La creazione

Da un po' di tempo economisti e politici fanno a gara per esporre scientificamente due piani infallibili per superare la crisi: "Creare le condizioni per..." (la ripresa, gli investimenti, il rilancio dell'economia reale, a scelta) oppure: "È necessario alzare l'inflazione per…" (evitare le aspettative di ribasso ulteriore dei prezzi, scoraggiare la stagnazione finanziaria, ritornare al livello fisiologico di quel 5% che indica l'incremento della produzione, eccetera). A dire il vero l'economia "reale" è un po' uscita di scena da quando tutti si sono accorti che la vera economia è quella che si vede e non quella che si immagina. Perciò il discorso si fissa preferibilmente sulla politica monetaria. Come sette anni fa, del resto, con i risultati che sappiamo.

In un discorso tenuto a Francoforte (all'European Banking Congress), il presidente della BCE, Mario Draghi, per interpretare al meglio il pensiero dominante, ha sposato entrambe le formule: "Dobbiamo creare condizioni di business che siano favorevoli agli investimenti, aiutando così la politica monetaria", e: "La Banca Centrale Europea farà tutto quello che va fatto per alzare l’inflazione e le aspettative d’inflazione il più velocemente possibile". Dunque l'inflazione non c'è stata nonostante la massiccia creazione di moneta, e perciò bisogna crearla… attraverso il rilancio della produzione materiale. Ma perché c'è bisogno di inflazione? Semplice: perché quando l'economia "tira" l'inflazione c'è. Marx prendeva in giro questi pasticcioni: se quando piove bisogna aprire l'ombrello, non vuol dire che basta aprire l'ombrello per far piovere.

Fra i miracoli creativi c'è quello dell'influenza psicologica sull'andamento dei prezzi: quando iniziano a scendere, finisce che scendono ancora di più perché i consumatori si aspettano proprio che scendano ancora di più per acquistare! Fantastico. Siamo nel corso di una crisi sistemica; la produzione crolla; milioni di persone perdono il lavoro o non l'avranno mai; s'è innescata la catena dell'abbassamento dei consumi e della chiusura di attività produttive e distributive. È diminuita persino la vendita del pane. Ma, udite! L'economia politica ci dice che la deflazione è una questione psicologica. Naturalmente Mario Draghi sa benissimo che son tutte balle, ma sa meglio ancora che vi sono migliaia di computer sintonizzati su ciò che dicono i responsabili dell'economia, pronti a spedire ordini di compravendita sui mercati finanziari, migliaia di operazioni al secondo.

"La situazione dell’inflazione nell’Eurozona è diventata sempre più difficile" e "una ripresa più forte è improbabile nei prossimi mesi"; quindi se non basteranno gli attuali strumenti monetari, ne utilizzeremo di supplementari. Si riferiva all'immissione sul mercato di nuova liquidità attraverso l'acquisto di titoli di stato nell'Eurozona. Draghi ha parlato e gli speculatori hanno ascoltato: borse impennate nelle maggiori piazze. Denaro per l'industria? Siamo seri: il modello è quello del quantitative easing americano e giapponese, perciò il programma di Draghi prevede l'aumento del bilancio BCE da duemila a tremila miliardi di euro, con effetto immediato per concedere prestiti agevolati alle banche. Le quali sentitamente ringraziano, continuando tranquillamente a speculare col denaro regalato. Dunque "la ripresa è improbabile", ma l'aspettativa psicologica di inflazione siamo riusciti a innalzarla un pochino. C'è ancora margine di manovra e speranza: gli Stati Uniti hanno creato moneta per almeno 3.000 miliardi di dollari e l'inflazione è ripartita. Di qualche decimo di punto.

Rivista n. 36