Litio

Due secoli e mezzo ci separano dalla realizzazione della prima batteria da parte di Benjamin Franklin, consistente in realtà in alcune bottiglie di Leyda collegate e battezzate con termine militare. Il primo generatore autonomo di elettricità, la pila, fu invece quello di Alessandro Volta, qualche decennio dopo. Le batterie ricaricabili che utilizziamo adesso, a ioni di litio sono state messe in commercio solo 25 anni fa. È una storia ad andamento esponenziale, e come tutte le storie di questo genere non può durare all'infinito. La piccola batteria sarà protagonista di uno dei crash del tardo capitalismo. Tra l'altro perché non sarà più tanto piccola.

Oggi miliardi di apparecchi sono alimentati a batteria, e quantità sia pur minime di litio, moltiplicate per grandi numeri, producono grandi effetti. Non è una previsione passibile di smentita, ma un dato di fatto: fra qualche anno sarà difficile produrre batterie in un contesto a crescita esponenziale del loro uso e di decrescita esponenziale della quantità di litio esistente. Può darsi che nel frattempo l'uomo inventi qualcos'altro, ma è poco probabile. Quindi aspettiamoci conseguenze macroscopiche, persino se saranno sfruttati nuovi giacimenti con nuove tecnologie.

La corsa all'accaparramento è già iniziata. Si sa per certo che in futuro crescerà non solo il consumo per piccoli apparecchi, ma anche quello per beni voluminosi e pesanti come le automobili. La General Motors ha presentato un'auto con una batteria che dovrebbe conciliare il prezzo con la durata della carica. Tesla, che fabbrica soltanto auto elettriche e sta aumentando le vendite, fabbricherà in proprio batterie in un nuovo stabilimento apposito. La Cina sta facendo altrettanto e ha varato un piano quinquennale specifico. La quantità di litio contenuta nelle batterie è proporzionale alla potenza accumulata e alle dimensioni; di conseguenza il previsto accumulo di energia elettrica prodotta nelle centrali causerà un enorme impatto sul mercato (la California ha un progetto da 1,3 Gw; un altro progetto sarà operativo alle Hawaii entro il 2016). Tutti conoscono il problema nei minimi particolari, ma nessuno può risolverlo: quando il capitalismo si getta su una risorsa, non permette di pensare al futuro, la sfrutta e basta. Dunque già adesso vi sono difficoltà di approvvigionamento, tanto che il prezzo del carbonato di litio proveniente dalla Cina è raddoppiato negli ultimi due mesi.

Per il momento le batterie al litio non sono competitive con i carburanti, e la distanza sembra incolmabile. Non è comunque una questione tecnica ma economica: man mano che aumenterà la produzione, il costo unitario scenderà, come è successo con i computer, i cellulari e gli smartphone. Un altro problema grave è la dislocazione dei giacimenti. Il più vasto conosciuto è sulle Ande fra il Cile e la Bolivia, a grande altitudine nel deserto di Atacama. Nella parte cilena vi è il 20% di tutto il litio del mondo; nella parte boliviana non si sa, ma qualcuno dice che potrebbe essere intorno al 70%. Se così fosse, nascerebbero complicazioni non indifferenti per via della rendita. Per il momento le cifre sono relativamente basse, dato che il commercio mondiale del litio vale in tutto un miliardo di dollari. Ma Albermarle, il più grande produttore di litio del mondo, ha acquistato Rockwood, proprietaria del secondo deposito in Cile. E, in joint venture con la Tianqi cinese, progetta di acquistare la concessione di una grande miniera australiana che fornisce materia prima al mercato spot (compravendite immediate) cinese. Una ditta australiana sfrutta un deposito argentino in joint venture con Toyota, e vi sono depositi in Cina e Messico. Basta, non vi è altro.

La Cina sarà il maggior acquirente per molti anni, avendo varato un piano di trasporti pubblici con veicoli elettrici; e, con i numeri cinesi, ciò vuol dire milioni di batterie di formato adeguato. Ma anche i grandi costruttori asiatici di batterie, Samsung, LG, Panasonic, Sony, ATL, produrranno per l'Occidente. Se consideriamo che il prezzo è già raddoppiato in pochi mesi, che la scarsità lo farà aumentare ancora per via dei costi di estrazione su deposti meno ricchi, e che tutto ciò succede mentre aumenta in modo esponenziale la domanda, è facile capire che esploderà una battaglia mondiale per il litio.

Si potrebbe obiettare che s'era fatto tanto can-can per il picco del petrolio, dato per certo entro il 2010 o giù di lì, poi sono stati messi a coltura nuovi giacimenti con nuove tecnologie e ha incominciato a funzionare il risparmio energetico, al quale ha contribuito la crisi, ecc. ecc. con il risultato di un abbassamento drastico del prezzo al barile. Lo stesso discorso si può fare con il litio, con le terre rare, addirittura con i prodotti agricoli. Vero. Ma poniamo che sia fuori luogo un allarme sulle materie prime in genere, sul versante della disponibilità e dunque del prezzo. Questo può valere per un periodo di tempo limitato. Il Pianeta è un sistema finito e già adesso in otto mesi bruciamo le risorse rinnovabili che tale sistema è in grado di fornirci in un anno. Ancora più velocemente bruciamo quelle non rinnovabili. E tutto ciò accade mentre non avanza alcuna consapevolezza sistemica, anzi, trionfa la critica alla consapevolezza. Qualcuno già insinua che grazie al cambiamento climatico saranno messe a coltura nuove terre a latitudini estreme, mentre nelle zone equatoriali saranno coltivate nuove specie resistenti alla siccità ottenute con l'ingegneria genetica.

Rivista n. 39