Astensionismo rivoluzionario
E' sempre più chiara l'inutilità di questa come delle precedenti sagre elettorali. Che nel parlamento la nazione elevi la sua volontà generale a legge e faccia della legge della classe dominante la sua volontà generale è più che mai vero e dimostrabile.
La borghesia stessa va a questa tornata senza nessuna ebbrezza, conscia che comunque vada non cambierà nulla: il potere esecutivo rappresentato da alta finanza, industria e stato maggiore, ha ben chiare quali dovranno essere le linee portanti della politica italiana nel prossimo periodo per assecondare una tendenza mondiale e non solo nazionale: una politica di potenziamento militare, rafforzata da una maggiore integrazione tra azienda privata e pubblica, che supporti le necessità del capitale in campo interno ed estero.
In una fase di crisi economica sempre più acuta, è assolutamente necessario alla nazione italiana trovare uno spazio in chiave "europea" nella conquista dei residui spiragli offerti dal mercato internazionale. E in questo la sua diplomazia non è seconda a nessuno: conducendo brillantemente operazioni diplomatico-militari in proprio come in Iraq, in Libano, in Siria ha confermato un ruolo di imperialismo protagonista e sicuro dei propri interessi, in contrasto con la sua faccia parlamentare politicantesca e pasticciona. Ruolo che deve essere necessariamente sostenuto da una sempre maggiore stabilità interna non soltanto per necessità di facciata.
Drastica diminuzione della combattività operaia, aumento della produttività e maggiore disponibilità della forza lavoro a bassi prezzi sono i risultati cercati ed ottenuti dalla borghesia con tutti i mezzi a sua disposizione, da quelli più democratici a quelli più direttamente repressivi, messi in atto con il pretesto del terrorismo per eliminare ogni tentativo di risposta classista.
Il rafforzamento del potere esecutivo a dispetto della sceneggiata democratica non è certo una novità per i comunisti bensì una logica conseguenza dei periodi di crisi in cui la borghesia è costretta a calare la maschera pacifica per erodere al proletariato tutto ciò che le è possibile. Quest'opera di rafforzamento colpisce non ultimi i ceti medi e le frange della borghesia stessa in una lotta a volte anche feroce per la spartizione del plusvalore tra profitto, interesse e rendita. Più gli "scandali" che vengono alla luce sono imponenti, più questa lotta è profonda, più significa che le contraddizioni del mondo borghese si approfondiscono e quindi più viene ricercata la soluzione nel perfezionamento dell'esecutivo al di fuori delle vuote chiacchiere parlamentari, come da tempo auspica la grande borghesia industriale.
Ed è in questa chiave che bisogna leggere i pur blandi scontri elettorali e le chiare spinte della stampa controllata dalla grande industria per governi ''tecnici".
"Tecnici all'esecutivo", è la nuova speranza del P.C.I. di introdurre i suoi uomini nelle nuove compagini governative oltre alla ormai provata qualità di poliziotto interno a guardia di una classe operaia solo apparentemente domata.
I comunisti rivoluzionari negano che ormai da tempo, sotto qualsiasi regime, le elezioni si possano tradurre nell'oggettiva volontà delle masse. Tutta la nostra dottrina si leva contro questa colossale menzogna borghese, tutta la nostra battaglia è contro i fautori di essa, negatori e sabotatori del metodo rivoluzionario di classe. La macchina democratica delle elezioni è fatta per dare una costate risposta: regime borghese, regime borghese.
L'astensionismo rivendicato dai comunisti rivoluzionari non deve essere comunque derivante dallo sdegno per questa ulteriore sceneggiata elettorale che ancor più di altre volte mostra la sua inutilità.
Il fenomeno di astensionismo generico, tanto temuto dalle cosiddette sinistre, può essere un positivo indice di scollamento tra il mondo politico e le masse. Ma è compito dei comunisti rivoluzionari rivendicare un astensionismo classista.
La capacità del proletariato di riconoscere come proprio obiettivo una ripresa generalizzata della lotta di classe, per la costituzione di organismi immediati realmente classisti e la formazione di un organo politico, è la condizione per l'abbattimento dello stato capitalista ed è in questa prospettiva che si colloca il nostro astensionismo: rottura di un metodo che non può più storicamente dare dei frutti, non vuota parola d'ordine di un movimento "d'opinione".
Opuscolo del 15 gennaio 1983
PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE
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