Newsletter numero 149, 17 settembre 2009

Il solito riformismo fascista

Sembra che il fondo del barile non sia mai raschiato abbastanza. Al meeting di Comunione e Liberazione il ministro dell'economia Tremonti ha lanciato una proposta per la compartecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende. Le modalità non sono ancora note, ma lo scopo è chiaro: una indicazione viene dal ministro del lavoro Sacconi che a Cortina ha accolto entusiasticamente il progetto sottolineando nel contempo il "bisogno di liquidità" delle imprese. I lavoratori, già truffati con i fondi pensione cui hanno affidato il Tfr, ora vengono chiamati di nuovo a trasformare il loro salario in capitale... altrui.

1950: Far investire gli ignudi
1950: Imprese economiche di Pantalone

I morti viventi e i vivi morenti

Nella nostra società ipersensibile si dibatte all'infinito sul confine tra la doverosa cura e l'accanimento terapeutico, cioè sull'opportunità di lasciare la cessazione di una vita di sofferenza all'arbitrio individuale, alla natura o al Padreterno. L'altissimo dibattito si svolge nell'indifferenza rispetto a una realtà fatta di corpi vivi e sani che vagano per i mari e altri che vengono massacrati in famiglia, in guerra, sul lavoro o semplicemente nelle terre dove impera la fame. I protettori della Vita con la maiuscola non battono ciglio di fronte alla barbarie, pardon, alla civiltà che avanza "nel sudore e nel sangue".

1951: Avanti barbari!

Una tragedia ordinovista

Tra proclami trionfali e applausi a scena aperta avanzano i vittoriosi operai della INNSE. Che siano vittoriosi non ci sono dubbi, è una questione di cosa si chiede in base a ciò che viene offerto. Lo ha affermato persino Tremonti davanti alla platea dei ciellini riuniti a convegno (che si sono spellati le mani dagli applausi): quegli operai non hanno fatto violenza ad altri cittadini... ma l'han fatta alle nostre coscienze obbligandoci alla riflessione. E coscienzioso è stato il nuovo padrone, uno dei "nostri", così sensibile a quella violenza tanto dolce da sembrare una supplica. E ci ha messo i soldi, i "suoi" questa volta! E così, in un tripudio di luddismo al contrario e di spudorato interclassismo, gli operai hanno "salvato" quella che nelle interviste chiamavano la "loro" azienda. Loro sono stati bravi, hanno lottato. E' il copione che è sbagliato, fin dai tempi dell'ordinovismo, quando gli operai si autoimprigionarono in fabbrica e l'esercito restò, con i fascisti, padrone della piazza.

1957: I fondamenti del comunismo rivoluzionario

Battaglie di strada

Nel ribollire dinamico della moribonda società del Capitale, la necessità di una nuova appartenenza si manifesta con comportamenti anti-sociali. Comunità informali emergono senza ordine apparente e migliaia di persone vengono coinvolte in lotte spasmodiche. Ribellioni cieche e inconsapevoli delle implicazioni, incapaci di affermare il nuovo ma ben determinate contro l'insopportabile esistente. E già questo, per i guardiani dell'ordine, è preoccupante. Basti segnalare quanto accaduto a Pozuelo, nella periferia di Madrid: al termine di una serata di festa centinaia di giovani incazzati si sono scontrati con la polizia, danneggiandone le auto e cercando di assaltare un commissariato. La polizia ha dovuto sparare per aria e usare pallottole di gomma. Teppisti ubriachi è stato il solito verdetto. Mezza verità, stupidaggine totale. Il fatto è che nell'Occidente evoluto e democratico le battaglie di strada si fanno sempre più frequenti e devastanti. E sempre più capaci di auto-organizzazione. Un vero incubo per la borghesia.

2005: Una vita senza senso

La violenza e il lamento

Il livellamento dei salari e delle condizioni sociali si fa mondiale e quindi altrettanto mondiale si fa lo scontro di classe. Per ora sono episodi trattati in modo marginale dai media: qualche sequestro di dirigenti o fabbriche minate in Francia, un dirigente ammazzato di botte o una fabbrica inquinante rasa al suolo dagli operai in Cina, scioperi violentissimi in Sudafrica e in Corea, ecc. Al momento in Italia prevalgono comportamenti lamentosi e autolesionisti, e ancora rari sono gli episodi di scontro classista. Ci s'incatena su di una torre, si minaccia i suicidio, si fa uno sciopero della fame. Qualcuno si suicida davvero, uccidendo magari chi gli sta vicino, e allora se ne svela la ragione: era rimasto disoccupato e non poteva più mantenere la famiglia. Il fatto è che non è un problema di "crisi": la diminuzione irreversibile di "lavoro necessario" è una legge sociale, non un fatto contingente o la politica di un qualsiasi governo.

Ricorrenze omologanti

Il 1° settembre, i legittimi successori dei "boia nazisti" si sono ritrovati a ricordare il 70° anniversario dell'inizio formale della più tremenda carneficina bellica mai avvenuta. Recitando un contrito "mai più" hanno emesso la solita damnatio memoriae nei confronti dell'aggressore, unico ed esorcizzato per sempre. In quest'orizzonte di buone volontà, diritti e tolleranze, i validi esportatori di democrazia si sono però ritrovati quasi di nascosto, un po' più ad est, a ricordare il 17 settembre, 70° anniversario della spartizione collaborativa nazi-stalinista della Polonia. Collaborazione riconfermata quando, cinque anni dopo, l'esercito staliniano permise che le forze naziste schiacciassero nel sangue l'insurrezione di Varsavia. Il timore di un'altra Comune aveva fatto accantonare la contrapposizione bellica, come nel 1871.

Forza e diritto

La Impala Platinum, in Sud Africa, aveva concesso il 10% di aumento ai i minatori che chiedevano il 14%. Tre settimane di sciopero durissimo ad oltranza per quattro punti di differenza erano sembrate eccessive ai sindacalisti della National Union of Mineworkers, che avevano quindi chiamato gli operai alla ragionevolezza. Ora, il "ragionare" dei proletari è ben diverso da quello dei dirigenti d'azienda e dei bonzi sindacali. L'operaio deve campare, se ne frega dei ragionamenti da contabile, delle statistiche sui salari condotte secondo le leggi del mercato. I salari sono sempre "giusti", com'è "giusto" il medio profitto secondo le stesse leggi. Quindi da che esiste capitalismo esiste un diritto del lavoratore e uno del capitalista. Si sa, diritto contro diritto decide la forza. Con buona pace di ragionieri e sindacalisti.

Confusi figliastri della controrivoluzione

La stragrande maggioranza dei sinistri si è pronunciata contro i rivoltosi nelle recenti vicende iraniane. Si sono giustificati 1) con il preteso anti-imperialismo degli ayatollah attualmente al governo, 2) con il preteso filoamericanismo dei rivoltosi, 3) con l'indifferenza di fronte a una "lotta interna alla borghesia iraniana". Il bello è che tutta questa gente è anche antifascista, discende cioè da quella schiera che ha parteggiato, con l'ideologia e con le armi, per una frazione della borghesia mondiale contro un'altra. Non si accorge che col suo metro i "fascisti" in Iran dovrebbero essere quelli al governo, che sbandierano una patria proletaria e contadina, mentre i borghesi urbani grandi e piccoli reclamano libertà, con l'appoggio della "più grande democrazia del mondo". Non si accorge che quando milioni di persone si muovono, dall'Ucraina al Libano, dalla Georgia all'Iran, in quelle che qualche pazzo furioso ha chiamato "rivoluzioni color merda" o "degli yuppies", è perché sale la febbre del capitalismo malato. Non si accorge che anche la lotta a morte entro la borghesia è lotta di classe, non foss'altro perché le diverse frazioni non rinunceranno mai a cercare partigiani tra i proletari usando i suoi pretesi rappresentanti. E di questi ultimi ne trovano sempre.

1949: Marxismo e partigianesimo

Brucerebbero un'altra volta la biblioteca di Alessandria

Google sta pubblicando su Internet milioni di libri digitalizzati. Pochissimi sono scaricabili, un po' di più sono completamente leggibili on line, la stragrande maggioranza è leggibile solo parzialmente o è addirittura solo "citata" con il rimando ai negozi in rete. L'azienda americana lo fa ovviamente per profitto, ma si scontra con il mondo del copyright, cioè con il profitto altrui. A poco serve far notare che milioni di libri sono fuori copyright o che altri milioni figurano in catalogo ma sono introvabili. La proprietà per adesso la vince. Ma solo nelle diatribe fra aziende: per il resto il popolo di Internet se la cava benissimo a scambiarsi milioni di libri. Gratis. Salvandoli da quell'incendio virtuale rappresentato dalla proprietà privata, cioè "che priva" del godimento di un bene se non paghi.

A lezione dalla vecchia puttana

Van Jones, il guru verde dell'amministrazione Obama, reo di giovanili frequentazioni vagamente marxiste, viene scoperto e impallinato dagli sceriffi repubblicani, che lo costringono a dimettersi con rozzo maccartismo. Gli stessi che avevano assunto dosi massicce dell'allucinogeno prodotto dai transfughi trotskisti neocons, micidiale miscuglio di rivoluzione permanente e destino manifesto di derivazione puritana. Ben altra arte dimostra la più vecchia e puttanesca delle borghesie, quella italiana, che invece di escludere i tanti transfughi sessantottini, li usa sapientemente a sostegno ideologico delle sue più becere e spudorate capriole politiche, vuoi destrorse, vuoi sinistrorse.

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