Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune

Joshua Clover - Riot. Sciopero. Riot. Una nuova epoca di rivolte. Meltemi 2023, pagg. 246, euro 20.

Le rivolte sono già qui, altre di più ampie dimensioni stanno arrivando, meritano perciò una teoria adeguata che ne spieghi gli sviluppi. Questo è il senso del saggio di Joshua Clover, scrittore e professore all'Università della California che, partendo dal Medioevo, suddivide la dinamica storica capitalistica in tre periodi: la rivolta, lo sciopero e infine di nuovo la rivolta, ma in forma diversa rispetto alla fase iniziale.

Pur ricorrendo a un linguaggio sociologico tipico dell'approccio accademico al tema del conflitto di classe, Clover coglie un collegamento tra le nuove forme di lottadella "popolazione depauperata" e le trasformazioni del capitale, a cominciare dall'automazione della produzione, arrivando a sostenere che crisi e declino economico non derivano da shock esterni ma da limiti interni del capitale.

Fino al XIX secolo, lo scontro di classe avviene principalmente nell'ambito della circolazione delle merci, ad esempio intorno agli scali marittimi e nelle grandi fiere, dato che lì si trovano i beni necessari alla riproduzione, non ancora merci industriali ma prodotti artigianali fabbricati in serie.

È anche il periodo delle enclosure, le recinzioni dei terreni comuni, dell'accumulazione originaria e delle sue conseguenze, come il luddismo a cavallo tra il '700 e l'800. Successivamente, con lo sviluppo dell'industria e quindi del moderno proletariato, si rafforzano forme di lotta più organizzate, lo sciopero tende a sostituire la rivolta, il conflitto si manifesta principalmente con l'interruzione organizzata del lavoro attraverso lo spegnimento dei macchinari, il picchettaggio, ecc., ed è volto all'aumento dei salari e al miglioramento delle condizioni di lavoro.

A partire dalla fine degli anni 60' del secolo scorso, un ciclo storico si chiude e lo scontro di classe si fa sempre più incontrollabile, lo testimoniano le rivolte di Watts, Newark e Detroit: con lo scoppio della crisi industriale e il declino del movimento operaio in Occidente, gli afroamericani sono i primi a trovarsi alle prese con seri problemi di sopravvivenza; e i riot (le rivolte), che assumono apparentemente una connotazione razziale (sommossa di Los Angeles del 1992), riguardano in realtà le condizioni di vita di milioni di proletari.

Finito il boom economico, inizia un processo di progressiva espulsione della forza lavoro dalla produzione. L'aumento della produttività diminuisce la quantità media di tempo di lavoro socialmente necessario per produrre merci. La terza fase, o rivolta prime, come la chiama Clover, si connota come un conflitto diretto con lo Stato, il quale dispone di strumenti di repressione e controllo mai visti prima. Gli scioperi non scompaiono ma si fanno territoriali, portando all'interruzione della circolazione di uomini e merci e agendo sulla catena logistica globale che nell'epoca del just in time è fondamentale.

La sequenza politica riot-sciopero-riot' sta dunque a quella economica circolazione-produzione-circolazione'. Il saggio descrive l'imporsi di una circolazione di capitale senza nuova produzione, accoppiata alla crescista insostenibile del debito mondiale, innanzitutto quello dell'(ex) egemone mondiale, gli Stati Uniti.

Da tempo osserviamo che la struttura produttiva mondiale è un contenuto che non corrisponde più al suo contenitore (Lenin). Se la fabbrica si è diffusa sul territorio, il proletariato l'ha seguita: secondo la corrente cui facciamo riferimento, il proletario d'oggi è un senza riserve, un precario, che non solo non ha un salario continuativo ma tende a diventare disoccupato a vita. Per Clover riaffiora in questo contesto di miseria crescente "l'antico problema del consumo senza avere accesso diretto al salario": come si fa a vivere senza avere una qualche fonte di reddito?

Nell'ottobre del 2005 scoppiano le rivolte nelle banlieue francesi. Nell'agosto del 2011 è la volta di Tottenham, quartiere periferico di Londra, che presto contagia altre città inglesi. Negli Stati Uniti i senza-riserve si danno una parola d'ordine chiara: "Siamo il 99% contro l'1% e non accettiamo il vostro sistema"; è il settembre 2011 e il movimento Occupy Wall Street nato sull'onda delle Primavere arabe, si diffonde in tutto il mondo. Se ne parla nell'ultimo capitolo del libro, "Riot Now, Square Street, Commune": l'organizzazione della Comune di Oakland segnala la centralità degli strati sociali che costituiscono il "surplus" di popolazione.

Ad oggi il mondo capitalistico non ha migliorato le sue performance, anzi, si sono acuiti i divari tra i redditi mentre le "ricette economiche" sono state tutte usate. Finché ha potuto concedere le briciole che cadevano dal banchetto imperialista, il sistema è stato in grado di autocorreggersi, mantenendo così la pace sociale; nell'epoca attuale, a fronte delle difficoltà nella produzione di plusvalore, lo Stato non può più fornire il tipo di concessioni del passato. Non c'è pertanto alcuna rivendicazione possibile, se non quella di lottare per un'altra società. Clover rileva tale aspetto nella Comune di Oakland, una modalità organizzativa che tenderà ad affermarsi negli anni a venire: "Le future comuni si svilupperanno là dove si sono esaurite sia le lotte per la produzione che quelle per la circolazione."

Il sistema inasprisce la polarizzazione economica e, di conseguenza, le nuove forze rivoluzionarie si presentano come alternative al capitalismo anche se non dicono ancora cosa vogliono al posto dell'attuale modo di produzione. Negli ultimi anni ci sono stati diverse manifestazioni dell'antiforma: dalle rivolte nelle periferie delle metropoli europee fino alle sommosse negli USA, da Ferguson e Baltimora. Per quanto fatichi ad afferrare i caratteri della forma sociale futura, l'autore di Riot. Sciopero. Riot comprende che ci troviamo inequivocabilmente in una transizione di fase: "Qualcosa è finito, o almeno dovrebbe essere finito, e chiunque lo può intuire. Siamo in una sorta di interregno, un intermezzo triste, illuminato ovunque da un senso di declino e dai fuochi che si accendono sul terreno planetario delle lotte."

Nell'epoca che si sta aprendo prenderanno deterministicamente il sopravvento le forze che, anziché guardare al passato o al presente, riusciranno a proiettarsi nel futuro, in una forma sociale dove non vi sarà più produzione e circolazione di merce ma vi sarà, per l'appunto, l'eliminazione delle mediazioni economiche e politiche tra produzione e consumo.

Rivista n. 55