Introduzione
Consideriamo la teoria marxista come la scienza che studia i processi storici nel quadro generale della concezione materialistica della Storia, dunque dal punto di vista della formazione e dell'evoluzione delle classi sociali associate ad ogni particolare epoca storica. In questo contesto, un processo storico è visto come una modificazione più o meno grande degli equilibri interni che caratterizzano, in un particolare "ambiente" geostorico, un determinato sistema di rapporti sociali tra individui, cioè un sistema di rapporti di produzione.
Come è stato dimostrato da Marx, questi fenomeni possono essere studiati con gli stessi criteri che animano le scienze naturali, in particolare le scienze esatte. È possibile dunque non solo dare una descrizione fenomenologica di questi processi, ma anche formulare delle leggi quantitative che regolano la loro evoluzione, dunque determinare a priori le configurazioni future che potrà assumere il sistema di rapporti di produzione.
D'altra parte, le tecniche matematiche disponibili ai tempi di Marx erano essenzialmente indirizzate alla descrizione quantitativa dello svolgimento dei processi fisici, per cui mal si adattavano allo studio di fenomeni profondamente diversi quali sono i processi storici. Lo stesso Marx, pur avendo studiato i fondamenti dell'analisi matematica, non riuscì mai ad applicare quei metodi allo studio della dinamica storica. In effetti, i processi storici sono essenzialmente processi discreti, per cui non è possibile adottare il linguaggio della matematica del continuo, dunque dell'analisi matematica, nella loro descrizione quantitativa.
In questo libro, frutto di dieci anni di lavoro, cercheremo di portare a compimento il progetto di Marx, basandoci sugli strumenti matematici che si sono resi disponibili in questi ultimi quaranta anni. Presupponiamo chiaramente che il lettore abbia una certa familiarità con i concetti fondamentali della teoria marxista, e che abbia la pazienza di seguire gli sviluppi matematici della teoria, consultando all'occorrenza i testi di algebra o di analisi disponibili sul mercato. D'altra parte, ogni semplificazione del discorso renderebbe non solo superfluo questo libro, giacché la struttura matematica di ogni teoria scientifica va presa o gettata via in blocco, ma impedirebbe la dimostrazione esatta di quelle che sono le conclusioni finali di questo lavoro, in particolare la necessità storica della fine della società borghese.
Ogni inizio è difficile, affermava Marx riferendosi alla lettura dei primi capitoli del Capitale. Anche per questo libro la lettura del primo capitolo rappresenta lo scoglio maggiore che dovrà affrontare il lettore. In esso vengono trattate le condizioni di equilibrio del meccanismo di riproduzione e gli effetti di una variazione della forza produttiva del lavoro sui rapporti di classe, ovvero sulla ripartizione della giornata lavorativa in lavoro necessario e plusvalore. Il secondo capitolo offre invece una prospettiva più ampia, in quanto tratta la dinamica del modo di produzione capitalistico da un punto di vista storico. Esso costituisce in tutti i sensi la parte centrale di questo libro e dovrebbe portare il lettore a comprendere come l'analisi dei processi storici può essere affrontata a scale di osservazione diverse. Infine, questa parte del testo si ricollega in modo diretto ai lavori della Sinistra Comunista negli anni cinquanta e sessanta sulla tendenza storica del modo di produzione capitalistico.
Se la prospettiva storica fornisce un quadro generale della società borghese e delle sue tendenze immanenti, è altrettanto vero che i marxisti hanno sempre e comunque il difficile compito di interpretare fatti e processi localizzati nello spazio e nel tempo, determinando al contempo l'influenza che essi hanno sulla traiettoria generale del modo di produzione capitalistico. È in questo ambito che assume una certa rilevanza lo studio dei movimenti associati alla ripartizione del plusvalore in profitto d'imprenditore, interesse e rendita. È qui che vanno presi in considerazione i movimenti reali dei prezzi di mercato, i trasferimenti di capitale, i collegamenti effettivi tra le diverse sfere della produzione sociale. È dunque la comprensione della reciproca influenza tra questi fattori che ci consente di osservare con cognizione di causa lo svolgimento dei singoli cicli economici. Questi argomenti verranno sviluppati nel III e nel IV capitolo e serviranno da base per lo studio del corso attuale del capitalismo a livello mondiale, che costituirà il seguito naturale di questo libro.
Nella trattazione che segue vengono per la prima volta impiegate tecniche matematiche più o meno complesse nel quadro generale della teoria marxista e ciò comporterà inevitabilmente, da parte di coloro che si apprestano a leggere queste pagine, uno sforzo notevole. La formalizzazione dei principi della teoria marxista, comunque la si giudichi, costituisce per noi un'arma formidabile nella prospettiva rivoluzionaria che conduce alla formazione di nuovi e superiori rapporti di produzione, in altri termini a ciò che noi chiamiamo Comunismo. È vero in primo luogo che il marxismo, in quanto scienza descrittiva dei processi storici, è in grado di fornire una spiegazione corretta degli accadimenti che si presentano agli occhi dell'osservatore e di influenzare, mediante l'azione di Partito, gli sviluppi della lotta di classe. Ciò è possibile in quanto esso svela la reale natura dei contrasti sociali, indipendentemente dalla forma fenomenica che, in un particolare momento storico, assumono i rapporti tra le classi.
D'altra parte, il processo rivoluzionario in senso stretto, ovvero la liberazione delle forze produttive materiali attraverso il capovolgimento dei rapporti di produzione borghesi, richiede una serie determinata di azioni che porteranno ad un cambiamento radicale nella struttura del meccanismo della riproduzione. Queste azioni avranno una tale portata storica che non è pensabile raggiungere gli obiettivi prefissati senza una conoscenza approfondita, quantitativa e qualitativa, delle leggi che regolano il meccanismo della riproduzione materiale. Riteniamo pertanto che la formulazione matematica delle leggi che regolano i processi storici sia lo strumento primario che ci consentirà di guidare il trapasso dal modo di produzione borghese, tipicamente anarchico e caratterizzato da meccanismi di regolazione distruttivi, ad una società formata da produttori liberi che impiegano mezzi di produzione comuni secondo un piano predeterminato. In questa società verrà prestabilito non soltanto ciò che si deve produrre ma anche le quantità relative di valori d'uso che ogni singola sfera dovrà produrre affinché il sistema mantenga uno stato di equilibrio e non vi siano dispersioni di lavoro umano. È solo in questo modo che l'alto grado di sviluppo delle forze produttive potrà essere impiegato per ridurre il tempo di lavoro ad un livello minimo.
Esiste un'analogia tra quelli che sono gli obiettivi rivoluzionari del marxismo e i compiti, pure rivoluzionari, che la stessa classe borghese ha dovuto assolvere, in un primo tempo per guidare il trapasso dalla società feudale a quella capitalistica, successivamente per affermare su scala mondiale il suo predominio. Ci riferiamo qui al fatto indiscutibile che la borghesia ha storicamente associato le basi materiali della sua avanzata alla progressiva automazione del processo lavorativo, innanzitutto mediante il trasferimento della conoscenza tecnica dal lavoratore artigiano alla macchina, in seguito mediante successive sostituzioni dell'azione manuale del lavoratore salariato con macchine sempre più complesse, in altri termini mediante un sempre più ampio controllo del processo lavorativo. Ciò si è reso possibile in quanto nello stesso tempo la Fisica, sotto l'influsso positivo dei nuovi ideali borghesi, abbandona la sua veste puramente descrittiva ed acquisisce una conoscenza quantitativa delle leggi della natura inanimata, cioè delle leggi che regolano il trasferimento e la trasformazione dell'energia. Così, basandosi sulle scoperte della Fisica, la classe borghese ha sin dal principio potuto acquisire il controllo delle forze della natura assoggettandole al processo produttivo, per cui la Fisica stessa assume il ruolo di scienza prima dell'epoca borghese.
Dal nostro punto di vista, dobbiamo dare per acquisito il controllo del processo produttivo e l'alto grado di sviluppo delle forze produttive che ne deriva. Anzi, non vi è nessun motivo per cui questo processo non debba continuare nella società futura. Ma questa base materiale, pur essendo determinante per la fine di questa epoca, non è sufficiente per il suo superamento, in altre parole non è sufficiente da sola per l'instaurazione di nuovi e superiori rapporti di produzione, in quanto ciò che effettivamente occorre all'associazione di produttori che noi chiamiamo Comunismo è il controllo dell'intero meccanismo della riproduzione e questo presuppone a sua volta la conoscenza, in termini non solo descrittivi, delle leggi che regolano i processi storici. In definitiva, come la borghesia ha potuto trasferire la conoscenza tecnica dell'artigiano nella macchina mediante la descrizione in termini matematici dei processi naturali, in modo del tutto analogo il proletariato potrà controllare il processo della riproduzione materiale attraverso la conoscenza oggettiva dei processi storici, quindi attraverso la loro descrizione in termini matematici.
A proposito della matematica, è bene fare una precisazione. Anche se la dinamica del modo di produzione capitalistico può essere descritta per mezzo di un insieme di equazioni, queste hanno un carattere radicalmente diverso da quelle che intervengono nello studio dei fenomeni fisici. In Fisica, le equazioni del moto di un sistema determinano, una volta assegnate le "condizioni iniziali", l'evoluzione dinamica degli osservabili del sistema mediante un insieme di soluzioni delle equazioni stesse. Queste soluzioni individuano lo stato s(t) del sistema al tempo t in funzione del tempo e dello stato di partenza s0 = s(0), dunque consentono di prevedere gli stati futuri del sistema fisico a partire da un qualsiasi stato iniziale. Si comprende così come la variabile tempo giochi un ruolo fondamentale in Fisica. Diversa è la situazione nel caso dei processi storici. Qui le equazioni coinvolgono variabili che si riferiscono a quantità determinate di lavoro umano. In particolare, nell'epoca dei rapporti di produzione borghesi, queste variabili si riferiscono a grandezze di valore, in quanto è solo in questa epoca che il lavoro umano assume in pieno la forma di lavoro astrattamente umano, dunque di valore. Ora, essendo il valore un concetto che esprime un determinato rapporto sociale, ogni formula che metta in qualche modo in relazione reciproca grandezze di valore, determinandone al contempo l'evoluzione, definirà indirettamente uno o più aspetti della dinamica dei rapporti di classe. In altri termini, le contraddizioni insite nei rapporti algebrici di valore dispiegano sempre sul piano sovrastrutturale, sociale, contraddizioni di classe.
I fenomeni di carattere sovrastrutturale, cioè politici, religiosi, filosofici etc., in altri termini le forme ideologiche che consentono agli uomini di concepire le contraddizioni materiali e di combatterle, pur costituendo il riflesso di una dinamica determinata dalla struttura dei rapporti di produzione, non hanno una vita a se stante, ma bensì reinteragiscono con le strutture fondamentali che li hanno generati, rallentando oppure accelerando i tempi dei processi storici e, ad un certo punto critico, distruggendo gli stessi rapporti di produzione di cui costituiscono il prodotto.
È evidente quindi che il problema dello studio della dinamica dei processi storici va posto in modo diverso rispetto alle scienze fisiche. Le guerre, gli scioperi, le insurrezioni, i fatti politici in generale, avranno non solo un esito in larga misura imprevedibile, ma anche un effetto non quantificabile sull'evoluzione delle variabili che caratterizzano l'evoluzione dei processi storici. Ciò porterà inevitabilmente ad un certo grado di indeterminazione nelle equazioni, per cui a domande del tipo "tra quanto tempo accadrà quel fenomeno previsto?" non potrà essere data risposta. Piuttosto, il nostro problema si pone nei termini seguenti: determinare in quali condizioni si verificherà un certo processo, quali effetti avrà sul piano sovrastrutturale, cosa esclude la possibilità che si verifichi un certo altro fenomeno. Pertanto, la previsione di accadimenti futuri (che è il banco di prova per ogni teoria scientifica e, in particolare, giustifica l'utilizzo del formalismo matematico), dunque il determinismo, è ancora possibile, ma la parola "quando" esprimerà un insieme di circostanze piuttosto che una durata temporale. Questa premessa non può che concludersi con un riferimento d'obbligo a ciò che la Sinistra Comunista, affrontando lo stesso argomento, aveva correttamente messo in luce:
"È di particolare importanza trattare grandezze quantitative misurabili nella ricerca scientifica. Scopo di ogni scienza è la esposizione organica di un dato gruppo di fatti o fenomeni acquisiti alla nostra esperienza, in maniera da porre in evidenza le relazioni che costantemente corrono tra i fatti stessi. La esperienza scientifica di tale relazione dicesi legge. La forma più completa e soddisfacente di una legge scientifica è quella di una relazione tra quantità misurabili (formula matematica). Perché le grandezze siano misurabili occorre poterle riferire ad altre grandezze già note, e in tale riferimento sta in fondo la legge stessa. (...) Per fare scienza del valore, piaccia o non piaccia agli economisti ideologisti e filosofanti occorre introdurre una misura, come Galileo e Newton poterono fare scienza della gravità misurando masse, accelerazioni e forze. La fecondità del nuovo metodo, pur dando soluzioni suscettibili di futuri più grandiosi sviluppi e non conducendo ad "assoluti veri" estranei alla scienza, sbaragliò e seppellì per sempre le impostazioni sbagliate del passato su tali problemi."
Milano, Dicembre 1992
Dinamica dei processi storici Volume I
Teoria dell'accumulazione
Quaderni di n+1.
Una formalizzazione spinta del sistema di riferimento marxista. In questo volume gli schemi di Marx vengono affiancati da una ulteriore dimostrazione poggiante su potenti strumenti matematici che confermano il carattere transitorio del capitalismo.