La grande rivoluzione e i suoi sotto-insiemi

Il lettore troverà in questo numero, oltre alle consuete rubriche, due articoli portanti. Il primo affronta il tema dell'ambiente in cui si sviluppano i partiti delle rivoluzioni, naturalmente allo scopo di analizzare quella in corso; il secondo riguarda la struttura invariante delle rivoluzioni e dei singoli aspetti all'interno di esse. Entrambi gli articoli, pur con differenti approcci metodologici e storici, trattano del difficile problema del partito rivoluzionario e della sua natura.

Per quanto riguarda la rivoluzione attuale, sappiamo che al momento essa non è in fase acuta, tuttavia è certo foriera di catastrofi più gravi e profonde di quante l'umanità abbia mai conosciuto. La catastrofe incombente dovrebbe acuire la necessità di un organismo rivoluzionario di tipo nuovo, anche perché le modalità del cambio epocale saranno esse stesse di tipo nuovo, compatibile con la maturità sociale. Tra l'altro è noto che persino in ambito borghese si fanno previsioni catastrofiche. Esperti di sistemi dinamici, sociologi, evoluzionisti e persino archeologi che studiano la dinamica di civiltà estinte, trattano l'evolversi del capitalismo come quello di un sistema complesso sull'orlo del collasso. Alcuni di costoro parlano ormai di scenari realistici che prevedono alcuni miliardi di morti, ammazzati direttamente o uccisi da malattie, fame e stenti. Sapendo che le immani concentrazioni urbane non potranno avere cibo ed energia in caso di collasso sistemico, organismi militari stanno studiando gli scenari futuri di guerra generalizzata in contesto fortemente urbanizzato.

A parte i lugubri scenari suddetti, che comunque non vanno esclusi a priori, l'argomento del nuovo ambiente e quello del nuovo organismo rivoluzionario (partito) è da noi trattato dal punto di vista di un'invarianza storica, e questo ci permette di affermare che l'aspetto politico della rivoluzione, cioè della saldatura fra la classe protagonista e l'orientamento storico della rivoluzione stessa, è prevedibile non solo nel suo sbocco ma anche nel suo percorso. Per orientamento intendiamo la dinamica irreversibile verso una nuova forma sociale, che si concreta sempre in uno strumento adatto a dirigere il movimento… che lo esprime. Come si vede c'è una circolarità che sembra viziosa, ma dimostreremo che non è così, che l'interazione fra partito e classe non ruota su sé stessa e innesca invece retroazioni positive in grado di accelerare la storia verso la biforcazione che porta alla forma superiore. Di questa forma futura i comunisti tratteggiano anche i caratteri, ma a rigore non sarebbe neppure necessario, dato che il comunismo non è un modello di società da realizzare ma l'intero movimento che la prepara e che ovviamente la ingloberà.

La saldatura fra proletariato e partito — ché di ciò si tratta — non avviene in un modo qualsiasi: la storia presenta degli invarianti anche per questo aspetto. Ogni partito rivoluzionario è emerso alla storia 1) come comunità agente con metodo e programma unitari, quindi con una "coscienza critica" determinata e appresa dalla dinamica storica materiale; 2) come realizzatore della "volontà" collettiva, cioè del decisivo mutamento che avviene quando un accumulo graduale di spinte fisiologiche e di tensioni fra le classi si tramuta in esplosione (catastrofe) sociale; 3) come anticipatore della società futura, sia sul piano del rifiuto della forma esistente, sia su quello della realizzazione pratica di un ambiente che sessant'anni fa abbiamo chiamato anti-forma.

La società umana è un sistema dinamico complesso. Le teorie della complessità, come branca della conoscenza, sono caratterizzate soprattutto per lo studio di numerosi elementi che interagiscono. La dimensione non conta: è complessa una società, è complesso ognuno degli individui che la compongono, è complessa ogni cellula di questo individuo. Un mucchio di sabbia, com'è detto in uno dei nostri testi di riferimento (Struttura, 1955, lo citiamo nel secondo articolo), non è un sistema e tantomeno è complesso: i granelli che lo compongono, per quanto numerosi, sono contigui ma non collegati, secondo un'osservazione che fu già di autori illuministi (vedi il primo articolo). Rappresenta semplicemente un insieme non organizzato. In esso non vi sono quindi livelli differenziati di organizzazione che comunicano, non possono emergere strutture funzionali, non può esserci storia al di fuori di quella esterna, come il vento che forma il mucchio o lo disperde.

Un sistema dinamico è tutt'altra cosa. Esso è una unità organizzata composta da parti a loro volta configurabili come sotto-sistemi differenziati, interagenti organicamente, in grado di scambiare energia o informazione con l'ambiente che essi stessi contribuiscono a realizzare. Quando di un sistema siffatto si modifica o toglie una parte, ne risulta modificato l'insieme secondo una delle leggi d'invarianza. Tra l'altro, l'intero sistema ha in genere un comportamento diverso, più ricco, di quello delle singole parti e anche della loro semplice somma.

I sistemi dinamici più complessi sono anche in grado di memorizzare la propria storia e di affrontare imprevisti sulla base di una "esperienza" codificata in qualche modo. Gli esseri viventi più evoluti sono sistemi dello stesso tipo assai perfezionati, e le società di esseri viventi evoluti lo sono ancora di più. Un termitaio o un alveare possono essere immaginati come organismi fatti di singoli sottoinsiemi organici, così come un branco di scimpanzé o una società umana; quest'ultima giunta al massimo grado di complessità, avendo prodotto un ambiente "fabbricato" che interagisce col vivente, cosa che non ha corrispettivo nelle altre specie.

Sia l'analisi dell'ambiente rivoluzionario che quella dell'organismo-specie con i suoi sotto-sistemi sociali ci servono per disporre le specifiche esperienze rivoluzionarie nell'intero corso della rivoluzione attuale, o della transizione verso la società comunista. Così la Comune di Parigi, le tre Internazionali, i singoli partiti (compreso il PCd'I, la corrente che l'ha fondato e a cui facciamo riferimento) e i raggruppamenti presenti sulla scena dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, possono essere collocati tutti nella stessa dinamica, come aspetti particolari di un percorso unitario. L'ambiente di partito di cui parliamo è dunque il sotto-sistema di una realtà più vasta: si tratta di vedere se di quella borghese o di quella comunista.

L'analisi storico-descrittiva della dinamica rivoluzionaria si integra con l'analisi grafica esposta secondo la suddivisione in grandi epoche storiche a loro volta composte di sotto-epoche (o fasi). All'interno di esse agiscono organismi, come il partito, i sindacati o i soviet. Che siano capaci di rappresentare una realtà di livello superiore oppure si adagino nelle pieghe del presente, lo decide l'intero percorso.

Rivista n. 26