Russia e rivoluzione nella teoria marxista (1954)

222 pagine

Confutazione delle tesi errate sullo sviluppo dell'economia e della società in Russia dopo la Rivoluzione d'Ottobre; negazione del preteso socialismo sovietico e comunque di pretesi nuovi rapporti di produzione intermedi tra capitalismo e socialismo.

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Potrebbe forse dirsi che la parola rivoluzione ricorre troppo spesso nelle trattazioni marxiste; nella polemica è stata ed è facile l’allusione al mito, alla demagogia, alla passionalità che nulla dovrebbe aver a che fare con la scienza.

Indiscutibilmente siamo rivoluzionari, ed anche in senso rigoroso ci riportiamo sempre non soltanto alla nostra rivoluzione, ma a tutte le rivoluzioni. Ma non siamo noi soli ad essere rivoluzionari, nel senso di perpetuare l’apologia incessante di una rivoluzione, passata, in atto o futura che sia.

Quando, in questo volume, cerchiamo di stabilire i dati obiettivi del passaggio dalla rivoluzione in Europa alla rivoluzione in Russia noi trattiamo, sia chiaro, della loro rivoluzione.

Noi la chiamiamo, di qualunque paese e gruppo di paesi si tratti, rivoluzione borghese, o capitalistica. Essi - i nostri avversari tipici - la chiamano rivoluzione liberale, democratica, a loro volta riferendola a qualunque paese, poiché giurano che tutti la debbano attraversare se già non l’hanno attraversata. Noi ed essi potremmo chiamarla, secondo il suo aspetto negativo, rivoluzione antifeudale, o antidispotica. Ma quando ad essa si fa riferimento, si pensa sempre al suo classico modello, la rivoluzione francese della fine del XVIII secolo, la Rivoluzione per antonomasia nella cultura corrente; nella frase più usata, la Grande Rivoluzione.

Per il borghese e per il non materialista è quella la rivoluzione-tipo, non perché sia stata storicamente la prima, ma perché fu quella che nel campo del pensiero espresse in modo compiuto le nuove ideologie e nel campo dell’organizzazione sociale definì la nuova dottrina giuridica insegnandola al mondo. Non certamente noi marxisti neghiamo importanza storica al formarsi di una nuova teoria sociale, che non consideriamo prodotto di un popolo o di alcuni pensatori, bensì espressione di forze della sottostruttura operanti in tutto il campo intemazionale e in un lungo corso di tempo.

Fondamentale dunque ci appare, per lo studio della rivoluzione russa, da tutti prevista ed attesa nel corso di un secolo, segnare i tempi e gli spazi su cui si accampò la rivoluzione che schiuse la via alla moderna società capitalistica nella sua piena espansione.

Indice del volume:

Quaderni di n+1 dall'Archivio storico