Pacifismo ideologico, attivismo resistenziale e disfattismo pragmatico contro la guerra

Lo schieramento frontista che ha aderito all'appello dei pacifisti americani per una giornata di mobilitazione mondiale è piuttosto ampio e variegato: esso va dai partiti istituzionali che non sono contro la guerra purché sia condotta dall’ONU, ai gruppi che sarebbero per un "appoggio concreto" alla resistenza irachena, passando da un "centro" rappresentato dal Forum pacifista nazionale che attribuisce al popolo iracheno un vago "diritto a resistere contro l'invasore".

I pacifisti americani sono meno soggetti di quelli europei a ideologismi e sottigliezze politiche: non vogliono la guerra e basta. Essi hanno alle spalle la grande ed efficace mobilitazione contro la guerra in Vietnam, che produsse decine di migliaia di renitenti alla leva e almeno 10.000 disertori. Ancor oggi le maggiori organizzazioni di veterani del Vietnam hanno preso una dura posizione rispetto all'attacco in Iraq, mettendosi alla testa delle proteste.

Il movimento antimilitarista europeo ha un’altra origine. Esso rispose ottimamente, col disfat-tismo rivoluzionario, alla Prima Guerra Mondiale. La lotta contro il collasso della socialdemocrazia interventista, nel 1914, gettò le basi per il movimento che sfociò nell’Internazionale Comunista. Con il ripiegamento della rivoluzione in Russia non sopravvisse, e la Seconda Guerra Mondiale passò senza opposizione. Fu poi rispolverato dallo stalinismo in versione pacifista, democratica e anti-americana dopo il 1945. Passato in eredità a un Sessantotto eclettico e confusionario, fu infine raccolto dai "movimenti" attuali; ma avendo perso ogni contatto con il programma rivoluzionario, è diventato solo uno slogan staccato dalla realtà.

Dopo il Vietnam, l'unico altro esempio di disfattismo attivo e coerente è venuto dai soldati ribelli di Israele. Impegnati in una odiosa guerra di oppressione, essi hanno rifiutato di combattere. La coerenza esemplare non viene quindi dal fronte pacifista ma dalle spinte materiali che premono sull'odiato quanto poco compreso e sottovalutato "nemico". Ogni tentativo pratico di fermare i combattimenti da parte di soldati – effettivi o potenziali – non può più essere considerato pa-cifismo. Perciò le manifestazioni dei giovani americani e israeliani, in divisa e no, a volte vietate, avvenute ugualmente, e infine incapsulate in enormi apparati di controllo, anticipano quella che potrà essere una condizione "normale" nel mondo della guerra infinita americana.

Negli Stati Uniti cento milioni di proletari sono sempre più schiavizzati da un capitalismo infa-me e senza briglie. Chi "dimentica" i proletari di ogni paese, avanzato o meno; chi si getta in ro-mantiche difese di indistinti "popoli oppressi" o, peggio che mai, di borghesie retrograde; chi non si rende conto che l'esercito fondamentale per la sconfitta dell'imperialismo planetario è il prole-tariato internazionale con quello americano in prima fila; chi si offre come partigiano per uno degli schieramenti borghesi in guerra è inequivocabilmente fuori dal campo rivoluzionario.

Non esiste un "popolo iracheno": esso è un’invenzione del colonialismo, che ha riunito sotto confini arbitrari popoli diversi per etnia e retaggio. Esiste invece in Iraq un numeroso reparto del proletariato mondiale. È profondamente sbagliato e gravido di conseguenze lo scambiare il con-trollo economico e militare d’oggi con il vecchio colonialismo e le conseguenti "lotte di liberazione anticoloniale". Pur tenendo conto del genuino impulso contro la guerra che coinvolge milioni di persone, occorre tener presente che per un proletario essere sfruttato da una vampiresca borghesia locale o da una tecnologica borghesia straniera non fa differenza. Chi dunque si illude di risolvere problemi di portata planetaria nell'ambito dell’attuale società, seppur riformata a livello nazionale o internazionale, non fa che schierarsi col coro borghese.

n+1, rivista sul comunismo come movimento reale che abolisce lo stato di cose presente (www.ica-net.it/quinterna).

Sulle prospettive della guerra americana in Medio Oriente
riunione pubblica a Roma, domenica 21 marzo ore 10,
presso la libreria Odradek, Via dei Banchi Vecchi, 57

Supplemento al n. 13 di "n+1", dicembre 2003. Reg. Trib. Torino n. 5401 del 14 giugno 2000. Riprodotto in proprio, 18 marzo 2004.

Volantini