La sindrome di Yamamoto
Il dispiegamento della guerra elettronica

Durante la Seconda Guerra Mondiale l'ammiraglio Yamamoto aveva un assillo: riuscire a debellare la forza oceanica degli Stati Uniti prima che la loro capacità industriale potesse avere effetti sull'andamento globale della guerra. Non ci riuscì, e questa fu per il Giappone la causa principale della sconfitta. La situazione militare che si prospetta con l'attuale guerra è analoga: la Russia deve riuscire a bloccare la NATO e arroccarsi in difesa qualitativa prima che gli Stati Uniti siano pronti per un attacco quantitativo. Se la Russia ha attaccato in Ucraina è perché deve avere un piano strategico di questo genere. Ogni altra soluzione sembra essere negata.

La guerra elettronica si è imposta senza passare attraverso una fase sperimentale realistica, cioè senza un completo collaudo sul campo. Ovviamente le macchine e i metodi sono stati progettati, realizzati e provati come qualsiasi oggetto prodotto da questa società, ma, tanto per fare un esempio, c'è più differenza tra un carro armato e un'automobile che tra un radar militare e uno civile. Un misuratore laser industriale non è gran che diverso da un puntatore per armi; paradossalmente, però, mentre il mondo civile si avvale del misuratore anche per la banale sostituzione del metro a nastro, il mondo militare ha fatto fatica a evolvere nel segno dell'elettronica. La produzione militare è per sua natura scientificamente avanzata, precisa, affidabile, ma alla perfezione di uno strumento non corrisponde un'adeguata collocazione dello strumento stesso nel sistema della guerra elettronica. La guerra in Ucraina sta dimostrando che si usano strumenti perfezionati con modalità superate, e ciò ha impedito e impedisce lo sviluppo di armi, sistemi e metodi nuovi.

Lo studio e l'adozione di armi "intelligenti" datano dall'immediato dopoguerra, ma bisogna attendere l'inizio degli anni '80 del secolo scorso per vedere in atto un'influenza delle tecnologie e dei sistemi sulle dottrine. Ciò che è mancato è l'effetto totalizzante, l'ambiente evolutivo adatto a sviluppare teorie, strumenti ed esperienze in una guerra che permeasse il mondo, dagli abissi marini allo spazio dove orbitano i satelliti militari. È intuitivo: essendo la guerra elettronica invisibile, impalpabile, a-dimensionale, attiva e passiva allo stesso tempo, esprime bene il mondo capitalistico giunto al suo crepuscolo, mondo nel quale si espandono le prove che spiegano la fine di un'epoca. Ricordiamo ad esempio scrittori come Calvino che hanno intuito prima di tutti il viaggio della tecnologia dalla pesantezza alla leggerezza, o come Baricco, che intravedono uno sviluppo unitario come totalizzante wargame in grado di sottomettere i potenti stati moderni.

A partire dalle dottrine militari scaturite da questa impostazione la guerra elettronica diventa un paradosso logico: più se ne sviluppa, più ne serve, fino a eliminare del tutto l'asimmetria presente in ogni guerra. Dato che lo sviluppo di materiali e metodi riguarda soprattutto la preparazione immateriale, il nuovo tipo di guerra attinge in gran parte alla teoria della comunicazione/informazione.

La guerra elettronica non potrebbe esistere se l'attività umana non avesse sviluppato il bisogno di comunicazione, bisogno che è stato a un certo punto soddisfatto tramite impulsi elettrici lungo un cavo od onde elettromagnetiche generate da questi impulsi. Nella guerra "normale" vengono usate armi e munizioni assai differenziate, che fanno capo a un'industria specifica e rispondono all'esigenza di concentrare una certa quantità di energia in un punto, quantità che viene calcolata in base agli effetti meccanici attesi. La guerra elettronica non dà luogo a una specializzazione così evidente nei suoi strumenti: abbiamo visto che un carro armato è assai diverso da un'automobile e che invece un radar o un illuminatore laser sono quasi gli stessi per uso civile o militare.

Diciamo dunque che la guerra elettronica si contraddistingue per il fatto fisico di essere nettamente suddivisa in due settori: uno, in cui predomina la comunicazione con relativo dispiegamento di materiali e dottrine (il telegrafo); l'altro, in cui predomina tutto il resto (la linea elettrica dalla centrale all'utilizzatore). Per quanto riguarda la comunicazione, abbiamo l'insieme dei sistemi attivi per il rilievo e il processo dei dati cui si affiancano gli strumenti appositamente realizzati. Per quanto riguarda tutto il resto, abbiamo l'insieme dei sistemi passivi che può essere considerato parte della guerra elettronica ma non ne è specificamente un ramo. L'uso dell'elettronica per l'intelligence è ad esempio affine nei due ambiti, civile e militare.

Tornando specificamente alla guerra elettronica, in essa rileviamo tre campi: elettronica di supporto, di attacco e di protezione (termine quest'ultimo più adatto che non "difesa").

Il supporto comprende l'intercettazione, la localizzazione, la classificazione e l'elaborazione dell'immane quantità di segnali elettromagnetici che riempiono lo spazio. In base ai dati caotici ricavati dall'ambiente, la loro elaborazione (separazione del segnale dal rumore in senso estensivo) permette di avere uno scenario plausibile dell'ambiente e delle sue variazioni, volute o spontanee. I sistemi di supporto sono passivi, cioè ricevono dati ma non ne emettono, quindi sono teoricamente non intercettabili.

L'attacco, o contromisura, è, all'opposto, l'attività volta a impedire al nemico di utilizzare ogni dato elettronico rilevato sul campo. Le contromisure elettroniche possono essere di tipo distruttivo o non distruttivo. Un classico esempio di azione distruttiva è l'intercettazione delle onde elettromagnetiche emesse da una stazione radar, la registrazione delle coordinate e l'invio alla fonte di un missile in grado di "spegnere" la stazione. Esistono missili progettati appositamente a questo scopo.

Le contromisure non distruttive possono essere catalogate anch'esse in diversi campi:

Disturbo. Segnali caotici inviati in sovrapposizione alla frequenza nemica. È uno dei metodi più usati sul singolo campo (spazio) di battaglia.

Rumore. Si ottiene emettendo onde elettromagnetiche ad alta energia sulla stessa frequenza utilizzata dal nemico in modo da provocare danni a carico della struttura dell'informazione contenuta.

Inganno. Alterazione delle frequenze utilizzate dal nemico in modo da indurlo in errore.

Falsificazione. Generazione di bersagli virtuali che attraggono gli ordigni del nemico.

Man mano che le tecnologie si sviluppano, il progressivo miglioramento delle possibilità di offesa/difesa da parte dei paesi che oggi si combattono, produce un'evoluzione dell'esistente, lasciando sempre meno margine all'errore e all'improvvisazione. Perciò, piuttosto di cercare armi nuove che richiederebbero studi approfonditi sullo stato della materia, l'industria approfondisce quello che sa in merito all'esistente, chiamando i suoi elaboratori a indagare nel campo dei fenomeni conosciuti invece che in quello in cui le conoscenze sono ancora acerbe e l'introduzione di novità potrebbe riservare sorprese o addirittura rappresentare un pericolo. Questa cautela è indice di incertezza, e sottolinea il fatto che la guerra elettronica è ancora combattuta com'era combattuta quella della Seconda Guerra Mondiale a causa della resilienza del sistema di fronte a un'evoluzione che non può realizzarsi se non attraverso l'esplosione di una guerra a tutto orizzonte. Un simile scenario militare globale non s'è ancora visto, ma non tarderà a manifestarsi, e allora ne vedremo uno del tutto diverso rispetto a quello che sta maturando. La sequenza, dal 1914 a oggi, è: trincea, carro armato, aereo, aereo più nave, aereo ed elettronica. La storia sembra dare ragione a Giulio Douhet, il generale che per primo avanzò una teoria sulla supremazia aerea.

C'è però un problema.

Abbiamo visto che la guerra elettronica si distingue per le misure di supporto, attacco e protezione. All'osservatore occasionale essa appare come una modalità dello scontro armato permanente nel quale eroici cavalieri top gun, cavalcando macchine perfezionate, duellano a suon di durlindane e corazze in un misto di tradizione e fantascienza. Ma le macchine hanno già superato lo stadio evolutivo del duello. Perciò la guerra elettronica, nel corso del suo stesso affermarsi, conquisterà l'arena dello scontro riducendo i soldati di ogni grado a servizievoli addetti al controllo della produzione… pardon, del combattimento.

Oggi l'arma più avanzata è l'aeroplano con il suo contenuto e il suo contenitore, lo spazio a tre dimensioni. È ciò che più rappresenta un'anticipazione di quel che sarà la guerra, probabilmente già l'evoluzione di quella in corso. L'aeroplano fa parte di un sistema diffuso, da solo non è in grado di combattere, non sopravviverebbe per molto tempo in un ambiente di guerra reale. A bordo possiede strumenti per la guerra elettronica attiva e passiva, fuori bordo sistemi di rilevamento e orientamento che lo indirizzano, ecc. Questo sistema si allargherà perché nel sistema del macchinismo ogni macchina introdotta chiama altre macchine, relegando il pilota a elemento passivo.

All'inizio della guerra un pilota ucraino, top gun nei piani alti delle classifiche, aveva abbattuto un numero di aerei russi sufficiente da richiedere attenzione. Individuato l'aereo che stava pilotando, trasmesse le coordinate a una base in Bielorussia, fu abbattuto con un missile partito da 125 Km di distanza. La nave ammiraglia russa del Mar Nero, supertecnologica e inaffondabile, fu affondata da due vecchi missili partiti da una stazione mobile a 300 Km di distanza. Si dice scherzando che sugli aerei di linea, dove le operazioni sono ormai routine automatiche, il pilota sia solo un tranquillante per i passeggeri, potrebbe essere sostituito da pillole!

L'aereo è dunque la macchina paradigma. A bordo e fuori bordo c'è tutto il catalogo della guerra elettronica. Tutte le misure passive, tutte le misure attive di cui abbiamo parlato. E funzionano di concerto, non sono immaginabili come non-sistema. Dicevamo che c'è un problema. Le misure di supporto, attacco e protezione sono tutte attuate con l'uso di onde elettromagnetiche, ma a questa invarianza nel mezzo non corrisponde un'invarianza nelle sue modalità di applicazione. Il supporto richiede modalità attive e passive, l'attacco richiede modalità attive, la protezione richiede modalità passive. Durante la Seconda Guerra Mondiale, in occasione di battaglie con molti mezzi, come ad esempio nella guerra aeronavale, per evitare di fornire informazioni al nemico si adottava il silenzio radio, specie in fase di attacco. In tal modo si evitava di informare il nemico, ma si lasciava all'oscuro anche l'amico. Nella guerra elettronica il silenzio radio sarebbe un espediente di poca utilità, le comunicazioni sono cifrate e la potenza e precisione dei radar non è confrontabile, ma serve a capire il tipo di asimmetria che si viene a creare nelle tre condizioni ricordate.

Prendiamo un teatro di guerra semplificato con due belligeranti nelle vesti di attaccante e difensore (protettore). Il primo deve mettere in moto tutto l'armamentario di intelligence e di mezzi offensivi in grado di neutralizzare il secondo, il quale ovviamente non sta ad aspettare bombe e missili con le mani in mano. L'attaccante ha bisogno di munizioni attive, di comunicazioni efficienti per coordinare uomini e mezzi, di raggiungere il risultato anche attraverso una superiorità numerica e qualitativa. Deve innanzi tutto conquistare la supremazia aerea come da manuale del perfetto stratega. Possiamo non conoscere le dottrine, le tecnologie, le nozioni acquisite e quelle non ancora padroneggiate, ma una cosa è certa: la quantità di energia sprigionata da un attaccante è di gran lunga superiore a quella necessaria al suo nemico in difesa.

In una guerra elettronica si satura lo spazio con ogni sorta di onde elettromagnetiche, e quelle emesse da dispositivi d'attacco sono le più potenti. Occorre tra l'altro discernere le onde amiche da quelle nemiche, saturare con bombardamenti a tappeto o procedere a eliminazioni mirate, eccetera. Tutte attività che richiedono potenza. L'attaccante ha un piano molto preciso, ma non può tenerlo nascosto; perciò, il difensore ne utilizza le informazioni. Il silenzio radio che abbiamo ricordato è un drastico rimedio contro le intercettazioni, ma non appena si sviluppa la guerra elettronica colpisce più l'attaccante che l'attaccato. Entrambi rimangono senza informazioni in maniera diversa: l'attaccante deve essere un grande emettitore di informazioni; l'attaccato dev'essere un grande ricevitore, in linea teorica potrebbe tenere spenti i suoi sistemi di difesa attiva e rimanere in ascolto dei minuziosi dati che gli fornisce il sistema attivo del nemico. Un buon sistema di difesa dev'essere in grado di trasferire alle proprie armi le informazioni emesse dalle armi nemiche. Deve permettere l'immedesimazione con il nemico.

Il carattere dirompente della guerra elettronica non si evince da un'escursione su Wikipedia (che comunque è raccomandabile per un approccio generale). Come al solito, le modalità di guerra sono dettate dalla tecnologia disponibile, ma questa tecnologia comporta effetti che si possono individuare e prevedere con precisione solo attraverso una conoscenza dell'impatto sociale. Il macchinismo, ovvero il sistema di macchine, il general intellect di Marx, rende la guerra interattiva, la cibernetica (la retroazione dei sistemi sulle condizioni prodotte da essi stessi) si impadronisce delle forze armate, dal fantaccino al capo di Stato Maggiore. Queste condizioni non si sono ancora presentate. Hanno bisogno che ci sia una guerra che le reclami, altrimenti rimangono esperimenti di laboratorio. Come se l'invenzione del telaio automatico fosse avvenuta senza la generalizzazione dell'industria tessile.

Il RADAR (Radio Detecting And Ranging) è una delle invenzioni più famose e utili per la guerra moderna. Esso serve a individuare gli oggetti, misurarne la distanza e calcolarne la posizione. Per l'esattezza permette di rilevare la posizione di un oggetto tramite il confronto di un segnale di riferimento emesso da un trasmettitore. Il segnale riflesso dall'oggetto di cui si vuole determinare la posizione viene captato ed elaborato ed è proprio l'elaborazione che arricchisce l'informazione contenuta. Il principio di funzionamento del radar è lo stesso di quello della eco sonora, però invece dell'azione meccanica sull'aria, si cattura la frequenza dell'emissione di un'onda elettromagnetica. Questa, una volta raggiunto l'oggetto di interesse, è da questo riflessa per essere rilevata da un ricevitore. Il radar è una minaccia diretta, forse la più pericolosa in uno spazio di battaglia, perché è parte attiva di un sistema, è cioè capace, come abbiamo visto, di assumere informazione su di un'arma nemica e di trasferirla in tempo reale a un'arma amica, la quale utilizzerà i dati per distruggere l'obiettivo.

Pochissimi dati bastano per avere un'idea della complessità di un moderno campo di battaglia. In base alle modalità d'impiego si possono avere numerose tipologie di radar, tra cui spiccano le specializzazioni per:

  • - l'avvistamento;
  • - la ricerca e acquisizione;
  • - la battaglia aerea;
  • - il controllo del tiro;
  • - il controllo e la guida di missili;
  • - la sorveglianza del campo di battaglia;
  • - la localizzazione di mortai d'artiglieria;
  • - le previsioni meteo;
  • - il supporto alla navigazione;
  • - il controllo del traffico aereo;
  • - il rilevamento topografico.

Essendo dunque il radar lo strumento più diffuso nella guerra elettronica, l'elenco appena abbozzato si presta a fare da indice a sottocapitoli sempre più minuziosi. L'aereo, ad esempio, è il "contenitore" per eccellenza di strumenti o condizioni radar, dal computer di bordo ai materiali non riflettenti. Facciamo un esempio soltanto fra i molti possibili.

L'inganno è uno dei mezzi più usati per ottenere un vantaggio sul nemico. Se ne intercettano le emissioni mentre ci individua, le si trasforma in riflessi radar truccati in modo che gli appaia non il nostro mezzo ma un mezzo che nella realtà non esiste, e lo si indirizza verso questo finto bersaglio. Questo tipo di inganno è stato largamente usato dai caccia russi contro quelli ucraini all'inizio della guerra. Negli scontri sono stati simulati riflessi radar inerenti persino al tipo di aereo. Una variante più immediata, grossolana ma efficace, è la creazione di nuvole di pagliuzze riflettenti che nell'insieme rimandano una eco simile a quella dell'aereo confondendo così l'apparato di ricerca del missile in arrivo.

Uno strumento quasi universale per l'individuazione, il puntamento, la guida di missili o bombe è il LASER. Anche in questo caso sono possibili sotto questa voce vari elenchi di specializzazioni più o meno "intelligenti". Il laser è un esempio di arma che potrebbe essere sviluppata con la sperimentazione sul campo mentre oggi è ferma a una fase concettuale. Tale tecnologia è già ampiamente usata, ma presenta alcuni problemi. Nell'industria si raggiungono potenze notevoli, ad esempio nel taglio delle lamiere, dove con relativamente poca energia si ottengono figure complesse e abbastanza precise da piastre di acciaio con spessori notevoli. L'energia del laser non è paragonabile a quella di un esplosivo, ma può essere utilizzata per distruggere oggetti di piccola mole non troppo lontani, come ad esempio droni o missili nemici. Essendo un raggio luminoso e non un proiettile, non descrive una traiettoria; quindi, può "agganciare" con facilità e precisione il suo bersaglio per eliminarlo o confonderlo.

È ottimo per l'illuminazione di bersagli e per il puntamento in genere. Non essendo un oggetto non richiede produzione a monte; non essendo un esplosivo, non richiede a valle zone di sicurezza per l'immagazzinamento al sicuro delle esplosioni. A parte il costo iniziale dell'apparecchiatura, ogni "colpo" costa pochissimo, basta collegarsi ai generatori dei camion, delle navi o di qualsiasi altro mezzo in uso presso tutte le forze armate.

Armi come il laser possono influire sulla simmetria delle forze in campo, come del resto è già provato per tutte quelle che non richiedono una potenza industriale dispiegata (software, munizionamento, droni attivi e passivi, confusione dei messaggi, disinformazione, eccetera).

Siccome però è reso inutilizzabile dalla pioggia o dalla nebbia, allo stato attuale è più un ausilio che un sistema sostitutivo. È chiaro che l'esempio dei droni ci mostra vantaggi e svantaggi a seconda di che cosa può scaturire da un uso di massa, dato che questi particolari apparecchi sembrano diventare sempre più presenti e sempre più sensibili.

Non c'è ancora stata una guerra che utilizzi tutte le risorse oggi accantonate, ma è sicuro che il sospeso controllo diventerà frenetica corsa.

Un terzo strumento per la guerra elettronica è rappresentato dai sistemi a RAGGI INFRAROSSI. La radiazione nello spettro dei colori è sempre di natura elettromagnetica e l'infrarosso è solo un certo ventaglio di lunghezze d'onda nel campo di quelle invisibili a occhio nudo. Il maggiore utilizzo di queste lunghezze d'onda è nell'individuazione delle fonti di calore, che sul campo di battaglia non mancano.

Questa indispensabile galoppata nel campo delle onde elettromagnetiche ci suggerisce l'idea di un insieme di conoscenze trasformate in armi che inevitabilmente comporterà, in un laboratorio adeguato (il mondo) una variazione dei rapporti fra belligeranti. Per adesso gli Stati Uniti sono in procinto di perdere la superiorità industriale nella produzione di armi sofisticate. La guerra in corso ne ha già fornito le prove. Se è vero ciò che attualmente appare, una esuberante potenza di guerra elettronica sarebbe addirittura controproducente per un attaccante, che potrebbe essere contrattaccato con l'uso delle sue stesse emissioni adeguatamente manipolate. E per di più dissipando una quantità infinitesimale di energia rispetto a quella ricevuta, indirizzando perciò orecchie di ascolto a sintonia fine quanto basta per dare seri problemi all'attaccante. Se la Russia è riuscita a prevedere una cosa del genere, si sgancerà dalla trappola ucraina e si rivolgerà ad Est, dove già era dilagata con la rivoluzione poi tramutata in controrivoluzione.

L'assetto geopolitico di Mackinder era meno cervellotico di quanto potrebbe sembrare: l'Heartland, il Cuore del mondo, si contrappone davvero al dominio sugli oceani che fu dell'Inghilterra e che è ora degli Stati Uniti. Adesso è chiaro che gli oceani sono solo un luogo di transito di merci prodotte altrove, provenienti dalle industrie, mentre il continente asiatico contiene i due terzi dell'umanità, percentuale fatta di compratori, investitori, banchieri e tutta una serie sterminata di agenti del capitale spaesati, alla ricerca di un'uscita da quella che credono ancora sia una "crisi", un'uscita attraverso politiche di "espansione" che producano quella "ripresa" che dal 2008 non si vede. L'Inghilterra produceva molto e controllava anche i traffici e la finanza, l'America produce poco, controlla molto ed è pura finanza, privata e statale. La lampada di Aladino cui strofinare il coperchio per materializzare l'inversione di tendenza non è altro che un generatore di sogni.

Intanto la guerra procede. L'Ucraina sembra rispondere attivamente all'invasione, ma certo possiede armamenti che risalgono all'epoca in cui faceva parte dell'Unione Sovietica. Solo con la guerra ha attirato aiuti militari, e anche così non ha ricevuto mezzi moderni, anzi, i paesi "amici" approfittano cinicamente della situazione per disfarsi di ingombranti residui delle dottrine passate. Sembra quasi una presa in giro: l'Ucraina avrebbe bisogno di armamenti da modalità di guerra passive, in modo da tenere basso il livello delle emissioni e quindi delle possibilità dei suoi sistemi di essere individuati e distrutti o adoperati per accumulare informazione secondo i criteri cui abbiamo accennato. C'è invece un gran movimento (mercato dell'usato) intorno ai mezzi corazzati. Tutti i paesi dell'area occidentale dell'ex URSS stanno facendo a gara per fornire all'Ucraina le loro riserve di tali mezzi.

La cosa avrebbe una logica se non fosse che è una spietata dimostrazione di come funzionano le leggi del mercato. L'Ucraina possiede un gran numero di corazzati ex sovietici e ricevere mezzi analoghi compatibili con il suo sistema militare sembra una buona idea. Non è così. Quei mezzi sono obsoleti e nella guerra in corso hanno una possibilità di sopravvivenza sul campo di battaglia vicina allo zero, essendo bersagli disarmati per chi si avvalga della supremazia aerea. Inoltre, questi mezzi dovrebbero competere con quelli russi, e qui il cinismo si fa assai pesante anche per gli standard capitalistici: in tutta Europa, Russia esclusa, vi sono circa 5.000 carri armati, di cui 2.000 tedeschi, 500 americani e 160 italiani. Gli Stati Uniti hanno 6.000 carri armati (2.500 attivi). In Russia vi sono in tutto, comprese le riserve compatibili con quelle ucraine, 200.000 mezzi corazzati di tutti i tipi e naturalmente in parte aggiornati. Lo stesso discorso va fatto per le flotte: allo stato attuale, il naviglio di qualsiasi tipo è troppo vulnerabile.

Quando la guerra entrerà nella sua seconda fase, quella della diretta scesa in campo degli Americani, l'ambiente dovrà già essere stato elevato all'altezza delle nuove armi e tutto quell'acciaio sarà ridimensionato in quantità e qualità. Al momento non sembra che siano in moto radicali cambiamenti, ma le avvisaglie ci sono e sono state rilevate. Episodi come quelli delle navi affondate da piccoli missili, dei generali uccisi con i droni, dei movimenti di colonne corazzate fantasma, della supremazia aerea russa, sono significativi. La supremazia aerea russa in Ucraina è, come abbiamo già detto, controversa. Di essa parlano soltanto alcuni specialisti perché (ed è un segnale di guerra elettronica) non bisogna interferire con la propaganda. Ma se è vero, l'era di un nuovo tipo di guerra è iniziata e anche i mezzi d'informazione, moderato il servilismo iniziale, incominciano a correggere il tiro.

Rivista n. 51