La solita farsa delle elezioni
24 marzo 1997
Se le elezioni politiche rappresentano per i proletari il diritto di scegliere ogni cinque anni chi deve gestire il loro sfruttamento generale, quelle amministrative sono una farsa del tutto inutile anche dal punto di vista del capitalismo stesso. La rappresentanza politica nell'amministrazione locale è ancora più inutile che nell'amministrazione nazionale, se si pensa che localmente sarebbero più che sufficienti i funzionari, i tecnici e gli amministratori salariati, così come succede, senza che nessuno trovi da ridire, nel mondo della produzione.
In ogni caso, dal parlamento ai comuni, ogni amministrazione potrà affrontare i problemi posti dalla complessa macchina sociale odierna soltanto adeguandosi alle leggi che regolano il capitalismo. D'altra parte, sfruttamento del lavoro salariato e produzione di plusvalore per il Capitale sono l'unica legge fondamentale cui tutte le altre fanno capo. Perciò in questa società la migliore amministrazione, che sia di destra o di sinistra, è quella che meglio garantisce lo sfruttamento e l'utilizzo delle risorse che da esso scaturiscono.
Se le amministrazioni "elette dal popolo" avessero effettivamente il potere di "decidere" dal punto di vista tecnico sulle cose da fare, non perderebbero il novantanove per cento del tempo disponibile in chiacchiere tra fazioni. Ma nel meccanismo elettorale ciò che è inutile per l'umanità diventa fondamentale per i politici; essendo la loro "produzione" misurata in quantità di chiacchiere, queste ultime diventano la giustificazione della cosiddetta rappresentanza democratica.
Parlamentari e consiglieri locali sono i primi a fregarsene della democrazia. Il mito del "buon governo", su cui essi hanno sbraitato in campagna elettorale, finisce là dove incominciano le esigenze dei gruppi d'interesse nelle varie sfere della produzione o dell'amministrazione capitalistica. Tutti sanno che governi e giunte sono semplicemente cinghie di trasmissione di questi interessi, ai quali ogni deputato o consigliere si piega senza che qualcuno glie lo richieda, per il semplice fatto che il meccanismo deve corrispondere alle esigenze di questa forma sociale. Chi decide di essere un ingranaggio di tale meccanismo, lo fa già sapendo di servire il Capitale, comprese tutte le mafie di varia natura che da esso partoriscono in continuazione.
La superiore forma sociale comunistica che sostituirà il capitalismo non avrà bisogno di rappresentanze che non rappresentano un bel nulla: in essa vi sarà soltanto un unico grande piano sociale da cui scaturiranno i tecnici e gli esperti per armonizzare la produzione e la distribuzione con le esigenze di una vita finalmente umana.