Appendice su arte, spettacolo, sport

Ieri

Scambio di informazione ancora organico

Nel 1880 il giornalista americano John Swinton ebbe un incontro con Marx dal quale trasse un curioso ritratto, ben diverso da quello che circolava nell'Inghilterra di allora. Invece del "Red terror doctor", cantore del proletariato nella sanguinosa guerra civile in Francia, egli presentava un geniale filosofo rivoluzionario, bruciato da un fuoco interiore ma ritirato dalla vita politica attiva. Alla domanda un po' romantica su quale fosse la legge ultima dell'esistenza, Marx aveva risposto sicuro: "La lotta".[65] Ovviamente anche scrivere Il Capitale è "lotta".

Se noi proseguiamo coerentemente sulla strada percorsa fin qui, vediamo che il criterio adottato per parlare di informazione non è quello di confrontare giornali, televisione, Internet del mondo capitalista con quelli che potrebbero esserci nel mondo comunista a venire, per evidenziarne le differenze. Il criterio è quello di capire come un processo reale, un cambiamento in corso informi di sé la vita quotidiana e, nel tempo, il divenire della società futura. Infatti, lo ribadiamo ogni volta che si presenti l'occasione, la "politica" non è altro che l'aspetto fenomenico di uno scontro, più o meno evidente, fra il vecchio modo di produzione che non vuole morire, e quello nuovo che non può imporsi senza provocarne la morte. E siccome abbiamo visto che le rivoluzioni hanno una struttura frattale,[66] arte, spettacolo e sport devono in qualche modo rientrare nel generale movimento storico in quanto sue frazioni.

A ben vedere, se l'invariante è la lotta, come dice Marx, arte, spettacolo e sport sono ben descrivibili sotto questo aspetto. Per lo sport è del tutto evidente; per lo spettacolo occorre prestare un minimo di attenzione, ma anche una commedia brillante è scontro fra differenze; per l'arte occorre un'attenzione maggiore, ma si capisce che il nesso c'è: ogni variante del reale è contrapposizione, e nemmeno una fotografia a colori rispecchia il reale senza che vi sia una modificazione dovuta al fotografo.

Nelle società pre-classiche, quindi dal paleolitico all'ultimo stadio del comunismo originario, arte, spettacolo e sport erano connessi a ciò che oggi chiamiamo religione. Raffigurazioni, rappresentazioni e simulazioni assumevano nel tempo la forma di riti, liturgie. Dei riti di epoca preistorica abbiamo tracce poco evidenti ma interpretabili integrando poca informazione aggiuntiva (ipotesi), mentre dalle società proto-urbane in poi abbiamo segni indiscutibili, che non hanno bisogno di interpretazione se non per quanto riguarda particolari ininfluenti rispetto al nostro scopo. I cosiddetti teatri nei complessi minoici di Cnosso e Festo, databili al 2.000 a.C., sono le più antiche strutture di questo genere finora ritrovate. A qualunque cosa servissero, cerimonia, rappresentazione o assemblea, è chiaro che furono costruite per consentire a un "pubblico", schierato su gradinate rettilinee, di assistere a un'azione svolta da qualcuno situato su di una "scena" più in basso. Questo ci basta, anche se vi sono ipotesi del tutto plausibili, dedotte da frammenti di affreschi, di veri e propri "spettacoli" e "giochi" (ad esempio le tauromachie). Siccome i complessi minoici erano centri di raccolta della produzione al fine di distribuirla (erano presenti grandi magazzini gestiti tramite il sistema delle cretule di cui abbiamo visto la funzione) è evidente che lo "spettacolo" era intimamente collegato alla funzione dell'intero complesso.[67]

Ogni rappresentazione, grafica o animata, non è un qualcosa che cada dal cielo ma una varietà del reale. Che sia una metafora, che sia un racconto nel tempo, essa comunque serve a trasmettere informazione, è perciò un messaggio finalizzato, che modifica il reale secondo un criterio. Non sappiamo che cosa si trasmettesse a Festo e Cnosso, ma i cosiddetti teatri minoici furono ereditati dai Micenei e dai Greci, fino ad evolvere in strutture molto grandi dove si rappresentavano spettacoli che conosciamo nei dettagli e nei significati. Ad esempio, è immediatamente chiaro che la tragedia greca è sempre la rappresentazione di una lotta, così come la recita omerica da parte di un aedo: a riprova dell'affermazione di Marx. E anche una commedia è costruita sulla contrapposizione di protagonisti che in qualche modo lottano fino allo scioglimento finale.

Nell'antichità classica arte, spettacolo e sport non erano ancora separati del tutto pur avendo pesantemente subito il solito processo di autonomizzazione. Il teatro greco, inteso come edificio, incurva le gradinate attorno a un centro geometrico sul quale si focalizza sia l'attenzione del pubblico che l'acustica dell'edificio. Il quale diventa monumentale, capace di ospitare migliaia di spettatori. L'edificio destinato alle rappresentazioni sportive rimane a gradinate rettilinee, dato che lo richiede il tipo di spettacolo, ma la tipologia funzionale è la stessa: gradinate, scale di accesso ed evacuazione, scena in basso. La rappresentazione sportiva (che è lotta per antonomasia) è, almeno all'inizio, integrata al sacro e alla simbologia liturgica: a Efeso e Olimpia, città sacre, (tutte le città greche erano espressione di una sacralità inerente ai miti di fondazione e ai caratteri specifici della vita regolata da leggi), l'urbanistica, i percorsi disseminati di statue di campioni ed eroi, i templi, le palestre e le strutture per i "giochi" erano un tutto organico. Ad Efeso l'attività "sportiva" si combinava con il bisogno di conoscere il futuro (Oracolo) e con riti di fertilità e riproduzione (donne da tutta la Grecia, le baccanti, si radunavano sul vicino monte Parnaso e sotto l'effetto di vino, canti e danze cadevano in trance mistica).

Iniziale mercificazione

Nella Roma antica teatro, anfiteatro e circo ricalcarono il modello greco. Lo sviluppo in nazione, che superò lo stadio della città-stato, comportò una proliferazione delle varie manifestazioni e di conseguenza un incremento dell'agonismo, il quale diventò una specializzazione e, più tardi, un veicolo di denaro. La palestra greca era un luogo dove si allenava il corpo per favorire la mente; quella romana diventò un luogo di produzione di atleti, specie di gladiatori, la cui compravendita rappresentava una lucrosissima attività, pesantemente contaminata dall'arte militare (scherma, scontro fra squadre di gladiatori, naumachie). In ogni caso spettacolo.

Nell'Alto Medioevo la tradizione romana sopravvisse a Costantinopoli, dove gli spettacoli , in particolare quello delle corse, assunsero l'aspetto esasperato di una vera e propria malattia sociale. Più tardi, specie nelle aree d'Europa in cui si radica maggiormente la società feudale, lo spettacolo e lo sport persero importanza. Il teatro fu considerato immorale dalla Chiesa, e le gare popolari nelle fiere e i tornei organizzati dalla nobiltà diventarono le forme di intrattenimento sociale più in voga. Possiamo interpretare come teatro le rappresentazioni viventi degli episodi dai testi sacri, allestite prima in chiesa, poi sul sagrato e infine su lunghi percorsi e piazze (processioni a tema).

La rivoluzione borghese reintrodusse sotto altra forma, e soprattutto in relazione alla mercificazione crescente della società, tutte le categorie presenti in Roma antica. Invece degli anfiteatri, dei gladiatori e delle naumachie, si diffusero infine gli stadi per il calcio. Per il resto si assistette a una specializzazione esasperata che si accompagnò alla moltiplicazione delle discipline: tanto per fare rapidamente degli esempi, quelle ereditate dalle società del passato, quelle ereditate dai giochi e dalle gare popolari, quelle nuove collegate a macchine e infine quelle collegate alle armi da guerra. Inutile dire che, come nell'antica Roma, lo sport nell'epoca borghese è l'equivalente di panem et circenses. In ogni società di classe la caratteristica originaria, che consisteva nella partecipazione collettiva alla rappresentazione, venne meno, e ci fu chi recitava e chi passivamente guardava. L'insieme era ancora una pratica collettiva, ma un certo "effetto televisione" era già presente. Anche le processioni, alle quali partecipavano tutti, incominciarono poco per volta ad essere spettacolo di una minoranza che passava tra due ali di folla.

Oggi e Domani

Grande Ottobre dell'arte e della (in)formazione

La Rivoluzione d'Ottobre esplose in un contesto rivoluzionario che incominciava a minare le tradizioni legate all'arte, allo spettacolo e allo sport. L'impressionismo aveva già dato uno scrollone alle accademie, ma con il nuovo secolo i tempi si accorciarono e il processo di demolizione anticonformista procedette di pari passo, pur senza essere direttamente collegato, al processo di maturazione rivoluzionaria. Futurismo, dadaismo, surrealismo, astrattismo fecero saltare dalle fondamenta, definitivamente, i vecchi canoni espressivi, in un movimento che fu solo in parte consapevole, ma che inesorabilmente fu fenomeno globale, spontaneamente coordinato, se ci è permesso l'ossimoro. Sembra che Lenin, esule a Zurigo, frequentasse il Cabaret Voltaire. Se è vero, ha assistito di persona alla nascita e allo sviluppo delle nuove correnti.

La Rivoluzione russa fu senza dubbio più radicale nelle espressioni della comunicazione e dell'informazione "artistica" che non nella prassi "politica". Nel primo caso assimilò e portò alle estreme conseguenze la rottura netta e inequivocabile con il passato; nel secondo caso, di fronte alle difficoltà e ai problemi posti da una doppia rivoluzione, non fu in grado, cercando di risolverli, di separarsi dalla prassi politica borghese e mantenne il principio democratico senza poterne controllare le conseguenze (il Partito e l'Internazionale che funzionavano come un parlamento, la tattica che prevedeva alleanze frontiste con esponenti della socialdemocrazia, la preminenza dell'interesse di stato, la ripresa della diplomazia segreta, ecc.).

A proposito di spinte radicali, l'Ottobre produsse un capolavoro di politica riguardante le espressioni sovrastrutturali. Da una parte cercò di risolvere il problema dell'ideologia dominante realizzando un istituto apposito, la Proletkult, che si occupasse di diffondere una Cultura Proletaria; dall'altra, riconosciuto il fatto che non aveva senso aggettivare la cultura e tutto sommato neanche parlare di cultura in generale, cercò di spazzare via quel rimasuglio di riverenza verso l'educazione borghese e di sostituirlo con un ambizioso progetto di auto-apprendimento.[68] Questo progetto risolse bene e in fretta la piaga dell'analfabetismo govanile, ma non riuscì a proiettarsi verso una nuova teoria della conoscenza, problema che i rivoluzionari russi avevano ben presente. Il risultato fu l'abbandono del sistema di auto-apprendimento per una riforma della vecchia scuola.

Nel frattempo le nuove correnti "artistiche" rivoluzionarie, futurismo, costruttivismo, suprematismo, strutturalismo, ecc. si lasciavano catturare dalla rivoluzione affiancandola nella vita quotidiana con la produzione, oggi inimmaginabile, di opere di ogni genere, dalle scene del teatro di strada all'architettura, dallo stile applicato in fabbrica agli oggetti d'uso quotidiano agli esperimenti di non-scuola, dalla formazione di comuni orientate allo studio-lavoro, alla requisizione di tutte le ricche biblioteche private per metterle a disposizione di tutti in una struttura formativa che prevedeva l'insegnamento "scalare", per cui i giovani di una certa età insegnavano quello che sapevano ai ragazzi nati un anno prima. La rivoluzione in questo campo abbatté effettivamente le barriere molto forti che si opponevano all'avanzata sociale. Significativa la critica di Lenin alla Proletkult:

"Attenendosi incrollabilmente a questi principii, il congresso pan-russo della Proletkult respinge risolutamente come teoricamente erroneo e praticamente nocivo ogni tentativo di inventare una cultura sua propria e particolare, di chiudersi nelle proprie e particolari organizzazioni, di delimitare i campi di azione del Commissariato del popolo alla istruzione pubblica e della Proletkult ecc.; o di consacrare l'autonomia della Proletkult entro le istituzioni del Commissariato all'istruzione pubblica e altrove. Al contrario, il Congresso fa obbligo assoluto a tutte le organizzazioni della Proletkult di considerarsi interamente come organismi ausiliari della rete di istituti del Commissariato del popolo all'istruzione pubblica e di assolvere i loro compiti, parte integrante dei compiti della dittatura del proletariato, sotto la direzione generale del potere dei Soviet (e più specificamente del Commissariato all'istruzione pubblica) e del Partito Comunista di Russia".[69]

Terminato lo slancio iniziale e rifluita la spinta rivoluzionaria in Europa, la doppia rivoluzione russa (una rivoluzione proletaria comunista che eredita una situazione sociale non ancora giunta nemmeno alla fase borghese) permette rapidamente ai residui di concezioni borghesi di attecchire e svilupparsi. Era in effetti inutile ribattezzare "comune rossa" la coabitazione forzosa dovuta alla carenza di alloggi; e peggio ancora adottare un lessico sostitutivo del tipo "Matrimonio comunista, "Famiglia comunista", quando non addirittura "Battesimo comunista", in un disperato tentativo di far corrispondere la realtà ai nomi delle sue varianti.

Democrazia realizzata, democrazia dissolta

Nonostante tutto, l'Ottobre ci offre alcune anticipazioni del domani, specie se analizzate con lo sviluppo della forza produttiva sociale avvenuto nel frattempo. Oggi, in piena reazione capitalista, forme nuove emergono, come la diffusione capillare di piccoli teatri o addirittura di scene private sulle quali gruppi di recita e di ascolto si cimentano con testi auto-prodotti. Nonostante sembri in secondo piano, il teatro è ancora attrattivo, probabilmente a causa di un rapporto meno alienato con l'attore, della presenza fisica che offre un minimo di partecipazione reciproca. Ciò vale per la musica, la danza, il circo. Secondo gli albi professionali e i contratti di categoria, in Italia lo spettacolo dal vivo occupa 200.000 addetti. Le prime tre regioni in classifica sono Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna con 9 milioni di presenze (molte più che negli stadi!). Ma non si sa in effetti quanti siano in totale coloro che praticano forme di spettacolo se si somma l'attività professionale a quella amatoriale, che, stando a ciò che è possibile intuire attraverso la rete, sta diventando di proporzioni significative.

Anche il cinema, nonostante i suoi colossi industriali, o forse proprio a causa di essi, incomincia ad essere minato. Dopo aver rotto il monopolio delle grandi case, si sono affermati alcuni produttori-attori indipendenti e, siccome le rivoluzioni non si fermano mai, si stanno moltiplicando piccoli gruppi che ben si adattano alle nuove tecnologie e sfornano opere digitali completamente slegate dalla circolazione dei capitali. Segni di una spinta reale contro la proprietà, di un rifiuto della mercificazione, segni che presi ognuno per sé sono microscopici, ma che ormai coinvolgono migliaia di persone, sempre più spesso al di fuori dei circuiti del valore e sempre più orientati alla critica (quale che sia) alla società presente, della quale si condanna la "vita senza senso". È chiaro che tolti alcuni poderosi film di denuncia – dei circuiti classici, o di quelli indipendenti, che rimangono comunque nell'ambito della società borghese – la grande massa delle libere auto-realizzazioni teatrali, cinematografiche, musicali, è di pessima qualità, con delle punte di ingenuità e mancanza di tecnica addirittura patetici. Ma navigando sulla rete, specialmente in quel serbatoio inesauribile che è YouTube, si scoprono fra i milioni di filmati piccoli capolavori nascosti.

Il fenomeno descritto può essere interpretato da qualcuno come un inno alla finalmente realizzata democrazia dello spettacolo. Non è il caso di scomodare la salsa democratica universale. L'universalizzazione della fabbrica di spettacoli può essere vista come un'orazione funebre per la mercificazione delle particolari forme di comunicazione dette artistiche. L'autodidatta armato di telecamera HD e moviola elettronica può essere davvero il becchino delle major film studio. Desistendo dal girare i suoi "corti" mediamente inguardabili ed entrando in sintonia con un mondo completamente diverso, già rintracciabile in rete,[70] si abilita a superare in futuro quella che oggi è, mediamente, la ancora inarrivabile perfezione tecnica dei prodotti industriali di Hollywood. Ma allora ciò vale anche per il writer imbrattamuri fuorilegge con la sua bomboletta, per gli appassionati di spettacolo da strada, per gli acrobati dello skateboard da marciapiede, per gli improvvisati scrittori e saggisti che sfornano opere attraverso i numerosi provider di book on demand.

Vale per lo sport, oggi inserito completamente nella sfera del valore e della più bieca divisione sociale del lavoro, ovviamente sottomesso più che a leggi biofisiche a leggi di mercato, senza neppure la dignità di un contenuto esprimibile in tempo di lavoro, mera calamita di valore altrui che riesce a dirottare mediante i più loschi traffici. Anche in questo campo – a proposito del quale si può banalmente osservare che in una società diversa si invertirebbe il rapporto tra coloro che corrono e i centomila che guardano – la rottura rivoluzionaria sarà tanto più nettamente visibile quanto più sarà superata la condizione coatta, tipica di questa nostra "preistoria umana", dello specialista di "mestiere", cioè del maratoneta, discobolo, arciere o nuotatore (o meccanico, filosofo, violinista, ecc.), e si entrerà nella storia, quella dell'uomo poliedrico. Come s'è osservato, non abbiamo artigli, denti, corna o altri attributi che ci distinguano per una specializzazione biologica. La natura ci ha in-formati in un certo modo e quindi, se non ci siamo estinti, dobbiamo dire grazie a un ingombrante cervello tuttofare, capace di coordinare non solo i nostri arti e sensi ma soprattutto il nostro corpo collettivo. La specializzazione la lasceremo agli insetti[71] e asseconderemo la natura che ci ha plasmati onnifacenti:

"E infine la divisione del lavoro offre anche il primo esempio del fatto che fin tanto che gli uomini si trovano nella società naturale, fin tanto che esiste, quindi, la scissione fra interesse particolare e interesse comune, fin tanto che l’attività, quindi, è divisa non volontariamente ma naturalmente, l’azione propria dell’uomo diventa una potenza a lui estranea, che lo sovrasta, che lo soggioga, invece di essere da lui dominata. Cioè appena il lavoro comincia ad essere diviso ciascuno ha una sfera di attività determinata ed esclusiva che gli viene imposta e dalla quale non può sfuggire: è cacciatore, pescatore, o pastore, o critico, e tale deve restare se non vuol perdere i mezzi per vivere; laddove nella società comunista, in cui ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico".[72]

Note

[65] John Swinton, "A colloquio con Karl Marx", Micromega 2/2015.

[66] Struttura frattale delle rivoluzioni, n+1 n. 26 del 2009.

[67] "Considerata la più antica cava teatrale di ambito europeo, serviva verosimilmente ad accogliere gli spettatori in occasione di speciali liturgie durante le quali si realizzava, nell'ambito della sfera del sacro, l'incontro fra l'élite che controllava il palazzo e la gente comune che a vantaggio di tale élite lavorava. Un imponente archivio, con diverse migliaia di documenti contabili (le cretule) dimostra l'esistenza di un ristretto gruppo di addetti all'amministrazione, dal momento che il palazzo minoico fu sostanzialmente un luogo di raccolta e di redistribuzione di beni" (Centro di archeologia cretese, Università di Catania, Scavi; sito internet: http://www.cac.unict.it). Nonostante la chiarezza con cui è definita la funzione del complesso (raccolta e distribuzione di beni), notiamo in questo studio il persistere della convinzione che ciò fosse fatto a vantaggio di una élite per la quale la gente comune lavorava. Non si è ancora riusciti a leggere la scrittura minoica, ma comparando testi micenei successivi con testi siriani e mesopotamici, le cui scritture sono decifrate, risulta che a quello stadio di sviluppo le cosiddette élite erano composte da fiduciari "primi fra pari" addetti all'amministrazione, quindi non ancora classi (cfr. Giovanni Pettinato, Ebla, Rusconi; La città sepolta, Mondadori).

[68] Cfr. Nadezna Kostantinovna Krupskaja, La scuola del proletariato, Emme Edizioni, antologia di testi sull'autoformazione, oscillante fra i caratteri specifici della rivoluzione anti-scolastica, la pesante eredità del passato e il compromesso di una "scuola comunista aperta agli operai".

[69] Lenin, Tesi presentate al Primo congresso della Proletkult, 8 ottobre 1920, Opere complete, Editori riuniti, vol. XX.

[70] Su Internet vi sono decine di siti dedicati al cinema o altro tipo di spettacoli autoprodotti. Il colosso Amazon ha deciso di ingaggiare giovani cineasti indipendenti per immettere nel circuito delle sale e nel suo servizio in streaming 12 film all'anno. Investirà per ognuno da 5 a 25 milioni di dollari. Non trattandosi di beneficenza, c'è da supporre che l'investimento sia basato su di una qualità almeno concorrenziale.

[71] È lo scrittore di fantascienza Robert Heinlein che esalta la capacità tuttofare dell'uomo contrapponendola alla specializzazione degli insetti (Lazarus Long, l'immortale, Cosmo 1979).

[72] Karl Marx e Friedrich Engels, L'ideologia tedesca, Opere complete, Editori Riuniti, vol. V.

Rivista n. 37