Giornali su Internet: via la carta

Gli italiani non sono ai primi posti in classifica per la lettura, ma chi acquista regolarmente un giornale tipo La Repubblica, più qualche rivista e qualche libro ogni tanto, si porta a casa un tre o quattro quintali di carta all'anno. Che, moltiplicati per cinque o sei milioni di lettori (poniamo che, con la media di Trilussa, gli altri 50 milioni di abitanti non leggano nulla) diventano almeno quindici milioni di quintali. Altri popoli leggono molto di più, o perlomeno comprano molta più carta stampata. Alla carta occorre aggiungere l'inchiostro, la rotativa, il trasporto, il chiosco del giornalaio, il bidone del riciclaggio, ecc., tutta una catena che dalla produzione al consumo dissipa energia e dà lavoro a un sacco di gente.

In margine ai lavori del World Economic Forum di Davos, Arthur Sulzberger, editore del New York Times, il più grande giornale al mondo, che possiede a sua volta l'Herald Tribune, NYTimes.com, il sito Internet con il più alto numero di accessi e altre testate locali, ha dichiarato che entro cinque anni tutta la carta di questo impero editoriale potrebbe sparire. Che non conta il mezzo ma il contenuto, e quest'ultimo non ha più bisogno del vecchio supporto gutemberghiano.

Per noi il 90% del giornalismo, da news o da opinioni, cartaceo, televisivo o internettiano, potrebbe sparire davvero senza che l'umanità ne abbia a soffrire più di tanto. Quella è grosso modo la percentuale di imbottimento ideologico di cranii e il restante 10% è ciò che riesce effettivamente a leggere o ascoltare un comune mortale, lavaggio del cervello o meno. Ma il lato più interessante della questione non è se il giornalismo debba sopravvivere con la carta o con Internet: è che il nuovo mezzo elimina merce fisica, lavoro, catene di produzione e di distribuzione.

Oggi, dall'albero da cui si ricava la pasta per la carta fino al bidone della raccolta differenziata, c'è un'immensa catena produttiva che sparirà non appena il detto lettore leggerà il giornale sul computer, sul palmare, sul telefonino o sulla tavoletta apposita con schermo simile alla carta che è già in commercio. Il passo fondamentale è quest'ultimo: un supporto grande come un quaderno e spesso pochi millimetri con la possibilità di memorizzare non solo un giornale ma un'intera biblioteca. Le attuali pen-drive da dieci euro, più piccole di un accendino, possono contenere comodamente 2.000 libri. La tavoletta-giornale-biblioteca può essere caricata, svuotata, aggiornata anche in tempo reale, nel senso che, volendo, può contenere un quotidiano che pubblica nuove edizioni ogni dieci minuti, distribuite come i messaggi sul cellulare. La sua linea di produzione non sostituirà nemmeno lontanamente quella della carta e ci saranno centinaia di migliaia di disoccupati in più. Ma saliranno i profitti dei capitalisti che rimarranno sul mercato. Qualche luddista in ritardo di un paio di secoli si lamenterà di tutto questo, ma non badategli: tutto ciò è capitalismo che si brucia la terra sotto i piedi.

Rivista n. 21