Ripresa

Sembrava che l'economia mondiale fosse fuori dal tunnel. A gennaio la finanza globale si stava normalizzando, i debiti statali erano sotto controllo, la locomotiva americana incominciava a muoversi e persino i possessori di titoli di stato li stavano convertendo in azioni. Semmai destava preoccupazione il fatto che la ripresa sarebbe stata troppo rapida a causa delle economie emergenti, e ciò avrebbe certamente provocato di nuovo sovrapproduzione, con l'aggravante che la lotta alla deflazione avrebbe amplificato il pericolo di inflazione specie sul fronte delle materie prime. Adesso tutto sembra sconvolto: prima il terremoto sociale in Nordafrica e Medio Oriente mette a rischio il flusso petrolifero e comunque attizza la speculazione, poi il terremoto geofisico in Giappone con relativo tsunami e disastro nucleare mettono in crisi il terzo sistema produttivo del mondo, con ricadute a catena su molte filiere produttive (alcuni semilavorati giapponesi vengono da fornitori praticamente unici). Gli economisti hanno già fatto i calcoli: i loro modelli dicono che alla fine dell'anno i due terremoti costeranno all'economia mondiale il 25% della crescita. Siccome si prevedeva un + 4% ci si dovrà accontentare di un + 3%. E ciò senza contare gli effetti dell'incertezza, che sono assai pesanti quando una massa enorme di capitali fittizi si aggira in cerca di impossibile valorizzazione.

Secondo il nostro modello non è stato sconvolto proprio nulla. Disastro vuol dire ricostruzione e grandissimi affari, amplificati dall'emergenza e anzi, per dirla cinicamente col linguaggio del Capitale, l'asfittico Giappone avrebbe bisogno di ben altre opportunità di investimento. Per quanto riguarda il fronte petrolifero, ogni 10% di aumento del grezzo ha una ricaduta dello 0,2% sulla crescita mondiale, tenendo conto del trasferimento di valore dai compratori ai venditori i quali però reinvestono la rendita. Semmai un grosso problema è il trasferimento in sé, ma questo è un discorso geopolitico, non semplicemente economico.

I fattori fondamentali della crisi quindi non sono scalfiti dai due terremoti; anzi, la sovrapproduzione di merci che per i paesi emergenti continua, si tradurrà molto presto in ulteriore sovrapproduzione di capitali e la legge della miseria relativa crescente impedirà un aumento dei consumi. Persisterà o aumenterà la disoccupazione per cui i capitali stessi, non fecondati da forza-lavoro, rimarranno sterili.

Rivista n. 29