Mi spiace far scoppiare il vostro palloncino, ma nei fatti voi siete gerarchici e centralizzati, come ogni webmaster può insegnarvi.

Chiunque può lasciare il partito storico quando vuole, l'adesione è volontaria. Ma quando uno si allontana e svilisce quelli che rimangono per ricominciare, allora l'ostilità è creata.

 

Sorvoliamo sul tono, le inesattezze e le pretese letterarie, tutte cose che non ci fanno né caldo né freddo. Né siamo interessati a sapere a che cosa si debba veramente questo voltafaccia repentino. Siamo abituati: nel mondo tribolato in cui operiamo da decenni non sono mai mancate patologie politiche di ogni tipo. Se non te la senti di continuare il lavoro, non possiamo che prenderne atto. Ma veniamo al sodo. Noi non neghiamo affatto che il partito sia necessario, anzi indispensabile, per la rivoluzione, neghiamo solo che sia possibile una sua "creazione" per mezzo della mera volontà di qualcuno. Per noi la bussola rimane il partito storico, col quale tutti i comunisti dovrebbero cercare di orientarsi. Fingere di essere un partito formale porta ai risultati che abbiamo visto nella storia dei gruppi gauchistes.

Crediamo sia però possibile lavorare con metodo di partito, tentando di continuare il lavoro dei nostri grandi predecessori. Non usiamo formalismi gerarchici a differenza di tutti i gruppi politici per due precise ragioni: 1) il modello democratico di partito mutuato dalla passata rivoluzione non ha più senso; 2) i formalismi non strettamente necessari intralciano soltanto il lavoro e rovinano le relazioni tra compagni. Se l’ampiezza della nostra prospettiva rispetto a quella dei gruppi politici tradizionali ti lascia perplesso, non devi far altro che confrontarla con i testi della nostra corrente e con quelli di varie organizzazioni. Per noi pubblicare su carta e su Web tutto il patrimonio scritto della nostra corrente è lavoro di partito, basta confrontare anche questo con il panorama politico attuale.

Quanto alle critiche, chi vuole restare sulla breccia non può far altro che fare il lavoro che ritiene corretto e a cui si sente portato, e farlo in comune con altri. Non ci sono scorciatoie. L'auto-motivazione è inevitabile quando si combatte in territorio ostile, e del resto fu un punto di forza di Marx ed Engels, l'abbiamo imparato proprio in quel partito che non era una "creazione" astratta ma aveva una storia di settant'anni. Comunque ci sembra strano ricevere questo tipo di critica da chi ha deciso di non militare in alcun partito.

Rivista n. 19