Non si lascia aggirare la fredda Selene (11)
"Nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché l'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione" .
Non i russi ma ancora gli americani hanno lanciato il secondo razzo destinato a superare la distanza a cui si trova la Luna; che non si può chiamare satellite, perché della Terra non lo sarà mai, e della Luna è solo un satellite "candidato". Dalle prime notizie che finalmente ammettono che a grande distanza dalla Terra si hanno velocità minori, ma forse con troppa fretta hanno dato già una velocità inferiore a quella della Luna stessa, che è di circa 3.600 km all'ora, si rileva che vi è stato un grosso sbaglio di mira, e non solo la Luna non capterà il corpo come suo satellite, sia stabile che destinato a ricadere verso la Terra (due cose altamente improbabili forse su centinaia di prove), ma nemmeno ne sarà colpita; sicché questo primo pezzo di materia, che gli uomini colle loro macchine hanno lanciato fuori dal campo di gravitazione terrestre (espressione anche essa più giornalistica che scientifica), viaggerà verso le infinite profondità dello spazio ultralunare; e non se ne saprà più nulla.
Siamo davanti al conato di una scienza decadente, che appare avere mobilitate forze immense materiali e mentali (i cervelli elettronici scomodati a calcolare l'orbita con l'errore limite di qualche secondo di arco non hanno evitato lo svarione di quindici gradi!), e in cui collaborano risorse statali-sociali-economiche immani, condannate alla impotenza da una falsa e superata organizzazione del lavoro umano.
Il limite di impossibilità al successo sta in questo deficiente e degenerante intrico di assurdità. Se il semplice lancio a più dei noti 11.000 circa metri al secondo è un successo, o meglio un primo passo rudimentale, come in tutte le conquiste umane, lo si poteva fare con un pezzaccio di metallo e non con l'ultra-artefatto apparato dai trecentomila, o forse stavolta seicentomila "pezzi", i cui artefici (almeno in una certa minoranza) sapevano di paralizzarsi l'un l'altro, ma sapevano pure di non volersi sabotare i rispettivi profitti!
Per nulla - nella nostra oscura opera - impressionati dal luogo comune che tutte le grandi scoperte hanno trovato degli increduli, affermiamo che il controllo dei campi dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo, in modo utile alla sapienza e alla sanità della umana specie, non si avrà che rompendo i limiti storici della divisione mercantile del lavoro.
Marx dice, nel passo citato, che il compito e il fine che l'umanità si pone appaiono solo dove le condizioni materiali del loro raggiungimento esistono, o si trovano almeno nel processo del divenire. Esse mancano oggi a pari titolo in America e in Russia. Non sono infatti condizioni quantitative ma socialmente qualitative. Non basta poter pagare molti altissimi stipendi all'Ovest o all'Est, ma si dovranno attendere forme nuove di offerta non venale del lavoro umano. Il razzo avrebbe già rivelato che la zona di radiazioni verso i 100.000 km non è compatibile colla vita dell'animale uomo. Ripetiamo un nostro vecchio concetto: gli uomini non useranno mai in queste esplorazioni il più difettoso dei loro apparecchi di osservazione, che è l'uomo stesso.
Oltre la Luna andranno per noi i robot, per noi vedranno e misureranno; il robot ha sull'uomo della società borghese un vantaggio incolmabile: non lo si può comprare.
Tanto avevamo scritto alle prime notizie che il razzo avesse raggiunta la velocità di fuga o almeno quella (circa pari) bastevole ad arrivare presso la Luna. Sappiamo bene che nell'epoca attuale nasce non prima il fatto e poi la notizia, ma prima la notizia e poi il fatto, eppure siamo stati fatti fessi.
Il Pioneer invece non è giunto che ad un terzo della strada e poi è cascato giù miseramente verso la Terra. Con volgare bugia si dice che mancava poco (direzione a parte) alla velocità necessaria. Non è questa la sede per il calcolo, ma in effetti la velocità di partenza è stata enormemente inferiore.
Questi tentativi vanno a casaccio, ripetiamo ancora, e tanto più quanto più complesso e macchinoso è il programma annunziato e lo stanziamento di spesa sbafata in cento direzioni. Centinaia di esperti diversi, ma con una specialità comune: sbafare.
Da "Il programma comunista" n. 19 del 1958
Note
[1] K. Marx, Per la critica dell'economia politica, Prefazione, Editori Riuniti pag. 5.
[2] Fino alla Luna sono andati gli uomini, e anche piuttosto numerosi, poi hanno smesso, quando è risultato evidente che non serviva a nulla, dato che le stesse conoscenze erano state ottenute anche con macchine. Oltre la Luna le condizioni odierne sono sempre quelle di allora: si inviano solo macchine. Tra l'altro la tendenza è quella di approntare apparecchiature sempre più semplici e meno costose distribuite su più missioni, ognuna con compiti più delimitati che in precedenza.