Non possiamo ingannare la natura
Così disse il fisico Richard Feynman, chiamato a testimoniare sul disastro della navetta spaziale Challenger. Con ciò egli volle mettere in guardia contro l'interpretazione errata riguardo alla sicurezza dei sistemi complessi. E quello rappresentato dall'enorme razzo di spinta, dalla navetta, e dall'equipaggio di sette membri era il più complesso tra quelli progettati fino a quel momento. La crescita lineare del numero dei componenti aveva prodotto una crescita esponenziale del pericolo di incidenti. In natura la crescita esponenziale raggiunge un "punto di flesso" per poi avviarsi verso l'equilibrio. Il fatto è che il capitale aborre l'equilibrio.
Il primo articolo che qui pubblichiamo ha come tema la crescente domanda di spesa militare e spaziale. Avremo un altro esempio di crescita esponenziale trattata come se fosse lineare? La frontiera attuale in termini di "prestazioni" spaziali è stata raggiunta con l'invio di alcuni equipaggi sulla Luna e con la realizzazione di una stazione spaziale "servita" dalla navetta e da razzi usa-e-getta. Oggi si parla dell'esplorazione e della colonizzazione di Marte, ma la complessità di missioni come questa non è comparabile con quella lunare, per cui dovranno essere mobilitati capitali enormi. Un conto è sparare un missile balistico su di un satellite a 380.000 Km dalla Terra oppure fare la spola fra la Terra e una stazione spaziale a 400 Km di altezza; tutt'altra storia è spedire un'astronave su di un pianeta distante in media qualche centinaio di milioni di Km. Un'impresa che presenta incognite e limiti non ancora esplorati e difficili da simulare.
Il modo di produzione capitalistico si è globalizzato andando fuori controllo. Esso cerca la salvezza nel rilancio di attività che nel passato furono stimolo alla crescita, e proprio per questo il paradigma "spaziale" ci aiuta a capire le difficoltà di un'economia diventata planetaria. Complesso il sistema economico, complessi i suoi sottoprodotti, occorre inserire entrambi nell'intera dinamica del capitale. Ritorna in auge la "conquista dello spazio" perché la "conquista del pianeta" per il capitale è finita, come abbiamo cercato di mostrare con un'anatomia della crisi cronica (cfr. n. 24 della nostra rivista), e come ribadiamo, oltre che con l'articolo "spaziale", con altri tre articoli: Il secondo principio, sulla perdita di energia del capitalismo giunto a questo stadio; Il grande collasso, sulla degenerazione del controllo statale sull'economia e sulla società (163 paesi con problemi di stabilità); Capitale e teoria dello sciupio, osservazioni sull'attuale stato del capitalismo alla luce di una serie di testi pubblicati dalla nostra corrente negli anni '60 del secolo scorso.
Il titolo di uno degli articoli citati, Il secondo principio, fa riferimento al secondo principio della termodinamica che riguarda la trasformazione dell'energia. La più sintetica definizione che si può formulare è la seguente: "Qualsiasi trasformazione spontanea ha come conseguenza un aumento del disordine nell'universo". Il secondo principio ha il suo rovescio della medaglia: "Qualsiasi trasformazione informata ha come conseguenza una diminuzione del disordine nell'universo". Il capitalismo è una società naturale, diceva Marx, spontanea, appunto, non progettata, il "regno della necessità" cui si contrappone il "regno della libertà". La transizione di fase che stiamo vivendo è precisamente l'approssimarsi del regno della libertà, cioè del progetto. La cosiddetta conquista dello Spazio è ancora tutta al di qua della capacità di progetto sociale. O meglio, serve soltanto al tentativo di valorizzare capitali oggi congelati.