Apprendisti stregoni
Geoffrey Hinton, scienziato e informatico britannico (considerato uno dei "padrini" dell'IA), ha recentemente annunciato le proprie dimissioni da Google; dimissioni che fanno seguito al licenziamento, l'anno scorso, di Blake Lemoine, l'ingegnere responsabile dell'affermazione che il modello linguistico LaMDA mostra consapevolezza di sé. Il timore di Hinton è che le chatbot (software che simulano le conversazioni umane) diventino più intelligenti degli uomini e vadano fuori controllo: "In questo momento, quello che stiamo vedendo è che cose come GPT-4 oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che ha e la oscura di gran lunga. In termini di ragionamento, non è così buono, ma fa già un semplice ragionamento. E dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindi dobbiamo preoccuparcene", ha spiegato alla BBC.
I Big tech hanno investito miliardi di dollari nel settore: Microsoft ne ha messi sul piatto ben dieci per stringere l'alleanza con gli sviluppatori di OpenAI, che hanno creato ChatGPT, acronimo di Chat Generative Pre-trained Transformer (traducibile in "trasformatore pre-istruito generativo di programmi di dialogo"). Si tratta di una chatbot in grado di produrre contenuti, intrattenere dialoghi, fornire traduzioni, scrivere codici, ecc., su impulso delle domande poste dagli utenti, che in soli due mesi hanno sfiorato i 100 milioni.
Google aveva prodotto LaMDA e adesso annuncia l'uscita di Bard (Trasformer, machine learning), Amazon potenzia Alexa, e su tecnologie simili stanno lavorando anche Meta (Facebook) e Apple. Nessun Big può restare indietro, pena l'uscita dal mercato, il fallimento. Si sta combattendo una guerra tra le aziende hi-tech, e questo attira capitali per ricerca e sviluppo. In USA ci sono oltre 450 startup che lavorano sull'intelligenza artificiale generativa. Anche la Cina investe cifre importanti nel settore, con Baidu, la versione cinese di Google, che ha presentato Ernie Bot.
Tale sviluppo ha delle ricadute in termini occupazionali: si stima che siano 255 mila i dipendenti licenziati nel settore. Il Challenger Report, una ricerca sulle trasformazioni del lavoro, ha definito l'industria tech, "the leading job-cutting industry" (il settore in prima linea nei licenziamenti). Chi ha operato i maggiori tagli del personale sono Alphabet, capogruppo di Google, Microsoft e Amazon.
Secondo Goldman Sachs, l'IA generativa come ChatGPT potrebbe rendere superflui a breve 300 milioni di posti di lavoro a livello globale ma, a differenza di quanto avvenuto in passato, anche i lavori qualificati e ad alta retribuzione sono a rischio. Durante una conferenza nel 2010, Jeremy Rifkin aveva affermato che se l'evoluzione della tecnologia fosse continuata come negli ultimi 15 anni, ad un certo punto del XXI secolo per generare il 100% del PIL mondiale sarebbe bastato il 5% della popolazione. Se applichiamo la "nostra" teoria dello sciupio capitalistico per analizzare la composizione del PIL, vediamo che sono conteggiate produzioni e servizi inutili o addirittura dannosi all'umanità e al resto del Pianeta.
Perciò, in una fase di transizione dal capitalismo al comunismo, finita la follia produttivistica e avviato un piano razionale di controllo dei consumi e di sviluppo dei bisogni umani, potremmo fin da subito ridurre drasticamente il tempo di lavoro (Programma rivoluzionario immediato nell'Occidente capitalistico, 1952).