Libano
Avevamo scritto in un precedente opuscolo che in una situazione come quella del Libano l'intervento militare basato su una interforza di paesi concorrenti non poteva che portare a contrasti tra i medesimi in caso di scontri armati che la coinvolgessero.
La guerra del Libano ha avuto un decorso inesorabile: da una parte si sono consolidati i gruppi interni di interessi nell'intento comune di liquidare la presenza militare palestinese con l'aiuto dei paesi esteri. Dall'altra il conflitto internazionale di interessi, nell'immaturità generale per uno scontro che non è ritenuto per ora utile a nessuno, si è risolto con un nulla di fatto, una stasi tra le potenze coinvolte che è come la calma prima della tempesta.
Inoltre risulta ridimensionato il ruolo di Israele come gendarme locale.
L'imperialismo italiano, tra tutti il più proiettato naturalmente verso l'area mediterranea, è quello che ha potuto rinsaldare i legami più proficui con i paesi arabi proprio prendendo le distanze sia dai colleghi-concorrenti, specialmente americani, che da Israele.
Nello scacchiere mediorientale si profila perciò più chiaramente che altrove il divorzio che matura col maturare di interessi nazionali particolari. I rapporti gelidi tra i corpi di spedizione arroccati nelle loro piazzeforti sono un sintomo evidente come d'altronde è evidente l'impotenza degli stessi corpi di fronte agli avvenimenti in mancanza di un conseguente coordinamento militare.
Per capire meglio l'importanza di ciò che è successo in Libano occorre paragonare l'attuale contrasto internazionale con l'unanimità esistente al tempo della guerra di Corea. Allora le truppe americane agivano sotto l'egida dell'ONU con l'appoggio diretto e incondizionato degli alleati europei. La Francia, impegnata in Indocina, non poteva che apprezzare un nuovo argine contro forze che minacciavano i suoi propri interessi.
La delega generale per la guerra successiva nel Vietnam ne fu la diretta conseguenza.
Solo verso la fine di quella guerra incominciarono le prime dissociazioni.
Oggi la situazione è invertita, anche se non in modo plateale: gli Stati Uniti non hanno ricevuto nessuna delega, anzi sono stati bloccati completamente dall'intervento diretto di Italia e Francia le cui diplomazie hanno posto condizioni strettissime. Una verifica di questo atteggiamento vi è stata nel frattempo nel Ciad.
Il risultato per ora è sfociato in una impotenza generale rumorosamente sottolineata dai botti calibro 461 della New Jersey, pesantissimo spaventapasseri della micidiale decadenza capitalistica.
Ma la partita è rimasta aperta, già si studiano le prossime mosse.
NOTE
[1] "Imperialismo e concorrenza militare", pag. 15.
Opuscolo del 28 aprile 1984, Partito Comunista Internazionale Via Calandra 8/L - Torino