Quando i topi abbandonano la nave

Il professor Fukuyama è famoso per il suo La fine della storia, scritto nel 1992. È anche famoso per la sua partecipazione all'attività dei cosiddetti neocon americani, che non sono i membri di un club di briscola, ma al momento governano nientemeno che un paese come gli Stati Uniti. Adesso scrive un articolo (pubblicato da La Repubblica) in cui prende le distanze da quel governo, soprattutto sulla questione della democrazia, specificamente sulla possibilità di esportarla.

Si lamenta per il fatto che un certo numero di persone ha male interpretato il suo messaggio sulla fine della storia, attribuendogli un'influenza intellettuale sulla politica dell'Amministrazione Bush. E afferma che l'intervento militare in Iraq era inizialmente motivato dai programmi di sviluppo di armi di distruzione di massa, dai rapporti di Saddam Hussein con al Qaida, dalla violazione dei diritti umani e dalla mancanza di democrazia. Quando poi nel 2003 l'invasione dimostrò che le prime due motivazioni erano fasulle, erano rimasti solo i diritti umani e la democrazia da esportazione. Ma Fukuyama dice adesso che questo non era il suo pensiero. La democrazia non sarebbe un regime che si stabilisce per default una volta rimossa la dittatura. Dovrebbe essere semmai il risultato storico di una tradizione statale precedente, come ha dimostrato il successo ottenuto con il cambio di regime nei paesi vinti dopo la Seconda Guerra Mondiale.

"In conclusione − scrive Fukuyama − io non ho mai collegato l'affermarsi globale della democrazia all'intervento americano, e in particolare non l'ho mai vincolato all'esercizio della potenza militare americana. Le transizioni democratiche devono essere attuate dalle società che aspirano davvero alla democrazia".

E la popolazione irachena evidentemente non era pronta, nonostante le code ultramediatiche davanti ai seggi elettorali. Tant'è che sunniti e sciiti si scannano a vicenda, incuranti del fatto di essere stati liberati. La memoria del nostro bravo professore è però piuttosto lacunosa. Leggiamo ad esempio un passo significativo, poi ipotizzeremo una spiegazione semplice semplice:

"La storia del XX secolo avrebbe dovuto insegnarci ad affrontare le circostanze prima che le crisi emergano, e neutralizzare le minacce prima che diventino gravi; la storia di questo secolo dovrebbe insegnarci ad abbracciare la causa dell'egemonia americana… Abbiamo bisogno di incrementare significativamente la spesa militare se vogliamo farci carico delle nostre responsabilità globali odierne e modernizzare le nostre forze armate per il futuro; abbiamo bisogno di rafforzare i legami con gli alleati democratici per sfidare i regimi ostili ai nostri interessi e valori; abbiamo bisogno di promuovere la causa della libertà politica ed economica all'estero; abbiamo bisogno di accettare la responsabilità del ruolo unico che l'America ricopre nel preservare e nell'estendere l'ordine internazionale in armonia con la nostra sicurezza, la nostra prosperità e i nostri principii".

Questo era scritto nella parte finale della Dichiarazione dei Principii del Progetto per un Nuovo Secolo Americano. Come si vede, ci sono tutta l'ideologia e l'indirizzo pratico adottato dal governo degli Stati Uniti, dalla guerra preventiva, all'esportazione armata dell'ordine e della democrazia, dall'egemonia unipolare al concetto che l'ordine americano nel mondo è un tutt'uno con la prosperità americana. Datata 3 giugno 1997, porta tra le firme dei maggiori esponenti del detto governo e dei suoi consiglieri politici, anche quella del professor Francis Fukuyama.

Non ci interessa constatare che egli abbia cambiato idea, succede. Ma quel che troviamo veramente interessante è che si cambi idea quando le cose si mettono male. Come si suol dire, quando la nave affonda i topi l'abbandonano.

Rivista n. 21