2. Da quando guardate la televisione non sapete più guardare le stelle

"Egli si sorprese a dire Oh Dio mio! Oh Dio mio! Oh Dio mio! Oh Dio mio! Oh Dio mio! Oh Dio mio! Oh Dio mio! e il rumore del razzo pulsava nelle sue orecchie mescolato al sangue della paura, rovente nell'intimità di un calore in formazione, come se cieli d'ossigeno nascessero e si consumassero in questa ascesa del missile, con un fuggevole momento di vertigine al pensiero che l'uomo aveva ora qualcosa con cui parlare a Dio" (16).

Nello stesso momento in cui uno scrittore americano si appellava per ben sette volte al suo Dio verso cui ora ascendeva, dopo il Figlio, anche il Missile, al di qua dell'Oceano c'era qualcuno che non si lasciava impressionare più di tanto. Un militante di storiche battaglie che aveva esortato un Lenin ad essere più rigoroso e aveva detto in faccia a Stalin quel che pensava del suo socialismo in un solo paese (17), per nulla preoccupato del fatto di aver ripetuto per anni che gli uomini sulla Luna non ci sarebbero andati e ora ci stavano andando, osservava nel cielo stellato il procedere di Echo II, un satellite passivo che si muoveva veloce fra le stelle, visibilissimo ad occhio nudo nella notte. Bordiga aveva già scritto diversi articoletti su quel satellite silenzioso, che non trasmetteva nulla, che non serviva quasi a nulla e che era semplicemente bello a vedersi. Aveva scritto a tutti i compagni che leggevano il giornale di annotarsi le effemeridi del satellite, gli orari e le posizioni dei passaggi e, indifferente soprattutto al rumore esistenziale in cui si immergeva una popolazione telerincoglionita, invitava tutti a spegnere il rumore e a dar prova, se non era troppo tardi, di saper ancora guardare le stelle (18).

Ma evidentemente il rumore era troppo forte e la tentazione di ascoltarlo fino a rompersi i timpani era troppo grande. Ascendevano al cielo missili sempre più giganteschi per missioni sempre più esaltanti, ed ora si andava addirittura sulla Luna. I cervelli impazzivano e forse qualcuno incominciava davvero ad essere così blasfemo da pensare che l'uomo avesse ora "qualcosa con cui parlare a Dio"; il rigurgito di religiosità tecnologica aveva forse qualcosa a che fare con archetipi evocati da questi totem di fuoco lanciati verso il cosmo. Non erano ancora cresciute le femministe che avrebbero più tardi degradato il missile a simbolo più triviale. Lo scoop era grande, più grande di quello del primo Sputnik, cui erano seguiti la cagnetta Layka, Gagarin, Glenn e finalmente il Lunik che aveva saputo muoversi per la prima volta dalla sua traiettoria sbagliata per correggere gli errori e percorrerne una nuova. Questo era stato il punto cruciale, la realizzazione di mezzi che consentissero il calcolo preciso delle coordinate nello spazio e lo spostamento guidato per raggiungere l'obiettivo, fattori giudicati improbabili dal vecchio rivoluzionario e, nello stesso tempo, da lui richiesti come prova di progresso nei lanci.

Progresso o no, anche il lancio verso la Luna era pur sempre un'Ascensione al Cielo, alla quale Bordiga sapeva non sarebbe seguita nessuna Pentecoste a rivoluzionare la scienza. L'acquisizione della tecnica necessaria alla manovra in traiettoria permetteva ora al modulo lunare di scendere sulla Luna e appoggiarvisi, far uscire il comandante Armstrong e fargli imprimere la prima e ultrafamosa impronta. Ma non era impronta d'angelo conquistatore di nuovi universi della conoscenza, bensì orma di piede borghese, l'orma di un nuovo Robinson che, come quello vecchio scaturito dalla penna di Defoe, pluricitato da Marx, anche nell'isola sperduta cavava il taccuino dalla bisaccia e annotava il dispendio quotidiano di energia in ore-lavoro.

Abbiamo già visto come gli articoli sulla psicosi spaziale avessero attirato sulla Sinistra Comunista critiche violente, reiterate nel tempo, a presunta dimostrazione della sua fallacia teorica e pratica. All'età di ottant'anni e poco prima di morire (sarebbe morto esattamente un anno dopo), era invece Bordiga a sorridere di coloro che, prove lunari alla mano, avrebbero alzato ancora una volta il dito accusatore gridando: ve l'avevamo detto! Come al solito neppure i critici più critici delle sue previsioni "sbagliate" avevano scritto una riga di valutazione scientifica sulle cose spaziali e, si sa, il modo migliore di non sbagliare previsioni è quello di non farne. Questa invarianza nell'arrivare sempre dopo, a cose fatte, per raffazzonare "analisi di situazioni" è troppo tipica per spiegarla ancora una volta soltanto come prodotto di opportunismo codista. Se proprio dovessimo definire questi strascichi di cose ultraconosciute, dovremmo inventare la parola "nientismo". Conoscendo Bordiga, sappiamo che se ne fregava di tanta critica. Si era divertito da matti a fare le pulci ai potentissimi mezzi russo-americani con un regolo calcolatore in mano, un lapis e un taccuino, come ai bei tempi quando era giovane e, in carcere, ingannava il tempo inviando nello spazio satelliti virtuali. Presumiamo che si fosse divertito molto meno nel constatare che la psicosi spaziale aveva preso inconsapevolmente anche alcuni suoi compagni di partito. Bordiga scrisse per l'ultima volta sul giornale dell'organizzazione nel 1968 ed è probabile che egli, a causa della paresi che l'aveva colpito, non potesse più farlo nel 1969 (19).

Perciò sul giornale di partito non comparve neppure un commento sulla missione lunare, che pure era un coronamento delle precedenti imprese spaziali. Fu una grande fesseria, perché dimostrò che la redazione si era messa nell'ottica dell'errore "smentito" dai fatti (20). Bordiga non si era mai considerato smentito quando la poderosa tecnica borghese, correggendo via via la rozzezza dei primi tentativi spaziali, alla fine riusciva a salire i successivi gradini della precisione prima balistica e poi pilotata. La sostanza della sua critica consisteva non tanto nella registrazione dei madornali errori sperimentali, non tanto nella loro successiva ed empirica correzione, quanto nella natura pregressa di tali errori, nella natura empirica e non scientifica del metodo adottato dall'industria aerospaziale. Tutto ciò non c'entrava nulla con una presunta patologia antiscientifica. La borghesia aveva rivoluzionato il mondo della scienza e della tecnica portando le forze produttive a risultati supremi e Bordiga era, con il Marx del Manifesto, il primo a riconoscerlo; solo che la borghesia, giunta anch'essa alla sua fase suprema (che vuol dire ultima nel percorso di classe), stava rinnegando il suo stesso percorso rivoluzionario con un approccio da laboratorio alchemico, che si accompagnava con una sguaiatezza da baraccone delle meraviglie. Quando si negava che

"ad esempio le orbite si potessero correggere da terra con dispositivi di telecomando [e che] in ciò è contenuta la assoluta impossibilità di indirizzare un tiro su Marte o Venere, per difetto di spinta e per mancato controllo della direzione orbitale fra tre e più corpi in corsa" (21),

c'era subito chi, una volta risolto il problema della correzione delle orbite, si preoccupava di trarre conclusioni politiche dalla smentita. Avevamo o non avevamo parlato di assoluta impossibilità di correggere le orbite negli spazi lontani? Quindi i fessi eravamo noi. Il nostro detrattore non si era preoccupato di notare che la frase nascondeva un piccolo particolare su cui sarebbe stato opportuno soffermarsi: la previsione del moto di tre o più corpi in corsa balistica nello spazio. Bordiga si riferiva infatti al "problema dei tre corpi" con cui Henri Poincaré aveva dimostrato per via matematica l'impossibilità assoluta di stabilire se il moto di tre o più masse gravitazionali reciprocamente influenzate sia periodico, cioè stabile (22). Siamo sempre in campo balistico, cioè nell'ambito delle traiettorie fisse dovute all'applicazione di una forza iniziale, e ricordiamo che la richiesta è proprio quella di uscirne con la rilevazione di posizione e la manovra in traiettoria. Se infatti il problema fosse in ogni caso assolutamente impossibile da risolvere, un Voyager, tanto per fare un esempio, non sarebbe riuscito a rispettare appuntamenti multipli con pianeti e satelliti in un sistema gravitazionale, quello solare, fatto di ben più di tre corpi; e la sonda Cassini, lanciata da poco, non potrebbe migliorare i precedenti risultati (cosa che dovrebbe accadere, se tutto funzionerà) "fiondandosi" ripetutamente su vari corpi astrali per raggiungere più velocemente ancora il suo obiettivo (Saturno e i suoi anelli). Le due macchine citate, infatti, basano il loro percorso sulla continua rilevazione di posizione e sulla conseguente correzione di rotta.

Per capire il problema posto da Bordiga occorre tener presente che egli poneva la questione dal punto di vista della teoria della conoscenza e la sua critica riguardava il fatto che i corpi artificiali lanciati dall'uomo erano ancora corpi "aristotelici" cui era negata l'altissima e perfetta sfera più alta del cosmo. Essi erano cioè corpi terrestri alquanto imperfetti, sparati come proiettili multipli; avrebbero avuto bisogno di essere traguardati e guidati con estrema precisione per non cadere e finire presto bruciati nella sottostante "sfera del fuoco". Ma né i vettori, né i sistemi di guida, né i sistemi di rilevamento delle posizioni erano in grado di posizionare i satelliti in orbite durevoli. Ora, una estensione del problema di Poincaré, detta modello ridotto di Hill, studiato dallo stesso Poincaré, dimostra che un piccolo corpo, come potrebbe essere un satellite artificiale che non influisce sulle masse gravitazionali di pianeti e satelliti naturali intorno cui ruota, per contro ne subisce grandemente l'influenza. Questo piccolo corpo, che si muove in un sistema rotante stabile, ha le orbite modificate dalla gravitazione dei pianeti: esse non sono più ellissi ma figure complesse; per di più non sono stabili, cioè non sono perfettamente periodiche, non passano più ad ogni giro per lo stesso punto. Per quanto un satellite artificiale, a differenza delle sonde nominate, sia molto vicino alla Terra e subisca il suo campo gravitazionale molto più di quello di altri corpi planetari o del Sole, il fenomeno ricordato provoca piccolissimi scostamenti che hanno grande importanza sull'andamento delle orbite successive e impedisce la previsione esatta del loro tracciato nel tempo. La perturbazione delle orbite dei sistemi planetari naturali, già dedotta da Newton a livello teorico, si è stabilizzata alla scala dei milioni di anni, mentre la perturbazione delle orbite di piccoli oggetti artificiali si accumula e porta ad errori in tempi molto meno "cosmici" (23).

Questo fattore di instabilità che impedisce alle orbite di essere "periodiche", unica condizione che permetterebbe di calcolarle perfettamente, è abbastanza trascurabile quando l'oggetto artificiale si trova vicino alla Terra. Perciò è possibile considerare le orbite come tracciati kepleriani e, oggi, correggerle solo nei casi in cui l'errore si dimostri troppo rischioso per le specifiche missioni degli oggetti spaziali. In ogni caso, per esperimenti complessi come quelli ricordati del Voyager e di Cassini, è indispensabile una correzione molto precisa delle traiettorie, quindi un calcolo di posizione e una guida altrettanto precisi per riportare gli oggetti via via a condizioni iniziali ad un tempo dato, coerenti con il futuro del tracciato, che non potrà più essere quello teorico previsto prima del lancio anche se raggiungerà lo stesso il risultato (incontro con i pianeti ecc.).

Per molti anni mancarono non solo la guida, ma anche la possibilità materiale di sapere esattamente dove fossero finiti i corpi lanciati. Finché la ricerca spaziale ebbe questo limite, ogni risultato fu raggiunto per tentativi ed errori. Ciò è dimostrato dal fatto che per quattro o cinque anni dal primo Sputnik si tentò senza grande successo di risolvere il problema della precisione attraverso l'affinamento delle meccaniche di lancio con un dispendio impressionante di razzi vettori. Sapendo che il problema era conosciuto, ci viene il sospetto che le industrie nascondessero ai politici le vere cause dei fallimenti per puro calcolo venale alla faccia della grande conquista. Infatti si consumarono materiali in quantità pianificate, tanto da richiedere la creazione di vere e proprie linee di montaggio di vettori con un'infinità di varianti da mettere alla prova (24).

I militanti certamente capivano che era in atto la grande balla spaziale, la propaganda terroristica dell'intimidazione dovuta all'esibizione di potenza, di efficienza e di capacità di ricreare miti anche con l'antimitica tecnologia, ma evidentemente era difficile entrare totalmente nell'ottica del rifiuto totale rispetto al progresso scientifico legato alle imprese spaziali. Vero è che il capitalismo era giunto alla sua fase culminate e non aveva più nulla da esprimere, però... Era certamente un sistema sociale putrefatto, però... Però aveva conquistato lo spazio con i suoi satelliti... Però aveva messo un uomo in orbita... Però ne aveva mandati tre sulla Luna a dispetto della nostra negazione... Però, alla faccia delle sue contraddizioni, quante risorse riusciva a tirar fuori... Però esso sprecava e nello stesso tempo si rigenerava con lo spreco invece di andare in malora... Però quale potenza esprimeva ancora...

Giornali e televisione ricamavano sulle meraviglie spaziali e a volte gareggiavano a chi le sparava più grosse. Perciò adeguarsi allo sbalordimento delle cifre spaziali era per i militanti un po' come cadere in trappola, quasi convincendosi che nel capitalismo ci fosse perlomeno qualcosa da salvare. Era una vera e propria capitolazione, e proprio perciò era necessario insistere contro lo sbalordimento e la meraviglia da baraccone:

"I propagandisti di affitto sono incorreggibili e non potevano non servirsi della mela di Guglielmo Tell che, pur bravissimo, tirava a cento passi dalla testa del figlio. Accordiamo alla mela 10 cm, e la finezza del tiro a 10 km sarà uno per centomila; [la precisione del razzo russo] è stata vantata duecento volte maggiore. Questo conto che si può fare sulla punta delle dita valga per qualche nostro compagno pur molto intelligente che non gradisce che noi critichiamo le affermazioni sbalorditive" (25).

Con il criterio del tiro balistico alla Guglielmo Tell o alla Jules Verne, l'impossibilità di colpire bersagli astrali era un assioma. Per questo si chiedeva l'uscita dal mondo delle traiettorie balistiche imprevedibili e l'entrata nel mondo delle navi pilotate, le sole che avrebbero potuto non tanto andare dove si voleva come nei film, ma almeno rientrare nell'ambito di orbite kepleriane non casuali ma conosciute e volute.

Note

(16) Norman Mailer, Un fuoco sulla Luna, Mondadori, pag. 105. Il reportage sulla missione Apollo 11 fu scritto su commissione dietro compenso di mezzo milione di dollari dell'epoca. Chi volesse una dettagliata analisi tecnica dell'intero programma Apollo, la trova nell'edizione 1988 di Interavia Space Directory del Jane's Information Group o sul sito Internet della NASA.

(17) Nel 1920 la delegazione italiana per la Frazione Comunista del PSI fu invitata espressamente da Lenin al II Congresso dell'Internazionale ed era composta dal solo Bordiga, accompagnato da Polano per la Federazione giovanile. Bordiga propose di rendere più rigorose le condizioni di ammissione e, in sede di discussione, i 17 punti redatti da Lenin divennero 21. La Sinistra Comunista "italiana" si differenziava dagli altri partiti anche per una diversa concezione del parlamentarismo e, nei congressi successivi, per una rigorosa concezione della tattica (cfr. sulle condizioni di ammissione: Storia della Sinistra Comunista, vol. II pag. 599 e segg.; sul parlamentarismo: Preparazione rivoluzionaria o preparazione elettorale; sulla critica di Lenin: L'Estremismo, condanna dei futuri rinnegati; sulla tattica: Tesi di Roma, in In difesa della continuità del programma comunista. Tutti questi testi sono disponibili presso i Quad. Int. Sulla polemica con Stalin vedere ad esempio G. Berti, Verbale della riunione del 22 febbraio 1926 della delegazione italiana al Comitato esecutivo allargato dell'Internazionale Comunista con Stalin, Annali Feltrinelli VIII pag. 258).

(18) "Tra gli spettacoli che presenta ai nostri occhi la volta del cielo, che per ogni uomo non spregevole è una delle più grandi soddisfazioni nel corso di una vita bene impiegata, noi affermiamo che la traversata di Echo nella notte è forse il più grandioso. E diciamo ciò sul terreno della realtà e al di fuori di ogni romanticismo sul facile motivo che il regista è stato non dio, ma l’uomo. Vorremmo che tutti i nostri lettori potessero osservarlo" (Echo, controfigura di stella a passeggio).

(19) Bordiga è colpito da paresi nel 1969 e muore nel luglio del 1970. Un mese prima di morire concorda con Sergio Zavoli un'intervista scritta che sarà raccolta da Edek Osser, entrambi inviati della RAI. Domande e risposte furono dettate da Bordiga, che era semiparalizzato, a sua moglie, Antonietta de Meo. Una ripresa registrata, con un riassunto del testo, andrà poi in onda nel novembre 1972 inserita nel programma televisivo Nascita di una dittatura. Domande e risposte furono pubblicate integralmente in Storia contemporanea n. 3 del settembre 1973. Il testo, importantissimo, si può trovare nella Lettera ai compagni n. 34, novembre 1996, dei Quaderni Internazionalisti.

(20) Solo alcune settimane dopo, sui nn. 14 e 15 di Programma comunista, si trovano due articoli; uno, insignificante, sul lancio di Apollo 11 (Era nuova?) e un altro con poche righe di commento indiretto, dedicato alla sconfitta russa nella corsa alla Luna (Una battaglia persa e una da vincere). Nel numero 15 vi è anche un trafiletto sulla protesta di una delegazione di neri contro lo spreco spaziale il giorno del lancio (Qua la mano). Sul periodico francese Le prolétaire comparve tardivamente un articolo incentrato sull'imbonimento propagandistico borghese (Réactionnaire opium spatial, n. 68 del settembre 1969). Nonostante l'importanza dell'avvenimento, una certa coda di paglia impedì al partito di commentarlo a fondo, come certamente avrebbe fatto Bordiga. Anche dopo le numerose ripetizioni dell'impresa lunare non comparvero commenti.

(21) Balle di alta precisione.

(22) Il problema degli n-corpi è citato esplicitamente un anno dopo, nell'articolo Gli asini in maggio a Venere.

(23) Un satellite molto vicino alla Terra, come quelli di cui si occupava Bordiga nei primi tempi, aveva vita breve soprattutto a causa dell'attrito con l'atmosfera al perigeo. Negli articoli è richiesta una durata "cosmica" affinché il manufatto possa chiamarsi "corpo celeste". Il problema dei satelliti lontani, delle sonde e delle formalizzazioni per affrontare i problemi delle perturbazioni fu affrontato nei numerosi congressi pionieristici di quegli anni (Cfr. anche la Parte seconda dedicata agli approfondimenti in questo stesso volume). Ricordiamo che quando si ottenne la possibilità di guida precisa, questi problemi passarono in secondo piano.

(24) Vi fu all'inizio un grande "consumo" di missili militari obsoleti e ormai sostituiti da modelli più recenti. Essi furono opportunamente modificati in massa, come tutti i derivati dai vecchi razzi V2 tedeschi, o dal Redstone (che con le modifiche di von Braun diventò Jupiter) ecc. L'utilizzo dei missili col criterio del "metodo sperimentale", in queste pagine criticato per bocca del matematico René Thom, non portò soltanto alla loro produzione con metodi "fordisti", ma anche ad una feroce concorrenza tra le varie armi (Esercito, Marina e Aviazione), sotto la pressione delle rispettive lobby industriali.

(25) Balle di alta precisione. Il missile balistico russo di cui si parla avrebbe colpito il bersaglio con uno scarto di uno su venti milioni. Con questo criterio un tiro balistico verso la Luna sarebbe tanto preciso da colpire un bersaglio di venti metri. In realtà non c'è nessun bisogno di una precisione del genere (del resto impossibile) quando si possa guidare il veicolo sull'obiettivo. Il bisogno di raccontare simili baggianate era indicativo delle contraddizioni di una catena di tentativi condotti tra l'impossibile precisione e il non ancora raggiunto grado sufficiente di traguardazione e di guida.

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