Il cadavere della socialdemocrazia

È la seconda volta che il partito socialdemocratico svedese viene "umiliato" alle elezioni dopo aver governato per 65 anni. Ma questa volta c'è una novità, rappresentata dal destrissimo partito dei democratici svedesi (e ti pareva!), con radici nel neonazismo nordico e dichiaratamente razzista. La prima volta il partito dei moderati si era presentato da solo e aveva vinto con 178 seggi contro i 171 della coalizione "rosso-verde"; questa volta vince con 173 seggi contro 156, ma con l'ipoteca dell'ultradestra che ha superato lo sbarramento del 4% assicurandosi 20 seggi e diventando quindi l'ago della bilancia (maggioranza richiesta 175 seggi). Immediata manifestazione a Stoccolma al grido "Fuori i razzisti dal parlamento!". Patria del socialismo democratico, ma se cade l'omologazione la democrazia è in deroga.

L'elettore "razzista" è stato subito sottoposto ad anatomia: giovane, maschio, lavoratore manuale, residente nel Sud del paese dove la pressione degli immigrati è maggiore… ed ex elettore socialdemocratico. L'immagine del paradiso socialista vacilla: non è solo la letteratura gialla svedese di moda a farci vedere un paese criminale, corrotto, violento e capitalisticamente normale. Il fatto è che con solo 9 milioni di abitanti la Svezia fatica a garantire il welfare socialista al 10% di lavoratori disoccupati e anche al milione e mezzo di stranieri. E questa è solo la punta dell'iceberg. La sostanza, poco utilizzabile nella demagogia elettorale, è che non c'è più spazio di manovra per salvare insieme il welfare e l'economia, per armonizzare l'altissima spesa pubblica, le tasse alle stelle (quasi il 60% del reddito nazionale) e l'alto tenore di vita per tutti.

La Svezia ha avvertito la recessione come gli altri paesi occidentali. Anche se la sua economia sembra in ripresa, non garantisce più "il maggior successo sociale che il mondo abbia mai conosciuto" (The Guardian). Nessuno, neanche i destri mettono in discussione il modello svedese, sopravvalutato nel mondo ma effettivamente in grado di offrire una ricaduta sociale coinvolgente e omologante. Anzi, i centristi sono stati riconfermati perché hanno tagliato la spesa pubblica e i destri sono entrati in parlamento perché hanno promesso di fare anche di più proprio per salvare il modello. Non è una contraddizione: il movimento sociale inizia sempre con la paura di perdere ciò che si è acquisito, perciò fa presa il discorso sui tagli per non essere costretti a subìre il peggio. Da questo punto di vista storico contrapporre destra e sinistra non ha più senso e il voto per l'una o l'altra meno ancora.

Rivista n. 28