Considerazioni sulla pandemia
Mi dispiace che alcuni compagni siano stati colpiti dalla Covid. Non è importante se li abbia conosciuti personalmente, quello che conta è ringraziarli per il lavoro che svolgono in condizioni difficili e di cui anche come singoli abbiamo potuto beneficiare. La pandemia ci ha dato modo di parlare in generale del problema della salute e fare un confronto fra l'approccio attuale e quello antico, prima che il capitale si impadronisse anche di quel campo in ogni area del pianeta.
Il discorso sulla salute abbraccia naturalmente quello sulla scienza e in questo campo occorre sottolineare la differenza tra la Sinistra Comunista e ogni altra corrente che si rifaccia al marxismo. Credo che occorra per un momento attenuare il giudizio sulla "personalità nella storia", cioè sull'apporto sociale del lavoro individuale. È noto che Amadeo Bordiga teneva particolarmente, con ragione, a questo argomento.
Dal punto di vista del materialismo è la rivoluzione che forgia i propri strumenti umani, diversificati come ogni strumento utile ad ottenere un certo risultato. Ma, come dice Marx, se è indubbio che sono gli uomini a fare la storia, è anche vero che non la fanno a loro arbitrio ma in un contesto che ne determina le mosse. La rivoluzione in corso, anche se al momento sconfitta, ha prodotto molti militanti scienziati, ma nessuno che, come Bordiga, riuscisse ad applicare il principio di invarianza nelle trasformazioni. Così abbiamo avuto nella storia molti marxismi trasformati senza invarianza, quindi non-marxismi, mentre Bordiga ha attinto dalla rivoluzione mondiale gli elementi per un marxismo trasformato ma invariante, come più volte avete fatto notare. Quelle che sembrano questioni di lana caprina, per di più centrate su di un individuo, vanno invece ricondotte al determinismo, anche e soprattutto per quanto riguarda la formazione personale.
Come avete fatto notare nel libro La passione e l'algebra l'uomo Bordiga ebbe a che fare con un ambiente estremamente stimolante da questo punto di vista. Suo padre era professore di economia agraria, suo zio professore di matematica (geometria proiettiva) e appassionato di arte (fondò la biennale di Venezia), l'ambiente scientifico napoletano dell'epoca era in fermento. Sembra che in margine al II Congresso dell'IC abbia conosciuto, a Mosca, lo scienziato Ziolkowski, padre della missilistica e anticipatore di soluzioni per i viaggi nello spazio.
Per me, l'unico neo è il disaccordo postumo con Lenin sull'opera di Hegel, tanto che gli appunti sulla Teoria della Conoscenza paiono monchi. Questo atteggiamento negativo di Bordiga verso Hegel, ad esempio, non lo troviamo in Antonio Labriola. Perché Bordiga, così aperto a ogni settore della conoscenza, rifiuta la filosofia? Perché di questo si tratta: in una delle sue riunioni sulla teoria della conoscenza da voi trascritte e pubblicate, egli parla di "critica alla filosofia", quindi tutta la filosofia, non solo quella hegeliana. Mi sembra che ci sia un problema. Nella dialettica della teoria della conoscenza, ogni apporto della parte al tutto si manifesta come aggiungere o come levare. Se prendiamo Michelangelo come esempio di uomo rinascimentale completo, notiamo che la basilica di San Pietro è un insieme di parti assemblate per aggiunta; i dipinti della Cappella Sistina sono aggiunte di colore sulle "giornate" ad affresco, il Prigione è quel che resta dopo aver tolto il superfluo rispetto alla statua così com'era nella mente dell'artista, in una poesia l'informazione trasmessa al lettore è una compressione ragionata del linguaggio in prosa. In tutti i casi c'è la famosa differenza fra l'ape e l'architetto: il prodotto di quest'ultimo è progettato, quello dell'ape no. Ma la differenza fra aggiungere, togliere e comprimere rimane, ed è importante, caratterizza tre aspetti del "fare" umano.
Un aquilotto non vola perché è troppo pesante rispetto alle alucce originali, un gatto non vola perché non le ha. Sono due modi differenti di non volare. L'aquilotto deve imparare, il gatto userà per altri scopi la sua capacità di imparare. Trotsky era un costruttivista, Bordiga era un distruttivista. L'uno voleva costruire il socialismo, l'altro voleva liberarlo. In Russia c'era ancora qualcosa da costruire, in Occidente solo da demolire
La medicina occidentale parla di malattie secondo la legge di causa-effetto che spezza la unità dell'organismo. Se si somministra una dose di medicina è perché ci si aspetta una certa risposta dall'organismo, quindi siamo nel campo della rilevazione statistica e non della scienza. Vuol dire che il computer superquantico ha calcolato la dose in funzione del peso, età, malattie pregresse, o altri parametri vitali. O che il superdirettore manager nominato nei palazzi del potere dà a tutti la stessa quantità e qualità di dose. Ma la complessità dell'argomento non dovrebbe consigliare una cura individuale anziché di massa? Sennò la medicina diventa meccanicismo e non un'arte, schiava dei computer ossia della mole dei Big Big Big data accumulati (bisogna vedere come direbbe il Bordiga de Il Corso del Capitalismo Mondiale) e non padrona dei computers. Si dovrebbe osservare la reazione del sistema salute, dalla cellula individuale al corpo della specie, comprendere se l'organismo singolo va o meno verso l'autoregolazione senza dipendere da macchine esterne sine die.
Spero di avere illustrato più ampiamente il mio punto di vista. Di Bordiga non ho mai accettato solo due cose: quella che chiama "infatuazione di Lenin per la Logica di Hegel" e l'affermazione "nessuno neanche il più bravo dei militanti può elaborare per conto proprio". Bordiga lo diceva in positivo nel senso di affidarsi ad una dottrina ben consolidata e non tralignare, ma per me è evidente che solo elaborando continuamente si allena il "muscolo cervello".
Bordiga non diceva scherzosamente che un coniglio non è un coniglio ma che per farne uno ce ne vogliono due? Solo due conigli sono un coniglio. E che dire della politica della Monsanto che riempie l'agricoltura mondiale di ibridi sterili impedendo all'agricoltore di costituire una propria scorta e obbligandolo perciò ad acquistarli dalla multinazionale stessa ad ogni semina? Forse aveva ragione Bucharin quando parlava di beni riproducibili e non, solo che ora i beni irriproducibili stanno aumentando grazie a Cartelli, Trust, Monopoli, Pool e Copyright sulla vita. L'ASL, che vuol dire Azienda Sanitaria Locale, sottolineato azienda, potrebbe diventare il nodo di una rete di sterilizzazione dell'umanità riprodotta solo con procedure di ingegneria genetica, magari con un vaccino per sterilizzare e uno per fecondare, così avremo degli umani perfettamente omologati. Se mi date del Catto-Bordighista non mi offenderò, ho la pelle da rinoceronte e sono un grizzly.
Con affetto e stima.
L'omologazione era già al massimo quando è scoppiata la pandemia, senza bisogno di farmaci. Maledetto virus, ha colpito duramente anche noi e ovviamente ha scombussolato il piano di lavoro, dato che tutta l'attività è passata in Rete. Ciò ha prodotto, tra le cose negative, anche qualcosa di positivo, ad esempio una maggiore partecipazione alle riunioni attraverso Skype, più tempo per leggere e in generale per affrontare o approfondire questioni un po' trascurate.
Per quanto riguarda questa lettera, abbiamo capito che cosa vuoi dire, conosciamo la tua produzione precedente; quindi, siamo in un certo senso preparati, ma il lettore avrebbe qualche problema, ad esempio a seguire la tua lunga dissertazione sulla medicina antica, orientale o in qualche modo alternativa. Abbiamo in programma un articolo sul problema generale della salute, ritorneremo quindi sull'argomento, specie per quanto riguarda il nesso tra Bordiga e le discipline cui accenni, dal funzionalismo allo strutturalismo passando dalla teoria dei sistemi. Il nesso c'è, e si potrebbero elencare interessanti ramificazioni, ma si tratta certo di una lettura che esce dall'ambito "bordighista", i cui militi hanno sempre avuto dei problemi con gli argomenti considerati non-ortodossi. Comunque, sono temi che abbiamo trattato abbondantemente sulla rivista e qui non li riprendiamo.
Ricordiamo qualche scambio di idee sulla questione della salute. Come si diceva, volevamo iniziare una ricerca per pubblicarla nel nostro "programma-Manifesto" (quello che c'è nella home page del nostro sito) ma poi essa si è rivelata piena di insidie, dato che la salute mette in moto argomenti tossici esasperati dal contatto con alcuni rami della scienza più compromessi di altri. "Comunismo e ayurveda" è un titolo che potrebbe comportare la spiegazione di cose oggi inspiegabili e, come dici tu, è meglio non parlare di cose che non si conoscono (l'ha detto anche Wittgenstein). Ciò non significa banalmente che si deve parlare solo di quel che si sa: significa che si deve frenare dove la scienza confina con l'ipotesi. E se l'ipotesi è fondata su argomenti che in generale non sono ancora spiegati (individuazione di leggi sulle quali si erge la teoria) è meglio approfondire o lasciar perdere. Ci ricordi che l'ayurveda si basa sulle "categorie" terra, acqua, fuoco e aria invece che sulla tavola periodica degli elementi. Ci sembra una ragione sufficiente per rimandare una risposta. Servirebbe a stimolare una ricerca se per caso fosse dimostrato statisticamente che possiede una pragmatica efficacia, cosa che ad esempio vale per l'omeopatia, che abbiamo affrontato con ricercatori non prevenuti e informati sulle tesi della nostra corrente. Chiudiamo quindi queste considerazioni con l'impegno di proseguire il lavoro, non sei il solo che, direttamente o indirettamente, se l'aspetta.
Il rapporto a due medico-paziente occorre ormai valutarlo come rapporto a tre, medico-paziente e computer. Non solo perché i "sistemi esperti" usati per la diagnosi sono esperti davvero rispetto alla povera capacità mnemonica dell'uomo, ma perché, l'indubbia superiorità dell'uomo in campo relazionale, intuitivo, comportamentale è per lo più intatta (il computer attuale non può avere un "comportamento").
Possono ben esistere situazioni in cui i depositari di una certa conoscenza utile alla specie hanno la possibilità di cancellare gli errori disseminati nei voluminosi programmi. In tal caso è automatico un ricorso al salvataggio di emergenza, è sufficiente chiudere con paratie stagne, ma di nuovo si pone il problema della computabilità. Il paziente-tipo non fa parte di un insieme che in un grafico di Eulero-Venn vede sovrapposti campi di competenza da analizzare in un sistema relazionale, tende invece a essere il terreno di applicazione di una conoscenza unidirezionale che, come dici tu, caratterizza il medico "prescrittore", il depositario di ricette per cucinare il malato.
E qui si evidenzia una contraddizione gravissima tra fenomeno sociale e rimedio individuale: il medico "padrone" rifila la sua opinione come farmaco senza che chi lo consulta possa valutare se è una scelta sensata o dettata da conoscenza, se non addirittura da predisposizione soggettiva (individuo o scuola). Chi volesse consultare uno specialista cardiologo deve passare da almeno quattro livelli di opinabile soggettività: 1) la propria, stimolata da un sintomo; 2) quella del proprio medico che deve capire il sintomo per 3) indirizzare il paziente verso lo specialista il quale 4) fa parte di una sotto-scuola o tendenza in polemica con altre scuole (corporazioni).
Oggi, dunque, abbiamo il medico "padrone" che, come dici, incanala il paziente verso il suo TSO personalizzato, e questo non in modo episodico ma in quanto sistema. Con la pandemia, la società capitalista ci ha mostrato che cosa NON fare in una emergenza planetaria. Come si risolve la questione in una società comunista? I modelli matematici hanno mostrato la loro efficacia proprio con lo studio delle pandemie, quindi bisogna tenerne conto. Una società umana, di fronte a una pandemia cercherebbe di risolvere il problema curando premurosamente ogni suo membro, ovviamente a scala mondiale, evitando che vada a contagiare gli altri membri della specie, soprattutto facendo in modo da non perdere tempo e bloccare la diffusione del contagio quando i numeri sono bassi (ci sono delle soglie oltre le quali i modelli segnalano l'aumento esponenziale del pericolo).
Il trattamento e la prevenzione di una pandemia nella società futura non sarebbe assolutamente un fatto individuale ma un fatto collettivo, sociale, deciso dalla società a quel livello di sviluppo, ma tassativamente non democratico. Lo stesso provvedimento assume valenza opposta a seconda del contesto sociale. A te, appassionato di dialettica, un discorso del genere non dovrebbe essere ostico.
Tutto il resto fa parte della libertà invocata contro i "rettili verdi" anche da coloro che da un secolo praticano il gioco del tutto verbale della dittatura del proletariato. Gratta il marxistoide ed ecco che compare il piccolo borghese democratico. Non ci è mai piaciuto il termine dittatura abbinato alla classe proletaria. Sa di rivincita, di conculcata libertà, di terrore stile Novantatré, roba non nostra, contrapposta alla natura del partito organico della specie. Ma certo un po' di sana disciplina scientifica ci vuole, tanto per cominciare. Quella passata è morta, quella futura non è ancora nata. La levatrice della storia sembra non aver fretta.
Un caro saluto.