Vulcano della produzione o palude del mercato?

256 pagine

Il vulcano e la palude non sono in alternativa nella produzione capitalistica. L'uno esiste perché esiste l'altro, dato che non vi sono limiti teorici alla produzione, ma proprio per questo essa provoca l'impaludarsi del mercato.

L'assorbimento della produzione da parte dei consumatori avrebbe ancora, nel mondo considerato come un insieme capitalistico, una base materiale di sviluppo immensa: su cinque miliardi e mezzo di uomini che abitano il pianeta, quattro miliardi e mezzo almeno sono al di sotto di quello che l'altro miliardo considera il livello di povertà.

Ma nel testo si dimostra con i dati dell'avversario che quando si voglia far salire la produzione, il benessere, si deve investire, quindi risparmiare, quindi tirare la cinghia più di quanto si possa ricavare dalla produzione aumentata.

Si dimostra per un'altra via un pilastro del marxismo: più si accumula, più aumenta la forza produttiva della società, più cresce la miseria relativa, la sproporzione fra forza-lavoro e profitto. Aumenta la produttività del lavoro di pochi e la miseria di molti, pochi possono consumare e molti sono costretti alla fame, proprio perché la ricchezza totale della società cresce, ma cresce, come è detto nel testo, come dominio del lavoro passato sul lavoro vivo.

Cresce per sé stessa, cresce la produzione per la produzione, al solo scopo di provocare un aumento del valore capitale, senza nessun legame con i bisogni umani. Il capitalismo può sopravvivere soltanto con l'umanità relegata al ruolo di tramite passivo all'accrescimento del capitale.

Indice del volume:

  • Vulcano della produzione o palude del mercato? (1954)
  • Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione del marxismo (1957)
  • La teoria del plusvalore di Carlo Marx base viva e vitale del comunismo (1924).

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