Argentina, la toppa è peggio del buco
"La conquista di mercati esteri, l'ingaggio di lavoratori stranieri, l'importazione di materie prime, o infine l'esercizio di tutta l'impresa capitalistica in paese estero con elementi e fattori del posto, sono processi che non possono nel mondo capitalistico essere svolti con i puri mezzi economici, come il gioco della concorrenza, ma implicano il tentativo di regolare e controllare prezzi di vendita e di acquisto, e mano a mano i privilegi e le protezioni con misure di Stato o convenzioni interstatali. Quindi l'espansionismo economico diviene colonialismo aperto o dissimulato, appoggiato con poderosi mezzi militari." (da Proprietà e Capitale)
"L'Argentina, le grandi banche euroamericane e il sistema finanziario internazionale sono stati salvati ieri all'ultimo minuto". Così affermava allarmato un giornalista de La Stampa dopo che cinque paesi erano intervenuti permettendo all'Argentina di pagare i propri interessi in scadenza.
Davvero il sistema internazionale è stato in pericolo? E quale pericolo?
Non è che il sistema finanziario internazionale abbia corso un certo pericolo il tal giorno, il fatto è che esso è impantanato in un circolo vizioso permanente: cui ogni accadimento di rilievo può dare uno scossone catastrofico.
La pletora di capitali americani si è trasformata dopo la guerra in un flusso di dollari di tale ampiezza da imporre "naturalmente" tale moneta come moneta fiduciaria (cioè senza corrispettivo materiale) internazionale. Questo fece sì che il dollaro fosse anche l'unica moneta di riserva e gli Stati Uniti l'unico paese a permettersi di non avere praticamente riserve. Non solo, ma l'acquisizione di dollari da parte di banche localizzate fuori dagli Stati Uniti e il reimpiego di questi dollari al di sopra delle frontiere nazionali crea credito, cioè moltiplica artificialmente i dollari stessi, che diventano disponibili per ogni sorta di operazioni.
Lo sviluppo dei paesi poveri, dovuto all'esportazione di capitali di quelli ricchi, produce un'ulteriore sete di capitali che è placata dall'intervento delle banche internazionali con prestiti in altri dollari.
Ma lo sviluppo non avviene, per chi lo affronta oggi, cioè tardi, con i criteri dell'accumulazione primitiva. Nei paesi ultimi arrivati al capitalismo moderno, si presentano tutti i difetti che ci sono da tempo nei paesi ultramaturi, senza passare attraverso la fase del capitalismo liberale. Ci si trova perciò con i problemi dell'intervento statale, del parassitismo, dello spreco di risorse, della burocrazia, dei servizi e della rapida degenerazione del tessuto sociale. Tutto ciò si trasforma in deficit interni altrettanto giganteschi di quelli dei paesi "evoluti".
Il salvataggio dei paesi indebitati fino all'incredibile è quindi una ragione di vita o di morte per il capitalismo internazionale per due motivi.
Il primo e più ovvio è che una volta fallito il debitore è poi impossibile recuperare il credito, quindi costa meno aiutarlo a pagare gli interessi prestandogli altro denaro che perdere tutto.
Il secondo motivo, ed è quello fondamentale, è che la cifra del debito internazionale verso le principali banche europee ed americane sono tali da provocare l'immediato collasso delle banche stesse in caso di conteggio in perdita del credito svanito in una eventuale bancarotta. Ricordiamo che la Polonia ha debiti per 40 miliardi di dollari, l'Argentina per 45 il Messico per 85, il Brasile per 90, eccetera.
Il fatto è che il circolo vizioso non ha vie d'uscita: mentre il tasso di cambio di tutte le monete segue l'andamento della bilancia dei pagamenti, da tre anni i tassi del dollaro e l'andamento del saldo di parte corrente americano sono inversamente proporzionali. Scende il saldo della bilancia, sale il tasso del dollaro.
Ciò si verifica proprio per la crisi dei paesi poveri ed è un paradosso interessante: vengono diminuiti i prestiti per via della crisi debitoria e quindi vengono scambiati meno dollari con monete dei vari paesi. Meno dollari venduti uguale rafforzamento del dollaro. Diminuiscono gli arbitraggi in dollari da parte di enti come banche centrali o grandi banche internazionali e diminuisce quindi la funzione livellatrice di quest'operazione mentre aumentano gli acquisti di dollari da parte di "privati" in cerca di beni-rifugio monetari. Essendo gli Stati Uniti un paese importatore netto di beni, il rafforzamento del dollaro permette di facilitare gli acquisti e di mantenere un debito verso l'estero che non verrà mai pagato. Si capisce bene, quindi, perché per esempio la borghesia brasiliana si lamenti ad alta voce del fatto che ogni punto in più nei tassi d' interesse americani accresca di 650 milioni di dollari il rimborso che essa deve eseguire. Si capisce bene anche il titolo di un articolo dello stesso giornalista citato all'inizio e che dice: "Ritorna l'incubo dell'indebitamento dei Paesi in via di sviluppo. FMI contro gli alti tassi USA: strangolano il Terzo Mondo".
Senonché proprio gli organismi come il FMI sono regolati da un funzionamento vecchio come la borghesia: il peso specifico dei vari paesi è strettamente correlato allo spessore del loro portafoglio. Solo una coalizione contro il dollaro e la strapotenza americana potrebbe permettere agli altri paesi capitalisti di non subire le perdite nette che il deficit americano fa pagare al mondo.
Ma vi sono ancora troppi interessi al mantenimento dello statu quo perché ciò avvenga, anche se insofferenze sempre più marcate si presentano con frequenza. Vi è però un motivo fondamentale che impedisce alle borghesie concorrenti dell'America di fare una politica più decisa in difesa dei loro stessi interessi.
Questo motivo è un motivo di classe e concerne la coalizione internazionale antirivoluzionaria che si è formata dopo il 1871 anche se non è stata accompagnata da "vertici" e tavole rotonde di nessun genere.
Una coalizione economica contro il dollaro significherebbe immediatamente coalizione militare e questo la borghesia non se lo può permettere finché non sarà sicura di controllare fino in fondo il proletariato nei propri paesi, esattamente come successe in Italia, Germania e Giappone prima della seconda guerra mondiale.
La nostra corrente ha già dato una risposta in questo senso ad un quesito che ha fatto ammattire gli storici e gli osservatori militari: perché la Germania permise il reimbarco delle truppe accerchiate a Dunkerque? Perché condusse così fiaccamente la battaglia d'Inghilterra senza neppure cercare una vittoria decisiva che pure era militarmente possibile? La borghesia tedesca aveva ben memorizzato, consciamente o inconsciamente, la situazione di classe durante la prima guerra mondiale e non poteva scatenare forze in grado di travolgere il suo stesso paese. Non diversamente si spiega il comportamento del borghese campo avverso prima della guerra fino a Monaco ed oltre.
Oggi i paesi "salvatori", cioè che permettono all'Argentina di pagare i debiti sono Brasile, Messico, Venezuela, Colombia e Stati Uniti, ovvero i due paesi più indebitati del mondo e il paese che ha creato la situazione finanziaria attuale che accorrono, come già successe per la Polonia, a buttare acqua sul fuoco di classe che cova dietro lo strozzinaggio mondiale.
Le borghesie dei paesi soggetti al dollaro avrebbero potentissime armi di ricatto nei confronti della potenza americana che mantiene il suo dominio mondiale a loro spese. Esse non le possono utilizzare fino a che non vi saranno inevitabilmente costrette perché temono a ragione di provocare enormi tensioni di classe.
Il risultato di tutto ciò non potrà che essere un'esplosione ancora più violenta delle contraddizioni in corso.
Opuscolo del 28 aprile 1984, Partito Comunista Internazionale Via Calandra 8/L - Torino