Tre colpi pubblicitari astrali (44)

Il nostro articolo ultimo, mentre attendeva sui marmi, è stato seguito da tre grandi colpi, uno russo e due americani, cui è successo un grande litigio propagandistico su chi abbia fatto il più gran passo verso la Luna. Non ci terrorizza mai il restare in coda in materia di notizie dell'ultimo momento; tuttavia ci appizziamo poche parole.

Cominciamo dal terzo. Si direbbe che gli organizzatori della sonda Ranger ultima abbiano voluto smentire noi, ma non riusciamo a capire, anche se è vero che le fotografie sono ben riuscite, che cosa li induca a stabilire che sulla superficie lunare si possa esercitare la pressione di una o due tonnellate per piede quadrato. La parola tonnellata è sempre di grande effetto retorico; in ogni modo, stando sulla Terra è bene sapere che 5 tonnellate per metro quadrato valgono 0,5 Kg per cmq che è più o meno la resistenza dei terreni più cedevoli e, come si dice, più fetenti, per fondazione: manca poco alla resistenza di una melma in cui si affondi. Il piede quadrato, è vero, è poco meno di un decimo di metro quadrato, anche se la tonnellata americana è un poco meno di quella metrica nostra. Comunque, è evidentemente una esagerazione che non ha nessuna base sperimentale: in fondo hanno ammesso che, come dicevamo noi, non si può poggiarsi nel Mare tranquillitatis e pensano al circo del Cratere Alfonsus. Sarebbe tuttavia poco raccomandabile se proprio vi è attività vulcanica attuale, altra presunzione molto arrischiata.

Sarebbe bene se la sonda al cosiddetto impatto (altra parola magnifica per i gonzi) anziché andare in mille pezzi non venisse pacificamente inghiottita da sabbie mobili lunari. L'esperimento non è dei più facili. Una seconda sonda fotografica dovrebbe arrivare nello stesso punto, e dopo pochissimi istanti per trasmetterci il sensazionale spettacolo del tuffo.

E come fare, se nell'immensa Russia e nell'immenso Atlantico si è scarrocciato di centinaia di chilometri?

Venendo al successo degli americani di rettificare l'orbita, che come effetto spettacolare è stato però battuto dalla passeggiata spaziale del russo, bisogna dire che molto magri sono i risultati della pretesa automanovra o pilotaggio dei satelliti artificiali. Tanto nel caso americano quanto nel caso russo, se è fuori dubbio la prova di eccezionale sangue freddo nel pericolo derivato da uno specialissimo allenamento a situazioni anormalissime, essa è stata sottolineata dalla tremenda sensazione di rischio che i due equipaggi hanno dovuto provare, uno quando è stato costretto a percorrere un'orbita imprevista e l'altro quando ha non meno dubitato del dispositivo di discesa.

Il paragone tra il pilota che guida una nave e il cosiddetto cosmonauta resta molto dubbio. Il satellite spaziale non ha una prua e non ha una poppa riconoscibili dal navigatore e disposte secondo la traiettoria del corpo mobile. Dalle notizie americane si è potuto leggere che il veicolo di Grissom e Young camminava all'indietro in avanti e di lato, col naso in giù e in piedi sulla propria coda, mentre i piloti del Mercury volavano sempre all'indietro come i gamberi. Non è chiaro se il pilota riesce a scegliere tra queste posizioni: il satellite potrebbe assumere, oltre al moto di rivoluzione, anche un moto di rotazione intorno a un asse qualunque e con una qualunque velocità. Per quanto riguarda poi i russi, sembra che durante la discesa comandata a mano, ossia azionando alcuni razzi che devono riuscire ad essere disposti nel senso contrario alla direzione di marcia, essi si servivano di un sistema di orientamento rispetto al Sole, quindi usabile solo quando si è dalla parte del giorno terrestre, e tale che ha indotto nel macroscopico errore. Un enigma è poi come debba essere posto il razzo o motore sussidiario rispetto alla capsula e come si scelga il momento per accenderlo e ottenere il cambiamento di orbita. Anche qui pare ci si sia data una risposta riducendo l'orbita dellaMolly Brown da ellittica a quasi circolare. Nel primo giro l'apogeo sarebbe stato 142 miglia e il perigeo di 100 miglia. Sono le solite distanze di 160 km e 230 km dalla superficie terrestre. Dopo la correzione l'orbita avrebbe avuto le due dimensioni di 97 miglia e 105 miglia - quasi un circolo. Viene anche riferito che questa variazione tolse al tempo di rivoluzione solo un terzo di secondo. Non seccheremo il lettore con calcoletti come fatti altra volta, ma è certo che, dipendendo il tempo di rivoluzione dall'asse maggiore variato di circa 60 km, sia pure contro 6.800, la variazione del tempo dev'essere stata molto maggiore. Sul modo di rilevare da terra i tempi di rivoluzione, prima e dopo la vantata manovra, vanno certo fatte tutte le possibili riserve.

Quanto alla Voskhod russa, il tempo di rivoluzione è verso la solita ora e mezza, non meglio precisata; ma si sa che la minima distanza da terra è stata anche la solita: 173 km; mentre la massima, di ben 495 km, sarebbe stata vicina alle fasce di Van Allen. Mentre il perigeo quasi simile a quello americano è nel solito nostro "vicoletto spaziale", l'orbita, molto allungata ad ellisse (eccentricità sempre moderata, di non oltre un ventesimo) si è spinta più in alto. Caso, o progetto per fare uscire l'uomo in tuta con la certezza del vuoto assoluto, ossia della assenza di ogni resistenza al moto orbitale impresso?

Il fatto poi dell'astronauta che resta nello spazio e non si perde ha fatto, è vero, una enorme impressione, ma ciò dipende solo dalla circostanza che nella presente infelice società la cosiddetta opinione comune non ha digerito che cosa significa il famoso principio d'inerzia, intuito dalle luminose menti di Galileo e di Newton. Il passeggero di un tram che vada anche a 100 km all'ora, non corre nessun rischio se va dal posto del fattorino a quello del manovratore. Naturalmente lo correrebbe se uscisse, perché sarebbe travolto dall'aria traversata dalla vettura in moto. Quando eravamo ragazzi vi erano le giardiniere, ossia i tram aperti, e il venditore dei giornali passeggiava tenendosi all'esterno lungo il cosiddetto staffone. Non correva nessun rischio, anche se il vento gli sbatteva in faccia dei giornali, comunque non è diverso il caso, in teoria, da quello della passeggiata cosmica di Leonov.

In ogni modo, prendendo l'esempio più lontano da ogni eroismo, lo stesso sbalordimento dovrebbe prendere chi venga informato che il deretano di colui che sta scrivendo per voi è animato dalla velocità di 30.000 metri al secondo, propria del pianeta Terra nella sua corsa sull'orbita, e nessuno si preoccupa che possa essere lasciato per strada nel cosmo. Ma la moda politica ha abituato alle più volgari speculazioni su risultati scientifici di ordine elementare che dai soliti ruffiani in circolazione e cacciatori di pagnotta coi mezzi più ignobili vengono diffamati come vuote "astrazioni".

Da "Il programma comunista" n. 7 del 1965

Note

[1] Si tratta di Ranger 8, lanciato il 17 febbraio 1965. La sonda inviò 7.137 fotografie ad alta risoluzione riguardanti una superficie di 2,33 milioni di km quadrati del Mare della tranquillità, la zona prescelta per il primo allunaggio della futura missione Apollo. Citiamo dal dialogo tra gli astronauti della prima missione lunare con la base di Huston: Aldrin - "E' molto sorprendente la mancanza di penetrazione delle quattro zampe. Penso che se anche fossimo scesi meno dolcemente sulla superficie lunare sarebbero affondate al massimo di una decina di centimetri. Sei d'accordo Neil?". Armstrong - "Sì, al massimo. Ma direi che sono affondate anche meno del previsto".

[2] Il 18 marzo 1965 Alexei Leonov compì la prima missione EVA (Extra Vehicular Activity) intorno alla navicella Voskhod II per un totale di 24 minuti.

[3] Virgil Grissom e John Young sulla Gemini 3 ottennero il primo cambiamento di orbita, operazione ritenuta difficilissima nei primi tempi.

[4] Comunque Leonov era assicurato da un cordone ombelicale di buon acciaio.

La cosiddetta conquista dello spazio