Distribuire soldi alla gente con gli elicotteri

L'immagine degli elicotteri che buttano soldi come coriandoli è di Milton Friedman. Egli suggeriva pesanti politiche monetarie in caso di crisi poco reattiva ai provvedimenti tradizionali. Secondo tutti i parametri canonici l'economia mondiale sta ancora arretrando, quindi non resterebbe altro da fare che ricorrere all'extrema ratio della pioggia dal cielo. Il guaio è che non c'è bisogno di rumorose macchine volanti, la stessa operazione si può fare stando comodamente seduti davanti a un computer. E sono sette anni che si crea moneta. Con un qualche piano? Macché: si improvvisa disperatamente, si prova a vedere se il moribondo reagisce a farmaci ormai talmente potenti da disorientare i banchieri centrali.

Ma non reagisce. La "creazione" di denaro non funziona, l'abbassamento dei tassi fino a sotto zero non funziona, l'espansione della spesa pubblica non funziona, il tentativo di bloccare la deflazione non funziona. Che diavolo fare? Gli studi borghesi sulla crisi sentenziano: scarsità della domanda, bisogna rilanciare i consumi. Sarebbe più corretto parlare di "crisi da sovrapproduzione", anche se gli effetti immediati appaiono gli stessi. In effetti l'origine della crisi, di tutte le crisi, sta nell'aumento esponenziale della produzione dovuto alla natura del ciclo di valorizzazione del capitale, cui non corrisponde, ma come conseguenza, una adeguata capacità di smercio. Se si pensa che in sette anni sono stati creati capitali di rattoppo per qualche decina di migliaia di miliardi di dollari senza che tale quantità di moneta in circolazione provocasse un minimo aumento dei prezzi, c'è da capire la perplessità degli esperti: forse sarebbe stato meglio distribuire quelle camionate di dollari, euro, yen direttamente ai cittadini piuttosto che darli alle banche.

C'è un'atavica paura di fronte alla distribuzione del denaro alla gente comune senza una contropartita in termini di sfruttamento. Eppure, dicono gli economisti, è l'unico rimedio non ancora tentato nonostante la "sindrome da deficienza cronica della domanda" vada aggravandosi. Che significa? Una "deficienza cronica" non è una crisi. Ma è certo che se le industrie, nel momento di pianificare la produzione per l'anno contabile successivo, prevedono un peggioramento delle vendite, alleggeriscono gli investimenti. Innescando così una catena causale o, detto in altri termini, un effetto domino. Di nuovo la parola "crisi" non sembra la più adeguata: perché potrebbe andarci di mezzo l'intero sistema capitalista.

Il tasso di interesse reale a lungo termine, quello che influisce sull'andamento economico, è in ribasso da vent'anni, ma almeno da dieci è intorno allo zero; e questo "regalar denaro" non ha minimamente influito sulla crisi. La prospettiva non è rosea: nei vent'anni citati Cina, India Brasile e Russia hanno sostenuto l'economia mondiale, precipitando infine essi stessi nella crisi. Per di più, negli ultimi anni il calo dei prezzi petroliferi ha evitato danni peggiori. "Non esistono soluzioni semplici per gli squilibri economici globali attuali, solo palliativi. La tendenza del momento nella politica monetaria sono i tassi di interesse negativi" scrive il giornale della Confindustria. Tuttavia in una situazione cronica non si vede come questi palliativi possano spingere l'industria a investire, se ha già dimostrato di non essere sensibile al denaro gratis. E continuerà la ricerca della crescita attraverso le esportazioni, con politiche di sostegno. Saranno avvantaggiati i paesi esportatori Germania, Cina, Giappone, Corea, ma ciò provocherà il superindebitamento dei paesi importatori come gli Stati Uniti. "È un meccanismo destinato a saltare in aria", commenta lo stesso giornale; e: "L'ossessione per l'austerity persino in una situazione di tassi negativi è semplicemente una follia". Ok, allora, agli elicotteri.

Rivista n. 39