Balle di alta precisione (22)

Per qualche tempo non si è parlato di satelliti e di razzi e la propaganda spaziale ha pasciute le folle di un altro annunzio. Un comunicato TASS del 7 gennaio annunziava una serie di tiri di prova con razzi pesanti che non sarebbero stati destinati alle immensità spaziali ma a ricadere, sia pure a distanza mai prima raggiunta, sulla superficie terrestre. Fu dichiarato che scopo di queste prove non era la preparazione di missili ad impiego militare come quelli che gli USA lanciano nell'Atlantico da Cape Canaveral, ma la sperimentazione di razzi molto pesanti atti a divenire satelliti della Terra dai quali tra alcuni anni partirebbero altri lanci per i pianeti del sistema solare. I colpi partendo da una località russa presso il Caspio dovevano cadere tra il 15 gennaio e il 15 febbraio in una zona del Pacifico Centrale di cui erano date le coordinate estreme per avvertire tutti i naviganti di starne lontani, mentre una flotta di navi russe avrebbe fatto sorveglianza per i controlli dei tiri e la sicurezza altrui. Vi furono subito proteste americane e la stampa di Washington disse che il quadrilatero vietato misurava 43.000 km quadrati. Sarebbe stato un bersaglio davvero enorme in quanto corrisponderebbe ad un quadrato di quasi 210 km di lato, tale da contenere ad esempio tutta la Corsica. Ma gli americani baravano: segnando su una carta del Pacifico i quattro vertici di quello che non risulta un quadrato ma un rettangolo coll'asse lungo da Nord-ovest a Sud-Est, le dimensioni sono di circa 30 km per 50 e quindi non oltre 1.500 km quadri. Un simile rettangolo può comodamente contenere l'isola d'Elba.

Un tiro è stato fatto il 20 gennaio e l'altro il 1 febbraio. Del secondo si dice che "è caduto nella zona prestabilita" e noi intendiamo nel rettangolo di 30 per 50 km. Del primo si disse che l'errore di mira si era limitato a 2 km "dall'obiettivo previsto" con il che intendiamo che è caduto 2 km fuori del perimetro del rettangolo, e non certo a 2 km dal centro di figura di esso. Siccome la distanza di tiro e stata 12.500 km, e lo scarto dalla mira tra 17 e 32 km da un lato o dall'altro, il grado di esattezza rispetto alla gittata è stato di circa due per mille.

Se anche si volesse ammettere lo scarto di soli 2 km dal centro del rettangolo, il grado di esattezza sarebbe più fine, e di quasi il due per diecimila. Ma qui devono subentrare i russi a dire frottole. Secondo l'Unità del 23 gennaio è stato come colpire una mela da 10 km, e per di più a "pochi millimetri dal centro". I propagandisti di affitto sono incorreggibili e non potevano non servirsi della mela di Guglielmo Tell che, pur bravissimo, tirava a cento passi dalla testa del figlio. Accordiamo alla mela 10 cm, e la finezza del tiro a 10 km sarà uno per centomila; ossia è stata vantata venti volte maggiore se lo sbaglio è stato 2 km, e nella nostra retta interpretazione duecento volte maggiore. Questo conto che si può fare sulla punta delle dita valga per qualche nostro compagno pur molto intelligente che non gradisce che noi critichiamo le affermazioni sbalorditive.

Tutta la stampa del mondo presente è basata sulla stupefazione dei lettori, che si vergognerebbero di dire: questo è impossibile; per non sentirsi dare dei codini. Col grado di fantasia della mela il colpo doveva cadere a soli 125 metri dal bersaglio, non ai 2 km annunziati da Mosca, che (come abbiamo logicamente mostrato) significano nella migliore ipotesi ben 17 km.

Tant'è; bisogna far colpo sul lettore e deviarlo dalla domanda: questa nuova prova modestamente terrestre non è un passo indietro, ossia non è la confessione che le prove precedenti sono fallite e sono state falsamente presentate?

I russi hanno invocato la dialettica per cui tornando indietro si prepara l'andata avanti, ossia a Marte o Venere. Per supercodini vogliamo bene passare, ma così grosso non beviamo. Ammettiamo pure che quando l'ultimo stadio non sarà finto ma avrà un ultimo motore a razzo si potrà mettere in orbita a poca distanza dalla Terra un satellite artificiale con un lancio meno imprevedibile di tutti i precedenti satelliti e razzi, che hanno imboccato orbite a caso e non affatto precalcolate. Perché è necessario lanciare i corpi (astronavi?!) verso i pianeti da questa stazione spaziale presa a prestito ai fumettisti della fantascienza? Si dice: perché occorrerà una spinta minore che dalla superficie della Terra per realizzare la fuga cosmica. Questo sarebbe vero in teoria, ma noi vi leggiamo solo la confessione che nessuno dei razzi finora lanciati ha superato, dopo la prima velocità di fuga (satelliti), anche la seconda (pretesi razzi solari). E si è constatato che con i razzi a molti stadi si perde ogni possibilità di realizzare orbite calcolate per le incertezze meccaniche e cinematiche di ogni successiva esplosione. Questo razzo privo di testa è la confessione di tale impossibilità.

A proposito dei vari Lunik abbiamo mostrato come i dati delle orbite risultavano, anche negli annunzi ufficiali, sempre più diversi da quelli preannunziati. E ad esempio abbiamo negato che le orbite si potessero correggere da terra con dispositivi di telecomando. In ciò è contenuta la assoluta impossibilità di indirizzare un tiro su Marte o Venere, per difetto di spinta e per mancato controllo della direzione orbitale fra tre e più corpi in corsa.

A Nizza il 12 gennaio si è riunita una conferenza internazionale di scienza spaziale. Il russo prof. Blagonravov ha "smentito categoricamente" che la fotografia della faccia nascosta della Luna dal Lunik III "fosse stata ottenuta su impulsi od ordini trasmessi da terra". Il russo ha spiegato che si è trattato solo di una serie di operazioni automatiche di orientamento, scatto, e simili, predisposte nelle attrezzature del razzo, e che hanno agito "come Robots". Ciò è poco per fare intendere alla nostra scarsa coltura che la fotografia sia autentica. Ma interessa molto per ricordare come non era partito preso, o voluta diffidenza, o spirito di parte, ciò che mosse le nostre critiche alle contraddittorie notizie di tempi e distanze nella corsa misteriosa del Lunik III, quando si volevano spiegare le novità e gli scarti dei primi annunci colla fumistica risorsa di razzi sussidiari comandati dalla Terra, di cui mostrammo la inverosimiglianza tecnica e scientifica. Oggi si fa assegnamento dichiarato sui Robot e sulle stazioni spaziali flottanti nello spazio. Ma il lettore cafoncello si adesca sempre con il miraggio dell'astronave pilotata da uomini in tuta, che mettono piede su Marte.

Per noi è tutta pura e voluta menzogna. Dalla parte tanto dei Blagonravov che dei von Braun, cervelli in affitto ad interessi di conformismo statale.

Da "Il programma comunista" n. 3 del 1960

Note

[1] E' vero che partendo da uno "spazioporto" in orbita ci sarebbero dei vantaggi, ma il bilancio energetico sarebbe comunque sempre lo stesso: bisognerà pure portare in orbita dalla Terra il materiale da costruzione per montare le astronavi da lanciare "con minor spinta". Una volta costruite le astronavi si può ipotizzare un loro riutilizzo, ma rimane il problema del carburante e del servizio navetta con la Terra. E' probabile che gli esperimenti citati fossero di natura prettamente militare, contrariamente a quanto Bordiga sembra supporre. Invece il ragionamento sui problemi provocati dagli stadi multipli è corretto: fino a che il problema fu balistico, si trattò di difficoltà insormontabili. Esse furono superate solo quando si imparò a guidare da terra sia i vettori che, soprattutto, le sonde.

[2] Specialmente per quanto riguarda le sonde, il comando di correzione di traiettoria viene generalmente dato da terra sulla base di sistemi di puntamento fissi a bordo (sestanti astronomici e simili); ma il problema non risiede in questo. L'assoluta impossibilità di puntare su corpi astrali sussisterebbe a tutt'oggi se la questione fosse prevalentemente meccanico-balistica, come lo era allora, e la posizione si dovesse ancora calcolare da terra. Oggi la precisione di lancio non è più così importante perché le sofisticate apparecchiature di bordo permettono ai satelliti e alle sonde di autodefinire la propria posizione nello spazio (come richiesto in un articolo precedente), e le correzioni di traiettoria sono rese più semplici da nuove apparecchiature. Se così non fosse, il percorso di una sonda a spasso per il sistema solare non sarebbe definibile a priori per via dei piccoli scostamenti iniziali che danno luogo a grandi errori nel tempo, i quali non sarebbero rilevabili da terra neppure oggi senza l'ausilio degli automatismi di bordo. Con le nuove tecniche si ttengono risultati spettacolari: studiando i dati della missione Mariner 10 su Mercurio (flyby), Giuseppe Colombo, esperto di meccanica planetaria, si accorse che con modeste variazioni delle traiettorie teoriche la stessa sonda avrebbe potuto essere "fiondata" su Venere per incontrare tre volte Mercurio invece di una. La sonda Cassini, in viaggio verso Saturno, utilizzerà più volte l'aggancio gravitazionale dei pianeti per acquisire velocità (gravity assist).

[3] Anatoli Blagonravov, anziano accademico delle scienze, fu per anni l'unico portavoce ufficiale sui lanci russi. Era l'equivalente russo di von Braun, senza la pacchianeria di quest'ultimo. Riservato per motivi di stato, quando poteva dare spiegazioni rifuggiva dalle frasi ad effetto limitandosi ad asciutti resoconti tecnici. Negli anni '50 scrisse la prefazione un po' romantica ad una edizione russa delle opere di Ziolkovski sottolineandone le anticipazioni scientifiche.

La cosiddetta conquista dello spazio