Merci materiali
Al marzo 2011 la produzione industriale americana era ancora il 5% al di sotto del picco raggiunto prima della recessione. Gli economisti però sono euforici lo stesso: da molti anni non succedeva che l'andamento dell'industria fosse migliore di quello degli altri settori. Per di più, dopo la sbronza finanziaria, dietro gli istituti di credito che tengono ancora banco, fanno capolino i cosiddetti (parametri) fondamentali. Da tenere anche presente che la ripresa industriale è stata più veloce di quella del numero degli occupati, dato che è aumentata la produttività. Ma che importa, il dato va considerato positivo, i disoccupati pesano sulla società, non sull'azienda. Comunque gli occupati industriali sono cresciuti dell'1,6% mentre in generale la crescita è stata dell'1% (le cifre sulla disoccupazione americana sono sempre aleatorie: prendiamo il massimo di disoccupazione ufficiale registrato al culmine della crisi, 12,5%, quindi vuol dire che, tolto un punto, saremmo all'11,5%, il che è tanto anche per i selvaggi parametri americani).
Facendo un consuntivo, il baratro è stato raggiunto verso la metà del 2009, con un crollo che nella meccanica ha raggiunto il 40%. La risalita sarà ancora lunga, perché per molti settori quella visibile negli ultimi tempi è dovuta non a un netto miglioramento della produzione ma al rinnovamento delle scorte. Anche l'aumento delle vendite di automobili è in gran parte dovuta al logoramento del parco circolante dopo quasi quattro anni di crisi. In totale il settore ha recuperato fino al 20%. Come da manuale marxista, la parte del leone la fanno i mezzi di produzione, e non solo perché l'Oriente ne richiede, il dollaro è basso e il governo offre incentivi: ogni crisi è una occasione per aumentare la produttività e con questo essa non fa che preparare la prossima. Solo che adesso il ciclo si è cronicizzato, e fra una caduta e l'altra l'economia stenta a ritornare ai livelli precedenti.
Ciò è poco visibile perché si muove molto il capitale fittizio, ma non bisogna confondere una ripresa di borsa con una dell'economia. Il mercato è sbilanciato da un pezzo: stagnano le merci di uso comune che costituiscono i grandi numeri, compresi i beni durevoli, automobili, case, arredi, elettronica domestica e sono in ripresa le macchine utensili, i grandi veicoli, il movimento terra, i sistemi computerizzati e tutta la componentistica collegata. Si tratta di capitale costante che dovrà… pagare sé stesso tramite nuova produzione e dovrà farlo in un contesto di consumi decrescenti a causa delle modificate, pesantissime condizioni sia dell'occupazione che del credito alle famiglie. Sulla base dei dati del passato, si è calcolato che ogni aumento di un punto del PIL dei paesi partner commerciali degli USA provoca un aumento delle importazioni dagli USA di tre punti. Se fosse vero non sarebbe spiegabile il declino industriale degli Stati Uniti che, a partire dagli indici massimi di produzione e occupazione raggiunti nel 1979, non si è più arrestato. Tolto il Giappone, i maggiori partner sono cresciuti molto, specie la Cina, la quale non ha affatto aumentato le proprie importazioni dagli Usa in confronto alle esportazioni. Il fatto è che la quota di mercato estera e persino interna degli Stati Uniti si sta restringendo rispetto a quella dei sempre più aggressivi concorrenti.